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Roque al  Vertice FAO 2002

Nuestra America

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Istanza del Popolo Cubano al Governo degli Stati Uniti per i danni economi provocati a Cuba

Al Tribunale Civile e Amministrativo Provinciale Popolare di Ciudad de La Habana

Dott. Mirna Nides Domínguez, Dott. Disney Cabrera Zayas, Dott. Tania Josefina Manzanares Ayala e Dott. Abel Alejandro Solá López, avvocati, a nome e in rappresentanza delle seguenti organizzazioni sociali e di massa della Repubblica di Cuba, che comprendono la quasi totalità della popolazione del paese:

Centrale dei Lavoratori di Cuba (CTC)
, rappresentata dall’operaio e laureato in Scienze Sociali, Pedro Ross Leal, Segretario Generale di detta organizzazione;
Associazione Nazionale dei Piccoli Agricoltori (ANAP), rappresentata dal contadino e laureato in Scienze Sociali, Orlando Lugo Fonte, Presidente di detta organizzazione;
Federazione delle Donne Cubane (FMC), rappresentata dall’ingegnere chimico Vilma Lucila Espín Guillois, Presidente di detta organizzazione;
Federazione Studentesca Universitaria (FEU), rappresentata dallo studente del Quarto Anno della Facoltà di Storia dell’Università di La Habana, Hassán Pérez Casabona, Presidente di detta organizzazione;
Federazione Studentesca di Insegnamento Medio (FEEM), rappresentata dall’alunno del Secondo Anno dell’Istituto Politecnico di Elettronica "Eduardo García Delgado", Roberto Conde Silverio, Presidente di detta organizzazione;
Organizzazione dei Pionieri José Martí (OPJM), rappresentata dalla laureata in Comunicazioni Sociali, Niurka Duménigo García, Presidente della Direzione Nazionale dell’organizzazione;
Comitati di Difesa della Rivoluzione (CDR), rappresentati dal laureato in Contabilità, Juan Contino Aslán, Coordinatore Nazionale di detta organizzazione;
Associazione dei Combattenti della Rivoluzione Cubana (ACRC), rappresentata dal Comandante della Rivoluzione, Juan José Almeida Bosque, Presidente di detta organizzazione;

compaiono davanti al Tribunale per stabilire Istanza in Processo Ordinario sulla responsabilità civile per Danni e Pregiudizi derivati da atti illeciti che hanno colpito il popolo di Cuba per tutto il processo storico della Rivoluzione cubana,

contro:
il Governo degli Stati Uniti d’America.

