Intervista a Beretervide Dopico Sonia, della Federazione nazionale delle
donne cubane
D: Vuoi dirci qualcosa sulla Federazione: cos'è, quando è nata, quali obiettivi si
propone?
R: La Federazione nazionale delle donne cubane è nata nel 1960 (l'anno dopo la
Rivoluzione) e oggi raggruppa oltre 3.600.000 donne, l'83% delle donne cubane maggiori di
14 anni. I due obiettivi principali che si propone sono la difesa della Rivoluzione e
delle sue conquiste e la lotta, in una società tradizionalmente "machista", per
l'uguaglianza tra uomo e donna, non solo nella vita pubblica, ma anche tra le mura
domestiche.
D: Donna e lavoro; si può parlare a Cuba di pari opportunità?
R: A Cuba le possibilità di accesso al lavoro sono uguali per tutti, senza distinzione di
sesso o di razza; inoltre, il salario è lo stesso a parità di lavoro. Il problema del
lavoro oggi deriva dalla riorganizzazione di alcuni settori produttivi; ad esempio vi sono
molte fabbriche ferme per la mancanza di materie prime (e, in tal caso, lo stato paga ai
lavoratori il 60% del salario), ma non c'è un problema di sesso. Basti pensare che
nell'85, in una situazione economica assai migliore, le donne costituivano il 37% della
forza lavoro complessiva e oggi sono circa il 40%.
D: Qual è il ruolo della donna nella politica?
R: Nell'ultimo Parlamento, eletto nel 1993, vi è il 23% di donne; non è moltissimo, ma
prima della Rivoluzione tale percentuale era praticamente a zero. Inoltre, bisogna
considerare che la media mondiale è del 10%, e che in America Latina Cuba è nettamente
al primo posto in questo tipo di "classifica", seguita dal Nicaragua con il 16%.
D: In Italia è finalmente stata varata una nuova legge sulla violenza sessuale e in
tutto il mondo occidentale dilaga la violenza sui più deboli: donne e bambini. A Cuba
esiste questo problema?
R: Sì, esiste, ma assume dimensioni completamente diverse ripetto a un tempo. Le
trasformazioni portate dalla Rivoluzione coinvolgono anche la sfera personale e
presuppongono un grande lavoro di coscientizzazione delle persone, per cui oggi si può
parlare di casi isolati di violenza sessuale.
Vi è comunque una legge che punisce non solo la violenza consumata, ma anche la tentata
violenza, con una graduazione a seconda della gravità dei casi.
D: Riesce la donna cubana a conciliare lavoro e famiglia? E in casa i ruoli maschili e
femminili sono intercambiabili o gli uomini non fanno niente?
R: Come dicevo all'inizio, la Federazione si batte per l'uguaglianza della donna, non solo
nella vita pubblica ma anche in casa. Oggi l'uomo cubano è molto diverso rispetto a 30-40
anni fa; inoltre nelle scuole non si insegna alle bambine solo a cucire o a fare altri
lavori domestici.
E' chiaro che i retaggi di secoli non si possono cancellare in pochi anni, ma ormai in
molte famiglie cubane si è superato il concetto di "uomo che aiuta la donna", e
si ragiona invece nei termini di "uomo e figli che sono parte della famiglia e dunque
condividono tutti i lavori domestici".
D: Esistono dei servizi sociali rivolti alle donne per l'assistenza dell'infanzia e la
tutela della salute?
R: Pur con tutte le difficoltà economiche di questo momento, a Cuba funzionano diversi
servizi di questo tipo, soprattutto per i bambini da 0 a 5 anni. Vi sono anche centri per
i bambini non riconosciuti o privi di sostegno familiare, che lo Stato mantiene fino al
compimento della maggiore età; tali casi sono peraltro pochissimi: circa 200 bambini su
una popolazione di 8 milioni di persone.
Esistono anche servizi per gli anziani, che stanno crescendo di importanza poiché la
popolazione cubana tende ad invecchiare, soprattutto per il maggior controllo che oggi le
donne esercitano sulla procreazione e per le difficoltà economiche, che stimolano a fare
meno figli.
D: Puoi dirci qualcosa sui tassi di divorzio e di aborto e sui motivi principali che
spingono i coniugi a separarsi e le donne ad abortire?
R: Il tasso di divorzio è molto alto e ciò per diverse ragioni; una è la tendenza a
sposarsi molto giovani, spesso senza una sufficiente maturità per il matrimonio. Un'altra
è l'indipendenza economica delle donne, che consente loro di rompere un legame che non
funziona, mentre un tempo ciò era molto più difficile, sia economicamente, sia perchè
la società non vedeva di buon occhio le divorziate. In altri casi le separazioni derivano
dal problema della casa, che costringe alcune coppie a convivenze forzate con madri e
nonne, che hanno visioni diverse della vita e del ruolo della donna.
Anche il tasso di aborto è piuttosto alto, non tanto per problemi economici, quanto per
il peso della religione e della tradizione. Un tempo si ricorreva all'aborto illegale,
oggi la donna ha la massima libertà di scelta è può decidere di abortire senza dover
consultare nessuno; su questo c'è stato in passato un notevole lavoro da parte della
Federazione.
Un altro grosso problema alla base degli aborti è che a Cuba mancano gli
anticoncezionali; non esistono fabbriche apposite nel paese e preservativi, spirali etc.
si devono pagare in dollari, mentre alcuni anni fa erano accessibili nel mercato dei paesi
socialisti. Così molte donne ricorrono all'aborto come mezzo di controllo delle nascite.
C'è ancora molto lavoro da fare sull'educazione sessuale, ma occorrerebbero anche risorse
per poter comprare gli anticoncezionali.
D: Uva de Aragòn Clavijo, dell'Unione Liberale Cubana, una delle poche voci femminili
autorevoli tra gli esuli cubani a Miami, ha parlato del recente abbattimento dei due aerei
come di una manifestazione del "machismo" della società cubana; in sostanza, si
tratterebbe di una prova di forza tra Fidel e i suoi nemici, una specie di sfida "a
chi ce l'ha più duro". Cosa pensi di questi fatti e di questa interpretazione di Uva
de Aragòn?
R: La propaganda internazionale ha deformato i fatti; Cuba è stata criticata, ma prima a
nessuno interessava che entrassero aerei nei cieli cubani. Vorrei vedere che succederebbe
se i nostri aerei entrassero senza permesso nello spazio aereo USA o se apparecchi
stranieri violassero i confini italiani. Dunque, si chiede a Cuba una pazienza superiore a
quella che potrebbe avere qualunque altro paese.
Per quanto riguarda Uva de Aragòn, se parla così è perché non conosce la fermezza
delle donne cubane, specialmente in questo "periodo especial" che colpisce in
primo luogo le loro condizioni di vita.
Intervista di Sara Leonardi