Associazione Nazionale Su Alberto Granado Pardo Guerra Aleida Guevara Beretervide Dopico Sonia Rosemari Mealy Josè Galardy William Galvez
Nuestra America
| |
INTERVISTA DI MARCO PAPACCI AL GENERALE DELLE FAR
WILLIAM GALVEZ.
William Galvez nasce ad Holguin il 21 ottobre 1933.
Partecipa alle lotte studentesche in diverse organizzazioni. Nel 1953 entra a far parte
del M26/7. Partecipa agli episodi del 30 Novembre del 1955 a Santiago di Cuba. Si unisce
allEsercito Ribelle nella Sierra Maestra. Partecipa allinvasione verso
occidente guidata dal Che e da Camilo Cienfuegos, con il grado di capitano. Termina
la guerra di liberazione nella colonna di Camilo con il grado di comandante di una
colonna.
Oggi è un generale della riserva delle FAR, militante del PCC, laureato in Scienze
Sociali, ha realizzato diverse missioni internazionaliste.
E autore di diversi libri di carattere storico: CAMILO, SENOR DE LA VANGUARDIA,
SALIDA 19, FRANK PAIS ENTRE EL SOL Y LA MONTANA, EL JOVENCAMILO, CHE DEPORTISTA e EL SUENO
AFRICANO DEL CHE.
D: Quando e perché hai deciso di unirti alla lotta contro la tirannia di Batista?
R: Generalmente a Cuba è sempre esistito un precedente per quanto riguarda la lotta
patriottica. Il movimento degli studenti cubani ha risposto sempre in un modo o in un
altro a tutti gli atti anticostituzionali messi in atto dai governi di turno, contro il
popolo e la classe lavoratrice.
Una gran parte di noi ha avuto antenati che hanno lottato nella guerra
dIndipendenza. Ricordo mio nonno, veterano della guerra dIndipendenza che mi
raccontava le sue esperienze.
Quando si produce il 10 di marzo, ero uno studente del Politecnico di Holguin e
spontaneamente cominciammo a protestare contro il colpo di Stato.Per noi era una burla la
costituzione esistente.
Eravamo coscienti che tutti i politici di turno erano dei corrotti, dei ladri, dei buoni a
nulla. Erano degli assassini, perché mandarono ad uccidere un dirigente sindacale di nome
Jesus Menendez, leader comunista. In quel periodo Cuba non faceva eccezione, in America
Latina, per quanto riguardava la falsa democrazia. In quel periodo cera un leader
politico che si era distinto dagli altri, Chibas, del Partito Ortodosso, ma non potè
mettere in pratica il suo progetto politico perché era circondato da latifondisti,
banchieri, politicanti che si unirono al carro dei corrotti. Disgraziatamente Chibas si
suicida per non poter rispondere ad una denuncia provocatoria orchestrata dai suoi nemici,
era un tipo troppo inpulsivo. Però eravamo certi che il suo partito avrebbe vinto le
elezioni. I successivi governi, dal 1944 al 1952 erano totalmenti corrotti, così come nel
1933 ci incontrammo nella Rivoluzione che "sparì in una pallina" come affermò
Raul Roa, riferendosi al fatto che tutti quei governi si finanziavano con le case da
gioco.
Nel mio libro CAMILO EL SENOR DE LA VANGUARDIA tratto in forma più ampia di quel periodo.
Quando si produce il golpe di Batista, sorge una nuova generazione di giovani che fanno
loro gli ideali del nostro Josè Martì. Noi cubani siamo i continuatori della dottrina di
Martì, di Maceo, di Gomez e di tutti i grandi patrioti che lottarono nella seconda
repubblica, cominciando da Mella, Guiteras, Ruben Martinez Villena. A Cuba è sempre
esistita una avanguardia a volte piccola, a volte un poco più grande che ha lottato
contro la corruzione.