Questa istanza si basa sui seguenti
FATTI

PRIMO: Per oltre 40 anni, il popolo cubano è stato sottomesso a una politica brutale di ostilità e di aggressioni di ogni tipo da parte del Governo degli Stati Uniti, il cui proposito strategico, da ancor prima il trionfo della Rivoluzione cubana il 1° gennaio 1959, non è stato altro se non la liquidazione del processo rivoluzionario a Cuba e la distruzione del sistema politico, economico e sociale costruito e sviluppato liberamente dal popolo cubano nel pieno esercizio della sua sovranità e del suo diritto all’autodeterminazione.
A tal fine il Governo degli Stati Uniti - i suoi principali dirigenti in nove successive amministrazioni presidenziali, così come membri del ramo legislativo, funzionari e agenti ufficiali o ufficiosi di detto Governo - è ricorso a ogni tipo di pressioni politiche, tentativi di isolamento diplomatico, azioni propagandistiche, invito alla diserzione e all’emigrazione illegale, spionaggio, guerra chimica e aggressioni fisiche di diversa indole, compresa la sovversione, le azioni terroristiche e di sabotaggio, la guerra biologica, la formazione di bande armate, le infiltrazioni e incursioni armate contro il nostro territorio, l’organizzazione di centinaia di piani di assassinio dei principali dirigenti della Rivoluzione, la provocazione militare, la minaccia di sterminio nucleare e perfino l’aggressione diretta da parte di un esercito mercenario.
Questa campagna di guerra sporca contro Cuba, che dura già da quarant’anni, e i suoi dichiarati propositi di frustrare il cammino indipendente del paese, sono documentati in prove irrefutabili riunite lungo gli anni dalle autorità e dagli organi di difesa e sicurezza cubani, e confermati in modo esplicito da centinaia di documenti segreti nordamericani che sono stati progressivamente declassificati e pubblicati negli Stati Uniti, alcuni dei quali si allegano alla presente istanza. Per esempio, vale la pena di menzionare il denominato "Programma di Azione Segreta contro il regime di Castro", elaborato dalla CIA e approvato dal Presidente Dwight Eisenhower il 17 marzo 1960, mediante il quale l’allora governante nordamericano aveva autorizzato personalmente le azioni intraprese e i piani proposti dalla CIA per la guerra contro Cuba. La guerra economica e le aggressioni fisiche di ogni tipo eseguite o promosse dal Governo degli Stati Uniti per quattro decenni, oltre a essere costate migliaia di vittime al popolo cubano, hanno provocato enormi perdite materiali al paese e ai suoi cittadini, oltre a sofferenze e pene morali incalcolabili.
SECONDO: Per quasi quarant’anni, le successive amministrazioni del Governo degli Stati Uniti hanno applicato una politica di sistematica aggressione economica contro Cuba. Per la sua ampiezza e persistenza, per l’impegno in essa dei più alti livelli delle istanze esecutive e legislative degli Stati Uniti, per l’utilizzo di un vasto arsenale di strumenti economici e politici trasformati in armi aggressive, per il carattere extraterritoriale delle loro disposizioni e la loro applicazioni a paesi terzi, e per l’obiettivo strategico non raggiunto di spezzare la resistenza del popolo cubano, imponendogli, per mezzo della penuria, della scarsità, della malattia e della fame, l’abbandono del sistema socioeconomico e politico che in modo libero e sovrano ha adottato con il trionfo della Rivoluzione cubana, questa politica di aggressione economica non si limita a un semplice embargo applicabile alle relazioni economiche bilaterali, bensì rappresenta una vera guerra economica.
Questa guerra economica, condotta in tempo di pace dal Governo degli Stati Unti, ha violato dal suo inizio il diritto internazionale, e nell’ultimo decennio ha avuto un’escalation che è giunta all’estremo di pretendere di conferire un carattere extraterritoriale alle azioni di guerra, pregiudicando i legittimi interessi economici di paesi terzi, disconoscendo le norme vigenti del diritto internazionale e la legislazione interna di numerosi paesi e provocando il crescente rifiuto della comunità internazionale.
La guerra economica ha utilizzato come arma aggressiva principale l’applicazione di un blocco economico totale nelle relazioni tra Stati Uniti e Cuba, che si pretende di estendere ai vincoli economici di Cuba con qualunque altro paese mediante l’uso del potere finanziario, commerciale e tecnologico dell’economia più forte del pianeta contro la piccola economia cubana per provocare il suo collasso. Mai nella storia degli Stati Uniti è stato elaborato un intreccio legale così esteso di leggi, disposizioni, proclami e regolamenti per cercare di asfissiare economicamente un piccolo paese con il quale gli Stati Uniti non sono in guerra.
Il blocco economico si applica non solo in violazione del diritto internazionale e della sovranità nazionale cubana, ma in brutale violazione del diritto alla vita, al benessere e allo sviluppo della popolazione senza distinzione di età, sesso, razza, credenze religiose, condizione sociale o idee politiche. Il blocco ha provocato gravi danni e pregiudizi all’economia nazionale e, nel farlo, ha provocato sensibili e abbondanti danni alla popolazione cubana per varie generazioni.
La natura criminale del blocco è evidente nella sua stessa enunciazione, però lo è ancor più nella sua lunga esecuzione per quasi quattro decenni di pressioni, intimidazioni, ricatti e ogni tipo di azioni per ottenere la resa del popolo cubano e asfissiare la sua Rivoluzione.
I meccanismi di applicazione e i propositi dichiarati del blocco mantenuto dal Governo degli Stati Uniti contro Cuba permettono di qualificarlo come un’azione genocida. Così lo ha proclamato l’Assemblea Nazionale del Poder Popular di Cuba, basata su solidi fondamenti di fatto e di diritto internazionale. Questo genocidio sostenuto, portato a effetto dal Governo degli Stati Unti, costituisce un tentativo di crimine di massa che ancora persiste alle porte del nuovo millennio e che quel Governo cerca anche di aggravare, per il suo stesso discredito e isolamento, di fronte alla condanna di ogni essere umano sensibile, al rifiuto quasi unanime della comunità internazionale e all’orgoglio e alla gloria del popolo cubano, che è stato capace di resistergli per quasi quattro decadi.
La natura genocida del blocco si è resa manifesta una volta di più lo scorso mese di agosto, quando la Camera dei Rappresentanti degli Stati Unti ha rifiutato di considerare un emendamento presentato da un membro del Senato nordamericano in virtù del quale si permetterebbe la vendita a Cuba di alimenti e medicine.
TERZO: L’inizio formale del blocco nordamericano avviene il 3 febbraio 1962, data in cui il Presidente degli Stati Uniti firma l’Ordine Esecutivo Presidenziale 3447, che stabilisce a partire da quel momento l’embargo totale sul commercio con Cuba, e autorizza il Segretario del Tesoro a promulgare tutte le misure e i regolamenti per rendere effettiva la proibizione di importazione negli Stati Uniti di qualunque prodotto di origine cubana e ordina al Segretario di Commercio di continuare e di ampliare le misure per proibire tutte le esportazioni dagli Stati Uniti a Cuba.
Ma le azioni aggressive di carattere economico sono cominciate da molto prima, praticamente dallo stesso istante del trionfo della Rivoluzione cubana il 1° gennaio 1959. Al momento dell’inizio del blocco è già stata accumulata un ampia sequela di aggressioni economiche sviluppate dal Governo degli Stati Uniti in coordinamento con un profuso repertorio di misure di ostilità e di aggressioni fisiche, compresa l’aggressione militare diretta, eseguita parallelamente da detto Governo. La politica ostile sul piano economico stava funzionando dai primi momenti del trionfo della Rivoluzione e si applica contro di essa molto prima che si dichiari il suo obiettivo socialista alla vigilia dell’invasione mercenaria di Playa Girón nell’aprile 1961.
Come si ricorda nel citato proclama del 13 settembre 1999 dell’Assemblea Nazionale del Poder Popular, il primo attacco nordamericano all’economia cubana si verifica lo stesso 1° gennaio 1959, quando sono ricevuti negli Stati Uniti, con gli autori dei più abominevoli crimini e abusi contro il popolo cubano, molti dei colpevoli del saccheggio del tesoro pubblico della nazione.. In un rapporto pubblicato il 6 febbraio di quell’anno, cinque settimane dopo il trionfo rivoluzionario, la Banca Nazionale di Cuba rivela che i principali capi del regime abbattuto dalla Rivoluzione avevano malversato e rubato 24 milioni di dollari delle risorse che in oro e dollari sostenevano il peso cubano. Il prodotto di questo furto è depositato nelle banche nordamericane. Neanche un centesimo è stato restituito a Cuba.
In quello steso mese di febbraio si reca negli Stati Uniti una delegazione della Banca Nazionale per richiedere a questo paese modesti crediti per sostenere la moneta cubana. Il giorno 12, il Consiglio di Sicurezza degli Stati Uniti decide di non accettare la richiesta. Una settimana dopo, le autorità nordamericane affermano che le difficoltà finanziarie che affronta Cuba avrebbero "schiacciato la capacità di governare dei migliori leader per lo meno in questo emisfero". Così, con il ritiro dei crediti da parte di enti nordamericani che avevano mantenuto una relazione finanziaria stabile con Cuba o avevano sviluppato ininterrottamente affari nel paese fino all’ultimo istante della corrotta dittatura di Fulgencio Batista, verso la quale il Governo nordamericano non aveva mai manifestato ostilità economica, bensì, al contrario, aveva mantenuto una fluida relazione di sfruttamento neocoloniale, iniziano le azioni aggressive di pressione e di intimidazione economica contro Cuba. Era il primo passo concreto nella guerra economica contro Cuba, quando ancora non erano passate sette settimane dal trionfo della Rivoluzione,
Gli sforzi intrapresi dal Governo cubano per spezzare la condizione neocoloniale di Cuba fino al 1958, espressa, tra le altre cose, dall’estrema dipendenza economica rispetto agli Stati Unti, trovano immediatamente l’opposizione degli interessi nordamericani che sono i principali beneficiari di quella dipendenza. Le azioni iniziali del Governo Rivoluzionario dirette alla difesa della sovranità, a stimolare il consumo di prodotti cubani, a diversificare le relazioni economiche, a trasformare la struttura agraria del paese mediante l’attuazione di principi consacrati giuridicamente dal 1940 nella Costituzione della Repubblica anche se mai applicati, quali l’eliminazione del latifondo e del possesso improduttivo della terra, non sono di contenuto socialista, ma di carattere nazionalista e popolare. Ciononostante, è evidente che l’annuciata decisione della Rivoluzione di iniziare una trasformazione radicale della società cubana a beneficio del popolo, deve per forza entrare prima o poi in contraddizione con gli interessi nordamericani di dominazione a Cuba.
Già il 21 gennaio 1959 si è avuta la prima menzione pubblica di cui esiste riferimento sul tema dell’utilizzo dell’arma economica da parte del Governo degli Stati Unti contro Cuba. Come parte delle aggressive provocazioni contro la Rivoluzione cubana sulla grande stampa e nei circoli ufficiali degli Stati Uniti a causa delle giuste sanzioni imposte ai criminali di guerra della sanguinosa tirannia abbattuta, appoggiate unanimemente dal popolo, il rappresentante nordamericano Wayne Hays dichiara che si deve considerare l’invio di truppe a Cuba e l’imposizione di sanzioni economiche, tra le quali cita espressamente la riduzione della quota di zucchero e l’embargo commerciale.
La promulgazione, il 17 maggio 1959, della Legge di Riforma Agraria, diretta all’eliminazione del latifondo e la trasformazione dell’ingiusta struttura di possesso della terra, motiva il transito da una politica di ostilità e di pressione nella sfera economica all’aggressione economica diretta contro Cuba in questo campo. L’11 giugno, tre settimane dopo la promulgazione della legge, il Governo degli Stati Uniti, in una nota diplomatica consegnata dal suo Ambasciatore a La Habana, esprime: "Gli Stati Uniti riconoscono che, secondo il diritto internazionale, uno Stato ha la facoltà di espropriare nella sua giurisdizione per propositi pubblici e in assenza di disposizioni contrattuali o di qualunque altro accordo in senso contrario; tuttavia, questo diritto deve essere accompagnato dall’obbligo corrispondente da parte di uno Stato nel senso che questa espropriazione porterà con sé il pagamento di un’immediata, adeguata ed effettiva compensazione".
Le condizioni di indennizzo riassunte nelle parole "immediato, adeguato ed effettivo" risultano essere chiaramente un’esigenza ingiusta e impossibile da compiere per un paese povero, storicamente sfruttato e saccheggiato proprio da coloro che ora reclamano, e che appena sta uscendo da un’intensa guerra di liberazione, ed esprimono l’arrogante rifiuto di accettare la formula razionale di compensazione stabilita dalla stessa Legge di Riforma Agraria. Tale compensazione era prevista mediante Buoni della Riforma Agraria, redimibili in vent’anni, con interesse annuo non superiore al 4.5 %, per i quali ogni anno si sarebbero stanziati i fondi nel Bilancio Preventivo dello Stato. Era prevista anche un’esenzione d’imposta sulla rendita personale applicabile ai possessori che investissero i rendimenti dei loro buoni.
Nella risposta del Governo cubano alla nota diplomatica nordamericana del 11 giugno 1959, si ribadisce che "è facoltà inalienabile del Governo Rivoluzionario dettare, nell’esercizio della sua sovranità e al riparo dei trattati, convenzioni e patti di carattere universale, le misure che giudichi più adeguate per stimolare e assicurare lo sviluppo economico, il progresso sociale e la stabilità democratica del popolo cubano". Di conseguenza, dichiara la nota cubana, il Governo Rivoluzionario "si arroga la facoltà di decidere ciò che stimi più consono agli interessi vitali del popolo cubano, e non ammette, né ammetterà, nessuna indicazione o proposta che tenda a limitare, minimamente, la sovranità e la dignità nazionale". In quanto alle condizioni di pagamento pretese nella nota nordamericana, il Governo Rivoluzionario argomentava l’impossibilità materiale di compierle e proponeva la negoziazione di altre alternative concrete di compensazione. Quest’ultima proposta è ignorata dalle autorità nordamericane, che si impuntano sulle impraticabili condizioni poste e trovano infine nella risposta cubana il pretesto per avviare la loro politica di rappresaglie e di aggressioni economiche, politiche e militari contro Cuba.
In una riunione convocata al Dipartimento di Stato il 24 giugno 1959, cinque settimane dopo la promulgazione della Legge di Riforma Agraria, si tratta il criterio secondo cui "corrispondeva al Governo degli Stati Uniti assumere immediatamente una posizione molto ferma contro la legge e la sua implementazione", e che "il miglior modo di ottenere il necessario risultato era la pressione economica". Si valuta la soppressione della quota di zucchero cubana sul mercato nordamericano, il che avrebbe prodotto che "l’industria dello zucchero avrebbe subito una brusca e immediata caduta, provocando la generalizzazione di una maggiore disoccupazione. Grandi quantità di persone sarebbero rimaste senza lavoro e avrebbero iniziato a patire la fame". In questa riunione, il Segretario di Stati Christian Herter qualifica esplicitamente le proposte come "misure di guerra economica".
L’8 luglio 1959, il Congresso degli Stati Uniti decide, su richiesta dell’Esecutivo, di attribuire maggiori facoltà al Presidente per sospendere l’aiuto straniero a ogni paese che "confiscasse proprietà nordamericane senza giusta compensazione immediata". Anche se non si menziona alcuno Stato in particolare, è chiaro che si tratta di un altro passo dell’aggressione economica contro Cuba. La minaccia di sospensione dell’aiuto è considerata dagli strateghi politici nordamericani un’arma che avrebbe infuso timore ai governanti cubani. E’ stato un altro errore di giudizio, dei tanti in cui sono incorsi con la Rivoluzione cubana.
In un documento ufficiale sottoscritto il 6 aprile 1960 da L. D. Mallory, questo importante funzionario del Dipartimento di Stato, dopo aver riconosciuto che "la maggioranza dei cubani appoggia Castro" e che "non esiste un’opposizione politica effettiva", esprime con cinica impudenza che "l’unico mezzo prevedibile per alienare l’appoggio interno è attraverso il malcontento e la sfiducia basati sull’insoddisfazione e sulle difficoltà economiche. (...) Si deve utilizzare subito qualunque mezzo concepibile per debilitare la vita economica di Cuba. (...) Una linea di azione che avrebbe maggiore impatto è quella di negare denaro e forniture a Cuba, per diminuire i salari reali e monetari al fine di provocare fame, disperazione e l’abbattimento del Governo". E’, in sintesi, la piattaforma programmatica che avrebbe sostenuto per i seguenti quarant’anni, e ancora sostiene, il blocco economico nordamericano contro Cuba.
Molto presto viene l’occasione per applicare uno di questi mezzi. Il rifornimento di petrolio del paese dipende dalla fornitura di tre aziende che controllano l’importazione e la raffinazione del combustibile necessario per il funzionamento del paese: le nordamericane Esso e Texaco e la britannica Shell. Queste multinazionali decidono di fare il gioco dell’aggressione e, su richiesta del Governo degli Stati Uniti, iniziano a restringere l’importazione con il proposito di tagliare totalmente, qualora sia necessario, la fornitura di combustibile e di provocare la paralisi economica dell’economia nazionale. In previsione di questo, il Governo Rivoluzionario ottiene l’impegno dell’Unione Sovietica, uno dei principali produttori mondiali di petrolio in quel momento, di garantire le quantità necessarie a prezzi ragionevoli.
Ma questa disponibilità frustra il piano concordato tra le compagnie petrolifere e il Governo nordamericano, per cui le tre imprese si rifiutano di raffinare nei loro impianti il greggio sovietico. Tale atteggiamento viola espressamente quanto disposto nell’Articolo 44 della Legge sui Minerali Combustibili, vigente dal 9 maggio 1938, nella quale si stabiliva l’obbligo di elaborare il petrolio greggio che venisse somministrato dallo Stato. Di fronte a questa manifestazione di prepotenza, il Governo Rivoluzionario annuncia il 28 giugno 1960 la nazionalizzazione dell’azienda Texaco a Cuba, compresa la sua capacità di raffinazione, e l’11 luglio la misura viene estesa alla Esso e alla Shell.
Giorni prima, il 24 giugno, il Presidente Eisenhower aveva chiesto al Congresso poteri discrezionali per tagliare la quota di importazione di zucchero cubano. In questo modo, la quota di esportazione di zucchero cubano verso gli Stati Uniti si aggiungeva formalmente, insieme alle manovre relative al petrolio, alle relazioni economiche trasformate, per arte della politica di aggressione, in armi che pretendevano di essere letali per la giovane Rivoluzione cubana.
Il 5 luglio, il Governo degli Stati Uniti dichiara che "l’intervento e l’appropriazione di queste raffinerie costituisce una prova e una conferma in più dell’esecuzione di un piano inesorabile di aggressione economica da parte del Governo di Cuba, destinato a distruggere le tradizionali relazioni commerciali e di investimento di Cuba con il mondo libero". Mediante questa acrobazia verbale, si pretende di trasformare l’aggredito in aggressore. Non era la prima volta né sarebbe stata l’ultima che si cercava di ingannare in questo modo l’opinione pubblica nordamericana e mondiale.
Il giorno dopo, il Consiglio dei Ministri del Governo Rivoluzionario concede al Presidente della Repubblica e al Primo Ministro facoltà speciali per decidere la nazionalizzazione delle industrie nordamericane esistenti nel paese, in previsione delle nuove rappresaglie economiche che gli Stati Uniti sembrano avviati a prendere contro Cuba.
Quello stesso giorno, effettivamente, mediante proclama presidenziale, il Presidente Eisenhower fa il primo passo decisivo nel percorso verso il blocco economico, decretando la riduzione a 700.000 tonnellate della quota di zucchero di Cuba sul mercato nordamericano. La quantità rappresenta il 95% delle esportazioni cubane di zucchero negli Stati Uniti previste per il resto del 1960. Con questa misura, il Governo nordamericano conta di assestare il colpo mortale all’economia di Cuba e, di conseguenza, alla Rivoluzione, fatto che era già stato concepito un anno prima.
La misura elimina bruscamente una parte della principale fonte di entrate del paese per esportazioni e mostra chiaramente che la quota di zucchero è già utilizzata - e avrebbe continuato a esserlo per un breve periodo - come strumento di ricatto per sconfiggere gli sforzi che il paese intraprendeva per raggiungere uno sviluppo indipendente e spezzare la dipendenza economica rispetto agli Stati Uniti, della quale la quota di zucchero era uno dei principali strumenti. La decisione sulla quota di zucchero cubano configura chiaramente il delitto internazionale di aggressione economica, condannato in modo tassativo nell’articolo 15 della Carta dell’Organizzazione degli Stati Americani. Tuttavia, è paradossale che il Governo degli Stati Uniti, protestando il 16 luglio, per mezzo del suo Ambasciatore a La Habana, per la legge di nazionalizzazione, che la qualifica "in essenza discriminatoria, arbitraria e di confisca", abbia avvertito che l’applicazione della misura sarebbe stata considerata un atto di aggressione economica e politica contro gli Stati Uniti.
Di fronte ai brutali atti di coercizione e di aggressione economica eseguiti dal Governo degli Stati Uniti, che cercano di soffocare l’economia cubana e sottomettere il paese con la forza, il Governo di Cuba dispone il 6 agosto 1960 la nazionalizzazione di 26 grandi aziende nordamericane operanti a Cuba, oltre alle centrali dello zucchero e alle compagnie dell’elettricità e dei telefoni. La misura, presa in parte come risposta all’aggressione per lo zucchero, si realizza in concordanza alle leggi nazionali e ai principi del diritto internazionale. Otto giorni dopo si annuncia l’intervento sulle miniere di nichel di Moa, nella provincia di Oriente, e il 17 settembre viene annunciata la nazionalizzazione delle tre grandi banche nordamericane che operano a Cuba.
Le leggi di nazionalizzazione cubane che colpiscono interessi statunitensi, prendono in considerazione la compensazione del valore di queste proprietà e la predisposizione dei mezzi per garantire detta compensazione mediante le entrate generate dalle esportazioni di zucchero aggiuntive sul mercato nordamericano, unica alternativa possibile nelle condizioni economiche del paese in quella congiuntura. Se si fossero accettate allora le proposte cubane, come hanno fatto altri paesi, gli enti nordamericani colpiti avrebbero già ricevuto la compensazione corrispondente. Al contrario, l’imposizione da parte degli Stati Uniti del blocco e della guerra economica contro Cuba, hanno impedito una soluzione soddisfacente per gli stessi interessi colpiti di questa nazione.
La dinamica del colpo e del contraccolpo, avviata con la riduzione della quota dello zucchero, ha un nuovo momento il 29 settembre, quando il Governo degli Stati Uniti notifica a quello cubano la sospensione delle operazioni dell’impianto di concentrazione del nichel di Nicaro, nella provincia di Oriente, di proprietà del Governo nordamericano. Il giorno seguente, il Dipartimento di Stato annuncia di avere raccomandato ai cittadini nordamericani di "astenersi da viaggi a Cuba a meno di ragioni pressanti".
Quello stesso mese di settembre, il Governo nordamericano fa pressioni per sopprimere alcuni crediti concessi precedentemente alle banche cubane da istituzioni bancarie nordamericane. Il 13 ottobre, il Governo Rivoluzionario annuncia la nazionalizzazione di 382 grandi aziende nel paese, comprese tutte le banche. Il giorno dopo viene proclamata la Legge di Riforma Urbana, in virtù della quale tutti gli inquilini potevano acquisire la proprietà della propria casa.
Il secondo definitivo passo verso il blocco è stato l’annuncio del Dipartimento di Stato, il 19 ottobre 1960, nel senso che, allo scopo di "difendere gli interessi economici legittimi del popolo di questo paese (Stati Uniti) contro la politica economica discriminatoria, aggressiva e ingiuriosa del regime di Castro (...), il Governo degli Stati Uniti sta mettendo in vigore in data odierna misure generali di controllo, al fine di proibire le esportazioni nordamericane a Cuba, eccetto quelle riferite ad alimenti, medicine e attrezzature mediche non compresi nei sussidi". Questo embargo commerciale, che, tra gli altri effetti immediati, priva l’industria e il trasporto a Cuba di pezzi di ricambio indispensabili per la continuità del suo funzionamento, pretende di essere, insieme alla drastica riduzione della quota dello zucchero, l’altro colpo fatale all’economia nazionale e alla Rivoluzione.
La turpe argomentazione di questa misura di embargo commerciale merita qualche commento. Al margine della bugiarda pretesa di voler presentare Cuba un’altra volta come l’aggressore, non può risultare più ridicolo per una potenza tanto poderosa come gli Stati Uniti il fatto di assumere la posizione di vedersi nella supposta necessità di difendere la propria economia contro le presunte macchinazioni di un paese tanto piccolo e sottosviluppato come Cuba, le cui esportazioni nel mercato statunitense, benché significative per l’economia cubana, rappresentano una proporzione minuscola del volume di importazioni dell’economia nordamericana. E’ il caso di chiedersi, inoltre, se non risulti manifestamente assurdo difendere interessi economici proibendo esportazioni il cui mantenimento e sviluppo era quello che, al contrario, conveniva a quegli interessi.
Ciononostante, con la sorpresa degli strateghi politici nordamericani, Cuba non crolla di fronte alla riduzione della quota di zucchero e all’embargo commerciale. Al contrario, alla fine del 1960 il paese dà segnali di avere assimilato i due colpi e il popolo cubano di avere rafforzato la sua volontà di resistere e sostenere la Rivoluzione. In vista di questo, il 16 dicembre il Presidente Eisenhower dispone la soppressione totale della quota di zucchero cubana sul mercato nordamericano per i primi tre mesi del 1961. Non cessa di essere significativo il termine annunciato. In quei momenti si trovano molto avanzati i preparativi per l’aggressione militare che la CIA stava organizzando, il cui lancio era previsto per aprile 1961 e che, secondo gli strateghi del Governo nordamericano, avrebbe assestato il colpo definitivo al potere rivoluzionario a Cuba.
Il 3 gennaio 1961, meno di tre settimane prima del termine del mandato presidenziale di Eisenhower. il Governo degli Stati Uniti annuncia la rottura delle sue relazioni diplomatiche e consolari con Cuba. Il giorno 16 viene data la notizia a Washington che, in futuro, "i cittadini nordamericani che desiderino recarsi a Cuba devono, fino a nuovo avviso, ottenere passaporti con autorizzazione speciale del Dipartimento di Stato per realizzare il viaggio". E’ la prima misura nella restrizione unilaterale dei viaggi a Cuba.
La nuova amministrazione del Presidente John F. Kennedy assume il potere il 20 gennaio. Il 2 marzo il Governo nordamericano annuncia che sta considerando l’applicazione nel caso di Cuba della cosiddetta Legge di Commercio con il Nemico, e il giorno 31 di quel mese, mediante un proclama presidenziale sottoscritto da Kennedy, viene soppressa totalmente, in modo ufficiale, la quota di zucchero di Cuba sul mercato nordamericano per l’anno 1961, ascendente a 3 milioni di tonnellate.
Il 12 aprile, nella stessa conferenza stampa nella quale il Presidente Kennedy afferma che non ci sarebbe stato nessun intervento armato a Cuba mentre già le navi che trasportano la spedizione di invasione navigavano per le acque dei Caraibi verso Cuba, il governante nordamericano dichiara anche: "Non abbiamo intenzione di intraprendere alcuna azione rispetto alle proprietà o agli interessi economici che cittadini nordamericani mantenevano precedentemente a Cuba, che non siano le negoziazioni formali e normali con una Cuba libera e indipendente". Era chiaro per Kennedy che l’abbattimento della rivoluzione sarebbe stata questione, al massimo, di una settimana, e che la giunta di Governo che sarebbe stata instaurata dai nordamericani, i cui membri a quel punto si trovavano praticamente detenuti dalla CIA in una località isolata della Florida, avrebbe dettato come una delle sue prime decisioni la restituzione immediata delle proprietà nazionalizzate dal Governo Rivoluzionario.
Nei mesi successivi alla sconfitta dell’invasione armata di Playa Girón, il Governo degli Stati Uniti concentra la sua attenzione su due linee principali di aggressione contro il nostro paese: il fomento della sovversione e i contatti per ottenere l’isolamento politico di Cuba nel sistema interamericano, in vista di creare le condizioni per una nuova aggressione militare. E’ la tappa in cui si concepisce e inizia l’esecuzione dell’Operazione Mangusta, un insieme di operazioni di guerra sporca sulle quali si tornerà più avanti. Sul piano economico, le basi della guerra contro Cuba sono già state poste con le misure di embargo commerciale e di soppressione della quota di zucchero. L’11 dicembre 1961 il Presidente Kennedy dispone la sospensione assoluta di detta quota sul mercato nordamericano per la prima metà del 1962.
Già a quell’epoca, le misure del blocco contro il nostro paese sono scritte nella Legge di Assistenza Straniera degli Stati Uniti del 1961, nella sua Sezione 620 (a), nei termini seguenti: "Non si somministrerà alcuna assistenza, d’accordo con questa Legge, all’attuale Governo di Cuba. Come mezzo per implementare e portare a effetto la politica espressa nella frase precedente, il Presidente è autorizzato a stabilire e a mantenere un embargo totale del commercio tra Stati Uniti e Cuba."
Alla fine di gennaio 1962 inizia le sue sessioni nella città di Punta del Este, in Uruguay, l’Ottava Riunione di Consultazione dei Ministri degli Esteri dell’Organizzazione degli Stati Americani, che doveva culminare nella manovra di isolamento politico di Cuba nell’emisfero. Il giorno 25, con il suo energico e argomentato intervento a quella riunione, il capo della delegazione cubana, il Presidente Osvaldo Dorticós, espresse: "Avremmo voluto e vogliamo (...) aumentare in modo razionalizzato le nostre relazioni commerciali con gli Stati Uniti del Nordamerica. Ma sono stati gli Stati Uniti del Nordamerica che, con decisione unilaterale, e come misura di aggressione economica, hanno limitato e ristretto le nostre relazioni commerciali, cancellando l’acquisto dei nostri prodotti per immergerci nella miseria e per la sconfitta della Rivoluzione".
Dopo intense pressioni e negoziati, la delegazione nordamericana ottiene l’approvazione a Punta del Este di un gruppo di risoluzioni nelle quali avrebbero avuto fondamento le decisioni successive che hanno portato alla sospensione di Cuba dall’OSA e alla rottura delle relazioni diplomatiche bilaterali della maggioranza dei paesi latino-americani. E’ stato in quella situazione che, il 3 febbraio 1962, il Presidente Kennedy decreta l’embargo totale del commercio tra Stati Uniti e Cuba. Era la dichiarazione ufficiale del blocco.
Nel comunicato emesso a tale proposito dalla Casa Bianca si sottolinea che l’embargo avrebbe privato il Governo di Cuba delle valute che otteneva con la vendita dei suoi prodotti negli Stati Uniti, e si afferma, con la proverbiale ipocrisia delle dichiarazioni ufficiali nordamericane in rapporto a Cuba, che "fondandosi su ragioni umanitarie faranno eccezione da questo embargo le esportazioni di certi alimenti, medicine e altre forniture mediche degli Stati Uniti a Cuba".
Il 24 marzo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti annuncia la proibizione dell’entrata in territorio nordamericano di qualunque prodotto elaborato, del tutto o in parte, con prodotti di origine cubana, anche se fabbricati in paesi terzi. A maggio il Governo nordamericano annulla unilateralmente la clausola di "nazione più favorita" nel caso di Cuba, in aperta violazione degli statuti del GATT, l’accordo internazionale regolatore del commercio tra le nazioni, del quale entrambe i paesi erano firmatari.
Alcuni mesi dopo, a settembre, si vengono a conoscere le trattative personali del Segretario di Stato Dean Rusk con i Governi europei dei paesi alleati degli Stati Uniti nella NATO, per ottenere che le navi di qualunque nazionalità non trasportassero merci a Cuba, mentre i sindacati marittimi nordamericani, per indicazione del Dipartimento di Stato, iniziano a negare facilitazioni portuali alle navi di qualunque nazionalità che avessero trasportato merci a Cuba. Viene proibita anche la vendita a quei paesi di prodotti agricoli nel programma chiamato ‘Alimenti per la Pace’.
L’"embargo" finisce con il perdere la sua maschera per rivelarsi quello che è nella realtà ed è stato da allora: un blocco economico totale.
QUARTO: Le misure di risposta applicate dal Governo di Cuba di fronte alla dichiarazione di guerra economica implicita nei tentativi di paralizzare il paese privandolo del rifornimento di combustibile e togliendogli con la quota di zucchero la principale fonte di entrata da esportazione e il sostegno dell’industria agricola, che rappresentava il nucleo di base dell’economia nazionale, sono atti sovrani di Stato, contemplati nell’ordine legale nazionale e in diversi patti internazionali, risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e in altri documenti internazionalmente riconosciuti vigenti all’inizio del decennio degli anni ‘60. Successivamente, altri testi di uguale natura avrebbero ratificato la validità delle azioni sovrane dello Stato cubano.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva approvato il 21 dicembre 1952, nel suo Settimo Periodo di Sessioni, una Risoluzione Speciale la quale sottolineava che "il diritto dei popoli a disporre delle loro ricchezze e risorse naturali e a sfruttarle liberamente è un imprescrittibile diritto sovrano e risponde agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite".
