Gli Stati Uniti esclusi dalla Commissione dei Diritti Umani
dal quotidiano cubano Granma
4.5 - Il Governo degli Stati Uniti ha subito ieri una schiacciante sconfitta. Dal 1947 gli
Stati Uniti sono sempre stati membro della Commissione dei Diritti Umani. Questanno,
dopo lo scandaloso, arrogante e umiliante comportamento a Ginevra, sono stati esclusi
dalla Commissione dei Diritti Umani come risultato della votazione effettuata dal
Consiglio Economico e Sociale dell'ONU (ECOSOC).
La rappresentanza yankee a New York ha assistito attonita al risultato della votazione
segreta per scegliere tre nazioni fra quattro candidate presentate dal gruppo occidentale,
per occupare i seggi vacanti nella Commissione dei Diritti Umani. Gli Stati Uniti hanno
ottenuto solo 29 dei 53 voti possibili, venendo superati nella votazione dalla Francia con
52 voti, dallAustria con 41 e dalla Svezia con 32, in quella che è diventata
un'umiliante sconfitta per la superpotenza.
Immediatamente dopo il risultato, che ha lasciato stupefatti i diplomatici nordamericani,
una valanga di rappresentanti di tutte le regioni del mondo si sono avvicinati al seggio
cubano per congratularsi con il nostro ambasciatore Bruno Rodríguez, in una nitida
testimonianza di quello che è stato il costo delle manovre anticubane portate avanti
dagli Stati Uniti mediante grossolane pressioni a base di minacce e di ricatti.
Le reazioni a Washington sono state amare. Il capo della rappresentanza statunitense
nellECOSOC ha detto, dopo aver appreso lesito della votazione, che era
"molto deluso dal risultato", lo stesso concetto espresso anche dal portavoce
del Dipartimento di Stato. Il rappresentante della mafia anticubana, Lincoln Díaz-Balart,
pieno dira di fronte al fallimento, ha accusato la Commissione dei Diritti Umani
"di essere un club di tirannie", adducendo, tra altre ragioni, che Cuba è
rieletta sistematicamente come membro della Commissione, e ha detto in tono minaccioso
verso il mondo che "il Congresso degli Stati Uniti prenderà nota di quello che,
sfortunatamente, realmente sta accadendo alle Nazioni Unite". Allo stesso tempo, la
feroce lobby anticubana ha qualificato come "intollerabile" la sconfitta.
Quello che non vogliono capire quelle annebbiate e prepotenti persone dell'impero è che
questo risultato è una chiara espressione del rifiuto della comunità internazionale alla
"diplomazia delle cannoniere" e ai metodi coercitivi usati dagli Stati Uniti
negli organismi internazionali e alle loro manipolazioni e pratiche discriminatorie,
selettive e di doppia morale nella Commissione di Ginevra, dove questanno si sono
opposti al 73 % delle votazioni alla volontà della maggioranza dei membri, perfino su
temi tanto delicati come quelli del diritto all'alimentazione e all'accesso dei malati di
AIDS alle medicine.
La votazione di ieri è anche una dimostrazione del rifiuto alla decisione nordamericana
di ritirarsi dal Protocollo di Kyoto, all'ostinata e avventuriera idea di installare un
scudo antimissile, alla mentalità di guerra fredda che la nuova équipe governativa ha
usato contro Cina, Russia e altre nazioni, all'appoggio incondizionato degli Stati Uniti a
Israele e al loro veto al progetto di risoluzione che proponeva lo schieramento di una
forza di osservazione per la protezione del popolo palestinese di fronte ai barbari
attacchi sionisti e ad altre riprovevoli azioni.
Quanto accaduto nellECOSOC è anche una dimostrazione del modo in cui votano la
maggior parte delle nazioni di fronte agli Stati Uniti quando lo scrutinio è segreto e si
sentono protetti dalla furia imperiale di Washington.
Il risultato è un nuovo colpo alle aspirazioni egemoniche degli Stati Uniti e al loro
proposito di utilizzare il tema dei diritti umani nella loro crociata anticubana e contro
i popoli poveri del Terzo Mondo.
Cuba, che è stata rieletta lo scorso anno come membro della Commissione dei Diritti Umani
per consenso del Gruppo Latinoamericano, continuerà a difendere a Ginevra il diritto dei
popoli a una vita degna con giustizia e pace, e continuerà ad affrontare le prossime
manovre nordamericane con la stessa morale, con lo stesso onore e con lo stesso appoggio
solidale con cui lo ha fatto durante questi anni.
Per gli Stati Uniti è una nuova lezione che il mondo sta cambiando.