Batista era già stato nelle alte sfere del potere dal 1944 al 1952, ben 11 anni e noi
pensavamo che tutti i politici che erano stati estromessi in quel lasso di tempo dal
potere con il golpe, avrebbero fatto qualcosa. Da quel momento cominciarono a crearsi le
prime organizzazioni rivoluzionarie, o meglio, prima che noi formassimo il M26/7, si
formarono organizzazioni come la Triplice A, la Azione Liberatrice ed altre. Ti posso
garantire che tutte queste organizzazioni giocavano a fare la rivoluzione. Mi spiego
meglio: cercavano coalizioni in cui militare e speravano in un futuro vittorioso, in
reltà non fecero niente, per poi accampare determinate pretese.
Finalmente compare un certo Fidel Castro allHavana, in silenzio come predicava
Martì, che organizza unazione molto selettiva. Io mi trovavo ad Holguin e militavo
in unorganizzazione nella quale Fidel non aveva molta fiducia e di conseguenza non
eravamo a conoscenza di quello che si stava preparando a Santiago. Ti dico queste cose
perché chissà se Fidel avesse contato con più uomini soprattutto della zona orientale
dellisola forse lesito dellazione del Moncada poteva essere diverso.
Però in fondo fece bene così perché altrimenti rischiava di essere scoperto. Questo fu
il Moncada. Fino al 1953 cera stato un grande desiderio di lotta ma con poche
possibilità.
Lesempio di Fidel e dei moncadisti fu linput che svegliò la gioventù
rivoluzionaria che era disposta a giocarsi la pelle per fare la rivoluzione. Fidel in quel
periodo non era conosciuto in tutta Cuba, sicuramente lo era allHavana. Decisi di
trasferirmi a Santiago di Cuba per lottare contro la tirannia e qui la mia partecipazione
fu molto più attiva della precedente ad Holguin.
Nella città ribelle operava un ragazzo, Frank Pais leader di una organizzazione giovanile
molto attiva nelle manifestazioni antibatistiane, al principio milito
nellorganizzazione del fratello di Frank che si chiamava Josuè Pais. Quando Batista
concede lamnistia politica cercando di dimostrare un falso cammino verso la
democrazia, non voleva concederla ai moncadisti e per questo motivo ci furono diverse
pressioni, fino a quando non cambiò idea. Fidel viene messo in libertà, ma prima di
andare in esilio getta le basi per il futuro Movimento 26 di Luglio, nel quale
confluiscono molti giovani. Molti di questi seguono Fidel in esilio. Frank Pais
inizialmente non aderisce al M26/7 perché non crede che F.C. sia in grado di fare la
lotta armata. Quando si rende conto che così non è , la sua organizzazione -Azione
Rivoluzionaria- confluisce nel M26/7 e Frank ne diventerà il leader a Santiago de Cuba.
Nel frattempo noi studenti delle scuole superiori organizzammo molte manifestazioni,
scontri di piazza e piccoli attentati cercando di causare più danni possibili al governo
e meno fastidi possibilialla popolazione. Sia F.C. che F.P. si organizzano. Si produce
lepisodio del 30 di novembre e noi che militiamo nelle file giovanili del 26/7
eravamo pronti allazione, .Purtroppo le armi non bastavano per tutti ed io essendo
noto alla polizia venni arrestato.
Rimango prigioniero per 6 mesi, la mia causa viene unita a quella del 30 Novembre e ad
alcuni moncadisti. Scontata la pena insieme ad altri compagni entro in clandestinità.
Nel mio libro SALIDA 19 racconto tutti questi episodi. Ricostruimmo il M26/7 ad Holguin.
In quel periodo avvenne lo sbarco del CORINTHIA e tutti quei compagni vennero trucidati.
Noi per rappresaglia assassinammo il capo della polizia di Holguin che aveva represso nel
sangue ogni tentativo di rivolta contro la tirannia. Dopo questo episodio decisi di salire
sulla Sierra Maestra.
D : Finalmente arrivi nella Sierra. Dopo che vi unite a quello che era
lEsercito Ribelle, in quel momento, quando hai conosciuto Camilo Cienfuegos e il
Che?
R : Ho avuto la fortuna di conoscere prima il Che. Devi sapere che per unirti ai ribelli
dovevi avere un documento. Io non ne avevo nessuno e questo mi costò molta fatica per
farmi accettare. Fortunatamente decisero per il si e nel primo accampamento dove vengo
inviato, incontro il Che.