L’Articolo 1 del Patto Internazionale dei Diritti Economici, Sociali e Culturali del 16 dicembre 1966, e anche l’Articolo 1 del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici, stabiliscono:
"Tutti i popoli hanno il diritto di libera determinazione. In virtù di questo diritto stabiliscono liberamente condizioni politiche e provvedono allo stesso modo al loro sviluppo economico sociale e culturale".
"Per il raggiungimento dei loro fini, tutti i popoli possono disporre liberamente delle loro ricchezze e delle loro risorse naturali, senza pregiudizio dagli obblighi che derivano dalla cooperazione economica internazionale basata sul principio del beneficio reciproco come pure dal diritto internazionale. In nessun caso si potrà privare un popolo dei propri mezzi di sussistenza".
"Gli Stati parte del presente patto (...) promuoveranno l’esercizio del diritto di libera determinazione, e rispetteranno questo diritto in conformità alle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite".
La Risoluzione 2625 dell’ottobre 1970 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite segnala: "Nessuno Stato o gruppo di Stati ha il diritto di intervenire direttamente o indirettamente, per qualsiasi motivo, nelle questioni interne o esterne di qualunque altro. Pertanto non solo l’intervento armato ma anche qualunque altra forma di ingerenza o minaccia che attenti alla personalità dello Stato o degli elementi politici, economici e culturali che lo costituiscono, sono violazione del Diritto Internazionale. Nessuno Stato può ampliare o fomentare l’uso delle misure economiche, politiche o di altra indole per costringere un altro Stato al fine di ottenere che subordini l’esercizio dei suoi diritti sovrani e ottenere da esso vantaggi".
D’altra parte, la Carta dei Diritti e Doveri Economici degli Stati approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 12 dicembre 1974 con la sua Risoluzione 3281, stabilisce il diritto di ogni Stato a praticare il commercio internazionale e altre forme di cooperazione, tra esse, quella di associarsi per fini economici, indipendentemente da qualsiasi differenza dei sistemi politici, economici e sociali. Inoltre esprime nell’articolo 5: "Tutti gli Stati hanno il dovere di rispettare questo diritto, astenendosi dall’applicare misure economiche e politiche che lo possano limitare".
Nonostante la violenta aggressione economica che già stava esercitando il Governo degli Stati Uniti in quei momenti, la Legge numero 851 del 6 giugno 1960, che autorizza la nazionalizzazione delle aziende statunitensi, stabilisce la compensazione per i beni nazionalizzati. In quella Legge si dispone il pagamento di quei beni con Buoni della Repubblica ammortizzabili in non meno di trent’anni e con un interesse non inferiore al 2 %.
Il processo di nazionalizzazione realizzato a Cuba comprese anche enti di altri paesi, i cui Governi hanno adottato una posizione rispettosa rispetto alla decisione sovrana di Cuba, hanno stabilito negoziati per la compensazione dei loro cittadini, Si sono conclusi accordi con Francia, Svizzera, Gran Bretagna, Canada e Spagna, e sono stati stabiliti termini per la loro esecuzione in accordo con la pratica internazionale in questi casi. Tutti gli interessati sono stati compensati, mentre è in corso di esecuzione l’accordo con la Spagna.
Il Governo nordamericano rifiuta con arroganza le formule di compensazione proposte anche in questo caso da Cuba. Lungi dall’accettare una negoziazione ragionevole, intensifica la sua aggressione e così, nell’ottobre 1960, il Presidente degli Stati Uniti stabilisce il divieto di esportazione a Cuba, con eccezione di medicine e alimenti non sussidiati, anche se in pratica questi non sarebbero più stati esportati a Cuba e nel 1964 sarebbe stata proibita ufficialmente la loro esportazione. Questa nuova aggressione, come già si è detto, è diretta a paralizzare l’industria, il trasporto, e in generale, la base tecnologica dell’economia, che era di provenienza nordamericana in schiacciante maggioranza e, pertanto, altamente dipendente dalle importazioni di pezzi di ricambio e componenti da quel paese.
QUINTO: Le disposizioni già riferite del blocco, in virtù delle quali si proibisce l’entrata negli Stati Uniti di qualunque prodotto fabbricato in un paese terzo nella cui elaborazione intervengano in tutto o in parte componenti di origine cubana, applicate dal 1962, hanno colpito le possibilità di esportazione di Cuba verso paesi terzi di prodotti quali il nichel. Si sono verificati rifiuti e anche rinunce di imbarchi di acciaio inossidabile esportati negli Stati Unti da paesi terzi nella cui lavorazione era presente nichel cubano. Simili disposizioni sono già dal 1962 un colpo all’economia cubana e un’interferenza eztraterritoriale negli interessi economici di paesi terzi.
D’altra parte, la decisione del Governo degli Stati Uniti, del settembre 1962, di collocare in una denominata "lista nera" e di proibire l’entrata nei porti nordamericani di tutte le navi che realizzassero commercio con Cuba, indipendentemente dal paese di registro, oltre a significare una flagrante violazione del diritto marittimo internazionale, è una misura aggressiva destinata a danneggiare direttamente le relazioni economiche estere di Cuba nella sfera del trasporto marittimo, il quale deve affrontare la ricollocazione del commercio verso mercati molto distanti dovuta alla chiusura del vicino mercato nordamericano. Questa aggressione significa grandi erogazioni finanziarie in eccesso per il pagamento dei noli del trasporto marittimo.
Con questa azione Cuba si vede impossibilitata a effettuare il suo trasporto marittimo come qualunque altro paese, mediante linee regolari di navi. Il movimento dei carichi deve appoggiarsi su navi noleggiate sul mercato internazionale con caratteristiche di sovrapprezzo per il pagamento del nolo e molte volte in deficienti condizioni tecniche, dato che solo a queste condizioni si possono trovare navi disposte a essere escluse dal commercio con gli Stati Uniti. Questo non solo incrementa i costi di trasporto a causa dell’eccesso dei noli, ma anche a causa di premi di assicurazione in eccesso per i carichi, che riflettevano i maggiori rischi di perdite e danni in virtù dell’età e delle caratteristiche tecniche delle navi.
A luglio 1963 entra in vigore negli Stati Uniti il cosiddetto Regolamento per il Controllo degli Attivi Cubani, che proibisce tutte le transazioni relazionate a Cuba, congela i valori che lo Stato cubano abbia negli Stati Uniti e proibisce ai cittadini nordamericani di recarsi nel nostro paese.
A maggio 1964 il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti stabilisce ufficialmente il divieto totale di imbarchi di alimenti e di medicine per Cuba, anche se in pratica non si effettuano già da tempo. Questo divieto di vendita di alimenti, medicine e apparecchiature mediche come risultato del blocco, costituisce un caso insolito e unico nell’ambito internazionale. Anche in tempo di guerra tra paesi, le Convenzioni di Ginevra, relative alla protezione di persone civili in tempo di guerra, proibiscono espressamente che si impedisca l’accesso della popolazione civile ad alimenti e medicine. Questa azione, tuttavia praticata contro il popolo cubano dal Governo statunitense da più di trentacinque anni in tempo di pace, mostra di nuovo il carattere genocida del blocco.
Per gli strateghi nordamericani, l’insieme di misure aggressive che già significano un blocco economico completo, deve condurre rapidamente al collasso la debole e sottosviluppata economia cubana, privata del suo principale mercato, in cui otteneva la maggior parte delle sue entrate in valuta, e delle sue principali fonti di approvvigionamento per il consumo della popolazione e il funzionamento della propria economia. L’instaurazione del blocco, in effetti, significa per Cuba, tra le altre cose, la perdita del principale mercato e del regime di prezzi in esso per lo zucchero, perdite finanziarie per diversi motivi, il sostanziale incremento delle spese di trasporto per la ricollocazione geografica del suo commercio, l’immobilizzazione di abbondanti risorse, il pagamento del sovrapprezzo per i suoi acquisti, la disattivazione anticipata di impianti e macchinari per mancanza di pezzi di ricambio e la scomparsa della principale corrente di ingresso per turismo.
Il blocco rende più difficile alla popolazione la soluzione dei problemi della vita quotidiana. Il popolo cubano si vede costretto ad affrontare la sfida che il blocco impone al sistema economico e politico che aveva scelto e alla sua esistenza come nazione indipendente, pagando un’alta quota di sacrificio e di privazioni per resistere durante gli ultimi quattro decenni.
SESTO: Durante l’amministrazione di James Carter, tra il 1977 e il 1981, si introducono alcune modifiche al Regolamento per il Controllo degli Attivi Cubani, che sono piccoli e iniziali passi in direzione di una certa flessibilizzazione. Queste disposizioni, che non hanno mai alterato le basi fondamentali della politica del blocco sono state eliminate durante le amministrazioni successive di Ronald Reagan e George Bush. Durante il mandato di quest’ultimo il blocco conosce anche un inasprimento.
Con la scomparsa del campo socialista e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’economia cubana perde bruscamente i mercati, le fonti di approvvigionamento e il sistema di relazioni di interscambio e di cooperazione che sono stati importanti fattori per attenuare gli effetti della guerra economica degli Stati Uniti contro Cuba fino alla fine degli anni ‘80.
In quella congiuntura particolarmente avversa, quando scompare in brevissimo tempo il sistema di relazioni economiche con i paesi socialisti, smette di esistere il CAME e la rete di relazioni di integrazione economica, specializzazione produttiva e accesso a mercati con prezzi e finanziamenti concordati, quando l’economia cubana e tutto il popolo si trovano di fronte a formidabili ostacoli che sembrano invincibili per molti osservatori esterni, quando il mondo diventa unipolare e l’egemonia nordamericana si abbatte sul pianeta, quando il popolo cubano si vede obbligato dalla guerra economica a fare per la seconda volta in un lasso di appena tre decenni un nuovo e molto costoso processo di ristrutturazione alla base delle sue relazioni economiche estere, della sua infrastruttura tecnologica, delle sue fonti di approvvigionamento e finanziamento, allora il Governo nordamericano crede giunto il momento di rafforzare il blocco e di infliggere il maggior danno all’economia cubana per ottenere la sconfitta della Rivoluzione, che non è stata possibile distruggere per oltre trent’anni.
In effetti, l’approvazione dell’Emendamento Torricelli, compreso nella Legge di Spese per la Difesa del 1992, intensifica le misure del blocco proibendo il commercio di Cuba con filiali di imprese degli Stati Uniti radicate in paesi terzi e soggette, pertanto, alle leggi di quei paesi, annunciando sanzioni a quei paesi che concedano assistenza economica a Cuba e riattivando e indurendo le sanzioni alle navi che trasportino carichi verso o da Cuba.
Il risultato diretto è l’eliminazione del commercio con filiali di imprese nordamericane radicate in paesi terzi, le quali subiscono l’umiliazione di essere aziende straniere sottomesse alle loro leggi in quanto si vedono sottoposte all’obbligo di agire in compimento dell’applicazione extraterritoriale di una legge nordamericana.
Per l’economia cubana, la soppressione del commercio con quelle filiali, la cui composizione era del 90 % in alimenti e medicine, è un colpo aggiuntivo alla critica congiuntura dell’inizio del decennio del ‘90. Questa situazione si amplia e diventa più complessa in questi momenti, come risultato dell’intenso e accelerato processo di acquisizioni di imprese, fusioni, megafusioni e alleanze strategiche a scala mondiale all’interno della globalizzazione neoliberista, processo nel quale gli Stati Uniti hanno una significativa partecipazione. Ciò dà luogo al fatto che clienti o fornitori abituali di Cuba in paesi terzi interrompano le loro relazioni commerciali o finanziarie con il nostro paese dopo la loro acquisizione o fusione con un’impresa nordamericana.
Inoltre, l’economia cubana si è vista impedita di approfittare della sua eccellente posizione geografica per sviluppare fonti di entrata come lo sviluppo di porti per il trasporto, per l’approvvigionamento di combustibile e delle attrezzature a navi che transitano per lo stretto della Florida, per riparazioni di navi e stazionamento di rimorchiatori stranieri per operazioni di salvataggio.
Nell’agosto del 1994, il Presidente degli Stati Uniti adotta misure di proibizione delle rimesse familiari a Cuba e di riduzione dei voli tra i due paesi come rappresaglia per i risultati della stessa politica promossa da quel Governo di incitare l’emigrazione illegale e di accogliere con onori i terroristi e i pirati che sequestrano navi e persone e che commettono altri crimini, compreso l’omicidio.
SETTIMO: L’approvazione nel marzo 1996 della Legge Helms-Burton significa un altro importante passo, senza dubbio il più infame e pericoloso, nella scalata della guerra economica contro Cuba. Con l’entrata in vigore di detta Legge e delle misure più recenti che la complementano, che vengono approvate il 21 ottobre 1998 dal Congresso e dall’Esecutivo e incluse come emendamenti alla Legge di Bilancio per il 1999, la guerra economica raggiunge il suo punto più alto di aggressività e odio nel suo frustrato obiettivo di piegare la resistenza del popolo cubano. La citata Legge Helms-Burton pretende di tagliare il flusso di investimenti verso Cuba mediante l’intimidazione degli investitori effettivi o potenziali, utilizzando come strumento di ricatto la nazionalizzazione delle proprietà nordamericane che lo Stato cubano ha effettuato nel quadro della legalità nazionale e internazionale e la seguente mancanza di compensazione per dette proprietà. Proprio la compensazione che vari Governi già citati in questa istanza hanno negoziato con il Governo cubano, la hanno accettata e nella maggioranza dei casi la hanno già ricevuta, e che il Governo nordamericano la ha rifiutata quasi quarant’anni fa per la sua errata convinzione che la guerra sporca contro il nostro paese, compresa la guerra economica, li avrebbe portati a recuperare le loro proprietà e con esse a reinstaurare il dominio perso sull’economia e direzione politica del paese.
Nella sua furia davanti alla resistenza del popolo cubano e per il recupero economico in marcia, il Governo degli Stati Uniti è giunto a estremi tali da applicare il carattere extraterritoriale delle sue leggi nel disprezzo dei legittimi interessi di investimento e di relazioni economiche con Cuba di paesi terzi, a convertire in richieste ufficiali del Governo nordamericano le proprietà che dal 1° gennaio 1959 sono state abbandonate nella loro fuga da funzionari corrotti e da militari assassini al servizio della dittatura di Batista e a negare il visto di ingresso in territorio nordamericano a imprenditori che facciano investimenti nel paese o ai loro familiari. Il Governo degli Stati Uniti ha avviato una minuziosa persecuzione contro qualunque azienda e contro il suo personale che stabilisca o semplicemente si proponga di stabilire relazioni economiche o scientifico-tecniche con Cuba.
La Legge Helms-Burton ha provocato danni all’economia cubana intorpidendo possibili affari e intimidendo potenziali investitori stranieri con le minacce e le rappresaglie esercitate dalla maggiore potenza economica mondiale, in aperta violazione della libertà di commercio e del libero movimento di capitali, dei quali il Governo degli Stati Uniti si proclama fermo difensore nei suoi discorsi ufficiali.
Questo insieme più recente di azioni di guerra economica si riferisce, tra altre misure di carattere sovversivo, al divieto di qualunque finanziamento diretto o indiretto che si possa considerare aiuto economico a Cuba, sotto la minaccia di rappresaglie da parte degli Stati Uniti ai paesi che lo facessero, alla decisione di non autorizzare marchi o nomi commerciali che coincidano o siano simili a quelli provenienti da proprietà nazionalizzate e l’indicazione ai tribunali che in nessun caso devono riconoscere alcun diritto su di essi, al divieto di spese o impegni di fondi assegnati nel Bilancio degli Stati Uniti per finanziare qualunque assistenza o risarcimento a Cuba attraverso istituzioni creditizie internazionali, e alla minaccia che gli Stati Uniti ridurranno i loro contributi all’Associazione Internazionale dell’Energia Atomica in una quantità uguale ai fondi che fossero apportati da questa istituzione per programmi a Cuba, e si opporrà a qualunque forma di assistenza tecnica alla centrale elettronucleare di Juraguá o al programma cubano di ricerche nucleari.
OTTAVO: Il blocco viola i principi raccolti nella Carta delle Nazioni Unite nel colpire la pace e la cooperazione internazionale, attentando contro la sovranità di Cuba e di paesi terzi, violando il principio di non intervento nelle questioni interne degli Stati e danneggiando la libertà di commercio, di investimento e di navigazione. Per otto anni consecutivi, a partire dal 1992, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unte ha approvato in ogni occasione una risoluzione sulla necessità di porre fine al blocco economico imposto al popolo cubano dal Governo degli Stati Uniti. Il crescente ripudio internazionale al blocco nordamericano contro Cuba si è manifestato non solo con l’approvazione dell’assemblea Generale di queste successive risoluzioni, ma anche con la progressione favorevole alla condanna del blocco nella votazione dei Governi rappresentati all’Assemblea Generale dal 1992 fino al 1999, che è passato in questo periodo da 59 paesi nel 1992 a 158 nel 1999. Gli Stati Unti, che mai hanno ottenuto più di quattro voti contro le risoluzioni cubane, sono rimasti una volta di più in totale isolamento nel 1999 ottenendo solo il proprio voto e quello di un altro paese incondizionatamente alleato nell’opposizione alla risoluzione di condanna del blocco contro Cuba.
NONO: Il blocco economico imposto a Cuba dal Governo degli Stati Uniti danneggia in modo particolarmente sensibile la salute del popolo cubano, sfera nella quale manifesta anche con maggiore nitidezza la sua natura genocida.
Cuba si è vista impossibilitata di acquisire negli Stati Uniti e in aziende sussidiarie radicate in paesi terzi, medicine, apparecchiature e materiale di uso medico che sono imprescindibili per la preservazione della vita umana e che sono prodotti esclusivamente da aziende statunitensi. Non è possibile per Cuba importare neanche un’aspirina dagli Stati Uniti, o da qualunque altro paese se è prodotta da una filiale nordamericana.
Nel 1959, più dell’80% di medicine, reagenti, materiale deperibile, strumenti medici e materie prime farmaceutiche di cui disponeva il paese, proveniva da aziende straniere, principalmente nordamericane. Il blocco degli Stati Uniti, che comprende le medicine e le forniture mediche, ha costretto ad acquisire questi elementi in altri mercati a un costo superiore che si stima nell’ordine dal 20 al 30 % addizionale. Questa differenza di prezzi ha significato erogazioni in eccesso calcolate in più di 550 milioni di dollari.
L’incremento della distanza dei nuovi mercati fornitori ha determina un aumento di circa il 50 % delle spese di trasporto delle forniture mediche a Cuba. Si è stimato in modo prudente che questi incrementi provocati dal blocco hanno causato al paese erogazioni addizionali per un valore di 105 milioni di dollari. Per un altro verso, è stato necessario acquistare volumi superiori di forniture, il che determina a sua volta maggiori investimenti in capacità di immagazzinamento e danni finanziari per l’aumento di inventari, risorse immobilizzate e perdite.
Un caso di gravissime conseguenze per l’applicazione del blocco avviene nel 1981 quando si sprigiona nel paese un’epidemia di dengue emorragico che colpisce più di 300.000 persone e provoca la morte di 158 persone, compresi 101 bambini minori di 15 anni. Su questo episodio della guerra biologica contro Cuba si tornerà più avanti nella presente istanza. In questo momento quello che c’è mettere in risalto è che, durante l’epidemia, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, in applicazione dei precetti del blocco, ferma l’autorizzazione alla vendita e all’invio a Cuba degli insetticidi specifici per attaccare il vettore identificato della malattia, così come degli aspersori di fumigazione che si devono utilizzare. Cuba deve comprarli in paesi terzi a un costo superiore di diversi milioni di dollari e con un cruciale ritardo del loro arrivo al paese, che senza dubbio è stato un fattore importante in molte delle morti avvenute.
Nel 1990 si registrano a Cuba i primi casi di una forma di neuropatia che diviene un’epidemia a partire dal 1994 con la dichiarazione di una media di 2.000 casi all’anno. Gli studi sull’etiologia di questa malattia dimostrano in modo inequivocabile il ruolo disimpegnato nella sua apparizione e nella sua propagazione dallo stato nutritivo della popolazione e delle sue carenze vitaminiche, come è anche messo in evidenza dalla risposta positiva ottenuta con la distribuzione di massa di supplementi vitaminici. E’ ovvio che la causa principale dei problemi relazionati allo stato nutrizionale dei cubani non è altra che il blocco economico degli Stati Uniti, uno dei cui obiettivi principali è la resa per fame del popolo cubano. Il costo globale per il paese dell’epidemia di neuropatia è stato stimato in 208.7 milioni di dollari, dei quali 165.9 milioni corrispondono solo alle spese sostenute per la fabbricazione e la distribuzione gratuita a tutta la popolazione del supplemento vitaminico.
La guerra economica decretata dal Governo degli Stati Uniti contro Cuba ha infligge gravi danni al Sistema Nazionale di Salute di Cuba, nell’ostacolare l’acquisizione di tecnologie, pezzi di ricambio per macchinari, strumenti, medicine, materie prime, reagenti, mezzi diagnostici e di trattamento. La necessità di realizzare un cambio totale dei fornitori nordamericani dai quali il paese acquistava storicamente queste risorse, obbliga tra le altre cose alla sostituzione di tecnologie e alla riqualificazione professionale e tecnica. Per l’industria farmaceutica rappresenta lo sviluppo di nuove formule, contenitori e processi tecnologici adatti alle specificità delle differenti materie prime, con il conseguente rincaro dei costi di produzione. Le spese straordinarie e le perdite provocate dall’obbligato cambiamento dei mercati fornitori sono state stimate a circa 1.000 milioni di dollari.
Gli effetti del blocco si manifestano anche in modo negativo sull’efficienza di un gruppo di programmi di assistenza a pazienti con malattie croniche, per il deterioramento tecnologico e delle difficoltà di sostituzione delle apparecchiature installate e per l’acquisizione di reagenti diagnostici e medicine per trattamenti. Questi casi sono più evidenti nei casi dei programmi per l’assistenza al paziente renale cronico, di chirurgia cardiovascolare, di oftalmologia, di chirurgia oftalmologica e microchirurgia e di controllo del cancro. In tutti questi casi, il blocco limita la possibilità di sopravvivenza dei pazienti cubani, prolunga o incrementa non necessariamente le loro sofferenze e aumenta i costi dell’assistenza.
Tra altri danni non quantificabili del blocco nordamericano nella sfera della salute pubblica, potrebbero menzionarsi l’impossibilità per il paese dell’acquisizione di materiale bibliografico e di informazione scientifica in materia di scienze mediche, così come le difficoltà per la partecipazione di professionisti cubani a corsi, conferenze, eventi e altri tipi di interscambio e aggiornamento di conoscenze. Infine, l’incoraggiamento all’esodo di professionisti e di tecnici è stato particolarmente intenso nel caso dei medici e del personale sanitario in generale.
Gli effetti del blocco sul sistema di salute pubblica cubano menzionati in questo documento, costituiscono solo un campione parziale dei danni totali in questo settore. In questa sfera, ovviamente, al di là dei danni materiali ed economici, le conseguenze del blocco degli Stati Uniti sono molto più sensibili, dato che colpiscono direttamente la salute e la vita stessa dei cittadini, soprattutto dei gruppi di popolazione più vulnerabili, come i bambini, le donne in gravidanza, gli anziani e i malati.
DECIMO: Il blocco economico ha provocato e continua a provocare sensibili danni all’economia e alle condizioni di vita della popolazione. La sua azione è tanto ampia e lo è stata durante un periodo tanto lungo che non esiste settore, ramo o attività economica che non abbia subito l’incremento dei suoi costi e il deterioramento della sua efficienza, con effetti evidenti sulla popolazione.
Quanto sopra si esprime nei seguenti elementi, tra molti altri che si potrebbero dettagliare:
* L’incremento significativo della distanza con altri mercati, che provoca maggiori spese di trasporto e assicurazione; l’incremento dei livelli di inventario e riserve per la produzione e il consumo, con un alto costo di immobilizzazione di risorse; maggiori necessità di investimenti in magazzini e servizi portuali, deviando così importanti risorse che richiedevano altre sfere per lo sviluppo economico del paese.
* Le misure adottate di divieto di accesso ai porti degli Stati Uniti a navi che trasportino merci da Cuba o tocchino porti cubani, provocano la riduzione sostanziale dell’accesso al mercato e come conseguenza la necessità di pagare tariffe superiori di nolo, e impediscono che l’economia cubana possa ricevere entrate per carico, approvvigionamento e riparazioni di navi.
* Il divieto a Cuba di utilizzare il dollaro statunitense nelle sue transazioni e di avere conti in questa moneta in banche di paesi terzi, così come le pressioni esercitate dagli Stati Uniti su istituzioni finanziarie su scala internazionale per ostacolare il finanziamento al nostro paese, ha provocato, tra altri effetti, i seguenti:
Il finanziamento ottenuto da Cuba è stato a condizioni e a termini più onerosi di quelli prevalenti nel mercato e si è vista limitata la capacità potenziale del paese per ottenere finanziamenti.
L’economia è stata danneggiata sensibilmente dalle variazioni dei cambi dovendo utilizzare altre valute.
Si è vista limitata la possibilità di Cuba di ottenere una rinegoziazione multilaterale del debito estero accumulato dal paese, e di disporre di nuove linee di finanziamento con appoggio ufficiale e tassi e scadenze più favorevoli.
* La persecuzione su scala internazionale di qualunque operazione commerciale di Cuba, si ripercuote in un incremento dei costi di acquisizione dei prodotti che il paese importa, tanto per l’aumento dei prezzi al di sopra delle condizioni di mercato, quanto per le garanzie collaterali o altre spese commerciali.
* La dismissione di macchinari di origine statunitense senza aver compiuto la loro vita utile per mancanza di pezzi di ricambio, ha provocato la sostituzione anticipata con nuovi macchinari che, a causa della loro acquisizione su altri mercati, non sempre hanno contato sulle caratteristiche tecniche appropriate, il che ha dato luogo a spese aggiuntive nelle loro operazioni di manutenzione.
*Il blocco a Cuba ha chiuso sistematicamente l’accesso alla tecnologia avanzata e a forme vantaggiose di interscambio tecnico-scientifico, allo stesso tempo in cui ha esercitato la sua influenza per ostacolare qualunque possibile collaborazione con Cuba, che avrebbero permesso di raggiungere maggiori livelli di efficienza economica e volumi di produzione.
* L’incitamento all’emigrazione e alla fuga di talenti è stato uno degli obiettivi che hanno focalizzato l’attenzione del Governo degli Stati Uniti, nella sua politica di asfissiare Cuba privandola di professionisti e di personale qualificato in diverse attività chiave della produzione e dei servizi. A tal fine è stata utilizzata la corruzione, l’intimidazione e il ricatto su professionisti che si recano all’estero, come una sistematica propaganda sovversiva trasmessa per radio dall’estero nella quale si incita all’emigrazione.
L’emigrazione come strumento di aggressione a Cuba è utilizzato dal Governo degli Stati Uniti dal momento stesso del trionfo della Rivoluzione cubana. Nei primi anni del processo rivoluzionario, il 50% dei 6.000 medici su cui contava allora il sistema cubano di salute abbandonano il paese come risultato di un lavoro diretto in questo settore dagli agenti del Governo nordamericano per stimolare l’emigrazione. Numerosi professionisti e tecnici dell’industria dello zucchero ricevono proposte tentatrici per farli emigrare negli Stati Uniti, così come ingegneri, economisti, professori universitari, architetti, maestri e professionisti di altre attività economiche. Il paese ha dovuto realizzare uno sforzo gigantesco e dedicare enormi risorse economiche per coprire il deficit di forza lavoro qualificata determinato da questa politica deliberata di aggressione per via dell’emigrazione, che si mantiene vigente fino a oggi.
Questa incitamento alla fuga di talenti ha provocato grandi danni all’economia, sia per le spese occorse nella formazione del personale emigrato, già di per sé significativo drenaggio di risorse proprie del paese, sia per il valore della produzione e dei servizi non realizzati dal personale emigrato.
* Le entrate per esportazioni di beni e servizi del paese sono state severamente colpite dal blocco degli Stati Uniti.
* La cancellazione della quota di zucchero nel mercato statunitense ha provocato una sensibile perdita di entrate nel principale settore di esportazione cubano, dovendo vendere questo zucchero nel mercato internazionale a prezzi artificialmente ribassati.
* L’obbligo imposto ai paesi che esportano negli Stati Unti di certificare che nei loro prodotti non si sono utilizzati componenti cubani, ha ostacolato le esportazioni cubane di zucchero e nichel in altri mercati e si sono ottenute meno entrate per sconti o altri elementi relativi all’esportazione.
* Dal settembre 1960, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha iniziato a imporre restrizioni ai suoi cittadini e residenti per i viaggi a Cuba, le quali si sono inasprite mesi dopo proibendo questi viaggi con il proposito di colpire le entrate per turismo del paese, alle quali il mercato emissore statunitense apportava l’86.8 % del totale dei visitatori stranieri. Con queste misure hanno privato i loro cittadini della libertà di recarsi a Cuba.
* Questa misura si aggiunge alla sospensione dei voli commerciali regolari tra i due paesi, colpendo così anche le entrate generate dalle linee aeree cubane e, in aggiunta, è stato proibito l’uso dei corridoi aerei nel loro territorio e alle navi che andavano in Canada, in violazione alla Convenzione dell’Aviazione Civile Internazionale, il che provoca maggiori spese e tempi di volo.
*Nella sua ostilità verso Cuba e cosciente che il turismo possa offrire risorse di importanza per l’economia cubana, il Governo degli Stati Uniti ha gonfiato campagne dirette a scoraggiare il flusso turistico verso il nostro paese, esercitando pressioni su tour-operators e agenzie internazionali affinché non comprendano Cuba come destinazione e sui possibili investimenti di paesi terzi per impedire che investano in questo settore.
* Nel settore delle comunicazioni telefoniche, la politica del blocco architettata dal 1962 è stata diretta a privare Cuba delle entrate risultanti dal traffico telefonico con l’isola e il divieto di ampliamento dei mezzi di trasmissione, il loro perfezionamento e aggiornamento tecnologico.
Nonostante ciò, per ragioni strettamente umanitarie il Governo cubano ha continuato a offrire il servizio senza interruzioni e si è assunto i costi di operazione sulla sua rete, senza ricevere alcuna compensazione da parte statunitense.
Le perdite provocate all’economia cubana non si limitano alle entrate del traffico telefonico trattenute arbitrariamente e illegalmente fino al 1994, poiché a questo bisognerebbe aggiungere le entrate non percepite a causa delle restrizioni imposte dal Governo statunitense per l’ampliamento e l’adeguamento tecnologico della rete, restrizioni che permangono ancora adesso.
* Nella sfera delle comunicazioni postali, il divieto dei voli diretti tra Cuba e Stati Uniti ha costretto a utilizzare vie alternative che incrementano i costi di operazione e provocano un aumento nei tempi di consegna.
* L’industria dello zucchero, dell’elettricità, del petrolio, del nichel, i settori delle costruzioni e dei trasporti, l’agrozootecnico e dell’industria alimentare, sono, tra le altre, le attività produttive più danneggiate direttamente.
* Il danno alle entrate per esportazione di merci e servizi, gli aumenti dei costi di operazione delle diverse attività e dei prezzi dei prodotti che il paese importa, comportano un effetto avverso alla disponibilità di risorse finanziarie, che, di conseguenza, si manifesta in discontinuità e deficit di approvvigionamento che attentano al funzionamento normale dell’economia e del consumo della popolazione.
La guerra economica sostenuta dal Governo degli Stati Uniti contro Cuba per quarant’anni, e dentro di essa il blocco ininterrotto come sua manifestazione principale, hanno causato danni di grande portata alla nostra economia e alle condizioni di vita della popolazione cubana. Nessuna attività economica e nessun cittadino cubano sono stati esenti dal subire danni per questa politica genocida condotta dai successivi Governi nordamericani.
I calcoli dell’ammontare di questi danni, effettuati utilizzando una metodologia con base accademica rigorosa e con comparazioni internazionali, quando è stato possibile, rivelano che il nostro paese ha subito perdite dirette e indirette come risultato del blocco degli Stati Uniti per più di 67 miliardi di dollari.
UNDICESIMO
