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Nuestra America

CUBA, ELIAN E LA CULTURA ITALIANA
di Gianni Minà

Cintio Vitier, il poeta insigne, attuale padre spirituale della cultura cubana, al quale la Fiera del Libro de L'Avana ha reso omaggio, appariva emozionato nello stringere la mano a Dacia Maraini "la scrittrice prestigiosa, compagna per tanti anni di Alberto Moravia". La moglie, al suo fianco, si sentiva teneramente identificata in quel ricordo di una coppia unita dagli stessi sentimenti suoi e del marito e dallo stesso anelito di conoscenza.
Nella casa dell' "Alcade" de L'Avana, si dava il benvenuto alla delegazione italiana alla IX Fiera Internazionale del Libro, ma il caso del piccolo Elian, il bambino cubano sequestrato a Miami da un prozioe dalla violenta lobby anticastrista, aveva occupato, da subito, i discorsi di tutti e ben presto anche quelli di chi, come Cintio Vitier e Dacia Maranini, avrebbero voluto confrontare, con più tempo, esperienze comuni.
Era inevitabile che un caso così clamoroso di violazione giuridica, in nome di una presunta battaglia politica, marcasse anche questa inattesa festa del libro in un'isola dei Caraibi, assolutamente speciale e, in questi giorni, ferita dalla vicenda di Eliàn, il bambino sequestrato a Miami dopo il naufragio della zattera nella quale la madre, sconsideratamente, lo aveva fatto salire , sollecitata dal suo nuovo compagno ad un "viaggio della speranza" vietato a tutti i latino-americani in cerca di una nuova vita al Nord, ma non ai cubani.
L'Ufficio che cura gli interessi degli Stati Uniti a Cuba, malgrado antichi accordi che prevedono la concessione di almeno cinquemila permessi di immigrazione l'anno, continua a lesinare i visti di entrata per chi decide di viaggiare normalmente in aereo, ma chi rischia per mare è invece una merce facilmente spendibile politicamente senza nessun dubbio morale. Perfino il New York Times, rivelando qualche giorno fa la fedina penale poco presentabile dei vari prozii che, su indicazione della famigerata Fondazione nazionale cubano-americana, tengono in ostaggio il piccolo Elian, ha chiesto di porre fine a questa vicenda che intacca ormai il prestigio dell'ufficio immigrazione del paese, del ministro della giustizia Janet Reno, e perfino il presidente Clinton, smentiti o bloccati da un mondo, quello dei cubani di Miami, dedito al ricatto elettorale.
Così la storia del piccolo Eliàn, emblematica per comprendere le difficoltà e le contraddizioni della Cuba attuale, ha aleggiato in tutte le cerimonie e i seminari della Fiera del Libro de L'Avana tanto che c'era pure Fidel Castro, mercoledì scorso, ad assistere allo spettacolino messo insieme dal cantante Amaury Perez, con i bambini delle scuole in uno spiazzo dell'aerea di San Carlos de la Cabana, la bellissima fortezza spagnola restaurata che ospita l'evento.
L'Italia, quest'anno paese festeggiato, era rappresentata dal sottosegretario agli esteri Danieli, solerte di idee e iniziative darealizzare con l'effervescente mondo culturale cubano ma, i più ansiosi ad avvicinare Fidel, nel languoroso tramonto de L'Avana, erano molti degli addetti ai lavori della tante volte supponente editoria italiana, venuti a Cuba in massa e sorpresi (come è successo recentemente al mondo della musica con i vecchietti del "Buena Vista Social Club") di scoprire che il socialismo de la Revolucion non abbia completamente appiattito le coscienze ma risvegliato invece una produzione letteraria inusitata altrove. E persino Vittorio Sgarbi, confuso tra i Nomadi, Red Ronni, Edoardo Bennato e i ragazzi bolognesi che scrivono in cooperativa con lo pseudonimo Luther Blisset, non disdegnava mettersi in fila con fidanzata e mamma per tentare di "stringere la mano alla storia".
D'altro canto il destino di Cuba, da quarant'anni a questa parte, è quello di far discutere, dividere, magari mettere in marcia utopie, ma certamente non quello di afflosciarsi su se stessa come qualunque burocratico paese dell'ex comunismo reale. "Molti presuntuosi analisti d'Europa, ex comunisti e no, dovranno cominciare a riconoscere, dopo unidici anni dalla caduta del Muro di Berlino, che molte delle analisi su Cuba erano errate, grottesche, se non addirittura condizionate da un'informazione a senso unico che veniva dagli Stati Uniti". Ha rilevato con sarcasmo Daniel Chavarria, scrittore uruguayano affermatosi anche in Italia con "Il rimedio universale" e "L'occhio di Cibele". Daniel Chavarria (vincitore quest'anno del prestigioso premio Casas Las Americas, il premio che ha lanciato tutta la grande letteratura latino-americana) vive da anni a L'Avana dove ha condiviso, con i suoi amici locali, i recenti momenti di precarietà della società cubana, dopo il tramonto del mondo comunista nell'Est europeo. Così nel corso del seminario "Cuba vista con gli occhi degli altri", al quale anch'io ho partecipato, se la rideva del modo grottesco con il quale ogni evento dell'isola, dalla visita del Papa al summit dei capi di Stato latino-americani, dal Festival del Cinema al caso del piccolo Eliàn viene spesso raccontato nei media occidentali , in ogni frangente più attenti al mercato nero o all'amore mercenario delle jineteras, che all'esigenza di spiegare quello che stava accadendo.
