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Eternamente il circo
di Aldo Madruga – Granma Internacional

Per prima cosa si sollevava il tendone dalla parte più nascosta e meno in vista. Poi strisciando, con la testa ben incollata all’erba, cercando di diventare trasparente, si dava la prima occhiata all’interno e, quasi sempre, scomparivano le ultime paure e gli ultimi scrupoli: dal punto più alto della cupola, il trapezio e le sue corde catturavano la curiosità dell’intruso e la facevano volare nell’intimità frizzante e imprevedibile della pista. Allora non c’era più rimedio. Corpo, cuore, sentimenti ... completamente dentro la tenda. Andarsene altrove era impossibile.
Per la stessa apertura simbolica aperta dal furtivo spettatore, entravano - assottigliandosi, silenziosi e tesi - gli altri compagni clandestini (qualcuno con nel sorriso i buchi della prima dentizione), piccoli di statura, ma grandi ammiratori dei domatori di leoni e degli elefanti, dei pagliacci, di maghi e di contorsionisti.
Poi si separavano e, con il viso paonazzo per la tensione e anche per il successo, cercavano un posto sia pur modesto sulle gradinate, il che non escludeva che non si sarebbe cercato di migliorare la posizione e, alla fine, i più audaci finivano seduti in prima fila, molto vicino al palco riservato alle personalità del luogo.
Miranda - guardia giurata della centrale dello zucchero - li chiamava in forma giocosa e sprezzante "gli strisciapancia dello spiazzo", per il fatto che dovevano strisciare con la pancia a terra per poter presenziare a quello spettacolo che significava festa permanente, non solo per gli abitanti dell’area dello zucchero, ma anche per i contadini e per i residenti nel territorio.
In realtà, "infilarsi nel circo" a quei tempi - alla fine degli anni cinquanta - per un adolescente dell’area dello zucchero poteva essere una prova come se fosse una risposta alla propria povertà, una specie di rimprovero, di ingenua e spontanea ribellione a una situazione per la quale non aveva colpa, ma chiaramente, ripetendosi ogni sera, diventava pura avventura e forse la migliore di tutte, ancora di più quando riusciva a vedere quattro o cinque volte consecutivamente lo stesso spettacolo.
Tutti questi momenti della sua infanzia, laggiù nello spiazzo della Centrale dello Zucchero ‘Corazón de Jesús’, a Cifuentes, nella parte centrale di Cuba, fluivano nostalgicamente nella testa del giornalista di ‘Granma Internacional’, quando quest’estate ha assistito al Gala del Circo Tenda Azzurra, che ha cominciato il giro delle principali città e fabbriche di zucchero del paese, dove questo tipo di spettacolo continua ad avere un pubblico eterno e che lo segue fedelmente.
Il giro è cominciato dallo zuccherificio Habana Libre, a ovest della capitale, e questa prima esibizione ufficiale dell’attuale stagione fa parte delle numerose iniziative a Cuba di quest’estate per celebrare i 200 anni del circo cubano.
Il 21 settembre 1800, afferma Miguel Menéndez, attento studioso della storia dell’arte circense, nella storica Piazza di Marte, a La Habana, venne alzata la prima tenda da circo esclusivamente cubana, nella quale predominavano gli artisti di cortile, e tra questi un acrobata conosciuto col nome di Pájaro Azúl (Uccello Azzurro), ai quali per la prima volta in quest’attività veniva pagato un salario fisso, secondo quanto comprovato.
Prima nel paese - e principalmente a La Habana - ci furono spettacoli circensi con artisti prevalentemente stranieri, spiega Menéndez, che è inoltre assessore della Direzione Nazionale dei Circhi del Ministero della Cultura.
E’ a partire da quel momento, dove si cimentarono molti artisti cubani che lavoravano normalmente in teatro, che si inizia a identificare con più nitidezza la presenza di cubani nel circo e la loro correlazione alla storia del paese e alla sua cultura.
Come esempio di questa relazione, si ricorda il contributo in denaro che diedero proprietari e artisti che fornirono anche cavalli alle truppe degli insorti durante la lotta contro il colonialismo spagnolo: la presenza di un ex-pagliaccio nella scorta di Carlos Manuel de Céspedes; i vincoli affettivi e di ammirazione che si stabilirono tra il patriota Manuel Sanguily e Miguel Robledillo, un artista circense cubano che divenne famoso in Europa.
José Martí era un fervente ammiratore del circo e pensava che questo era uno degli spettacoli più sani e originali fino ad allora e lo considerava molto appropriato per la famiglia, per la diversità dei suoi contenuti. Di tutto ciò lasciò testimonianza in diverse cronache e testi, afferma Menéndez.
Aggiunge che nella seconda metà del XVIII secolo, un pagliaccio cubano, conosciuto sui palchi del vecchio continente col nome di Chocolate, ha occupato un posto di rilievo nella letteratura circense che è stata raccolta relativa a quell’epoca.
Col trionfo della Rivoluzione nel 1959, una quarantina di circhi si esibivano nelle città e nelle campagne cubane. Alcuni con tendoni di fortuna, senza leoni né alcun tipo di animali feroci (forse con qualche scimmione ammaestrato ridotto a una faccia di sofferenza) e un solo palo al centro; altri con ‘due pali’ e più animali, anche se affamati e pigri, e altri anche con quattro pali, quelli grandi … tutti cercando di rendere più sopportabile, con un tocco di allegria e di evasione, la fame e la miseria che dominavano nel paese.
Oggi nella nostra patria esistono due tendoni, due gruppi, spiega Santos García Simón, direttore di questo settore del Ministero della Cultura, e pensa che mai come oggi il circo ha avuto nel nostro paese un livello di professionalità così alto, né è stato tanto ricco di valori estetici e umani: c’è una scuola che diploma ogni anno circa trenta artisti e che comincia a farsi valere nel mondo per il successo dei suoi artisti negli incontri e nelle competizioni internazionali.
L’età media di questi artisti oscilla tra i venti e i trent’anni.
Così, quest’estate, come il circo la ‘Tenda Azzurra’, il più grande dei nostri circhi, con una capacità di 3.500 persone, si esibirà nelle province orientali del paese, l’altro circo, ‘Fantasie’ (che accoglie fino a 1.500 persone), e che si è già esibito in circa cinquanta zuccherifici, con un’affluenza di pubblico di circa 50.000 spettatori.
Attualmente, 37 numeri circensi cubani - più del 60 % della capacità potenziale nazionale del settore - si esibiscono con successo in Europa, America Latina, Nord America, Australia e Medio Oriente, secondo quanto dichiarato alla stampa da García Simón.
Per la prossima estate è in progetto, ha assicurato, che saranno in funzione altri due tendoni, oltre a quella che sarà la sede permanente del Circo Nazionale, nel quartiere di Marianao, nella capitale.
Mentre lo specialista del Ministero della Cultura si profondeva in spiegazioni e dettagli sulla realtà e le prospettive di quest’arte a Cuba, chi scrive ricordava che fu dalla pista di uno degli sgangherati e sudici circhi che pullulavano per gli spiazzi della Cuba di ieri, dai sinuosi fianchi di una mulatta che ballava la rumba, che sentì la sorpresa di questa scarica meravigliosa che ratifica in modo irreversibile la fine di essere un bambino.
Sì, perché il circo è un miscuglio di stupore, magia, arte e di attualità straordinari … ma per gli adulti è anche un ricordo … e dei migliori.