: Gli antefatti della politica aggressiva del Governo degli Stati Uniti contro la Rivoluzione sono precedenti al trionfo rivoluzionario del 1° gennaio 1959. Di fatto, questi precedenti sono presenti nell’appoggio materiale e morale offerto dal Governo degli Stati Uniti alla dittatura sanguinosa e oppressiva di Fulgencio Batista. Basti ricordare il solido appoggio offerto al regime batistiano quasi fino all’ultimo momento, quando gli strateghi politici nordamericani si sono resi conto che la permanenza del tiranno al potere pregiudicava le loro intenzioni di dominio su Cuba.
L’atteggiamento di ostilità degli Stati Uniti al processo popolare rivoluzionario a Cuba è emerso chiaramente nei disperati sforzi realizzati dalle autorità nordamericane nelle settimane finali della dittatura per trafugare la vittoria della Rivoluzione. E’ eloquente in questo senso quanto riferito in un documento segreto nordamericano datato 23 dicembre 1958, declassificato nel 1991, in cui si rivela che, quel giorno, nel corso di una riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale con la presenza del Presidente Dwight Eisenhower, nella quale si discuteva la situazione nel nostro paese, l’allora Direttore della CIA, Allen Dulles, manifestò in termini categorici: "Dobbiamo impedire la vittoria di Castro." Tre giorni dopo, il 26 dicembre, il Presidente Eisenhower riconosceva l’esistenza di "operazioni segrete" contro Cuba e indicava alla CIA che "non voleva che i dettagli [di quelle operazioni] fossero presentate al Consiglio di Sicurezza Nazionale".
E’ stato precisamente nel momento stesso del trionfo rivoluzionario del 1° gennaio 1959 che si è prodotto il primo atto politico ostile del Governo degli Stati Uniti, offrendo ospitalità e asilo nel territorio nordamericano a decine di criminali di guerra, assassini, torturatori e ladri che fuggivano dalla giustizia rivoluzionaria, nonostante le innumerevoli richieste di estradizione formulate dal Governo di Cuba contro questi delinquenti comuni in base al trattato sottoscritto tra i due paesi e vigente in quel momento. Molti di questi criminali hanno partecipato successivamente ad alcune delle organizzazioni controrivoluzionarie promosse dallo stesso Governo degli Stati Uniti e dedite alla realizzazione di aggressioni armate e azioni terroristiche contro Cuba, e la maggior parte di loro era fuggita con i fondi e altri beni rubati all’erario pubblico, che, come si è detto, non sono mai stati restituiti allo Stato cubano.
Il 2 febbraio 1959, appena un mese dopo il trionfo della Rivoluzione, viene arrestato e messo a disposizione dei tribunali il cittadino nordamericano Allen Robert Mayer, che si era introdotto illegalmente nel territorio cubano a bordo di un aereo con il proposito di attentare contro la vita del Comandante in Capo Fidel Castro.
A poche settimane dal trionfo rivoluzionario, ancora prima della promulgazione a Cuba della Legge di Riforma Agraria - la prima grande misura di trasformazione della società cubana che colpiva gli interessi di dominio degli Stati Uniti - in importanti settori dei più alti livelli del Governo di quel paese già si cominciava a promuovere l’idea di intervenire attivamente per raggiungere l’abbattimento del potere rivoluzionario a Cuba. Il 30 marzo 1959, il generale Maxwell D. Taylor, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito nordamericano, dichiarò al Congresso che "la Rivoluzione cubana potrebbe essere l’inizio di una serie di convulsioni in America Latina, che daranno opportunità ai comunisti di guadagnare posizioni". Secondo quanto ha ammesso successivamente nelle sue memorie, l’allora Vicepresidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, divenne da aprile 1959 il "principale propulsore degli sforzi per abbattere Castro."
Come è stato possibile confermare con la recentemente declassificazione di un rapporto segreto elaborato nell’ottobre 1961 dall’Ispettore Generale della CIA, Lyman Kirkpatrick, le operazioni segrete del Governo degli Stati Uniti contro Cuba sono iniziate nell’estate del 1959, poche settimane dopo la firma della Legge di Riforma Agraria.
A partire da questo momento, il Governo degli Stati Uniti ha organizzato ed eseguito direttamente o ha incoraggiato, assistito, finanziato, appoggiato e tollerato migliaia di atti di sabotaggio e di terrorismo, realizzati da agenti nordamericani o da elementi controrivoluzionari che agivano all’interno di Cuba o dal territorio degli Stati Uniti con piena conoscenza e appoggio delle autorità di quel paese. Poco tempo dopo il Governo nordamericano ha avviato l’organizzazione di un’aggressione armata diretta e l’utilizzo di altre forme di aggressione fisica che sono state eseguite in modo costante praticamente fino a oggi.
Le molteplici e diverse forme di aggressione fisica condotte dalle differenti amministrazioni del Governo degli Stati Uniti per quattro decenni, sono state ampiamente descritte e documentate nel recente processo giudiziario dall’istanza presentata contro detto Governo per danni umani causati al popolo cubano. In detto processo è stata dimostrata la partecipazione diretta del Governo degli Stati Uniti nella promozione, direzione, organizzazione, finanziamento ed equipaggiamento di agenti terroristi e di bande mercenarie che hanno realizzato molti dei piani di aggressione disegnati da quel Governo e dalle sue agenzie specializzate di spionaggio e di sovversione contro il nostro paese.
Però queste azioni non solo hanno provocato la perdita di 3.478 vite umane e l’inabilità totale o parziale di altre 2.099. Questa politica di aggressione praticata dal Governo degli Stati Uniti contro Cuba, ha provocato enormi perdite materiali e la distruzione di una parte significativa della ricchezza nazionale del paese, il che ha danneggiato e continua a danneggiare severamente le possibilità di sviluppo economico e il livello di benessere della nazione cubana.
Neppure una sola attività economica o sociale è stata esente dall’azione distruttrice e destabilizzatrice risultante dalla politica aggressiva del Governo degli Stati Uniti. Per più di quarant’anni, sono state tanto numerose e diverse le aggressioni perpetrate e sono state colpite tante attività e settori nel paese, che a questo livello risulta impossibile riunire un’informazione completa su tutte e ognuna di esse. Da ciò deriva che la relazione di casi che illustrano e sostengono questa istanza, sebbene estesa, costituisce solo un pallido riflesso della quantità, ampiezza e portata delle aggressioni commesse sistematicamente dal Governo degli Stati Uniti contro il nostro popolo.
DODICESIMO: Poche settimane dopo la firma della Legge di Riforma Agraria, nel maggio 1959, il Governo degli Stati Uniti scatena con grande violenza e intensità la guerra sporca contro Cuba. Una delle sue prime decisioni è quella di intraprendere una campagna di attività sovversive utilizzando inizialmente i suoi rappresentanti diplomatici a La Habana. L'8 agosto 1959 le autorità cubane arrestano il sergente Stanley F. Wesson, accreditato come membro del servizio di sicurezza dell'Ambasciata degli Stati Uniti, e un'altra impiegata della sede diplomatica, poiché partecipavano a una riunione di elementi controrivoluzionari in cui si preparavano atti di sabotaggio coordinati con i piani di invasione di Cuba che si stavano preparando per quella data nella Repubblica Dominicana.
Alla fine di ottobre di quello stesso anno, come già detto, il Presidente nordamericano, Dwight D. Eisenhower, approva personalmente un programma di azioni segrete contro Cuba proposto dal Dipartimento di Stato e dall'Agenzia Centrale di Intelligenza (CIA) che comprendeva, tra gli altri obiettivi, lo sviluppo di "una poderosa offensiva di propaganda", la promozione e l'appoggio di gruppi controrivoluzionari rivolti alla sovversione all'interno di Cuba, la realizzazione di incursioni pirata aeree e navali contro il territorio cubano e, infine, la preparazione all'esterno di Cuba di "una forza paramilitare appropriata.
Comincia in questi mesi una serie di voli sul territorio cubano di piccoli aeroplani provenienti dal territorio nordamericano, con missioni come l'infiltrazione di agenti, di armi di altri mezzi di appoggio all'attività dei gruppi controrivoluzionari promossi dalla CIA all'interno di Cuba, e la realizzazione di atti di sabotaggio, bombardamenti e altre azioni terroristiche. Il 6 ottobre 1959 il Governo Rivoluzionario informa di questa attività pirata quello degli Stati Uniti e sollecita l'immediata adozione di misure da parte delle autorità nordamericane al fine di evitarla. Tuttavia, pochi giorni dopo queste incursioni si intensificano. E’ da quel momento evidente che il Governo degli Stati Uniti non è estraneo a queste azioni, eseguite dalle sue agenzie o tollerate da esse.
Il 26 ottobre il Governo degli Stati Uniti nega l'utilizzo del suo territorio come base per i voli pirata su Cuba. Poche ore più tardi il disertore Pedro Luis Díaz Lanz, autore di molti di questi attacchi, riconosce pubblicamente che gli aeroplani usati in essi hanno le loro basi nella Florida e l'11 novembre viene scoperto uno di questi apparecchi nell'aeroporto di Pompano Beach, nello stato della Florida.
L'11 dicembre 1959, il colonnello J. C. King, capo della divisione della CIA relative alle operazioni nell'emisfero occidentale, formula un piano di azione contro Cuba il cui obiettivo è "il rovesciamento di Castro nel giro di un anno e la sua sostituzione con una giunta amica degli Stati Uniti". Tra altre misure, il piano comprende "attacchi attraverso la radio clandestina, l'interferenza interna della radio e della televisione cubane e "l'appoggio ai gruppi di opposizione a favore degli Stati Uniti" affinché possano stabilire con la forza un'area sotto controllo all'interno di Cuba". Il documento contiene un'altra importante e molto significativa raccomandazione: "Bisogna dare seria considerazione all'eliminazione di Fidel Castro".
Mentre si sviluppa l'escalation di azioni terroristiche dall'aria, il Governo degli Stati Uniti intraprende una serie di manovre diplomatiche destinate a ostacolare l'acquisizione da parte di Cuba dei mezzi necessari per la difesa del territorio di fronte a queste incursioni aeree pirata, compresa la pressione sul Governo della Gran Bretagna per ostacolare la vendita a Cuba di quindici aeroplani da combattimento. Ma il fatto più significativo nella cronologia delle azioni dirette a ostacolare il rafforzamento della difesa del paese, è l'esplosione della nave francese 'La Coubre' il 4 marzo 1960. La nave aveva caricato in un porto europeo un importante lotto di armamenti e munizioni acquistato dal Governo cubano. Il carico è sabotato da agenti della CIA nel porto di imbarco, e gli ordigni esplosivi posizionati esplodono quel giorno nel porto di La Habana mentre sono in corso le operazioni di scarico. Le esplosioni causano 101 morti e più di 200 feriti, la distruzione della nave, delle installazioni portuali vicine e di circa 800 tonnellate di armamenti, per un totale di danni e perdite materiali stimato in 17,5 milioni di dollari.
Il 21 marzo 1960 viene abbattuto vicino a Matanzas un aereo pilotato dai nordamericani Howard Lewis Rundquist e William J. Shergales che sono catturati, e il 12 maggio è abbattuto a ovest di La Habana, vicino alla costa, un altro aereo pilotato anche questo dal nordamericano Matthew Edward Duke il cui cadavere è reso alla rappresentanza diplomatica degli Stati Uniti. Si è potuto determinare che questa era l'incursione pirata numero 33 di questo pilota.
Parallelamente alla campagna di terrorismo dall'aria, nei mesi finali del 1959 la controrivoluzione interna, organizzata e appoggiata direttamente dalle agenzie del Governo degli Stati Uniti, incrementa le sue attività sovversive e terroristiche di altra indole, mediante lo scatenamento di un'onda di sabotaggi e di azioni di diversa natura che hanno particolare intensità nei primi mesi dell'anno 1961, come parte della creazione di un clima che la CIA avrebbe considerato propizio per il lancio dell'invasione mercenaria la cui preparazione era allora in piena fase. Cinema, negozi, uffici, fabbriche, scuole, sono oggetto di attentati terroristici con esplosivi o con sostanze incendiarie, quasi sempre in momenti in cui erano pieni di persone. Aumentano allo stesso modo gli incendi di campi di canna da zucchero. Tutte questi azioni provocano danni economici considerevoli.
Il 15 febbraio 1960 viene incendiato il negozio per dipartimenti 'Ten Cent' nella città di Santa Clara.
Nel mese di ottobre di questo stesso anno viene denunciata l'attività della stazione della CIA nell'Ambasciata nordamericana a La Habana, nelle persone del colonnello Erickson S. Nichols e del maggiore Roberto Van Horn, entrambi addetti militari reclutati dall'Agenzia. L'obiettivo di queste spie è quello di incoraggiare la controrivoluzione nella capitale del paese mediante la messa in pratica di un ampio piano sovversivo che include l'esplosione della raffineria di petrolio Ñico López e della centrale elettrica di Tallapiedra.
Nei mesi precedenti l'invasione trova impulso l'attività di infiltrazione clandestina di agenti individuali e di gruppi in territorio cubano, fatto che risultava in linea con l'intenzione di creare tutte le condizioni interne possibili per il successo di quello che veniva considerato il colpo decisivo al regime rivoluzionario. Per tanto delicata missione la CIA aveva deciso molte volte di utilizzare agenti nordamericani.
Il 5 ottobre 1960 sbarca nella baia di Navas, tra Moa e Baracoa, sulla costa nord della provincia di Oriente, un gruppo di 27 infiltrati a capo dei quali c'erano tre nordamericani; tutti sono catturati dalle forze ribelli e dalle milizie contadine. Un altro gruppo di sei nordamericani è scoperto poco tempo dopo, dopo essere sbarcato in un punto della costa nord di Pinar del Río.
Nei primi mesi del 1961 sono sequestrati in alcuni isolotti delle coste di Pinar del Río e di Las Villas, e in altri punti all'interno del territorio dell'Isola, grandi quantitativi di armi introdotti clandestinamente. In aprile viene scoperto e catturato a Pinar del Río un carico di otto tonnellate di armi, esplosivi e attrezzature introdotto da due infiltrati nordamericani che vengono arrestati.
In pieno apogeo della campagna di sabotaggi, di promozione di organizzazioni e bande mercenarie e di terrorismo dall'aria, portata a termine con lo stimolo e l'evidente partecipazione e complicità delle autorità degli Stati Uniti, il 26 gennaio 1960 il Presidente Eisenhower sostiene in una dichiarazione pubblica che "il Governo degli Stati Uniti aderisce strettamente alla sua politica di non intervento nei fatti interni di altri paesi, compresa Cuba", e afferma con insuperabile cinismo che, allo stesso tempo, "vede con crescente preoccupazione la tendenza dei portavoce del Governo cubano [...] a creare l'illusione di atti aggressivi e di attività cospirative diretti contro il Governo cubano e attribuite alle autorità o alle agenzie degli Stati Uniti".
L'8 aprile, in una lettera a un gruppo di studenti cileni, il Presidente nordamericano sfodera in maniera ufficiale, per la prima volta, il tipo di "tradimento" degli ideali rivoluzionari da parte del Governo cubano, ed esprime chiaramente: "Permettetemi di assicurarvi che l'idea di un intervento straniero nei fatti cubani è tanto sgradevole agli Stati Uniti come lo è l'intervento nei fatti interni di qualunque altra repubblica americana". Già da allora, lo stesso Eisenhower aveva autorizzato di persona l'esecuzione dei piani per l'invasione a Cuba.
Tra i mesi di settembre e dicembre del 1960, vengono attuate più di cinquanta violazioni aeree solamente nella provincia di La Habana, molte di esse con la finalità di distribuire propaganda controrivoluzionaria e di lanciare bombe su obiettivi strategici della capitale. In questo stesso periodo si contano più di cento azioni di sabotaggio e di atti terroristici contro la popolazione.
Tra i fatti più significativi che accadono nel mese di dicembre 1960, c'è da ricordare l'incendio provocato il giorno 15 negli studi della stazione radio CMQ di La Habana; la bomba collocata nell'Università di La Habana che, oltre ai danni causati, ferisce gravemente uno studente; il sabotaggio del cinema 'Candido', a Marianao, con sette giovani feriti, e la distruzione totale e parziale, rispettivamente, per incendi dei negozi 'La Epoca' e 'Flogar', due dei maggiori di La Habana. Nel resto del paese si incrementa pure l'attività terroristica: incendi di capanne per il tabacco a Pinar del Río, 39 azioni di diverso tipo a Las Villas, 16 sabotaggi e un assalto di una stazione di polizia a Camagüey e sette sabotaggi importanti a Santiago de Cuba.
Il quotidiano 'Revolución' pubblica nella sua edizione del 30 dicembre 1960 la notizia dell'arresto di un gruppo terroristico composto da 17 agenti della CIA che erano stati addestrati ed equipaggiati per portare a termine azioni di sabotaggio. Tra i terroristi arrestati figura Armando Valladares, che 27 anni dopo sarebbe stato nominato dal Presidente Ronald Reagan come Ambasciatore degli Stati Uniti presso la Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite.
Il 28 febbraio 1961 avviene un attentato terroristico alla Nobel Academy a La Habana che causa il ferimento di nove studenti e di un'insegnante e danni materiali considerevoli.
Il 3 marzo una bomba collocata nel Consorzio della Costruzione a Rancho Boyeros causa grandi danni e causa la morte dell'operaio di 18 anni, José María Méndez Marrero. Tre giorni dopo è assassinato il miliziano Carlos Rodríguez Borbolla, all'interno di una capannone per lo stoccaggio di bobine di carta per giornali, a La Habana, incendiata successivamente. Il giorno 11 un sabotaggio effettuato ai tralicci nel quartiere di La Habana della Vibora lascia senza corrente elettrica un'ampia zona di La Habana. Il giorno 14 esplodono incendi simultanei nelle succursali dei grandi stabilimenti commerciali denominati 'Ten Cent' nelle vie Monte e Obispo, nella capitale del paese.
Il 4 aprile un incendio doloso distrugge un magazzino e 180.000 sacchi di zucchero nella centrale ‘Hershey’, a Santa Cruz del Norte. Il giorno 7 è sabotata la condotta centrale dell’acqua della Cuenca Sur e viene interrotto il rifornimento in gran parte di Ciudad de La Habana per 48 ore. Il 13 aprile, due giorni prima dell’inizio dell'attacco aereo precedente l'invasione dell'esercito mercenario della CIA, un sabotaggio con fosforo vivo distrugge totalmente l'edificio occupato dal negozio ‘El Encanto’, nella capitale, il maggiore del paese, e causa la morte della lavoratrice e miliziana Fe del Valle, lesioni ad altre 18 persone e perdite materiali stimate in 5.7 milioni di dollari.
Il 15 aprile 1961, aeroplani mercenari appartenenti alla forza d’invasione organizzata dalla CIA bombardano tre aeroporti del paese, come preambolo dell'invasione. A Santiago de Cuba sono danneggiati gli hangar e altre installazioni, distrutti un aeroplano Catalina, un DC-3 e vari apparecchi leggeri, e danneggiati un C-47 ed un B-26 della Forza Aerea Ribelle. A La Habana vengono distrutti vari aeroplani e danneggiate installazioni e abitazioni.
Due giorni dopo la CIA scatena il colpo che considerava decisivo: l'invasione di un esercito mercenario attraverso la Baia dei Porci. All'alba del 17 aprile 1961, la brigata composta da circa 1.500 controrivoluzionari cubani, organizzati, addestrati, equipaggiati e finanziati dalla CIA, sbarca, secondo il piano previsto, a Playa Larga e a Playa Girón, nella Bahía de Cochinos, con il proposito di stabilire una testa di ponte e costituire un governo provvisorio controrivoluzionario che chiederebbe e otterrebbe l’immediato intervento degli Stati Uniti. Le forze d’invasione contano su grandi quantità di moderni armamenti, munizioni, artiglieria, carri armati, aeroplani e tutti gli altri mezzi necessari per una campagna rapida e di successo.
Il 18 aprile, al secondo giorno di combattimento, lo stesso Presidente degli Stati Uniti, John F. Kennedy, riafferma che gli Stati Uniti non hanno l'intenzione di intervenire militarmente a Cuba, e aggiunge in un'aperta dimostrazione di cinismo: "Benché si astengano da un intervento militare diretto a Cuba, il popolo degli Stati Uniti non nasconde la propria ammirazione per i patrioti cubani".
Già in quel momento, i presunti patrioti di Kennedy marciavano verso la sconfitta che sarebbe avvenuta il 19 aprile. In meno di 72 ore, il poderoso esercito della CIA si arrende o fugge sconfitto. La rapida e schiacciante risposta del popolo cubano vanifica i così tanto accurati piani elaborati per più di un anno e impediva l'intervento militare diretto delle forze armate degli Stati Uniti.
L'ultimo giorno della battaglia, il 19 aprile, viene confermata la partecipazione attiva nordamericana all'attacco essendo stati abbattuti dalle forze cubane due aeroplani B-26 con equipaggio di cittadini degli Stati Uniti, piloti della Guardia Nazionale di questo paese. Lo stesso giorno 19, all'alba, aeroplani da combattimento della Forza Aerea nordamericana sono avvistati sulla zona di operazioni. Il Presidente Kennedy in persona aveva autorizzato questo intervento diretto a sostegno della già decimata aviazione della CIA. Questi aeroplani appartenevano a squadriglie di combattimento della portaerei ‘Essex’ che si mantiene per tutta la battaglia una certa distanza di fronte alle coste di Playa Girón insieme alla sua flottiglia di cacciatorpedinieri di scorta e di altre navi. Quel giorno, alcune di queste unità navali della Marina degli Stati Uniti si avvicinano alla costa, per compiere gli ordini espressi del Presidente, di partecipare alle operazioni di recupero della brigata controrivoluzionaria sconfitta dalla pressione insostenibile delle forze dell'Esercito Ribelle e delle milizie popolari.
Nonostante ciò il 20 aprile, in un discorso pubblico, il Presidente Kennedy pretende di continuare a sostenere la bugiarda favola tessuta dal Governo degli Stati Uniti sull’invasione: "Ho insistito prima sul fatto che questa era una lotta di patrioti cubani contro un dittatore cubano. Benché non si possa sperare che nascondiamo le nostre simpatie, chiariamo ripetutamente che le forze armate di questo paese non interverranno in alcun modo". Tuttavia, appena quattro giorni dopo, davanti all'innegabile evidenza dei fatti che venivano resi noti e davanti al crescente scambio di accuse reciproche tra la CIA e le altre agenzie del Governo nordamericano sulla responsabilità del sonoro e ridicolo fallimento, la Casa Bianca emette una dichiarazione nella quale esprimeva testualmente: "Il Presidente ha dichiarato dal primo momento che, come Presidente, assume la responsabilità degli avvenimenti degli ultimi giorni".
L'invasione mercenaria di Playa Girón costa al paese cubano la vita di 176 dei suoi figli. Centinaia di combattenti rivoluzionari sono feriti nelle azioni. Questa aggressione, inoltre, provoca un enorme costo materiale al nostro paese, compresi gli enormi danni causati dagli invasori.
TREDICESIMO: Benché già dal primo anno della Rivoluzione appaiano bande armate mercenarie in diverse zone montagnose del paese, è a partire dall'anno seguente che il fenomeno del banditismo si trasforma in uno dei principali strumenti di sovversione e di terrorismo utilizzati dal Governo degli Stati Uniti come parte della sua politica di aggressione contro la Rivoluzione cubana. Si può affermare in maniera categorica, sulla base di irrefutabili evidenze documentate, testimonianze e rapporti esistenti al riguardo negli archivi cubani, confermati dalla stessa documentazione segreta nordamericana che è stata declassificata ed edita negli Stati Uniti negli ultimi anni, che il banditismo è stato promosso, organizzato, diretto, rifornito, finanziato e appoggiato in diversi modi dall'Agenzia Centrale di Intelligenza come elemento fondamentale della strategia del Governo degli Stati Uniti contro Cuba.
Prima di Playa Girón, come è stato dimostrato ed è stato riconosciuto dagli stessi nordamericani, gli sforzi della CIA per trasformare il banditismo in un supporto decisivo per il successo dei suoi piani di invasione fallirono completamente per la decisa risposta delle forze armate rivoluzionarie e del popolo che si è mobilitato in modo massiccio in una fulminante campagna che, in pochi mesi prima dell'invasione, aveva disarticolato quasi completamente le bande mercenarie che operavano nel paese in quel periodo, fondamentalmente nella regione montagnosa dell'Escambray, nella vecchia provincia di Las Villas. Nonostante questo, dopo il disastro di Girón, le amministrazioni dei Presidenti Kennedy e Johnson continuano a scommettere su questo tipo di guerra, promuovendola di più e incrementando il loro appoggio alle bande, fatto che ha obbligato il nostro popolo a realizzare sforzi e sacrifici ancora maggiori per combatterle fino alla loro definitiva liquidazione nel 1965.
Fino a questo momento è stato stabilito che tra il 1959 e il 1965 hanno agito in tutto il territorio cubano 299 bande mercenarie che hanno raggruppato un totale di 3.995 controrivoluzionari. Nella lotta tenace del popolo contro queste bande si registrano fino al momento 549 vittime, tra combattenti caduti nelle azioni contro i banditi e civili assassinati.
E’ stato nell'Escambray dove il Governo degli Stati Uniti aveva considerato che esistevano le migliori condizioni geografiche e socioeconomiche per lo sviluppo di questo tipo delle sua aggressione contro Cuba. Così questa zona diventa il teatro principale di operazioni delle bande mercenarie e in essa la CIA concentra il maggiore appoggio materiale e finanziario ai banditi. Sette delle dieci missioni già citate esplicitamente dal direttore generale dell'Agenzia nella sua menzionata relazione segreta declassificata, compiute dalla CIA per rifornire le bande di armi, munizioni ed equipaggiamenti dall'aria tra settembre 1960 e marzo 1961, hanno come obiettivo le zone montagnose di Las Villas.
Nella provincia di Las Villas si riscontrano 168 bande che contano 2.005 controrivoluzionari. Solamente nell'Escambray operano 136 bande, cioè, quasi la metà del totale nazionale. Ma il fenomeno delle bande controrivoluzionarie è di portata nazionale, con incidenza maggiore o minore in ognuna delle sei province in cui era diviso allora il territorio nazionale, con preferenza nelle altre due province montagnose: Pinar del Río e Oriente.
La partecipazione diretta degli Stati Uniti nell'appoggio alle bande mercenarie si manifesta anche nella presenza in esse di agenti nordamericani. Il 22 settembre 1959 forze dell'Esercito Ribelle e delle milizie contadine sostengono uno scontro e catturano un gruppo di banditi a Pinar del Río tra i quali si trovano i nordamericani Austin Frank Young e Peter John Lambton. Nell’agosto 1960 è catturato nell'Escambray l'agente della CIA Richard Allen Pecoraro, infiltrato in territorio cubano con la missione di supervisionare la situazione delle bande che operano su queste montagne.
Nei loro anni di malefatte, le bande mercenarie appoggiate dalla CIA incendiano, distruggono e saccheggiano decine di scuole, negozi del popolo, abitazioni contadine, fattorie, cooperative, stalle, magazzini, mezzi di trasporto, piantagioni di canna da zucchero, seminati agricoli, bestiame e innumerevoli altri beni del popolo. La loro azione terroristica costa al paese e a innumerevoli famiglie contadine abbondanti perdite materiali.
A questo bisogna aggiungere che, per disarticolare e liquidare queste bande, è stato necessaria, oltre all'impiego delle forze regolari dell'Esercito Ribelle, la mobilitazione volontaria di oltre 70.000 miliziani di diversi centri di lavoro e studenteschi, che è stato necessario addestrare, equipaggiare, rifornire e accollarsi il pagamento dei loro averi e salari, senza contare gli incalcolabili danni economici causati ai loro rispettivi centri di lavoro.
QUATTORDICESIMO: La schiacciante sconfitta di Playa Girón e la conseguente umiliazione subita dal Governo degli Stati Uniti, porta a un piano di massima priorità, ai più alti livelli di questo Governo, la distruzione della Rivoluzione cubana, come riflette la documentazione segreta nordamericana corrispondente a questo periodo, recentemente declassificata. L'esame e la rivalutazione integrale della strategia contro Cuba, ordinate dal Presidente Kennedy, conducono alla fine nei mesi di gennaio e febbraio 1962 alla formulazione del cosiddetto ‘Progetto Cuba’ che consiste in una totalmente nuova impostazione della guerra segreta contro il nostro paese, organizzata a partire da questo momento in quella che viene definita ‘Operazione Mangusta’.
In un documento in data 14 marzo 1962, si stabiliscono come premesse dell'Operazione Mangusta quanto segue:
"Intraprendendo l'obiettivo di provocare l’abbattimento del governo in questione [quello di Cuba], gli Stati Uniti faranno un uso massimo delle risorse native, sia interne come esterne, ma riconosce che il successo finale richiederà l'intervento militare decisivo degli Stati Uniti.
Nella misura in cui si sviluppino, dette risorse native saranno utilizzate per preparare e giustificare questo intervento, e dopo per facilitarlo e appoggiarlo".
Secondo il cronogramma elaborato dal generale Edward Lansdale, incaricato da Kennedy del coordinamento e dell’esecuzione dell'Operazione Mangusta, e stabilito in documento in data 20 febbraio 1962, il culmine dell'operazione è previsto per la seconda quindicina del mese di ottobre di quello stesso anno, quando verrà eseguita la ‘Fase Sesta’ o ‘Finale’ del piano con l'intervento militare nordamericano. Nel frattempo, la scalata sovversiva include, tra altre linee di azione, l'infiltrazione di agenti e gruppi di sabotaggio, l'appoggio all'attività incrementata delle bande armate, l'organizzazione di attentati contro i principali dirigenti della Rivoluzione, la realizzazione di una vasta offensiva di propaganda anticubana e l'esecuzione di sabotaggi diretti specialmente contro l'industria del nichel, il rifornimento di petrolio, le comunicazioni e la generazione di energia.
L'Operazione Mangusta viene ufficialmente tralasciata dal Presidente Kennedy nel gennaio 1963, tre mesi dopo la cosiddetta ‘Crisi di Ottobre’, sorta come risultato delle misure adottate congiuntamente da Cuba e dall'Unione Sovietica davanti all'evidenza dei preparativi di un'aggressione militare diretta degli Stati Uniti. Durante il periodo di validità ufficiale dell'Operazione, cioè, in un lasso di circa quattordici mesi, sono registrate 5.780 azioni terroristiche contro il nostro paese, di queste 716 sabotaggi importanti contro obiettivi economici.
Negli anni seguenti, le infiltrazioni di gruppi terroristici, le incursioni aeree, gli attacchi di imbarcazioni pirata provenienti dal territorio nordamericano e la campagna di azioni di sabotaggio contro negozi, fabbriche, magazzini, piantagioni e altri obiettivi sociali, mantengono un ritmo simile.
Da parte loro, gli anni della decennio del 1970 sono testimoni di una recrudescente ondata di azioni terroristiche contro Cuba, portate a termine da organizzazioni controrivoluzionarie che, come riconoscono testimonianze declassificate della CIA, offrirono una facciata di origine cubana a quelle e ad altre malefatte. Il 17 aprile 1970 un gruppo di tredici membri dell'organizzazione Alpha 66 sbarca sulla costa di nordest dalla provincia di Oriente, vicino alla città di Baracoa, con lo scopo di realizzare operazioni armate e sabotaggi in quella zona montagnosa. Il gruppo viene liquidato pochi giorni dopo con la decisiva partecipazione delle milizie contadine della montagna, al prezzo di quattro combattenti morti.
Il 12 ottobre dell'anno seguente è mitragliato il villaggio di Boca de Samá, nella zona di Banes, pure nella provincia di Oriente, da una lancia rapida e da un'imbarcazione più grande provenienti dal territorio degli Stati Uniti. Ci sono due morti e vari feriti, tra questi due bambini. In dicembre sono catturati vicino alle coste cubane le navi ‘Layla Express’ e ‘Johnny Express’, utilizzate come navi di appoggio per le incursioni pirata contro Cuba i cui capitani confessano di essere agenti della CIA. Negli anni seguenti prosegue l'attività di infiltrazione di agenti attraverso le coste cubane, come pure gli attacchi terroristici a impianti costieri del paese.
Nel giugno 1976 la CIA riunisce cinque gruppi terroristici di origine cubana radicati negli Stati Uniti che aveva sostenuto, addestrato e avuto al suo servizio, e crea il cosiddetto ‘Comando di Organizzazioni Rivoluzionarie Unite’ (CORU). Nell’agosto 1976, appena due mesi dopo la creazione del CORU, un giornale dell'estrema destra di origine cubana radicata a Miami pubblica un articolo a carattere militare in cui, dopo avere narrato di un attentato dinamitardo contro l'Ambasciata di Cuba in Colombia e di un altro che ha distrutto alcuni uffici di ‘Air Panamá’, si annuncia: "Molto presto attaccheremo aerei in volo". L'annuncio era firmato dai i cinque gruppi terroristici che compongono il CORU. Sei settimane dopo, esplode in pieno volo, dopo dieci minuti dalla partenza dall'aeroporto internazionale dell'isola caraibica delle Barbados, un aeroplano civile cubano con 73 persone a bordo, atto mostruoso di terrorismo sul quale torneremo più avanti.
Il crimine delle Barbados è il fatto più rilevante della catena di aggressioni contro il nostro paese in quegli anni, ma non l'unico. In altre sezioni di questa domanda verrà riferito l'incremento in questa fase dei sequestri di imbarcazioni, degli attentati contro impianti e funzionari cubani all'estero e di altre azioni, in molte delle quali è stato riconosciuto o è stato determinato l'intervento del CORU. La violenza è scatenata particolarmente contro gli interessi cubani negli Stati dei Caraibi e dell’America Centrale che mantengono relazioni con Cuba. Per eseguire i loro colpi i terroristi del CORU utilizzano senza difficoltà come principali basi di operazioni i territori di Stati Uniti, Puerto Rico, Nicaragua e Cile. In quegli anni sono eseguiti atti terroristici che provocano morti, feriti e danni materiali, in rappresentanze diplomatiche, consolari e commerciali di Cuba in Canada, Messico, Cile, Perù, Spagna, Giamaica, Gran Bretagna, Francia, Venezuela, Portogallo, Costa Rica e Stati Uniti.
In un altro ordine di cose, si possono citare come esempio di azioni di sabotaggio in quegli anni la distruzione totale per incendio del teatro Amadeo Roldán, uno dei principali di La Habana, il 30 giugno 1977, che produce danni per un valore di 15.8 milioni di dollari, e l'incendio di grandi proporzioni provocato il 12 ottobre di quello stesso anno nella scuola secondaria di base ‘Manuel Valdés Rodríguez’, pure a La Habana, con grave pericolo per la vita di centinaia di studenti.