Discorso pronunciato dal Ministro per le Relazioni Estere della Repubblica di Cuba,
Felipe Pérez Roque, al 57° Periodo di Sessioni della Commissione dei Diritti Umani delle
Nazioni Unite
Ginevra, 27 marzo 2001.
Sig. Presidente:
Parlo a nome di Cuba.
Veniamo ad accusare quelli che mentono; a dire le nostre verità. E veniamo armati di
ragioni: un arsenale di idee giuste e la storia di lotte del nostro popolo, un popolo che
niente, né nessuno, potrà piegare nel suo impegno di conquistare tutta la giustizia, e
al quale aggressioni, blocchi e diffamazioni non hanno potuto schiacciare la sua ferrea
volontà di lotta, né scalfire neppure la sua piena indipendenza.
La Commissione dei Diritti Umani è oggi più divisa che mai ed è minacciata di arrivare
a un punto irreversibile di discredito. Da un lato ci sono i rappresentanti del Terzo
Mondo: sono gli ostaggi del debito, vittime dell'ingiusto disordine vigente nel mondo,
solo padroni della loro miseria e della loro arretratezza; sono quelli che apportano i
milioni di affamati, di poveri, di analfabeti, di bambini e madri che muoiono, quelli che
hanno posto le fondamenta con la loro sofferenza all'opulenza dei nostri sfruttatori.
Siamo sempre, in questa Commissione, gli accusati. Dallaltro lato ci sono i
rappresentanti dei paesi sviluppati e ricchi: sono i creditori, quelli che consumano quasi
tutto quello che si produce, quelli che dissipano, inquinano e dimenticano che ci devono
la loro ricchezza. E sono, per di più, quelli che pretendono di trasformarsi in
accusatori e giudici dei nostri paesi.
È ora di spazzare dai lavori di questa Commissione l'ipocrisia e la doppia morale. Gli
Stati Uniti potrebbero spiegare perché votano contro il fatto di considerare la fame, che
oggi colpisce quasi un miliardo di persone, un oltraggio e una violazione della dignità
umana? Potrebbero spiegare perché, mentre pretendono di accusare Cuba, contemporaneamente
si oppongono a condannare le flagranti e massicce violazioni dei diritti umani perpetrate
dall'esercito israeliano contro il valoroso popolo palestinese?
È arrivato il momento di esigere che si metta in pratica un ampio processo di riforma e
di democratizzazione di questa Commissione. Ogni anno ne discutiamo, e sono stati
approvate a tale proposito varie risoluzioni. Ma quello che è certo è che la Commissione
dei Diritti Umani continua a essere uno strumento al servizio degli interessi di
dominazione degli Stati Uniti e dei loro alleati.
Potrà cambiare questa situazione? Ovviamente. Ma chiediamo che voi, i rappresentanti dei
paesi sviluppati, accettiate con modestia la giustezza delle nostre richieste. Si richiede
che voi riconosciate che non siete i padroni assoluti della verità. È necessario
rinunciare al concetto razzista che i poveri non possano avere anche ragione.
Abbiamo bisogno di un mondo più democratico e tollerante. Perché un piccolo gruppo di
ricchi e potenti paesi vogliono imporre un mondo sempre meno democratico e meno
pluralista? Perché non lottiamo per una maggiore tolleranza non solo dentro i paesi ma
anche nelle relazioni tra i paesi? Perché non si può accettare l'esistenza di diversi
modelli di ordinamento civile e politico? Con quale diritto si cerca di consacrare un
unico modello di democrazia? Non ci siamo già messi daccordo alla Conferenza
Mondiale sui Diritti Umani che tutti i popoli hanno il diritto di libera determinazione e
in virtù di questo diritto stabiliscono liberamente la loro condizione politica?
I lavori di questa Commissione possono essere utili solo per una rispettosa
collaborazione; mai per unimposizione dogmatica e per l'arroganza.
Cuba continuerà a esigere che questa Commissione smetta di essere ostaggio di interessi
ingiustificabili. Cuba non smetterà di combattere fino a quando non si rispetti il
diritto di tutti i paesi, fino a quando non si garantisca un funzionamento pluralista,
trasparente, obiettivo e democratico nei lavori di questa Commissione.
Sig. Presidente:
Gli Stati Uniti accusano Cuba di violazione dei diritti umani. Come tutti sappiamo, in
questa accusa non si dirime una genuina preoccupazione per la situazione dei diritti umani
a Cuba. Si dirime, realmente, se un piccolo paese del Terzo Mondo possa o non possa
scegliere la sua propria strada e costruire a suo modo un futuro di uguaglianza e di
benessere per i propri figli.