"Una vera ossessione erotica - sosteneva beffardo Chavarria - in un continente dove in paesi come il Brasile le donne emigrano in Europa per prostituirsi o dove continuano ad esistere la repressione dei poveri come i "sin tierra", o come le comunità "campesine" di appoggio alla ribellione zapatista in Chiapas, o dove, in tante nazioni, ora ipocritamente considerate democratiche, non è mai cessata la tragedia della gente che sparisce, dell'assassinio politico, del commercio dell'infanzia".
L'ampia Fiera del Libro de L'Avana ospita pubblicazioni e seminari su tutti questi temi; non solo di piccoli editori militanti, ma l'interesse, in particolare dell'editoria italiana, è concentrato molto di più sulla nuova letteratura dell'isola che ha, per ora, in Marco Tropea un antesignano di questo filone con autori come Miguel Mejides, Julio Travieso Serrano o Leonardo Padura e lo stesso Chavarria, sostenitori delle possibilità del genere poliziesco di raccontare con più libertà le contraddizioni e le ferite di una società, anche di quella cubana.
Ma oltre Tropea anche Einaudi, antico editore di Miguel Barnet (l'autore di "Autobiografia di uno schiavo" e di "La canzone di Raquel"), Feltrinelli (che ha già pubblicato due antologie di autori cubani), Baldini & Castoldi, Bompiani ed altri, stanno investendo sul filone della narrativa fiorita nell'isola della Revolucion, sorprendentemente nella stessa stagione del riscatto della musica e dei ritmi del paese. La stagione della proposta rustica di Compay Secundo. Ibraim Ferrer, Ruben Gonzales o Omara Portuondo, o della riproposta del mambo che Augusto Enriquez, ex vocalist del gruppo "Moncada" sta per rilanciare con la big band dove prevalgono trombe, tromboni e sax. Come facevano Stan Kenton negli Stati Uniti o Perez Prado e Benny Morè a Cuba negli anni Cinquanta, quando le due culture si contaminarono a vicenda e uno spagnolo a nome di Xavier Cugat, con una moglie-vamp di Brooklyn come Abbe Lane, si appropriò di questo repertorio e portò al successo nel mondo questa esperienza fatta da altri.
Proprio tenendo presente questi fermenti legati alla memoria ma anche all'attualità, altri editori come Sperling & Kupfer puntano invece sulla saggistica e, dopo il nuovo inedito di Ernesto CHE Guevara intitolato "Otra ves" basato sul diario scritto durante il suo secondo viaggio giovanile per l'America Latina che uscirà in marzo, ha intenzione di pubblicare un'antologia di autori latinoamericani poi diventati famosi divulgati in questi ultimi trent'anni dalla rivista di Casas de las Americas, l'istituzione culturale più prestigiosa del continente diretta attualmente dal poeta Roberto Fernandez Ratamar.
Insomma una Fiera del Libro ricca di fermenti anche se segnata dagli eventi politici, dove Dacia Maraini può dibattere con le colleghe cubane della letteratura femminile, o Manuel Vasquez Montalban può dire la sua confrontandosi con Alfredo Guevara (famoso direttore dell'Istituto cubano del cinema) su cultura e globalizzazione, o Daniel Chavarria un uraguagio giramondo può disquisire con gli autori cubani e no di patrie reali e di patrie sognate.
Il merito della ricca presenza italiana (otto editori che si sono assicurati più di 15 titoli di autori locali) va equamente diviso tra l'ARCI, prodiga di manifestazioni come quella di stampare una edizione di Pinocchio per tutti gli alunni delle scuole di Cuba, ed editori come Marco Tropea e Sperling & Kupfer (presente a Cuba con un bel libro sulla Santeria di Irina Baini) insieme all'organizzazione del premio Grinzane Cavour che, con la regia del professor Giuliano Soria, ha coordinato questo sbarco dell'editoria italiana a Cuba per essere presente ad un evento letterario interessante non solo per il mondo ispanico.
(da L'Unità del 15 febbraio 2000)