L’8 maggio 1980 è incendiato intenzionalmente a Marianao un edificio di dieci piani dove era situato l’asilo infantile ‘Le Van Tham’, il più grande di Cuba. Solo grazie all'azione eroica di pompieri, miliziani, studenti di una scuola secondaria vicina al posto e della popolazione in generale, si è riusciti a salvare 570 bambini e lavoratori imprigionati dal fuoco. La similitudine dei mezzi utilizzati in questa azione a quelli sequestrati ad agenti della CIA catturati o impiegati in altri attentati terroristici precedenti, permette agli esperti di giungere alla conclusione che la loro provenienza era la stessa. Questa spregevole azione causa abbondanti danni materiali.
QUINDICESIMO: Tra il 30 e il 31 gennaio 1990, un'unità del Servizio di Guardacoste degli Stati Uniti aveva mitragliato e cercato di affondare la nave mercantile ‘Herman’, battente bandiera panamense, ma noleggiata da Cuba e dotata di un equipaggio di marinai cubani, mentre navigava attraverso le acque internazionali del Golfo del Messico con un carico di minerali destinato al porto di Tampico. La brutale e ingiustificata aggressione al ‘Herman’, che fortunatamente non ha prodotto vittime umane benché avesse causato seri danni all'imbarcazione, aveva aperto in maniera simbolica un decennio nel quale riappaiono in scena gli attacchi pirata, le infiltrazioni e i piani di attentati come modalità di terrorismo contro Cuba, istigati dai settori di estrema destra, sostenitori della violenza, radicati a Miami e raggruppati attorno alla cosiddetta Fondazione Nazionale Cubano-Americana.
Durante i primi cinque anni del decennio 1990, gli organi di sicurezza cubani fecero fallire numerose infiltrazioni e neutralizzarono un considerevole numero di agenti incaricati portare a termine azioni terroristiche di ogni genere all’interno di Cuba. Qui di seguito, alcuni dei fatti più significativi di quegli anni:
Il 7 ottobre 1992, i terroristi Guillermo Casasús Toledo, Miguel Hernández e Jesús Areces Bolívar, appartenenti all’organizzazione ‘Comandos L’, mitragliano da un'imbarcazione proveniente dagli Stati Uniti le strutture dell’albergo Meliá Varadero. Questa azione segna la nuova strategia terroristica di focalizzarsi sul turismo straniero a Cuba, per tentare di colpire l'immagine internazionale del paese e una delle voci principali dello sviluppo della sua economia.
Il 2 aprile 1993 la petroliera ‘Mykonos’, battente bandiera maltese, con equipaggio cubano-cipriota, veniva mitragliata a 7 miglia a nord di Matanzas da lancia rapida con a bordo membri del cosiddetto Esercito Armato Segreto, gruppo terroristico radicato a Miami.
Il 2 settembre 1993 viene arrestato il cittadino messicano Marcelo García Rubalcava, residente negli Stati Uniti, il quale era stato imbottito di esplosivi e di propaganda sovversiva. Il terrorista ha ammesso i suoi legami con l'organizzazione Alpha 66 e la partecipazione personale di Andrés Nazario Sargén nei preparativi della sua operazione che consisteva nel portare a termine attentati contro strutture turistiche e perfino contro il Presidente Fidel Castro.
Parallelamente a questo incremento dell'attività terroristica, si moltiplicano in questa epoca le trasmissioni radiofoniche realizzate, dal territorio degli Stati Uniti, dalle stazioni radio di diverse organizzazioni terroristiche nelle quali si istigava a compiere azioni violente. Solo in un mese, tra il 26 gennaio ed il 25 febbraio 1993, dette emittenti hanno trasmesso non meno di venti messaggi che istigavano all'eliminazione fisica di Fidel Castro, cento appelli a compiere atti di sabotaggio all'economia, 124 esortazioni ai militari cubani ad abbattere il Governo cubano e 471 convocazioni per eseguire azioni di propaganda contro lo Stato.
Alla fine 1993 si moltiplica il lavoro di reclutamento da parte della Fondazione Nazionale Cubano-Americana, di persone disposte a compiere azioni terroristiche a Cuba. Uno di questi agenti, scoperto in seguito dagli organi della sicurezza cubana, aveva avuto la missione di portare a termine azioni di avvelenamento del bestiame bovino, sabotaggi contro auto di stranieri e del turismo e collocazione di bombe in strutture alberghiere e ricreative a La Habana, compreso il cabaret Tropicana. Un altro aveva come incarico l’incendio di campi di canna da zucchero e la localizzazione di obiettivi economici mediante l'utilizzo di un sistema di posizionamento via satellite in vista del loro successivo sabotaggio.
L’11 marzo 1994, da una lancia rapida condotta da membri dell'organizzazione ‘Alpha 66’, viene mitragliato l’albergo Guitart-Cayo Coco, azione che si ripete il 6 ottobre di quello stesso anno.
Il 1995 segna un’escalation dei piani della Fondazione Nazionale Cubano-Americana per incrementare le azioni violente all’interno del territorio cubano, con speciale riguardo agli attentati terroristici contro installazioni turistiche e obiettivi economici. Si conserva con uguale priorità la linea di azione volta ad attentare alla vita del Comandante in Capo Fidel Castro. Durante questi ultimi anni, senza contare i vari noti piani per assassinare il Presidente cubano, risaltano per la loro importanza le seguenti azioni o piani terroristici:
Il 20 marzo 1995 vengono arrestati all'aeroporto di La Habana i cittadini nordamericani di origine cubana Santos Armando Martínez Rueda e José Enrique Ramírez Oro, che avevano collocato una carica esplosiva di 1.38 chilogrammi di C-4 in un albergo di Varadero, carica che viene individuata e disattivata. I due terroristi avevano viaggiato con documenti costaricani falsi e precedentemente si erano infiltrati nel paese attraverso la zona di Puerto Padre. In quell'occasione avevano nascosto un recipiente con 51 libbre di C-4, micce, batterie, orologi e altro materiale per la preparazione di manufatti esplosivi che intendevano collocare in strutture turistiche. Martínez Rueda ha dichiarato di avere ricevuto l'assistenza logistica e il finanziamento da Angel Bonet, Guillermo Novo e Arnaldo Monzón, tutti capoccia della Fondazione Nazionale Cubano-Americana.
Il 20 maggio 1995 un'altra lancia rapida abilitata e condotta da elementi dell'organizzazione ‘Alpha 66’, ha mitragliato nuovamente l’albergo Guitart-Cayo Coco. Gli autori del fatto hanno raccontato la loro azione in un programma televisivo a Miami al quale partecipò anche Nazario Sargén.
Il 12 gennaio 1996 sono stati arrestati a La Habana i cubani Cecilio Reynoso Sánchez e Juan Ramos Reynoso, il primo residente a Miami, mentre stavano trasportando 900 grammi di esplosivo C-4 e altro materiale. Reynoso Sánchez stava eseguendo i dettami di Rufino Alvarez Oquendo, segretario generale del Fronte Nazionale dei Prigionieri Politici, ma ha ammesso i suoi contatti con Hernán Santiesteban, Horacio García e Roberto Martín Pérez, della Fondazione Nazionale Cubano-Americana. L'intenzione di questi terroristici era di collocare manufatti esplosivi in centri turistici o nei locali di aziende a capitale misto.
L’11 febbraio 1996 sono stati catturati tre cubani residenti negli Stati Uniti che erano penetrati a bordo di una lancia rapida nella baia di Cárdenas per prendere a fucilate l’albergo Meliá Las Américas e diffondere propaganda sovversiva. Nell’agosto di quell'anno viene arrestato il cittadino nordamericano Walter Van der Veer, inviato dal cosiddetto Fronte Cubano di Liberazione, che aveva introdotto nel paese materiale militare e incendiario, aveva portato a termine azioni di propaganda sovversiva e organizzato piani terroristici contro centri economici.
Il 17 settembre 1996 viene arrestato il cittadino di origine cubana, residente a Miami, Pedro Pablo Pulido Ortega, che si era infiltrato attraverso la zona di Chambas, nella provincia di Ciego de Avila, con un carico di armi, munizioni e altri materiali destinati al compimento di azioni terroristiche. L'arsenale avrebbe dovuto essere consegnato a Noel Ramos Rojas, pure di origine cubana e residente negli Stati Uniti, che era entrato legalmente nel paese in varie occasioni come membro della comunità cubana all’estero, con lo scopo di preparare le condizioni per l’esecuzione di sabotaggi contro installazioni economiche. Il piano era stato organizzato dal gruppo denominato Progetto Cuba Governo Provvisorio, con base a Miami, e dal suo capo Julio Codias.
Nell’ottobre 1996 si viene a sapere dell'esistenza di un piano terroristico tramato da membri dell'organizzazione denominata ‘Brigata 2506’ che consisteva nel mettere a punto piccoli aeroplani o altri mezzi aerei carichi di esplosivo che sarebbero stati puntati mediante telecomando contro un assembramento popolare in Piazza della Rivoluzione e analoghi obiettivi quali le centrali termoelettriche di Tallapiedra, di Mariel e di Santa Cruz del Norte e la raffineria ‘Ñico López’. E’ stato appurato il legame e l'appoggio a questo piano della Fondazione.
Il 12 aprile 1997 esplode un manufatto costituito da circa 600 grammi di C-4 in uno dei gabinetti della discoteca ‘Aché’ dell’albergo Meliá-Cohíba, a La Habana. Il 30 di quello stesso mese viene scoperto un altro manufatto, formato da 401 grammi di C-4, nel corridoio del 15° piano dello stesso albergo. Indagini successive hanno permesso di determinare che le due bombe, una delle quali aveva causato considerevoli danni materiali, erano state collocate dal terrorista salvadoregno Francisco Chávez Abarca.
Il 24 maggio 1997 esplode una bomba all'entrata degli uffici della rappresentanza dell'azienda turistica cubana Cubanacán a Città del Messico. Un altro ordigno simile esplode all'entrata degli uffici di Havanatur, un'altra azienda turistica cubana, nella città di Nassau, il 3 agosto.
L’escalation terroristica ha preso nuove sfumature con l'esplosione quasi simultanea di diverse bombe nelle hall degli alberghi Capri e Nacional, a La Habana, il 12 luglio 1997, con un bilancio totale di quattro feriti e di considerevoli danni materiali. Come si è potuto appurare in seguito, gli ordigni erano stati collocati dal mercenario di origine salvadoregna Raúl Ernesto Cruz León, al servizio del noto terrorista Luis Posada Carriles e della Fondazione Nazionale Cubano-Americana.
Meno di un mese dopo, il 4 agosto, esplode una bomba nella hall dell’albergo Meliá-Cohíba. Il giorno 22, un altro ordigno scoppia in un corridoio dell’albergo Sol Palmeras, a Varadero.
Lo stesso Raúl Ernesto Cruz Léon il 4 settembre 1997 colloca quattro bombe negli alberghi Copacabana, Chateau e Tritón e nel ristorante La Bodeguita del Medio. Una di esse causa la morte del turista italiano Fabio di Celmo. Ma questa volta Cruz León viene scoperto e arrestato alcune ore dopo. Ha dichiarato di essere stato arruolato dal salvadoregno Francisco Chávez Abarca, autore del primo attentato terrorista commesso.
Il 30 ottobre 1997 viene individuato un potente ordigno esplosivo sotto un chiosco di vendita al Terminale 2 dell'Aeroporto Internazionale José Martí, a La Habana. Indagini successive hanno permesso di stabilire che i responsabili della collocazione di questa bomba erano i cittadini guatemaltechi Jorge Venancio Ruiz e Marlon Antonio González Estrada, autori anche dell'attentato contro l’albergo Sol Palmeras.
Il 4 marzo 1998 vengono arrestati a La Habana i cittadini guatemaltechi Nader Kamal Musalam Barakat e María Elena González Meza che tentavano di introdurre a Cuba esplosivi e altri materiali necessari per fare attentati terroristici per ognuno dei quali avrebbero ricevuto 1.500 dollari. Due settimane dopo viene arrestato il pure guatemalteco Jazid Iván Fernández Mendoza, marito di María Elena González e complice dei suoi piani terroristici. Nelle loro dichiarazioni i tre hanno rivelato la partecipazione di Francisco Chávez Abarca nei preparativi dell'operazione che era finanziata e diretta da Arnaldo Monzón, Ramón Medina - uno degli pseudonimi di Luis Posada Carriles – e da un altro individuo identificato soltanto "come il signore del New Jersey".
Il 28 maggio 1998 vengono arrestati i terroristi Ernestino Abreu Horta e Vicente Marcelino Martínez Rodríguez che si erano infiltrati alcuni giorni prima a Cuba attraverso la costa della municipio di Minas de Matahambre, nella provincia di Pinar del Río e avevano tentato di introdurre un grosso carico di armi. Militavano, rispettivamente, nelle organizzazioni Alpha 66 e Partito Protagonista del Popolo, quest’ultima organizzata dal terrorista Orlando Bosch. Il piano prevedeva la successiva infiltrazione di un gruppo più numeroso di uomini.
Il 10 giugno 1998 viene arrestato all’aeroporto di La Habana il cittadino salvadoregno Otto René Rodríguez Llerena che intendeva introdurre nel paese 1.519 grammi di esplosivo plastico e altro materiale per la fabbricazione di bombe destinate a centri turistici e ad altri obiettivi. Questo terrorista era stato l'autore dell'attentato dell’agosto 1997 contro l’albergo Meliá-Cohíba. Nelle sue dichiarazioni ha identificato Luis Posada Carriles come la persona che, sotto lo pseudonimo di Ignacio Medina, gli aveva proposto la realizzazione di queste azioni e gli aveva fornito tutti i mezzi per portarle a termine. Con la testimonianza dell'agente della Sicurezza di Stato cubana, infiltrato nella Fondazione, Juan Francisco Fernández Gómez, rilasciata al processo contro Rodríguez Llerena, viene messo in luce ancora una volta il legame diretto di questa organizzazione con questi piani, e la sua intenzione di estendere gli obiettivi degli attentati terroristici a installazioni di particolare significato patriottico ed emotivo per il popolo cubano, come il memoriale e mausoleo del Che e dei suoi compagni a Santa Clara, la Piazza Antonio Maceo a Santiago di Cuba e il Museo della Rivoluzione con il Memoriale Granma a La Habana.
I piani terroristici contro Cuba, promossi e finanziati dalla Fondazione Nazionale Cubano-Americana e da altre organizzazioni controrivoluzionarie radicate nel territorio nordamericano, si sono mantenuti latenti nonostante le reiterate denunce pubbliche del Governo cubano. Il Governo degli Stati Uniti ha tutte le informazioni e l'enorme abbondanza di mezzi a portata di mano per potere neutralizzare queste azioni se solo lo volesse. La continua impunità con cui questi elementi terroristi proseguono i loro atti criminali contro Cuba, trasforma di fatto questo Governo in favoreggiatore e complice del terrorismo contro il nostro paese.
Per gli eventi di carattere penale che appaiono narrati nei fatti contenuti nella presente richiesta, si sono istruite le corrispondenti pratiche investigative e le cause che a suo tempo hanno trasmesso i tribunali competenti.
SEDICESIMO: Non c'è stato settore alcuno della vita sociale ed economica della nazione cubana che non si sia visto colpito in maniera diretta in questi quaranta anni, in grado maggiore o minore, dalla politica aggressiva del Governo degli Stati Uniti contro Cuba. Ma, tra tutti questi, sono state probabilmente le attività in rapporto alla produzione di alimenti per la popolazione e di derrate alimentari esportabili per il sostegno dell'economia del paese, quelle che sono figurate nel modo più costante nei piani e nei programmi concreti della sporca guerra nordamericana contro Cuba.
Per quattro decenni, il settore agro-zootecnico è stato un obiettivo primario nei piani di aggressione degli Stati Uniti contro Cuba. Fonte dei principali prodotti di esportazione cubana e della maggior parte degli alimenti che la popolazione consuma, questo settore costituisce un elemento chiave nei propositi destabilizzatori di questo paese e nelle sue intenzioni di piegare per fame la ferma volontà del nostro popolo di difendere la sua Rivoluzione, il suo sistema socialista, la sua libertà e la sua indipendenza.
Il principale versante di questa guerra contro l'agricoltura, l'allevamento e la pesca cubane è stato, senza dubbio, l'aggressione biologica, alla quale si dedicherà più avanti uno spazio speciale in questa richiesta. In aggiunta a questa linea di azione, tuttavia, bisogna sottolineare anche l'impiego preferenziale del sabotaggio e di altre forme di terrorismo. Complessi adibiti ad allevamento, stalle di mungitura, fattorie avicole, depositi di concime, fertilizzanti e prodotti agricoli e zootecnici, capannoni per il trattamento del tabacco, per il trasporto di carichi e macchinari agricoli, tra l’altro, sono stati oggetto di azioni terroristiche e di sabotaggio con un elevato bilancio di danni materiali e di perdite economiche significative per la produzione e con conseguenze sensibili nella disponibilità dei prodotti per il consumo della popolazione e per l'esportazione.
In particolare il settore dello zucchero, principale attività economica per generare posti di lavoro e introiti nel paese, dai primi giorni seguiti al trionfo della Rivoluzione nel gennaio 1959, è stato oggetto di un'intensa e prolungata aggressione da parte degli Stati Uniti e dei loro agenti. Non è bastato agli strateghi nordamericani di sopprimere la quota di zucchero di Cuba sul mercato degli Stati Uniti e di ostacolare in modo sistematico la commercializzazione internazionale dello zucchero cubano, come è stato ripetutamente denunciato da Cuba. Contro le canne nei campi, contro gli impianti e i magazzini dello zucchero, è stata sferrata dall'inizio una feroce campagna terroristica di distruzione.
Subito dopo la promulgazione della Legge di Riforma Agraria e di altre misure di profonda giustizia sociale, come parte della catena di voli di aerei e di piccoli velivoli pirata provenienti dal territorio nordamericano che si moltiplicano a partire dal secondo semestre 1959, decine di quei voli
hanno come missione il lancio di sostanze incendiarie sui canneti e di bombe sugli impianti dello zucchero cubani. Queste azioni hanno causato danni e perdite milionarie e costose interruzioni della produzione dello zucchero.
Benché recentemente la richiesta presentata a questo stesso tribunale contro il Governo degli Stati Uniti da queste organizzazioni sociali cubane per una sentenza di riparazione dei danni e di indennizzo per i danni umani, raggruppi diversi incidenti relativi a questa linea di aggressione, non è inutile tornare a ricordarne alcuni di essi, presi quasi a caso:
Il 26 ottobre 1959, un aeroplano lanciò due bombe incendiarie sulla centrale ‘Niágara’, nella provincia di Pinar del Río. Quello stesso mese, la centrale ‘Punta Alegre’, nella provincia di Camagüey, fu oggetto di tre attacchi con bombe lanciate dall'aria, e la centrale ‘Violeta’ fu attaccata in due occasioni.
A partire dal mese di gennaio 1960, all’apice della zafra di quell'anno, si moltiplicarono i voli sui canneti. Il giorno 12 vennero incendiate dall'aria 5.750 tonnellate di canne nelle aree dell’impianto ‘Hershey’, nella provincia di La Habana. Il giorno 18 un piccolo velivolo proveniente dagli Stati Uniti lanciò sostanze incendiarie sui canneti di Rancho Veloz e di Quemado de Güines, nella provincia di Las Villas, provocando la distruzione di oltre 4.600 tonnellate di canna e di due abitazioni contadine.
Il 28 gennaio un aeroplano bianco bimotore, con matricola nordamericana numero CN-325, lasciò cadere ordigni incendiari sui canneti della centrale ‘Adelaida’, nella provincia di Camagüey, causando la perdita di 172.500 tonnellate di canne. I danni furono stimati in 2.8 milioni di pesos. Dopo incursioni pirata contro i canneti degli impianti ‘Corazón de Jesús’ e ‘Santa Teresa’, nella provincia di Las Villas, vennero scoperti diversi ordigni lanciati ma inesplosi, con l'iscrizione "Bristol Marines, Made in USA". Il giorno 30 andarono perdute oltre 575 tonnellate nella centrale ‘Chaparra’, nella provincia di Oriente, e l’11 febbraio vennero incendiate oltre 1.150 tonnellate nella provincia di Matanzas.
Il 7 febbraio 1960 un piccolo velivolo incendiò 17.250 tonnellate di canna nelle centrali ‘Violeta’, ‘Florida’, ‘Céspedes’ ed ‘Estrella’ a Camagüey. Il 23 febbraio diversi piccoli velivoli lanciano ordigni incendiari sugli zuccherifici ‘Washington’ e ‘Ulacia’, a Las Villas, e ‘Araujo’ a Manguito, nella provincia di Matanzas. In totale sono stati perduti 69.000 tonnellate di canna. Soltanto nella zona di Manguito le perdite sono state stimate in più di un milione di pesos.
In marzo, le canne delle centrali ‘Trinidad’, a Sancti Spíritus; di nuovo quelle delle centrali ‘Delicias’ e ‘Chaparra’ in Oriente; quelle delle centrali ‘Australia’ e ‘Tinguaro’, a Matanzas, e ‘Perseverancia’, a Cienfuegos. In agosto, un'altra volta i canneti della centrale ‘Violeta’, e così innumerevoli altre aggressioni accadute in anni successivi, alle quali parteciparono anche attivamente le bande mercenarie organizzate, finanziate e armate dagli Stati Uniti.
Le perdite causate tra il 1960 e il 1965 solo come conseguenza dell’incendio dei canneti nelle diverse province del paese per attacchi pirata e per l'azione delle bande mercenarie organizzate e finanziate dagli Stati Uniti, superano l'equivalente di 1,5 milioni di tonnellate di zucchero. A ciò si sommano abbondanti perdite economiche per ricadute sulla produzione e sull'esportazione, risultato di decine di sabotaggi agli impianti produttivi, alle attrezzature agricole, ai magazzini e ai mezzi di trasporto per questa attività, eseguiti da agenti al servizio degli Stati Uniti.
Non meno di 46 importanti zuccherifici sono stati aggrediti direttamente, di essi alcuni in ripetute occasioni. Nella citata richiesta presentata da queste organizzazioni sociali, si riportano un centinaio di aggressioni diverse contro impianti dello zucchero che hanno provocato considerevoli danni materiali a queste installazioni. Tra questi casi, si ricorda l'attacco lanciato il 18 febbraio 1960 contro la centrale ‘España’, nella provincia di Matanzas, in cui il piccolo velivolo aggressore esplode per l’esplosione al proprio interno di una delle sue bombe. Come conseguenza dell'incidente sono morti i due piloti del velivolo, identificati come il cittadino nordamericano Robert Ellis Frost e il suo copilota Onelio Santana Roque, questo ultimo ex membro dei corpi di repressione della tirannia di Batista, che avevano compiuto almeno altre tre simili missioni aeree contro obiettivi cubani partendo dall'aeroporto di Tamiami, nello stato nordamericano della Florida.
L'intensa campagna lanciata dal Governo degli Stati Uniti tra i tecnici dell'industria zuccheriera per indurli a emigrare, ha avuto pesanti conseguenze economiche negative su questa industria che si è vista anche colpita dalla mobilitazione di un importante numero di lavoratori per rispondere alla necessità di difesa del paese di fronte alle continue aggressioni a cui era sottoposta la nazione.
Le azioni di sabotaggio e gli attacchi contro campi di canne e le installazioni dell'industria dello zucchero, intraprese dagli Stati Uniti contro questo ramo chiave dell'economia cubana, hanno avuto l’obiettivo di provocare il collasso dell'economia dello zucchero e, con questa, quello di tutto il sistema economico cubano.
Tra le innumerevoli aggressioni contro altre attività e impianti agricoli si possono citare come esempio le seguenti: nel 1960 l'incendio di quattro capannoni per il trattamento del tabacco a Limonar, provincia di Matanzas; nel 1963 le fattorie ‘José Martí’ a Florida, provincia di Camagüey, ‘Conrado Benítez’, a Trinidad, attuale provincia di Sancti Spíritus, e ‘Yuri Gagarin’ a Los Palacios, provincia di Pinar del Río; nel 1964 la fattoria ‘Hermanos Mayo’ a Las Tunas, e ‘Julio Antonio Mella’ ad Aguada de Pasajeros, attuale provincia di Cienfuegos; nel 1980 la piantagione di caffè ‘Santa Martha’ a Guantánamo. In tutti questi casi e decine di altri simili, i terroristi e i sabotatori al servizio del Governo degli Stati Uniti hanno causato rilevanti danni materiali a impianti, attrezzature, fertilizzanti, raccolti e produzioni agro-zootecniche.
L'incendio e la distruzione di un elevato numero di impianti adibiti all'avicoltura, con la perdita di centinaia di migliaia di volatili, attrezzature, integratori speciali per il mangime dei polli e altri settori di quell'attività, hanno causato perdite economiche milionarie e gravi conseguenze alla produzione e al consumo della popolazione. Tra gli innumerevoli impianti avicoli che sono stati bersaglio di queste aggressioni si contano una fattoria a Madruga, provincia di La Habana, nel 1960; l'attacco contro vari impianti di allevamento di maiali e polli a Martí, provincia di Matanzas, nel 1963; il sabotaggio delle installazioni di ‘El Cubano’, a Pedro Betancourt, e della fattoria ‘España’ a Perico, provincia di Matanzas, nel 1964; nell'anno seguente, contro altre cinquanta impianti avicoli a Martí; nel 1980 contro la fattoria ‘Buena Vista’ a Santiago de las Vegas.
Anche il settore della pesca è stato uno di quelli che ha dovuto subire con maggiore intensità le provocazioni, le azioni terroristiche e le aggressioni di ogni tipo contemplate dai piani del Governo degli Stati Uniti contro Cuba. È naturale che un ramo tanto importante nella produzione di alimenti per la popolazione e nella generazione di introiti in valuta attraverso l’esportazione dei prodotti marini, sia stato un bersaglio prediletto del terrorismo nordamericano, tenendo inoltre conto del carattere particolarmente vulnerabile di molte delle sue strutture che, come le imbarcazioni per la pesca di altura, lavorano separate e distanti del territorio nazionale.
Un totale di 294 pescherecci di diversa portata e specializzazione – per il tonno, le aragoste, i gamberi, i pesci con squame, per la pesca di tartarughe, spugne e altro in altura e da piattaforma - sono stati oggetto di diverse aggressioni. Alcune di queste imbarcazioni sono state distrutte o affondate, altre seriamente danneggiate; un numero considerevole di queste sono state sequestrate e portate nel territorio degli Stati Uniti, e una gran parte di esse non sono mai state restituite a Cuba.
L'istigazione all'emigrazione e la continua campagna radiofonica di emittenti che trasmettono illegalmente dagli Stati Uniti contro Cuba promuovendo l'emigrazione illegale, con la copertura che offre a questo comportamento la cosiddetta Legge di Transizione Cubana, in virtù della quale le persone provenienti da Cuba che approdino al suolo statunitense ottengono permesso di lavoro immediato e dopo un anno il permesso di residenza in quel paese, assieme all'impunità che godono perfino coloro che sequestrano imbarcazioni per arrivare negli Stati Uniti, compresi coloro che per queste azioni commettono assassini, sono stati un forte impulso per il sequestro di pescherecci cubani, di imbarcazioni da diporto o di qualsiasi altro tipo. Come promotore dell'emigrazione illegale, il Governo degli Stati Uniti contrae la responsabilità civile per i danni e per le perdite economiche causati da queste azioni che hanno colpito non solo il settore della pesca, poiché imbarcazioni adibite ad attività di trasporto, turismo o costruzione, per menzionare soltanto questi altri settori, sono state pure sequestrate.
Sarebbe interminabile enumerare le decine di imbarcazioni cubane che sono state attaccate in alto mare o sequestrate e portate al territorio nordamericano, dove i sequestratori hanno goduto immancabilmente di totale impunità. Vengono riportati qui di seguito soltanto alcuni casi di speciale significato.
Il 13 febbraio 1962 sono stati attaccati i pescherecci ‘Sigma I’ e ‘Sigma V’, nel Banco di Cayo Sal. Il 13 ottobre di quello stesso anno, l'aggressione è stata subita dal peschereccio pilotato da Filiberto Suárez Lima e da Miguel Medina che sono stati feriti; l'imbarcazione è stata affondata e i due pescatori sono stati sequestrati e condotti a Miami, dove sono stati liberati soltanto trenta giorni dopo.
Ancora un 13 febbraio, ma del 1963, sono stati sequestrati i pescherecci ‘Sigma XV’ e ‘Sigma II’ e condotti a Cayo Elbow, nelle Bahamas. I pescatori Armando e Ramón López Ruiz sono stati feriti e abbandonati alla loro sorte dai pirati provenienti dal territorio nordamericano. Sono stati salvati giorni dopo da unità della Marina di Guerra Rivoluzionaria.
Il 20 novembre 1968 viene cannoneggiato a 100 miglia delle coste venezuelane il motopeschereccio cubano ‘Alecrín’. Il 10 maggio 1970, i pescherecci ‘Plataforma I’ e ‘Plataforma IV’ vengono sequestrati e i loro undici marinai condotti in un isolotto delle Bahamas, da cui vengono salvati giorni dopo.
Il 23 febbraio 1971, il guardacoste nordamericano ‘Cape York’ cattura in acque internazionali quattro pescherecci cubani il cui equipaggio viene accusato di operare in acque giurisdizionali statunitensi. I quattro capitani e i 47 pescatori vengono multati e rispediti il 2 maggio a Cuba, dove sono oggetto di un’accoglienza popolare di massa davanti all'edificio dell'ex Ambasciata degli Stati Uniti. Durante la loro permanenza sono stati molestati, interrogati abusivamente ed esortati a disertare. Un'aggressione simile viene commessa il 26 maggio contro quattro lance ausiliari di altri due pescherecci che operavano in acque internazionali a ovest dell'isola delle Bahamas Dry Tortuga.
Il 10 ottobre 1972 l’equipaggio di due lance armate abborda i pescherecci ‘Aguja’ e ‘Plataforma IV’, sequestra i pescatori, mina le imbarcazioni e le affonda vicino alle coste dell'isola di Andros. Gli undici pescatori cubani, in una piccola lancia alla deriva, sarebbero stati salvati da un elicottero delle Bahamas il giorno 13. Un anno dopo, il 4 ottobre 1973, i pescherecci cubani ‘Cayo Largo 17’ e ‘Cayo Largo 34’ vengono attaccati da due cannoniere i cui equipaggi assassinano il pescatore Roberto Torna Mirabal e abbandonano gli altri in canotti, senza acqua né viveri.
I pescherecci ‘Ferro 119’ e ‘Ferro 123’ vengono attaccati il 6 aprile 1976 in acque internazionali, tra Cayo Anguila e Cayo Sal, nelle Bahamas. I pescatori Bienvenido Mauriz Díaz e Luis Orlando Díaz Pérez cadono assassinati nella codarda operazione, nella quale vengono feriti altri due marinai. I feriti e il resto degli equipaggi sono stati abbandonati alla loro sorte, finché hanno potuto essere salvati da un'altra nave cubana e da una nave mercantile battente bandiera norvegese.
Tra le numerose imbarcazioni sequestrate in porti o in acque cubane con l'intento di portarle nel territorio degli Stati Uniti, è bene citare, a titolo di esempio, i casi del peschereccio per aragoste ‘Olguita’, della cooperativa di pesca di Batabanó, nell’aprile del 1962, in cui perì affogata la cittadina María Cabrera García; della nave ‘Conchita’, della cooperativo di pesca di La Coloma a Pinar del Río, l’11 novembre 1964; della ‘Santa María’ nel 1967, della cooperativo di pesca di Pinar del Río; del peschereccio per gamberi ‘Martín Gutiérrez’, della Flotta del Golfo, portato a Cayo Hueso il 27 aprile 1969; dei pescherecci per labri della cooperativa di pesca di Batabanó il 17 maggio 1991; dell'imbarcazione numero 10 della cooperativa di pesca di Isola della Gioventù il 13 novembre 1991; dei pescherecci ‘La Luz’, ‘Elba’, ‘Tilapia’, ‘Carpa’ e ‘Patria’, dell’Associazione di Pesca Acuabana tra la fine 1993 e inizio 1994; delle imbarcazioni ‘Lambda 319’ il 3 maggio 1993, e ‘Lambda 329’, il 13 giugno di quello stesso anno, entrambe della Flotta del Golfo di Ciudad de La Habana.
I casi enumerati fanno parte di un'esteso elenco di atti di pirateria promossi o istigati dalla politica di ostilità attuata sistematicamente per quattro decenni dagli Stati Uniti, dei cui autori non si conosce un solo caso in cui la giustizia statunitense abbia imposto una sanzione.
Le aggressioni contro installazioni e imbarcazioni di pesca cubane, oltre a un numero considerevole di vittime umane, hanno causato perdite economiche che si calcolano in centinaia di milioni di dollari, senza considerare il loro significativo influsso nella fornitura di una fonte importante di alimentazione e di apporto di proteine per la popolazione. Un peschereccio è come una fabbrica alimentare. La sua distruzione, il suo furto o sequestro non può, pertanto, essere considerato esclusivamente come un danno economico per la perdita o l'impossibilità di disporre di un attivo, perché l'interruzione della sua attività non solo priva il paese di prodotti di alto valore che possono essere esportati, ma colpisce significativamente la disponibilità di alimenti della popolazione.
DICIASSETTESIMO: Il settore industriale, elemento chiave nello sviluppo economico del paese, che ha sperimentato un favorevole e importante cambiamento strutturale dopo il trionfo rivoluzionario, è stato considerato sistematicamente nei diversi piani di aggressione degli Stati Uniti e delle sue agenzie speciali di intelligence. I rami che costituiscono l'industria di base nazionale sono stati bersaglio di attacchi pirata, sabotaggi e azioni terroristiche che hanno causato abbondanti perdite materiali alla stessa industria e si sono ripercosse negativamente sulla restante attività economica del paese, come è il caso delle industrie elettriche ed energetiche.
Sabotaggi e azioni terroristiche perpetrati contro linee elettriche, reti di trasmissione e di distribuzione, impianti generatori di elettricità, hanno interrotto il servizio elettrico colpendo sia il settore residenziale che le attività produttive e i servizi. I danni causati si riferiscono non solo all'industria in questione, bensì ai danneggiamenti causati all'economia del paese a causa dell’energia non erogata, ciò che colpisce le restanti attività produttive e di servizio, e la popolazione. Sabotaggi a linee e reti hanno lasciato temporaneamente senza servizio località densamente popolate dove sono dislocate varie industrie. L’impianto termoelettrico di Tallapiedra a La Habana, è stato oggetto di un attentato terroristico, mentre una delle caldaie della centrale elettrica ‘10 de Octubre’ a Matanzas, è stata sabotata.
Il 13 marzo 1961, un mese prima dell'attacco mercenario di Playa Girón, una lancia pirata armata attaccò la raffineria di petrolio ‘Hermanos Díaz’, a Santiago de Cuba, causando danni agli impianti tecnologici e a diversi serbatoi. L’azione causò vittime umane. In quello stesso anno, la raffineria ‘Ñico López’ a La Habana, è stata attaccata in due occasioni.