Respingo con profondo disprezzo l'accusa contro Cuba, confezionata dagli Stati Uniti, e
imposta mediante selvaggi pressioni nel seno di questa Commissione. Sostengo con tutta
fermezza, guardando negli occhi di ciascuno di voi, che non esistono violazioni dei
diritti umani a Cuba; che non ha assolutamente alcuna giustificazione il tentativo di
isolare Cuba in questa Commissione; che tale asserzione è unicamente possibile per
l'incapacità patologica degli Stati Uniti di accettare Cuba come un paese indipendente,
che non gli appartiene più. Dopo oltre quarantanni di blocco genocida e di guerra
economica, di invasioni, di atti terroristici, di tentativi di sovversione, di sabotaggi,
di piani di assassinio di dirigenti cubani, di guerra biologica e di molte altre
aggressioni, la Commissione dei Diritti Umani è il più recente campo di battaglia tra il
tentativo oppressore degli Stati Uniti contro Cuba e le nostre aspirazioni di
indipendenza, di giustizia e di sviluppo.
Non utilizzo il tempo per spiegare la realtà cubana e per provare la natura ingiusta e
mirata delle accuse degli Stati Uniti. In realtà, non è necessario. Voi, lo riconosciate
o no, lo sapete. Mi limiterò a dire che gli Stati Uniti sono il paese con meno autorità
morale per giudicare Cuba in materia di diritti umani e di democrazia.
Non posso tralasciare di domandare: qualcuno ha visto almeno una volta a Cuba la Polizia
che colpisce i lavoratori o gli studenti in una manifestazione, sparando contro di loro
pallottole di gomma, lanciando contro di loro cani, cavalli o gas lacrimogeni, come accade
quotidianamente in non pochi angoli del mondo di oggi? Voi siete al corrente che a Cuba i
dirigenti marciano insieme al popolo nelle manifestazioni.
Fino alla recente relazione del Dipartimento di Stato nordamericano sulla situazione dei
diritti umani nel mondo, alla quale, ovviamente, non riconosco legittimità alcuna, e
nella quale, come sappiamo, l'unico paese di cui non si parla sono proprio gli Stati
Uniti, viene riconosciuto che non ci sono morti né desaparecidos per motivi
politici a Cuba. Nonostante il loro odio viscerale contro il nostro paese, la loro
ossessione per farci condannare e la loro mancanza di scrupoli, gli Stati Uniti non hanno
osato mentire, almeno, su questo tema. È tanto limpido e umano il nostro operato, che è
impossibile negarlo!
Qualcuno in questa sala può menzionare un solo caso di tortura, di assassinio o di desaparecido
a Cuba? Qualcuno in questa sala conosce un solo caso di giornalista assassinato a Cuba, o
di sequestro di bambini, a parte il fallito tentativo di sequestrare un bambino cubano
negli Stati Uniti, o di vendita di bambini, o di schiavitù infantile? Qualcuno ha sentito
qualche volta parlare di squadroni della morte a Cuba? Qualcuno ha visto a Cuba una
manifestazione di madri e di nonne che chiedevano che fine hanno fatto i loro figli e
nipoti assassinati o scomparsi? Qualcuno di voi ha sentito che il Governo cubano, alle
spalle del popolo, abbia imposto un programma di riorganizzazione del Fondo Monetario
Internazionale o che abbia regalato le ricchezze del paese alle multinazionali? Vi siete
mai chiesti perché dopo 40 anni di blocco e 10 anni di gravissime difficoltà economiche
manteniamo, e cresce ogni giorno, l'appoggio schiacciante del nostro popolo?
La risposta è nel fatto che la Rivoluzione appartiene al popolo, non a un'élite
ossessionata dal potere.
A Cuba i dirigenti vedono nelle loro responsabilità un dovere, un atteggiamento davanti
alla vita, non un mezzo di vita. La nostra autorità si basa non solo sulla nostra
elezione democratica e trasparente, senza denaro né corruzione, bensì sulla convinzione
del nostro popolo che non rubiamo, che non ci sentiamo al di sopra delle loro necessità e
dei loro sogni, che condividiamo le loro difficoltà, che non rinunciamo a una vita
austera e di impegno.
Si deve interpretare allora che noi crediamo in una società perfetta? No, non siamo
soddisfatti. Stiamo solo incominciando. Stiamo tentando di cancellare secoli di
emarginazione e di ingiustizie. Cerchiamo di elevare l'educazione e la cultura a livelli
mai raggiunti prima dal nostro popolo. Ci sforziamo per far raggiungere ai nostri figli
livelli di uguaglianza, di giustizia sociale e di partecipazione civica, come quelli di
nessunaltra società.