Il 18 agosto 1963 il porto di Casilda, a Cienfuegos, viene attaccato da una lancia pirata che spara contro 24 vagoni ferroviari carichi di combustibile, colpendo e incendiando uno di essi. Altre azioni terroristiche sono portate a termine contro autobotti e stazioni di servizio di carburante in diversi punti del paese con gravi danni materiali.
Il 25 ottobre 1962 viene paralizzata la produzione delle miniere di rame di Matahambre a Pinar del Río, per un tentativo di sabotaggio. In quella stessa zona, il 19 agosto 1963, due lance pirata armate attaccano l’impianto di solfometalli ‘Patricio Lumumba’, producendo danni rilevanti alle installazioni
Il 13 novembre 1966 un aereo pirata lancia tre bombe contro l’impianto della Cubanitro ‘Cepero Bonilla’ e contro la fabbrica di concime ‘Frank País’ a Matanzas. L’8 agosto 1968 viene sabotata la produzione di fertilizzanti della stessa impresa Cubanitro. Altre attività dell'industria di base, come la produzione di gomma e di carta, l'industria grafica e quella del rayon, sono state oggetto di sabotaggi in diversi loro impianti.
In generale, è stato possibile accumulare informazioni da più di un centinaio di fabbriche e di impianti di altri rami industriali in tutto il paese che sono stati oggetto di azioni terroristiche, sabotaggi e incendi dolosi. In alcuni casi, queste azioni hanno causato la totale distruzione degli impianti, in altri la paralisi della produzione per periodi prolungati, interruzioni della produzione e dei servizi e perdite considerevoli sia per i beni colpiti come per la mancata produzione.
Segue una brevissima relazione di alcune di queste azioni terroristiche: nel 1960 i sabotaggi fatti ai telai dell’industria tessile ‘Mayabeque’ nella provincia di La Habana, e il sabotaggio con vetriolo alla produzione di sapone della fabbrica ‘Gravi’ a Jovellanos, provincia di Matanzas; nel 1961 gli incendi della fabbrica di materassi ‘O.K.’ e della distilleria ‘Bodegas Morera’ a Lawton, ambedue a Ciudad de La Habana, e la distruzione della fabbrica di conserve ‘La Campesina’ a Colón, provincia di Matanzas; nel 1962 viene compiuta un'azione terroristica con fosforo vivo nella fabbrica di bambole che era stata inaugurata poco prima a Madruga, provincia di La Habana; nel 1965 viene sabotata la produzione della distilleria "Arrechabala" di Cárdenas nella provincia di Matanzas; nel 1968 vengono incendiate e distrutte la conceria ‘Patricio Lumumba’ a Caibarién, e la fabbrica di mangime per volatili di Santiago de Cuba; nel 1970 viene completamente distrutta da un incendio la fabbrica di fosfati ‘René Bedia’ e nel 1976 la fabbrica ‘Sergio González’ entrambe a Ciudad de La Habana.
DICIOTTESIMO: Nei piani destabilizzatori dell'economia cubana concepiti dagli Stati Uniti, il trasporto e il commercio, come attività che garantiscono i nessi tra le differenti attività e rami dell'economia, sono stati oggetto di un'attenzione particolare per la realizzazione di sabotaggi e aggressioni.
Il trasporto aereo ha sofferto direttamente gli effetti della politica di ostilità verso Cuba, come parte del tentativo sistematico di isolare internazionalmente Cuba e ostacolare ogni via di contatto o vincolo del paese con l'esterno. L'aviazione civile di trasporto cubana ha svolto un importante ruolo nella neutralizzazione di questi propositi del vicino del Nord, e in anni recenti ha partecipato attivamente al processo di sviluppo del settore turistico, aumentando significativamente il numero di visitatori trasportati all'arcipelago cubano e diversificando i suoi punti di destino in diversi paesi del mondo.
Per questo motivo, un altra delle armi più utilizzate contro la Rivoluzione è stata il sequestro di aeroplani e imbarcazioni cubane, e i tentativi di sabotaggio contro questi mezzi. I primi fatti di questa natura registrati sono accaduti nello stesso anno 1959. Rappresentativo di questi è stato il sequestro in pieno volo, il 10 ottobre di quell'anno, di un aereo DC-3 di Cubana de Aviación da parte di vari terroristi armati di pistole e granate a mano che hanno obbligato l'equipaggio a deviare l'aeroplano verso Miami. Né i sequestratori né il velivolo sono stati restituiti.
Un totale di 78 aerei di diversi tipi sono stati colpiti da atti terroristici, tentativi di sequestro e sequestri, molte volte con l'impiego della violenza e la perdita di vite umane. Di queste aeronavi, alcune sono state distrutte o hanno subito forti avarie; un numero apprezzabile degli aeroplani sequestrati e condotti al territorio nordamericano, non sono stati restituiti dal Governo statunitense.
Nel 1960 avvengono varie azioni di questo tipo che in alcuni casi hanno già altre connotazioni più gravi. Il 5 luglio è dirottato con la forza verso Miami un aeroplano Britannia di Cubana che copriva la rotta regolare Madrid-La Habana, e il 14 ottobre vengono sequestrati in una sola operazione sei aeroplani cubani. Il 29 di questo mese viene sequestrato da nove terroristi l'aeroplano DC-3 che copriva la rotta regolare da La Habana a Nueva Gerona, azione nella quale viene assassinato il soldato Cástulo Acosta Hernández e feriti il pilota dell'aereo, Candelario Delgado, e il bambino di 14 anni Argelio Rodríguez Hernández. L’8 dicembre si produce un nuovo tentativo di sequestro di un altro DC-3 di Cubana de Aviación in volo regolare da Santiago de Cuba a La Habana, ma l'azione è frustrata dal coraggioso atteggiamento del pilota Francisco Martínez Malo che poi morì in conseguenza delle ferite ricevute.
Il 3 luglio 1961 è obbligato a deviare la rotta verso Miami un DC-3 di Cubana in volo da La Habana a Santiago de Cuba, nel quale viaggiavano 16 passeggeri. L'aeroplano è stato trattenuto dalle autorità nordamericane e poi da loro venduto arbitrariamente. Il 9 agosto di quell'anno è stato sequestrato l’aereo C-46, matricola CUT-607, azione nella quale perirono il pilota Luis Alvarez Regato e la guardia Silvino Rómulo Sánchez Almaguer.
Tra i mesi di settembre e dicembre di quell'anno sono stati sottratti dal territorio nazionale altri sei aeroplani leggeri. In questi casi, come in quelli di azioni in cui vi erano stati assassini o feriti più o meno gravi tra l’equipaggio o tra i passeggeri, è continuata a prevalere l'impunità concessa ai sequestratori dalle autorità degli Stati Uniti, con totale ignoranza dei reclami cubani di restituzione degli autori di tali fatti criminali e delle aeronavi sequestrate.
Tra il 1962 e il 1965 sono avvenuti altri sette sequestri di aeronavi leggere cubane. In tutti i casi i velivoli erano portati dai sequestratori al territorio nordamericano. Un altro fatto di gravità è stato il sequestro l’8 luglio 1966 di un aeroplano di fumigazione nella regione di Bayamo e l'assassinio del suo custode, il combattente Elúcido Torres.
Nella sua pazzesca politica contro il nostro paese, il Governo degli Stati Uniti ha iniziato e fomentato la pirateria aerea e il sequestro di aeronavi, azioni che in seguito hanno stimolato perfino un fenomeno internazionale di pirateria altamente pericoloso per la sicurezza aerea dei voli internazionali che ha colpito numerosi paesi, compreso il loro stesso paese.
A partire dalla firma nel 1973, su iniziativa cubana, dell'accordo tra Cuba e Stati Uniti sui sequestri e sui dirottamenti aerei, la strategia della CIA è cambiata: è stato abbandonato lo stimolo ai sequestri di aeroplani, ma elementi terroristici storicamente vincolati all'Agenzia hanno cominciato allora a forgiare una modalità di aggressione contro il trasporto aereo più tenebrosa e criminale.
Il 9 luglio 1976 esplode all'aeroporto di Kingston, in Giamaica, una bomba posizionata in una delle valigie che stavano per essere caricate come bagaglio in un volo commerciale di Cubana de Aviación. Un ritardo imprevisto nella partenza dell'aeroplano impedì casualmente che l'ordigno esplodesse in pieno volo.
Ma il sinistro piano dà i suoi frutti il 6 ottobre di quell'anno. Una bomba posizionata dentro l'aeroplano CUT-1201 di Cubana de Aviación esplode in pieno volo pochi minuti dopo il decollo dell'aeronave dall'aeroporto delle Barbados. Nel criminale sabotaggio muoiono le 73 persone che viaggiavano nell'aereo, di esse 57 cubani tra i quali si trovavano i membri della squadra giovanile di scherma. I rei confessi del ripugnante crimine hanno agito contrattati da due dei più noti terroristi di origine cubana legati alla CIA.: Orlando Bosch Ávila e Luis Posada Carriles. Nonostante i principali responsabili di questo barbaro attentato terrorista siano stati arrestati e sottoposti a processo in Venezuela, alla lunga sono riusciti a eludere l’azione della giustizia con il concorso della CIA e della Fondazione Nazionale Cubano-Americana. I danni materiali causati da questa barbara azione, uno dei fatti più atroci della guerra sporca contro Cuba, sono stati calcolati molto prudentemente all'epoca in 1.3 milioni di dollari.
Agli inizi degli anni ‘90 sono avvenuti nuovamente vari sequestri di aeroplani, nei quali erano coinvolti aerei da fumigazione e perfino un aereo da combattimento della Forza Aerea Rivoluzionaria sottratto da un traditore. Il 29 dicembre 1992 è sequestrato un aereo AN-26 della compagnia Aerocaribbean, con 47 persone a bordo, e condotto a Miami. Il 7 luglio 1996 è stato sequestrato a Santiago de Cuba un aeroplano AN-2 e condotto alla base navale di Guantánamo. Il pirata è stato assolto nel processo intentato negli Stati Uniti.
Anche il trasporto marittimo, su strada e ferroviario è stato vittima delle aggressioni e dei sabotaggi che il Governo degli Stati Uniti ha realizzato o incoraggiato. Nell'attività del trasporto marittimo, le navi mercantili sono state oggetto di attacchi pirati e di altre aggressioni; imbarcazioni da diporto, rimorchiatori e altre imbarcazioni sono state aggredite o sequestrate e portate al territorio degli Stati Uniti; le installazioni portuali sono state banco di azioni terroristiche e di sabotaggi. Non meno di 36 imbarcazioni cubane hanno subito aggressioni. Imbarcazioni con bandiere di altri paesi che trasportavano merci per Cuba sono state pure oggetto di azioni terroristiche e di attacchi.
Una delle prime azioni terroristiche effettuate contro navi mercantili che trasportavano prodotti a Cuba, è stata condotta contro la nave francese ‘La Coubre’ il 4 marzo 1960, già riferita. Venti giorni dopo, durante l'azione di sequestro di un yacht da diporto, è assassinato il soldato Raúl Pupo Morales.
Il 12 maggio 1962, la lancia SV-28 del servizio di vigilanza costiero viene attaccata in maniera sorprendente da un'imbarcazione fortemente armata, appartenente all'organizzazione terroristico ‘Alpha 66’. Tre uomini d’equipaggio muoiono e altri cinque sono feriti. La stessa organizzazione, le cui imbarcazioni salpavano del porto di Miami in presenza delle autorità di guardacoste degli Stati Uniti, rivendicano nei mesi seguenti la paternità di altri fatti simili, tra essi il mitragliamento di navi mercantili di altri paesi.
Una grave provocazione accade il 23 febbraio 1963, quando la goletta cubana di cabotaggio ‘Joven Amalia’ è stata inseguita e speronata in acque cubane della provincia di Oriente dal cacciatorpediniere nordamericano ‘Harold J. Allen’. Il 27 dicembre di quello stesso anno, sabotatori al servizio della CIA fanno saltare una lancia della Marina da Guerra Rivoluzionaria attraccata nella baia di Siguanea, all’Isola dei Pini, e causano la morte di tre marinai.
Una nuova modalità di aggressione viene inaugurata il 9 agosto 1964, quando il mercantile cubano ‘María Teresa’, attraccato nel porto canadese di Montreal, è vittima di un attentato terroristico. Il 12 settembre è attaccato in acque internazionali a nord di Maisí la nave spagnola ‘Sierra de Aranzazu’ che portava un carico di giocattoli per Cuba. Muoiono il capitano e due marinai.
Riguardo al sequestro di imbarcazioni, negli anni ‘90 si sono prodotte non meno di dodici azioni, tra realizzate e sventate. Bisogna ricordare la serie di azioni pirata di cui sono stati oggetto nel 1994 varie lance di passeggeri e rimorchiatori della baia di La Habana. Uno di questi sequestri ha portato all’affondamento del rimorchiatore ‘13 de Marzo’, incidente intorno al quale si è scatenata una virulenta campagna di notizie infondate sui mezzi di informazione nordamericani.
L’8 agosto di quello stesso anno viene sequestrata una nave ausiliare della Marina da Guerra Rivoluzionaria e assassinato il tenente di vascello Roberto Aguilar Reyes. L'assassino, e sequestratore, è riuscito a fuggire negli Stati Uniti, dove permane in libertà.
Il trasporto di passeggeri e il trasporto ferroviario e di carico per camion sono stati ugualmente aggrediti o sabotati in diverso modo, lasciando inservibili un numero considerevole di mezzi. Queste aggressioni fanno parte dei piani di destabilizzazione dell'economia colpendo il normale svolgimento delle attività del commercio estero e della circolazione di prodotti per l'economia interna, come pure gli spostamenti della popolazione. I danni economici a questo settore dell'economia raggiungono una grandezza considerevole, ma le loro conseguenze al resto delle attività economiche e ai servizi del paese e i danni causati alla popolazione sono ancora maggiori.
Il settore del commercio e la distribuzione di prodotti sono stati tra gli obiettivi considerati per la loro distruzione dentro la strategia terroristica, con il proposito di propiziare la destabilizzazione dell'economia, in particolare la distribuzione dei prodotti alla popolazione. Centinaia di negozi di articoli industriali e di prodotti alimentari, sia in zone urbane sia in zone rurali in tutto il paese, grandi negozi per dipartimento e per impianti rurali conosciute come negozi del popolo, sono stati sabotati, distrutti o saccheggiati da agenti terroristi al servizio del Governo degli Stati Uniti, compresi i componenti delle bande armate mercenarie organizzate e appoggiate dalla CIA negli anni ‘60.
In un'altra parte di questa domanda sono stati riportati alcuni dei casi più notevoli di sabotaggi e di azioni terroristiche portate a termine contro decine di negozi grandi e medi a Ciudad de La Habana e in quasi tutte gli altri insediamenti importanti del paese. Le perdite materiali causate da queste azioni sono state notevolissime.
Le restrizioni imposte dal blocco degli Stati Uniti e la sua politica per isolare Cuba dal suo ambiente geografico che, come si è visto, ha condizionato la ricollocazione del suo commercio a grandi distanze, così come le costanti aggressioni degli Stati Uniti e dei suoi agenti che hanno obbligato il paese a disporre di ampie riserve per contingenze, hanno determinato la necessità di costruire un gran numero di magazzini in tutto il paese. Contro questi obiettivi, che dovevano garantire la fornitura di prodotti per un normale funzionamento dell'economia e per la distribuzione al consumo della popolazione, sono state pure dirette le aggressioni degli Stati Uniti e dei loro agenti.
Non meno di 37 magazzini nei differenti rami economici del paese hanno subito azioni terroristiche, sabotaggi, incendi, che hanno causato perdite materiali considerevoli, e in quel periodo hanno provocato danni importanti alla produzione e ai servizi per il ritardo nella sostituzione dei beni distrutti.
Solamente nel 1961 sono stati incendiati e distrutti, tra gli altri magazzini, quattro capannoni per immagazzinare patate nella comunità ‘Juan Abrahantes’, a Madruga; un magazzino di viveri a Jagüey Grande; uno per rotoli di carta a Franco y Clavel, fatto già menzionato nel quale è rimasto assassinato l'operaio Carlos Rodríguez; un magazzino di cotone a Luyanó e uno di tabacchi a Centro Habana. È stato attaccato anche il magazzino di sigarette ‘Regalías El Cuño’ a Clavel y Mercado, a La Habana, dove rimane assassinato il lavoratore Lázaro García.
Nel 1963 è stato distrutto il magazzino di concime ‘Quintero’, a Jagüey Grande; un magazzino della centrale ‘Elia’, a Las Tunas, dove si custodiva cotone, sementi e altri prodotti; il magazzino della cooperativa ‘Camilo Cienfuegos’, a Cifuentes; un magazzino di concime nella fattoria ‘Guasimal’, a Sancti Spíritus, tra altri impianti di questo tipo. Nel 1964 viene distrutto il magazzino numero 27 dell'azienda ‘José Antonio Echeverría’, a Cárdenas, con centinaia di barili di idrosolfito di sodio. Nel 1966 viene incendiato un magazzino centrale dell'Istituto Cubano dell'Industria Cinematografica, a Ciudad de La Habana.
Nel 1968 viene provocato un incendio di grandi proporzioni in un magazzino di pelli a Cerro, a La Habana, e a Camagüey viene distrutto il magazzino centrale di vestiti e tessuti. Nel 1970 terroristi piromani distruggono un magazzino di calzature e un altro di materassi della Scuola Formatrice di Maestri a Guantánamo, e nel porto di Isabela de Sagua risulta completamente distrutto il magazzino di zucchero, dove si verificano perdite milionarie.
Nel 1976 viene distrutto a Marianao un magazzino di attrezzature didattiche. Nel 1978 viene incendiato un magazzino industriale di alimenti a Banes, Holguín, e nel 1980 viene incendiato il magazzino di zucchero della centrale ‘Máximo Gómez, a Chambas, e il magazzino centrale dell'ECOA n°10 del Ministero della Costruzione a Pueblo Nuevo, Matanzas.
I diversi attentati terroristici dei quali si menzionano alcuni esempi, non solo hanno distrutto in maggioranza gli edifici, bensì hanno provocato perdite milionarie di prodotti e di attrezzature per la produzione, per i servizi e per il consumo della popolazione, fatto che a sua volta ha causato seri danni alla produzione e ai servizi per l'intermittenza o l’assenza di forniture in determinati periodi.
Da parte sua, l'attività turistica, per la sua capacità potenziale di generare importanti entrate in valute per la nazione, è stata negli anni più recenti un obiettivo priorizzato nei piani terroristici. Anche se gli attentati preparati e attuati contro le installazioni turistiche, dei quali alcuni dei più importanti sono stati riferiti precedentemente, hanno causato danni materiali considerevoli e perfino vittime umane, il loro obiettivo principale è stato diretto a provocare il terrore e a scoraggiare possibili investitori di paesi terzi affinché non realizzino commerci a Cuba e i turisti di altre regioni del mondo affinché non visitino l'arcipelago cubano. In questo modo si cerca di privare il paese delle valute che richiede nell'attuale congiuntura economica, nella quale questo settore occupa un posto distinto nella generazione di entrate a Cuba e mobilita altri importanti settori economici del paese nel processo di recupero economico e di reinserimento nell'economia internazionale.
DICIANNOVESIMO: L'essenza mercenaria e fascista della politica di ostilità esercitata dal Governo degli Stati Uniti contro Cuba, ha un'evidente manifestazione nelle aggressioni portate a termine contro il sistema educativo sviluppato dalla Rivoluzione Cubana che conta, tra gli altri straordinari risultati, lo sradicamento dell'analfabetismo e il numero più alto pro capite di maestri per abitante del mondo.
Mentre Cuba si impegnava a portare l'educazione a tutto il popolo e a culminare l'impresa senza precedenti dell'alfabetizzazione, bande mercenarie e altri agenti al servizio degli Stati Uniti assaltavano e bruciavano scuole, distruggevano libri e la base materiale di studio e assassinavano maestri e alunni. Fino a ora è stato possibile raggruppare informazioni verificate per un totale di 135 scuole urbane e rurali che sono state oggetto di aggressione dagli agenti terroristi al servizio del Governo norteamericano.
Molte di queste installazioni erano umili e piccole scuole rurali, di costruzione rustica, ubicate in montagne o in zone appartate, il cui principale valore non consisteva nel loro costo, bensì nella funzione sociale che svolgevano nelle loro località. All'essere distrutte, i bambini della zona non disponevano di un'altra scuola vicina per ricevere le lezioni, delle quali sono stati privati fino a quando si poteva edificare un'altra installazione. Nonostante ciò, in molti di questi posti appartati sono state improvvisate aule nelle stesse case dei contadini della zona affinché i bambini continuassero a ricevere l'insegnamento.
Nel loro impegno di attentare a tutte le manifestazioni della vita sociale della popolazione cubana, gli aggressori hanno diretto anche la loro azione terroristica su obiettivi puramente culturali. Un totale di 30 teatri e sale cinematografiche nel paese sono state distrutte o danneggiate parzialmente da atti terroristici di agenti al servizio degli Stati Uniti. Queste azioni sono state perpetrate contro strutture dove abitualmente c’è una grande quantità di pubblico, prova evidente della natura criminale e priva di ogni sentimento umano dei mercenari utilizzati dagli Stati Uniti contro il nostro popolo. Un esempio di ciò è stato il barbaro sabotaggio effettuato al cinema ‘Riesgo’, di Pinar del Río, il 28 maggio 1961, in uno spettacolo per ragazzi, in cui sono rimasti feriti 26 bambini e 14 adulti e si sono verificati notevoli danni materiali.
I danni a questo settore dell'attività culturale in cui molte strutture sono rimaste completamente distrutte da queste azioni terroristiche, non si limitano ai danni materiali causati alle strutture e alle attrezzature, di per sé notevoli, o alle mancate entrate. C'è un danno ancora maggiore causato alla popolazione privandola del piacere dell'attività culturale e ricreativa, limitando il suo sviluppo culturale e ostacolando la sua piena realizzazione spirituale.
Tra alcune delle strutture che sono state oggetto di aggressione nel 1960 si contano i sabotaggi e gli incendi del cinema ‘Lido’, ‘Manzanares’, ‘23 y 12’, ‘La Rampa’ e ‘Candido’, tutti a Ciudad de la Habana, e dei cinema ‘Apolo’ e ‘Rex’, a Jovellanos, provincia di Matanzas. Nel 1961, oltre al citato cinema ‘Riesgo’ a Pinar del Río, si possono ricordare l'ordigno esplosivo che ha causato ferite a una persona nel cinema ‘Patria’, l'incendio del teatro ‘Negrete’ e l’incendio di grandi proporzioni che ha distrutto il teatro della Centrale dei Lavoratori di Cuba (CTC), a Ciudad de La Habana. Nel 1975 è avvenuto il sabotaggio, l’incendio e la totale distruzione del cinema ‘Infanta’, pure a La Habana.
Le strutture dei mezzi di comunicazione di massa - la radio, la televisione e la stampa - sono stati ugualmente oggetto di azioni terroristiche con il proposito di privare la popolazione di ogni fonte di informazione e di orientamento. Così, per esempio, il sabotaggio già menzionato perpetrato nel 1960 alla stazione radiotelevisiva più importante del paese, la CMQ, allora praticamente l'unica di portata nazionale, ha messo sull'orlo del collasso il sistema di televisione, fatto evitato grazie all'iniziativa e alle capacità professionali dei tecnici della stazione radio nonostante i significativi danni causati alla struttura e alle attrezzature e la carenza di una riserva di pezzi di ricambio. Altre strutture, come gli edifici del quotidiano ‘Revolución’, della rivista ‘Verde Olivo’ e di altri organi di stampa, sono stati pure oggetto di sabotaggi e di azioni terroristiche.
Le aggressioni e le azioni terroristiche non solo sono state commesse contro strutture produttive e di servizi. Anche la popolazione è stata vittima di fatta criminali che hanno colpito o distrutto i suoi beni personali e patrimoniali. Centinaia di case di operai e di contadini hanno subito queste aggressioni perpetrate da agenti al servizio del Governo degli Stati Uniti. La gran parte di queste abitazioni sono stati bruciate e distrutte, con i beni e l’arredamento esistenti al loro interno, da bande mercenarie o per attacchi pirata di imbarcazioni e di aeroplani provenienti dagli Stati Uniti.
VENTESIMO: Una delle manifestazioni più vigliacche della politica di aggressione contro Cuba portata a termine dalle organizzazioni terroristiche patrocinate dall'Agenzia Centrale di Intelligenza degli Stati Uniti, è stata la realizzazione di attentati e di altre azioni violente contro funzionari e uffici cubani radicati in altri paesi. Gli agenti terroristi, paurosi dell'efficiente risposta degli organi di sicurezza cubani, si sentono più fiduciosi di portare a termine le loro azioni criminali fuori dal territorio nazionale, dove a volte possono trovare, perfino, la tolleranza o la complicità delle autorità di alcuni dei paesi dove eseguono questi fatti per i vincoli stabiliti in essi dai servizi speciali nordamericani.
Contro le rappresentazioni diplomatiche, consolari e commerciali di Cuba in differenti paesi sono stati portati a termine un grande numero di attentati terroristici che hanno causato, oltre a vittime, danni notevoli ai locali e ad altri mezzi di queste rappresentanze. Queste azioni, portate a termine molte volte da mercenari appartenenti a organizzazioni terroristiche di origine cubana radicate negli Stati Uniti e da altri agenti addestrati e finanziati dalle agenzie speciali del Governo degli Stati Uniti, prendono come obiettivo non solo le nostre rappresentanze diplomatiche e commerciali all'esterno ma sono dirette anche contro istituzioni commerciali di paesi terzi che mantengono vincoli col nostro paese, con la finalità di seminare il terrore tra quegli imprenditori, spaventarli e formare all'estero un'immagine di Cuba di instabilità e di incertezza sul suo futuro, che colpisca negativamente le relazioni politiche, economiche e commerciali esterne del paese.
I primi fatti di questa natura accadono appena alcune settimane dopo il trionfo rivoluzionario a Cuba. Il 5 giugno 1959, l'Ambasciata cubana a Santo Domingo è attaccata da elementi controrivoluzionari. Muore il bambino dominicano Ovidio Méndez e i diplomatici cubani Juan José Díaz del Real e Mario Rivas Patterson sono colpiti brutalmente. In quell'anno hanno subito aggressioni i Consolati cubani a Miami e a New York e le Ambasciate ad Haiti e in Guatemala. Il 4 agosto 1959 sono stati distrutti con esplosivi, in un hangar dell'aeroporto di Miami, due aeroplani C-46 che erano stati comprati dall'abbattuto Governo di Fulgencio Batista e non erano stati consegnati ancora a Cuba.
Tra il 1960 e il 1964 avvengono 59 aggressioni notevoli a diplomatici e a uffici cubani. Il 15 marzo 1963 muoiono i corrieri diplomatici Juan de Dios Mulén Quirós ed Enrique Valdés Morgado essendo stato sabotato l'aeroplano commerciale boliviano su cui viaggiavano. Sono le prime perdite mortali cubane su questo versante della guerra sporca contro Cuba. Non saranno le uniche.
Il 3 aprile 1967, l'addetto commerciale di Cuba presso l'ONU, Nicolás Rodríguez, rimane ferito dentro il suo ufficio a causa dell'esplosione di un artefatto nascosto dentro un libro inviato alla missione. Esattamente un mese dopo esplode una bomba a frammentazione nel giardino dell'Ambasciata cubana di Città del Messico, causando ferite a quattro persone e notevoli danni.
Negli anni seguenti avvengono altri attentati terroristici con esplosivi. Il 4 aprile 1972 uno di questi congegni esplode nella sede dell'ufficio commerciale cubano nella città canadese di Montreal. Nell'esplosione muore il funzionario Sergio Armando Pérez Castillo e altre sette persone subiscono ferite. L'immobile resta gravemente danneggiato.
Le dipendenze cubane a Santiago del Cile sono banco di tre attentati dinamitardi nel 1973. Sono stati utilizzati in queste azioni terroristiche portasigari esplosivi simili a quelli utilizzati a Cuba da agenti forniti di tali mezzi dalla CIA. Il 3 dicembre di quello stesso anno, una potente bomba a tempo causa una grande strage negli uffici del Consolato di Cuba di Città del Messico.
Durante questi anni, coincidendo con la creazione dell'organizzazione controrivoluzionaria di stampo terroristico conosciuta con la sigla CORU, si moltiplica all'estero la scalata di azioni violente contro installazioni cubane, tanto in quantità come in intensità. Nel 1974 avvengono 51 attacchi terroristici in Messico, Perù, Giamaica, Spagna, Gran Bretagna, Francia, Venezuela e in altri paesi, 29 di essi direttamente contro interessi cubani. Il 28 novembre 1975 è distrutta da una bomba l'automobile dell'Ambasciatore cubano in Messico, Fernando López Muiño.
Nel 1976 avvengono 53 aggressioni terroristiche, di queste 28 contro interessi cubani a New York, in Portogallo, Messico, Spagna e in altri paesi. Varie di esse lasciano saldi deplorevoli di vittime umane. Tutte producono danni materiali considerevoli. Il 6 giugno di quell'anno un ordigno esplosivo posizionato nella sede della Missione di Cuba presso le Nazioni Unite, a New York, causa notevoli danni. Il 7 novembre, in un atto terroristico rivendicato pubblicamente dal CORU, una bomba distrugge gli uffici di Cubana de Aviación a Madrid e colpisce tre locali attigui.
Tra il 1977 e il 1980 si registrano altri 96 attentati terroristici perpetrati in diversi paesi da gruppi terroristici vincolati alla CIA. Di essi, 24 sono stati diretti contro interessi cubani, comprese tre aggressioni a navi ancorate in porti stranieri. Il 22 luglio 1977 viene sabotato e affondato nel porto peruviano di El Callao il peschereccio ‘Río Jobabo’. Un’altra delle azioni più gravi è stato l'incendio della nave ‘Mar Caribe’ il 14 febbraio 1978 nel porto spagnolo di Vigo. Anche a El Callao, il 10 ottobre 1997, è stato collocato un ordigno esplosivo sulla nave ‘Río Damuji’, che ha provocato danni considerevoli.
Significativamente, durante questi anni quasi la metà delle azioni di questo tipo hanno avuto per banco le strutture diplomatiche cubane a Washington e a New York, in un momento di relativo miglioramento del clima di tensione nelle relazioni tra Cuba e Stati Uniti durante l’amministrazione del Presidente James Carter. Più recentemente, i casi di attentati con ordigni esplosivi in alcuni uffici commerciali cubani in America Latina, eseguiti dalla rete terroristica diretta da Luis Posadas Carriles, indicano che questa modalità di aggressione contro Cuba non è stata abbandonata dai nostri nemici.
VENTUNESIMO: Dal 1962 fino a oggi, il Governo degli Stati Uniti ha utilizzato la risorsa dell'aggressione biologica come una delle armi principali nella sua guerra sporca contro Cuba, con il risultato di sensibili danni all'economia del paese e, quello che è molto più grave e criminale, alla salute e alla vita dei cittadini cubani. Nell'ordine economico, questa guerra biologica è stata diretta principalmente contro la produzione agro-zootecnica cubana, con l'obiettivo di sabotare le fonti di alimentazione della popolazione, di ostacolare le entrate derivate dall'esportazione di produzioni agricole e di causare abbondanti perdite per produzioni perse e per spese affrontate per combattere le plaghe e le malattie introdotte.
In un documento in data 18 gennaio 1962, in cui con il titolo di ‘Progetto Cuba’ si esponevano gli obiettivi e i 32 punti originali di quella che si sarebbe chiamata poi 'Operazione Mangusta’, appare la seguente formulazione del Punto 21: "La CIA farà partire il 15 febbraio un piano per provocare insuccessi nei raccolti alimentari a Cuba". Le due seguenti righe del testo declassificato di questo documento, nelle quali si può supporre che si precisava il metodo che sarebbe stato impiegato per finalizzare questo proposito, appaiono censurate: evidentemente il suo contenuto risulta tanto ripugnante che perfino i funzionari incaricati della declassificazione hanno considerato conveniente mantenerle ancora in segreto.
Alla luce di questa rivelazione, non può risultare una semplice coincidenza il fatto che, quello stesso anno, si scoprì l'apparizione simultanea nella popolazione avicola delle province di Pinar del Río, La Habana, Matanzas e Oriente, della malattia conosciuta come ‘newcastle’. Nelle indagini realizzate allora, è stato comprovato che l'apparizione di questa malattia è stato il risultato di un sabotaggio realizzato in un laboratorio dell'Istituto Nazionale della Riforma Agraria di un vaccino per il vaiolo del pollame, la cui distribuzione e uso provocò la morte di oltre un milione di uccelli sul territorio nazionale. Il danno economico, tra le perdite di carne e le spese di risanamento, ammontarono a 3.36 milioni di pesos al prezzo corrente. Fu questo il primo caso di cui si ha notizia dell'uso da parte della CIA dell'aggressione biologica contro l'economia del paese.
Nel 1971 si manifestò il primo principio di febbre porcina africana nel municipio di Boyeros, nella vecchia provincia di La Habana, da dove si diffuse nel resto di questa provincia e ad alcune zone della provincia di Pinar del Río. La causa di questa grave malattia del bestiame porcino è stata l'introduzione nel paese da Fort Gullick, base militare nordamericana nella zona del Canale di Panama, del virus altamente patogeno da parte di un agente della CIA, come si è saputo in maniera inequivocabile ed è stato poi confermato da notizie apparse sulla stampa internazionale dopo l'ammissione pubblica da parte dello stesso agente. Per impedire la propagazione della malattia, è stato necessario sacrificare circa 500.000 maiali, che significò per l'economia del paese perdite milionarie dovute agli animali cremati, costo del sacrificio, spese della campagna, indennizzo a produttori privati e danni alla qualità dell’allevamento e al suo sviluppo futuro. Senza una quantificazione possibile è rimasto l'impatto sull'alimentazione del popolo della drastica riduzione della massa di bestiame porcina.
Nel gennaio 1980 si scopre e si conferma la presenza di questa stessa malattia in tutti i municipi contigui o vicini al territorio occupato dalla base navale degli Stati Uniti nella baia di Guantánamo. Questa volta è stato necessario sacrificare un totale di 297.037 maiali. Come nell'occasione precedente, i danni economici per le perdite di animali, pagamenti di indennità ad allevatori privati, spese di campagne e perdite in transazioni di commercio estero, sono state considerevoli. Ma più grave è stato il danno allo sviluppo futuro dell’allevamento porcino e a un ramo di importanza strategica nella sicurezza alimentare della popolazione.
Nel settembre 1978 si localizzano nella provincia di Holguín aree di canna da zucchero colpite dalla maculatura, una delle malattie più aggressive della canna da zucchero. La plaga, che subito si è estesa a tutto il paese, colpiva seriamente soprattutto la varietà Barbados-4362, che era a quell'epoca predominante nelle piantagioni di canna cubane. L'apparizione brusca ed estremamente virulenta della malattia, la sua propagazione quasi istantanea e la non corrispondenza della distribuzione dei focolai con i sistemi delle correnti di aria prevalenti, hanno indicato dal primo momento che si trattava di un'infestazione attribuibile a cause non naturali. La presenza e la propagazione della maculatura della canna ha costretto alla distruzione immediata del 34 % dell'area di canna piantata a livello nazionale, e alla sua sostituzione con altre varietà di maggiore resistenza alla malattia ma di inferiore rendimento agroindustriale. Durante i primi anni la maculatura della canna ha prodotto gravi effetti sull'economia. Solamente nella zafra del 1980-81 per questa causa sono state prodotte quasi un milione di tonnellate di zucchero in meno.
La muffa azzurra del tabacco è stata scoperta nel novembre 1979, nella provincia di Villa Clara. Si trattava già di una malattia riscontrata a Cuba nel 1957, correlata all'impiego da parte dei nostri agricoltori di tessuto di coperta che si importava normalmente dagli Stati Uniti, dove era abbastanza estesa. Azioni adottate in quel periodo liquidarono i focolai e non si erano verificate altre manifestazioni. La forma di propagazione della malattia e l'apparizione quasi all'unisono di focolai dispersi in un ampio territorio, hanno permesso di determinare che i funghi hanno potuto essere disseminati deliberatamente per via aerea.
L'impatto economico della muffa azzurra è stato di tale grandezza nella coltivazione del tabacco del 1979 che calcoli prudenti hanno constatato perdite ascendenti a quasi 350 milioni di dollari solamente in quell'anno per la diminuzione delle esportazioni e per il danno al consumo nazionale che ha dovuto essere coperto in buona misura con importazioni che, per la prima volta nella sua storia, il paese si è visto obbligato a realizzare. E’ stato necessario adottare misure eccezionali per sradicare la malattia, con alti costi per importazioni di mezzi fitosanitari per combattere e per prevenire la riapparizione della plaga, per sussidi e per indennità ai produttori. L'economia del paese si è vista colpita non solo dalle perdite miliardarie di entrate per esportazioni non realizzate, ma dal fatto che l'assenza sui mercati tradizionali ha creato spazi ad altri produttori concorrenti, per cui sono stati necessarie ulteriori spese promozionali straordinarie.
Il caso più sinistro della guerra biologica scatenata dal Governo degli Stati Uniti contro il popolo cubano, è stato l'epidemia di dengue emorragico introdotto a Cuba nel 1981, che ha causato la morte di 158 persone, tra queste 101 bambini. I ceppi del virus isolati allora, distinti geneticamente da quelli che stavano circolando in altri paesi dei Caraibi in quel periodo, avevano invece una correlazione unicamente con ceppi di laboratorio sviluppati in strutture nordamericane. D'altra parte, i tre focolai determinati come primari, mancanti di alcuna relazione epidemiologica tra di loro, si trovavano appena a pochi chilometri da due dei tre corridoi aerei che attraversavano l'Isola. Si è potuto verificare inoltre che nella base navale di Guantánamo ha avuto luogo quell'anno un processo di vaccinazione contro la malattia, e che lì non è avvenuto alcun caso di dengue durante lo sviluppo dell'epidemia a Cuba. Tutte queste considerazioni hanno permesso di determinare categoricamente a suo tempo che l'introduzione del virus del dengue tipo 2 a Cuba nel 1981 non è stato un fenomeno naturale, cosa confermata successivamente dalla confessione di un capoccia dell'organizzazione terroristica Omega 7, al servizio della CIA.
L'azione immediata, energica e integrale delle autorità cubane davanti alla violenta propagazione della malattia, della quale si arrivo ad avere un totale di 344.203 casi certificati, arrivò alla totale liquidazione dall'epidemia in un lasso di tempo di quattro mesi e mezzo. Per il paese, la lotta contro il dengue ha rappresentato un totali di spesa di 103.2 milioni di dollari, secondo i prezzi dell'epoca.
In quello stesso anno venne dichiarato nel paese un principio di congiuntivite emorragica causata da un agente patogeno, l'enterovirus 70, che, secondo l'Ufficio Panamericano della Salute, non era stato mai presente nell'emisfero. Altrettanto si può dire del principio di dissenteria successo nella stessa epoca nella provincia di Guantánamo, sede della base navale nordamericana, che causò la morte di 18 bambini, prodotto da un batterio, Shiguella, non riportato precedentemente nel paese.
Anche nel 1981, il 4 agosto, si scoprì nella provincia di Villa Clara la malattia virale conosciuta come pseudodermatosi nodulare bovina. In appena 21 giorni la malattia si estese a nove province del paese. Questa malattia, endemica in Africa, non era mai esistita prima a Cuba. L'agente eziologico era stato isolato in Italia e negli Stati Uniti, le cui autorità non ne avevano mai informato ufficialmente gli organismi sanitari internazionali. A quell'epoca si lavorava col virus nel laboratorio nordamericano di malattie esotiche situato a Plum Island. La lotta contro questa epidemia significò per il paese spese abbondanti. Date le caratteristiche cliniche della malattia, è stato necessario prendere strette misure di quarantena, di immobilità della massa bovina e di eliminazione della produzione di latte nei 2.895 focolai scoperti, con un danno totale di 226.181 animali malati. Tutte questi misure hanno causato significative perdite economiche e danni nella somministrazione e nel consumo del latte della popolazione. Gli effetti di questa malattia continuano a produrre perdite considerevoli.
Risulta significativo il fatto che a quell'epoca il paese aveva raggiunto importanti progressi genetici nell'allevamento bovino, con un favorevole ricambio della struttura della massa bovina mediante razze con proprietà superiori per la produzione di carne e latte. Era stato realizzato un gigantesco sforzo di investimenti in infrastrutture e in attrezzature. Si apprezzava un progressivo incremento della produzione di latte, aspetto alimentare essenziale per la popolazione e, in particolare, per i bambini, gli anziani e i malati.
Un'altra sospetta malattia del bestiame bovino, la ‘mamilitis ulcerativa’, venne scoperta il 4 aprile del 1989 nella provincia di Granma, da dove si estese rapidamente ad altri territori vicini. Principi simili sono apparsi, tuttavia, nelle distanti province di La Habana e Pinar del Río, in un schema di propagazione completamente anormale. Questa patologia produce un'altissima morbilità dell’80 % e causa un danno del 25 % nella produzione del latte. Prevede inoltre il trattamento speciale degli animali malati, il loro isolamento e l'applicazione di intense misure di disinfezione e di quarantena. Dall'apparizione di questa malattia, che non ha potuto essere completamente sradicata, sono stati scoperti circa 400 focolai. Alle perdite nella produzione del latte si aggiungono i costi in medicine, misure di disinfezione e di trattamento e altre azioni necessarie
Nella decennio degli anni ‘90, con l’interruzione delle condizioni di commercio e di scambio prevalenti nelle relazioni economiche che Cuba manteneva con i paesi dell'Europa dell'Est e la scomparsa Unione Sovietica, il settore agro-zootecnico ha dovuto affrontare una sfida di grandi proporzioni. Da una parte, ha visto sostanzialmente ridotti gli articoli di cui tradizionalmente disponeva per garantire le coltivazioni e la produzioni del bestiame per l'esportazione e per il consumo; dall’altra parte, doveva rispondere a una domanda incrementata dalle restrizioni nelle importazioni di alimenti, come conseguenza delle nuove misure prese dal Congresso e dall'Amministrazione degli Stati Uniti.
In questa complessa congiuntura, il settore agro-zootecnico si trasforma in uno dei principali obiettivi delle aggressioni nordamericane, in particolare della guerra biologica scatenata contro il nostro paese, con un'intensità e con una dimensione che non ha conosciuto nessun altro paese del mondo. Nel paese si stava portando a termine un significativo sforzo per sviluppare quello che era conosciuto come il ‘Programma Alimentare’, che pretendeva di riuscire a ottenere a poco a poco l'autosufficienza alimentare nelle linee principali dell'alimentazione della popolazione. In questo programma aveva un spazio importante la produzione di banane, di cui si sviluppavano grandi piantagioni in diverse regioni dal paese.
Nell’ottobre 1990 venne scoperta la presenza della sigatoka nera della banana, nella provincia di Camagüey. Quella malattia non era mai stata rilevata prima a Cuba e risultava sospetta la coincidenza della sua apparizione con lo sforzo che realizzava il paese per estendere e per ottimizzare la produzione di banane in quel periodo. I focolai iniziali erano situati molto vicino al corridoio aereo internazionale Maya. Fino a oggi l'introduzione di questa plaga a Cuba ha rappresentato spese e perdite ascendenti a oltre 100 milioni di dollari. Il totale di aree seminate con cloni tipo AAB di banana da pasto è diminuito del 77 % tra 1990 e 1995. Ai notevoli danni alla produzione e al consumo e alle perdite economiche della produzione e al costo dei mezzi impiegati per combattere la malattia, si somma il danno causato allo sviluppo e all’espansione della produzione di un componente basilare della dieta del cubano.
La produzione di agrumi, da parte sua, è stata una delle attività economiche nel settore agro-zootecnico che ha sperimentato il maggiore sviluppo con la Rivoluzione. Nel decennio degli anni ‘80 la produzione annuale ha raggiunto livelli attorno al milione di tonnellate e le esportazioni hanno oltrepassato il mezzo milione di tonnellate, con prospettive di una maggiore espansione. Nella complessa congiuntura economica che ha affrontato il paese agli inizi degli anni ‘90, gli agrumi dovevano svolgere un ruolo distinto come fonte di entrate di esportazione e nel consumo alimentario della popolazione.
Nel dicembre 1992 è stata identificata la presenza del gorgoglione nero, il vettore più efficiente della malattia conosciuta come ‘tristezza dell'agrume’, in piantagioni del municipio di Caimanera, dove è situata la base navale nordamericana. Questo insetto non era mai stato rilevato prima nel paese. Un anno dopo appare nella provincia di La Habana il ‘guastatore’ degli agrumi, plaga che quattro mesi più tardi si estende da Pinar del Río fino a Camagüey. Questo insetto non era mai stato scoperto fino ad allora in America. Non è necessario associare queste sospette malattie al significato della coltivazione degli agrumi e al loro sviluppo nell'economia del paese. Tra entrambe le plaghe il paese ha dovuto affrontare spese e perdite miliardarie, tra esse un notevole calo delle possibili entrate in valuta per l'esportazione di agrumi.
La cosiddetta malattia emorragica virale del coniglio, anche questa estranea a Cuba, è stata diagnosticata nel 1993 a Ciudad de La Habana, da dove si è estesa rapidamente ad altri territori. Nel continente americano si era solamente registrata la sua presenza in Messico, in 1989. L'apparizione dei focolai non rispondeva in generale a un processo di propagazione normale. Tra le perdite economiche prodotte da questa epidemia che hanno potuto essere quantificate, si contano i 122.135 animali morti o abbattuti. Il danno al programma di sviluppo del coniglio e la privazione di un'alternativa complementare alla somministrazione di proteine animali nel consumo della popolazione è molto più difficile da quantificare.
Nel febbraio 1995 è stata scoperta nelle province di Granma e di Santiago di Cuba la ‘broca’ del caffè, considerata la peggiore plaga del caffè. Questa malattia era estranea al nostro paese e non c'è possibilità plausibile che sia comparsa per ragioni naturali. Al contrario, esistono elementi sufficienti per affermare che è stata introdotta in maniera intenzionale e per determinare il procedimento utilizzato. Alla ‘broca’ sono attribuite a volte perdite superiori all’80 % della produzione. La si conosce anche come causa di un serio deterioramento della qualità del grano, fattore che colpisce negativamente, in modo molto sensibile, i prezzi della sua commercializzazione. Tutto ciò fa sì che le spese e le perdite economiche causate da questa plaga siano molto significative.
La ‘varroasis’ dell'ape è stata diagnosticata nell’aprile 1996 in tre alveari del settore privato nel municipio di Limonar, nella provincia di Matanzas. Da lì si è diffusa a grande velocità ad altre regioni del paese. Secondo lo studio realizzato, questo malattia sarebbe potuta solamente entrare in modo naturale dalle province di Pinar del Río o di Guantánamo. La sua propagazione è stata dalla regione occidentale verso quella orientale, quando per il predominio dei venti dell'est la sua distribuzione naturale avrebbe dovuto avvenire all'inverso. Molti focolai sono apparsi in maniera isolata, senza legame alcuno con i precedenti. L’importazione di prodotti per il controllo della malattia, il calo nella produzione di miele e in altri prodotti che si ottengono dalle api, le perdite per morte negli alveari e i costi per le misure di quarantena hanno rappresentato un forte impatto economico per il settore.
Pure nel 1996 si è diagnosticata la presenza nel bacino Zaza, nella provincia di Sancti Spiritus, della malattia ulcerativa della trota, che si è estesa ad altre speci di interesse commerciale come la ‘tilapia’. Ancora non esiste una valutazione definitiva sull'impatto economico di questa malattia per un settore tanto importante della produzione alimentare nel paese come l'acquicoltura, nel quale la nazione ha realizzato un ingente sforzo di sviluppo come via alternativa alle difficoltà generali che per Cuba, come per quasi tutti i paesi, presenta lo sviluppo della pesca marittima.
Il 21 ottobre 1996, l'aeronave di fumigazione modello SR2 con matricola N3093M del registro di aeronavi civili degli Stati Uniti, predisposta dal Dipartimento di Stato nordamericano per la lotta contro la produzione di droghe in Colombia, è stata vista mentre polverizzava una sostanza nell’attraversamento del territorio cubano per il corridoio aereo internazionale Girón, sulla provincia di Matanzas. Il fatto è stato oggetto di una nota di protesta del Ministero delle Relazioni Estere. Il 18 dicembre di quell'anno, due mesi dopo, appaiono in quella provincia i primi indizi della presenza di una plaga Thrips su coltivazioni di patata. Nel mese di gennaio seguente, focolai dello stesso insetto sono stati rilevati in altri municipi della provincia di Matanzas e della provincia di La Habana. Il 14 febbraio 1997, il Laboratorio Centrale di Quarantena ha confermato che l'insetto analizzato era il Thrips palmi Karny, fino a quel momento estraneo al territorio cubano.
L'analisi dei fatti e i risultati delle ricerche realizzate hanno permesso di determinare che i focolai primari di infezione avevano una relazione immediata con il corridoio aereo Girón, e che, tenendo conto la popolazione di insetti osservata a dicembre e il tempo di riproduzione di quella specie, si poteva stimare l'inizio dell'infestazione intorno al 21 ottobre, cioè, la data in cui è avvenuto il volo dell'aeronave nordamericana. Essendo stata segnalata la presenza del vettore ad Haiti, nella Repubblica Dominicana e in Giamaica, era da supporre che la sua introduzione in forma naturale sul territorio cubano avvenisse nella regione orientale, la più vicina a questi paesi. La sua apparizione a oltre 600 chilometri da quella regione risultava, almeno, strana e sospetta. In questo caso esistono giustificate evidenze che portano facilmente a concludere, con un alto grado di certezza, che, un'altra volta, Cuba è stata oggetto di un'aggressione biologica.
Dalla sua apparizione nel nostro paese, il Thrips palmi ha colpito 17 coltivazioni nelle aree contaminate, tra queste la patata, il fagiolo, il peperone, il cetriolo e la zucca. Fino a ora la produzione è stata danneggiata in 3 milioni di quintali, e le spese e le perdite economiche totali ammontano a varie decine di milioni di dollari.
Nel settembre 1997 si rilevava nel municipio di Nueva Paz, nella provincia di La Habana la plaga dell'acaro del riso. Questa plaga ha colpito dodici delle quattordici province del paese. Questa plaga, di origine asiatica, non esiste in nessun altro posto del continente americano. Il posto della sua apparizione è particolarmente vulnerabile, per la sua ubicazione attigua all'Autostrada Nazionale, per un'introduzione intenzionale. Un'altra volta coincide un danno di questa natura con un programma agricolo prioritario del paese, in questo caso lo sviluppo della produzione del riso per ridurre la dipendenza dalle importazioni e, eventualmente, raggiungere l'autosufficienza di questo cereale basilare nella dieta del cubano. La presenza della plaga ha contribuito in modo significativo alla riduzione di un 50 % del raccolto del 1998 riferito all'anno precedente. L'introduzione dell'acaro del riso ha rappresentato considerevoli perdite totali per l'economia.
Come si può osservare, la caratteristica comune di queste aggressioni è la loro coincidenza nel tempo con l'impulso a piani di sviluppo di attività produttive specifiche. Le perdite causate si riferiscono non solo alla distruzione o al danneggiamento diretto di coltivazioni o di animali, bensì al loro effetto sui piani di sviluppo che venivano portati avanti in ognuno dei rami oggetto di aggressione.
Praticamente tutte le coltivazioni e le produzioni agro-zootecniche fondamentali del paese hanno subito in questi anni gli attacchi di plaghe che prima non erano mai state presenti a Cuba e che erano state mantenute lontane grazie alle strette politiche di controllo fitosanitario applicate in maniera sistematica dalle autorità cubane. In molti casi la partecipazione di agenti intenzionali è stata documentata. In alcuni si conta sulla conferma esplicita delle proprie colpe dell'aggressione biologica. In molti altri esistono elementi sufficienti per arrivare a una certezza quasi assoluta che l'introduzione delle plaghe è stata deliberata, come parte della campagna di guerra biologica scatenata contro il nostro paese dal Governo degli Stati Uniti.
Le perdite economiche causate dalle malattie indicate sono state enormi. I danni alle produzioni agro-zootecniche in quasi tutti i casi importanti e in molti fondamentali per il paese, come la canna da zucchero, il tabacco, il riso, gli agrumi o la banana, sono stati significativi, in alcune occasioni sono durati vari anni, e hanno causato sensibili diminuzioni dei livelli di fornitura alimentare al paese e delle entrate che avrebbe potuto percepire il paese per l'esportazione di zucchero, tabacco, agrumi e di alcuni altre di queste produzioni.
Questa guerra biologica è, senza dubbio, una delle manifestazioni più perfide, spietate e criminali della politica aggressiva degli Stati Uniti contro il popolo cubano.
VENTIDUESIMO: L'aggressione radio e televisiva è stata per quattro decenni uno dei principali strumenti della politica nordamericana contro Cuba, nei suoi propositi di sovvertire l'ordine interno, di distorcere la realtà della società cubana e di sottrarre prestigio alla sua Rivoluzione e ai suoi dirigenti, come quello di stimolare azioni terroristiche contro canneti, centrali dello zucchero, magazzini, centri turistici, impianti dell'industria del petrolio e altri obiettivi economici e sociali e contro la vita di dirigenti del paese, e quello di incitare all'emigrazione di professionisti, tecnici, intellettuali, artisti, sportivi e funzionari.
L'esempio più recente e più indegno dei risultati di questo incitamento costante all'emigrazione illegale, favorita dalla permanente validità dell'iniqua Legge di Transizione Cubana, è il caso del bambino cubano Elián González, di 6 anni di età, sequestrato in territorio nordamericano e trattenuto lì arbitrariamente dalle autorità degli Stati Uniti, piegate alla pressione degli elementi più reazionari e anticubani della comunità cubano-nordamericana della città di Miami, in violazione flagrante dei diritti di suo padre e dei nonni residenti a Cuba e contro la volontà di tutto il popolo cubano, espressa in massicce manifestazioni nazionali, e della schiacciante opinione pubblica mondiale.
Dallo stesso anno 1959 sono cominciate le trasmissioni radio contro il nostro paese da Radio Swan, stazione radio situata in quell'isola caraibica. Nel 1960 altre stazioni radio di altri paesi e negli Stati Uniti si sono aggiunte a questo lavoro destabilizzante e contrario agli accordi internazionali dei quali Cuba e gli Stati Uniti fanno parte. Alla fine del 1961 la Voce delle Americhe (VOA), organo ufficiale del Governo degli Stati Uniti, si univa a questo programma di aggressioni contro la nazione cubana.
Tra il 1966 e il 1980 altri emittenti pirata a onde corte hanno portato a termine 3.904 trasmissioni contro Cuba. Nel 1980, nel cosiddetto Documento di Santa Fé, piattaforma programmatica dell'ultradestra nordamericana che appoggiava l'aspirazione presidenziale del candidato Ronald Reagan, si suggeriva di ricominciare con nuova spinta le trasmissioni progettate per la popolazione cubana, il cui ascolto si era ridotto tra il 1974 e il 1979. Nel 1981 il già Presidente Reagan annuncia l'uscita nell'aria della mal chiamata Radio Martí. Da allora, e in modo moltiplicato dopo la sparizione dell'Unione Sovietica e del campo socialista europeo, si è spiegata un'offensiva propagandistica di grandi proporzioni contro il nostro paese, con più di 200 ore giornaliere di trasmissioni radio verso Cuba che hanno raggiunto nel gennaio 1999 una media di 1.935 ore settimanali di veleno radiofonico. Tra il 1990 e il 1998, un totale di 63 stazioni radiofoniche sovversive hanno trasmesso contro il territorio cubano, di queste 60 dagli Stati Uniti.
All'aggressione radio si sommano i tentativi di aggressione televisiva, concepiti dal 1962 e materializzati a partire dal 1989, quando il Senato e l'Amministrazione nordamericani avallarono l'uscita nell'aria di una stazione di televisione destinata alla sovversione anticubana.
Un straordinario sforzo dei tecnici cubani e la destinazione di abbondanti risorse materiali e finanziarie sono stati necessari per affrontare quest’altra modalità di aggressione e neutralizzare od ostacolare la ricezione di questi segnali televisivi sul nostro territorio che violano flagrantemente il diritto internazionale e gli accordi internazionali in questa materia.
VENTITREESIMO: Cuba, paese piccolo bloccato, costantemente minacciato e aggredito dalla potenza più poderosa di tutta la storia dell'umanità, situata a sole 90 miglia delle nostre coste, si è vista obbligata durante questi quarant’anni a spingere simultaneamente il suo sviluppo economico e sociale e un accelerato rafforzamento della propria capacità difensiva, della sicurezza e dell'ordine interno, di fronte alle costanti aggressioni e azioni terroristiche promosse, organizzate, finanziate e messe in pratica dagli Stati Uniti.
Nessun’altra nazione nella storia ha avuto un nemico dichiarato tanto poderoso e vicino, che abbia portato a termine contro di lei un così alto e variegato numero di azioni aggressive, né si è visto un altro caso simile di tale resistenza vittoriosa, di fronte a una correlazione di forze schiaccianti tanto avverse.
Queste condizioni eccezionalmente anormali alle quali è stata sottoposta la nazione cubana per quattro decenni, hanno provocato il fatto di realizzare un enorme sacrificio di risorse umane, materiali e finanziarie per garantire la difesa del paese, in corrispondenza con il pericolo delle minacce che incombono sulla sua stessa esistenza come nazione indipendente e sopra la sua identità e integrità nazionale, e con la realtà concreta delle migliaia di atti di aggressione che ha dovuto sopportare e resistere. Conseguentemente a questa situazione, il paese si è visto obbligato a sovradimensionare le spese e le risorse usate nella sua difesa e nel mantenimento dell'ordine interno.
Un esempio concreto è la situazione posta dalla presenza della base navale nordamericana nella baia di Guantánamo. Tra l 1962 e il 1998 hanno avuto luogo 13.498 provocazioni e violazioni perpetrate dal territorio occupato dagli Stati Uniti in virtù di un trattato fondamentalmente illecito per il suo contenuto e per le circostanze in cui è stato imposto a un Governo cubano venduto e incapace. Qualsiasi di questi fatti avrebbe potuto dare luogo a un incidente di maggiore gravità. Solo la preparazione, la serenità e la fermezza dei combattenti della Brigata di Frontiera che hanno custodito il territorio libero della Patria per tutti questi anni, hanno impedito la ‘escalation’ che, senza dubbio, ha sempre figurato nei piani dei comandi militari e politici degli Stati Uniti con il proposito di precostituire un incidente che servisse da pretesto a un'aggressione maggiore.
In realtà, la posizione della base navale di Guantánamo dentro il territorio cubano è stata ben sfruttata dalle amministrazioni di turno degli Stati Uniti per trasformarla dal 1959 in una punta di lancia nella sua guerra contro la Rivoluzione cubana. Questa installazione è stata impiegata in diverse azioni che vanno da semplici provocazioni fino a piani di autolesionismo con l’obiettivo di avere una giustificazione davanti all'opinione pubblica internazionale per aumentare le azioni aggressive contro Cuba. La base navale di Guantánamo costituisce un centro di spionaggio radioelettronico e di provocazioni e violazioni che possono degenerare in un confronto armato, come una piazza d’armi in caso di un'invasione.
Oltre alle forze e ai mezzi dislocati permanentemente in questa installazione, sotto il pretesto di attività di addestramento la base navale è stata rinforzata in diversi momenti ed è stata provata in varie occasioni l'evacuazione del suo personale civile. Solamente negli ultimi dieci anni si possono menzionarsi i seguenti casi:
Nel 1990, in momenti di elevata tensione per la realizzazione da parte delle forze armate degli Stati Uniti delle esercitazioni Global Shield-90 e Solid Shield-90, è stata portata a termine l'esercitazione di difesa Defex-1/90 che ha obbligato alla realizzazione da parte delle FAR dell'esercizio Scudo Cubano.
Nel 1993 la base navale è stata rinforzata con circa 2.000 effettivi della Fanteria di Marina e delle Forze di Operazioni Speciali sotto il pretesto della situazione sorta ad Haiti.
A partire dal 18 maggio 1994, in un momento di esplosione dell'esodo di haitiani verso gli Stati Uniti, è stato creato un centro di internamento degli emigranti nella base che è arrivato a ospitare circa 25.000 cittadini di Haiti. Parallelamente è stata attivata la Forza di Compito Unito 160 (JTF-160) che raggruppava circa 1 500 effettivi militari.
Di fronte all'incremento delle partenze illegali da Cuba verso gli Stati Uniti nell'estate del 1994, il 19 agosto di quell'anno il Presidente Clinton ordinò che tutti gli emigranti cubani intercettati nello stretto della Florida fossero trasportati verso la base. In totale furono sistemati in questa installazione circa 31.725 emigranti cubani. Per questo fatto la base è stata rinforzata con circa 6.896 effettivi militari.
Il 13 agosto 1961 è stato scoperto un piano di aggressione preparato nella base navale di Guantánamo, come parte del quale si progettava di assassinare il Comandante Raúl Castro e di postazioni Forze Armate Rivoluzionarie.
Il territorio occupato dai nordamericani è stato utilizzato molte volte come rifugio di terroristi e di sabotatori. Aeroplani provenienti dalla base hanno compiuto durante il decennio degli anni ‘60 atti gravi di sabotaggio e di terrorismo, come il lancio di bombe o l’incendio di canneti. L'installazione nordamericana è servita ugualmente da base di operazioni di spie, infiltrati, sabotatori e terroristi. Dal territorio occupato per la base navale hanno ricevuto appoggio molte delle bande mercenarie che hanno operato nella vecchia provincia di Oriente.
Questa situazione di provocazioni costanti, di perenne minaccia e di frequenta atti aggressivi concreti, ha obbligato Cuba a mantenere un dispositivo di difesa intorno al territorio occupato dagli Stati Uniti che hanno causato spese incomparabilmente maggiori di quelle che sarebbero state necessarie in altre situazioni, e totalmente non necessarie se non fosse esistita la base navale.
L'utilizzo da parte degli Stati Uniti delle esercitazioni militari delle sue forze armate attorno a Cuba come strumento di provocazione e di minaccia, è stato un'altra delle ragioni per il mantenimento di un livello speciale di preparazione e di disposizione al combattimento. Dal 1964 fino a oggi, le forze armate nordamericane hanno realizzato un totale di 104 esercitazioni militari importanti intorno a Cuba o in zone vicine al territorio cubano, o che in qualche modo hanno rappresentato un pericolo per il nostro paese. Tra le più significative si possono menzionare le esercitazioni Defex nel decennio ‘60 e ai principi degli anni ‘70 che avevano per scenario la base navale il Guantánamo; la manovra Reinforcex del 1979, realizzata come dimostrazione di forza di fronte a un eventuale rafforzamento della presenza militare sovietica a Cuba; le esercitazioni Ocean Venture, soprattutto quella del 1981, la maggiore manovra realizzata dalle forze armate nordamericane dopo la Seconda Guerra Mondiale; le manovre Solid Shield, soprattutto quelle realizzate nel 1980 e nel 1987, e, più recentemente, l'esercitazione Bulwark Bronze nel settembre 1996, nel Golfo del Messico e sulla costa est degli Stati Uniti, nella quale sono stati simulati attacchi aerei contro Cuba; la manovra Purple Dragón, tra gennaio e febbraio del 1998, con la partecipazione di 33 mille effettivi, che consisteva in sbarchi aerotrasportati e anfibi in un'isola con caratteristiche simili a Cuba, e l'esercizio navale combinato effettuato nell’agosto 1998 con la partecipazione di effettivi nordamericani e di vari paesi latinoamericani il cui presupposto strategico era l'invasione di un'isola dei Caraibi diretta da "un dittatore marxista".
La stessa documentazione segreta nordamericana che è stata declassificata negli Stati Uniti, permette di confermare senza alcun dubbio l'invariabile intenzione degli strateghi politici e militari degli Stati Uniti di propiziare la creazione di condizioni favorevoli per una soluzione del loro "problema cubano" mediante un intervento militare diretto a Cuba delle forze armate statunitensi.
La strategia essenziale è stata quella di frustrare queste intenzioni di aggressione militare dirette mediante il mantenimento di un potenziale di risposta armata efficace con la partecipazione di tutto il popolo e lo sviluppo di una dottrina di lotta di fronte a un'invasione militare che comporterà un costo tanto elevato agli invasori da scoraggiare l'aggressione diretta. Di questo si tratta, contando sulle limitate risorse economiche disponibili, di preparare tutto il popolo e di mettere nelle sue mani le armi che facciano desistere qualunque invasore dalle sue intenzioni di occupare il nostro paese.
In linea con questa strategia, all'inizio della decennio ‘80 sono state create le condizioni per applicare i concetti della "guerra di tutto il popolo", fatto che ha permesso di ridurre gli effettivi regolari delle forze armate, con il conseguente risparmio di risorse. Ciononostante, lo sforzo che implica l'addestramento ogni anno di milioni di uomini e di donne e il mantenimento della capacità combattiva del popolo, così come la necessità di costruire costosi rifugi e altre opere fortificate per la protezione della popolazione civile e dei combattenti, in cui è stata messa una particolare attenzione per il vertiginoso sviluppo tecnologico raggiunto dagli Stati Uniti nella sfera militare, hanno richiesto l’investimento di considerevoli risorse materiali.
Le direzioni principali del sovradimensionamento delle spese militari e di sicurezza e ordine interno, come conseguenza della sistematica politica di aggressione del Governo degli Stati Uniti e dei loro agenti, sono riferite, tra l’altro, a spese di armamento, tecnica militare, tecnica speciale e altri mezzi materiali, spese di preparazione, addestramento e mobilitazione, ad avere del personale permanente e quello mobilitato, alimentazione, vestiario, servizi medici e altre spese materiali del personale, spese di funzionamento, investimenti in installazioni militari e spese di condizionamento del teatro di operazioni militari e nell'interesse della protezione della popolazione.
I danni morali e materiali causati dalle azioni terroristiche e dalle aggressioni militari e biologiche portate a termine dagli Stati Uniti contro il nostro popolo, per quattro decenni e su tutta l'estensione del territorio nazionale e all'estero, superano abbondantemente i fatti che sono stati raccontati nel presente reclamo. A ciò si aggiungono le abbondanti risorse destinate a mantenere la capacità difensiva, di sicurezza e di ordine interno di cui il paese ha avuto bisogno per difendersi dalle sistematiche aggressioni e minacce di intervento diretto da parte del Governo degli Stati Uniti.
I fatti sui quali si basa questa domanda costituiscono una prova irrefutabile del cinismo di quella politica e il suo carattere genocida e terrorista contro un paese che non rinuncerà mai alla sua indipendenza e alla sua autodeterminazione.
La quantificazione dei danni economici causati da questa politica aggressiva, escluso il blocco e la guerra economica, raggiunge una stima preliminare che supera la somma di 54.000 milioni di dollari statunitensi.
Come è stabilito nella dottrina e dalla pratica giuridica internazionale, un Stato è responsabile dei danni morali e dei danni materiali causati dalla sua condotta e dalle sue azioni - tanto di carattere legislativo come amministrativo e giudiziale - quelle dei suoi agenti e funzionari, e perfino quelle realizzati da persone naturali quando gli organi corrispondenti dello Stato in questione omettono di prendere misure ragionevoli e possibili di prevenzione o di soppressione. In conseguenza, detto Stato assume la responsabilità civile per questi atti ed è in dovere di riparare i danni morali e materiali da loro causati.