Faremo tutti gli sforzi necessari per continuare a perfezionare la nostra opera, per
rendere ancora più efficiente e con più partecipazione il nostro sistema politico, che
è - lo sappiamo bene - incomparabilmente più democratico di quello dei nostri falsi
accusatori.
A Cuba lottiamo sempre di più per una società tollerante e umana. Sogniamo con un popolo
sempre più colto e istruito, che equivale a dire un popolo sempre più libero. Aspiriamo
a tutta la conoscenza possibile per tutto il popolo, e non solo per un'élite. Sogniamo
con un popolo di profonda sensibilità sociale, liberato dagli egoismi, con radicate
convinzioni umane. Sogniamo, e ogni volta siamo sempre più vicini a raggiungere questi
sogni, con un popolo per il quale la Patria sia l'Umanità. Una società come la nostra,
nella quale l'uomo e la sua dignità sono il centro, non comunica con la violenza, con la
repressione o con l'inganno.
Nessuno può farci pressioni. Facciamo quello che crediamo giusto e conveniente. Abbiamo
etica. Abbiamo morale. E devo dirlo con tutta chiarezza: non accettiamo, né accetteremo
pressioni e minacce!
È il momento di una precisazione. Quelli che assecondano gli Stati Uniti nelle loro
inique manovre contro Cuba, non hanno autorità morale per parlarci di diritti umani. Non
si può respingere nello stesso momento il blocco a Cuba ed essere complici degli Stati
Uniti nella manovra con cui cerca di giustificarlo.
Abbiamo l'incoraggiamento e la simpatia dei popoli dell'America Latina, che sanno che la
nostra lotta è anche per i loro diritti, che ricordano l'appoggio solidale di Cuba nei
tempi in cui le dittature sostenute dagli Stati Uniti hanno torturato, assassinato e fatto
sparire centinaia di migliaia di persone nella Nostra America.
Sappiamo anche che la lotta di Cuba è per il rispetto dei diritti di tutto il Terzo
Mondo, affinché cessi il disprezzo, il non riconoscimento del nostro diritto a un mondo
più equo e più giusto, del nostro diritto allo sviluppo e alla vita.
Signor Presidente:
Agli Stati Uniti dà fastidio che Cuba voglia essere libera e indipendente. E Cuba non
rinuncia a essere sempre più libera e più indipendente!
Agli Stati Uniti dà fastidio che Cuba sia socialista. E Cuba è sempre di più
socialista! Agli Stati Uniti dà fastidio che a Cuba comandi il popolo. E a Cuba il popolo
sarà sempre più padrone del proprio destino!
Agli Stati Uniti dà fastidio che Cuba non sia al passo dalle loro aspirazioni
imperialiste ed egemoniche. E Cuba sarà sempre di più antimperialista e solidale con le
cause giuste!
Gli Stati Uniti vogliono organizzare in una Cuba frammentata e debole il partito che ne
chieda l'annessione. E a Cuba continuerà a esistere il partito dell'unità e
dell'indipendenza, della giustizia sociale e della dignità, della reale uguaglianza e
della vera solidarietà tra tutti gli uomini e tra tutti i popoli, senza le quali non si
può avere né libertà, né democrazia, né pace!
Quarantanni di eroica resistenza sostengono le nostre idee, la nostra ragione, la
nostra verità, la nostra invincibile forza, la nostra irrinunciabile e indistruttibile
libertà.
I governanti degli Stati Uniti non sanno più cosa fare con Cuba. In un campo o
nellaltro continueranno a patire sconfitte su sconfitte. Quello che cercano di
raggiungere in questa Commissione, sulla base di umilianti pressioni ai suoi membri, e a
un altissimo costo politico, dimostra che hanno dimenticato quella famosa riflessione del
Re Pirro: "Con un'altra vittoria come questa, sono perso".
Ci hanno trasformati nel paese più libero della Terra, che non dipende in nulla dal loro
commercio, dai loro crediti e dai loro investimenti. Godiamo oggi del raro privilegio,
quasi unico, di potere dir loro tutta la verità e di distruggere ognuna delle loro
menzogne, da questa o da qualsiasi altra tribuna.
Non accusiamo il loro popolo, capace di essere nobile e idealista; accusiamo un sistema
egemonico di dominazione e un ordine politico ed economico egoista e rapace, imposto al
mondo, che è insostenibile.
Alcuni ci chiedono un gesto per compiacere gli Stati Uniti. Il gesto che faccio, a nome
del mio popolo, è quello di alzare il pugno e dire a voce alta le parole che noi cubani
abbiamo ripetuto per quarantanni davanti a ciascuno dei loro crimini e delle loro
aggressioni contro Cuba:
Patria o Morte!
Vinceremo!