Questa domanda si basa, ugualmente, nei seguenti:

FONDAMENTI DI DIRITTO

1. L’Articolo 1 della Costituzione della Repubblica di Cuba che contiene i fondamenti politici, sociali ed economici dello Stato che garantiscono il godimento della libertà politica, della giustizia sociale, del benessere individuale e collettivo e della solidarietà umana, i quali si sono visti colpiti dalle azioni illecite che sono descritte nel corpo di questa domanda.
2. L’Articolo 12 della Costituzione della Repubblica di Cuba, infranto dalle azioni illegali realizzate dal querelato che hanno attaccato i principi di indipendenza, di sovranità dei popoli e il diritto all'autodeterminazione.
3. L’Articolo 14 della Costituzione della Repubblica di Cuba che definisce che il sistema di economia è basato sulla proprietà socialista di tutto il popolo dei mezzi fondamentali di produzione, per cui tutte le trasgressioni realizzate dal querelato colpiscono il popolo che rappresentiamo.
4. Il Capitolo VII della Costituzione della Repubblica di Cuba, relativo ai diritti, doveri e garanzie fondamentali dei cittadini, che sono stati colpiti dall'imposizione del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dal Governo degli Stati Uniti e dalle aggressioni di diverso carattere commesse contro Cuba.
5. L’Articolo 6, inciso 1, della Legge di Procedimento Civile, Amministrativo e Lavorativo, in quanto alla competenza del Tribunale Provinciale Popolare per la conoscenza di questa domanda in ragione della materia e dell'ammontare che si reclama.
6. L’Articolo 8, in relazione all'Articolo 10, inciso 1, della Legge di Procedimento Civile, Amministrativo e Lavorativo in quanto alla competenza del Tribunale al quale ci rivolgiamo in ragione del luogo.
7. L’Articolo 146 della Legge di Procedimento Civile, Amministrativo e Lavorativo che stabilisce la congruenza della sentenza con le pretese del querelante.
8. Gli Articoli 223 e seguenti della Legge di Procedimento Civile, Amministrativo e Lavorativo, in quanto all’argomento stabilito per l’istruzione del Processo Ordinario, i temi che si inoltrano nello stesso, i requisiti della domanda e dei documenti allegati.
9. L’Articolo 229, in relazione agli Articoli 230 e 170, tutti della Legge di Procedimento Civile, Amministrativo e Lavorativo in quanto a che si citi il querelato attraverso la Commissione Rogatoria per tramite del Ministero di Relazioni Estere di Cuba.
10. L’Articolo 16 del Codice Civile, in quanto al fatto che la Legge applicabile è la Legge Nazionale Cubana per essersi prodotti nel territorio nazionale della Repubblica di Cuba o in imbarcazioni e aeronavi cubane, sedi diplomatiche e altri immobili di proprietà dello Stato cubano, i fatti che danno luogo alla presente richiesta.
11. Gli Articoli 39, incisi 1 e 2.c, 40, 41 e 42 del Codice Civile, in relazione all'Articolo 64 della Legge di Procedimento Civile, Amministrativo e Lavorativo, e all'Articolo 7 della Costituzione della Repubblica di Cuba che legittimano per promuovere questo processo i relazionati nell'intestazione della domanda, nella loro condizione di Presidente, Coordinatore Nazionale o Segretario Generale, come corrisponde, a nome delle persone giuridiche che rappresentano, per essere quelli che esercitano la massima autorità di queste organizzazioni, quelle che a loro volta rappresentano gli interessi specifici dei loro membri.
12. Gli Articoli 81 e 82 del Codice Civile, dato che si considerano atti illeciti i fatti che causano danni ad altri e l'obbligo di risarcire gli stessi da parte di chi li causa, come l'Articolo 83, incisi b e c, quando il risarcimento comprende la riparazione del danno materiale e l'indennità del danno, e l'Articolo 111, inciso d, che stabilisce l'obbligo di indennizzare gli stessi come protezione ai diritti civili, tutti questi in relazione all'Articolo 47, inciso c, del proprio corpo legale, sulle cause che generano la relazione giuridica.
13. Gli Articoli 85 e 86, incisi d, e e f, del Codice Civile, che regolano quello che si riferisce alla riparazione del danno materiale comprende il bonifico del valore del bene la cui restituzione non è possibile, o della diminuzione subita da questo, comprendendo inoltre come indennità dei danni altre entrate o benefici non percepiti, qualunque altro pagamento fatto dalla vittima, dai suoi familiari o da altra persona, a causa dell'atto illecito, e, nel caso di danni all'ecosistema, le spese necessarie per la sua bonifica totale, in relazione all'Articolo 87, inciso c, dello stesso Codice Civile.
14. L'Articolo 95 della già menzionata Legge Sostantiva, riguardo al fatto che le persone giuridiche sono obbligate a riparare i danni causati ad altri per atti illeciti commessi.
15. La Prima Disposizione Transitoria del Codice Civile in quanto a che le norme del Codice Civile vigenti alle quali abbiamo fatto riferimento, risultano da applicare al contenuto di questo reclamo nella sua totalità, dato che le relazioni giuridiche obbligatorie, costituite a difesa delle leggi precedenti, mantengono la loro validità quando i loro effetti posteriori alla validità dell'attuale Codice Civile si reggono per le disposizioni di questo.
16. Che la rappresentazione ostentata dagli avvocati firmatari si sostiene in quello precisato nell'Articolo 414 del Codice Civile.

PRETESA CONCRETA CHE SI DEDUCE:

Che si dichiari responsabile civilmente il Governo degli Stati Uniti d'America per gli atti illeciti realizzati contro Cuba, e che si condanni detto Governo a riparare e a indennizzare il popolo cubano nell'ammontare di 121.000 milioni di dollari statunitensi per i danni causati a detto popolo per questi atti.

PERTANTO

ALLA SALA INTERESSA: Che, essendo stato presentato questo scritto con le sue copie e con i documenti che giustificano la rappresentazione e il diritto che invochiamo, si serva di averci per dignità e per parte, a nome di chi compariamo, ordinando con noi i successivi tramiti e notificazioni del processo.
Avere per stabilita istanza in Processo Ordinario, sulla Responsabilità Civile per Danni e per Indennizzo di Danni derivati da Atti Illeciti contro il Popolo Cubano.
Conferire gli atti al querelato affinché si presenti e risponda alla domanda, citandolo attraverso la Commissione Rogatoria, e, in definitiva, previo i tramiti di rigore, dettare sentenza dichiarando A LUOGO la domanda e, in conseguenza, si dichiari responsabile civilmente il Governo degli Stati Uniti d'America per gli atti illeciti realizzati contro Cuba e lo si condanni a riparare e a indennizzare il popolo cubano per un ammontare di 121.000 milioni di dollari statunitensi per i danni causati a detto paese.
ALTRESÌ: Interessiamo il Tribunale che in virtù di quanto stabilito nell'Articolo 170 della Legge di Procedimento Civile, Amministrativo e Lavorativo, si invii un dispaccio al Ministero di Relazioni Estere della Repubblica di Cuba affinché dia corso alla pratica.

La Habana, 3 gennaio del 2000.

Lic. Mirna Nides Domínguez
Avvocato

Lic. Disney Cabrera Zayas
Avvocato

Lic. Tania Josefina Manzanares Ayala
Avvocato

Lic. Abel Alejandro Solá López
Avvocato