Per il fatto di appartenere al 26/7 di Holguin e per le azioni che avevo condotto avrei
dovuto andare nella colonna di Fidel Castro, invece rimasi per tre settimane nel gruppo
del Che. Potei conversare molto con lui. Allepoca avevo delle posizioni di sinistra,
avevo delle inclinazioni verso lideologia marxista, però sentivo che mi mancava lo
studio, il Che in questo mi aiutò molto. In quella stessa occasione conobbi Camilo. Poco
tempo dopo mi mandarono nel gruppo di Fidel e qui venni integrato in un plotone come
semplice soldato.
D : Che impressione ti hanno fatto questi due futuri eroi della rivoluzione?
R : Voglio dirti una cosa, noi avevamo già unidea di coloro che si trovavano in
montagna. Chiaramente Raul, Fidel, Ramiro e Juan Almeyda erano persone molto conosciute,
così come tutti quelli del Moncada. Però del Che si parlava molto.Largentino che
pur essendo medico veniva a lottare qui a Cuba , asmatico, ma con una volontà di ferro,
secondo quello che ci raccontavano coloro che si erano addestrati con lui in Messico.
Quando mi trovavo in clandestinità e aiutavamo i ribelli che scendevano dalla Sierra per
curarsi o per compiere determinate missioni, gli domandavamo come era la situazione in
montagna e ci rispondevano che già alcuni di loro si erano messi in luce per le loro
qualità di combattenti e fra questi sempre cerano il Che e Camilo. Però Fidel era
sempre il più grande in tutto. Tutte queste cose ti invogliavano a conoscerli e destavano
in noi molta curiosità.
Il Che mi ha dato limpressione di un uomo molto convinto di quello che faceva, un
uomo di una comprensione molto grande-si accorse immediatamente delle difficoltà che
incontravo nel camminare in montagna, sia per il mio stato fisico, sia per il peso del mio
zaino. Lui montava un mulo per via di una ferita ad un piede, fece una sosta per farmi
riposare una notte. Giocavo a scacchi con lui e siccome non ero bravo a volte mi faceva
vincere.
Era incredibile il rispetto che noi tutti avevamo per lui
Di Camilo ti posso dire che inizialmente lho conosciuto di sfuggita. Si portava
dietro la fama del cubano a cui piaceva scherzare molto, ma anche di combattente
formidabile. Una volta mi disse che era molto preoccupato perché aveva un terribile mal
di denti e che il Che avrebbe dovuto estrargli un dente. Gli dissi di non preoccuparsi
perché il Che era un bravo medico. Mi rispose che lo sapeva, non aveva paura del dolore
bensì per il pericolo che questi gli estraesse un dente sano.
Tutti parlavano della ottima relazione che esisteva tra i due. Tutti dicevano che il Che
era molto esigente -era vero- però ti posso dire che tutti i capi che non sono esigenti,
non possono avere questo incarico, anche Camilo era così. Mi ricordo che nei momenti di
riposo -pochi per la verità- il Che teneva occupati i suoi uomini facendoli studiare o
curava i contadini malati. Nellaccampamento di Camilo mi ricordo
dellattenzione particolare che lui aveva per un gruppo di ribelli che si dedicavano
nei momenti di riposo a rappresentazioni teatrali, a volte era lui stesso che scriveva i
testi. Tutto questo era molto istruttivo, cosi come il discutere sulle notizie che ci
giungevano attraverso la radio e i pochi giornali che arrivavano in montagna. Dopo questi
brevi momenti che avevano attirato la mia attenzione, vengo inviato nel gruppo di Fidel.
Lo scopo di tuttti noi ribelli era quello di lottare al suo fianco e potrai immaginare la
mia emozione nellincontrarlo di persona.
Fino a quando si produsse loffensiva rimasi nella prima colonna. Successivamente
tornai nella guerriglia agli ordini di Camilo, nella futura Colonna Invasora. In questa
venni nominato capitano auditorio del 2° plotone grazie anche al fatto che avevo un poco
più di cultura degli altri combattenti. Cominciai così la marcia verso La Habana al lato
di Cienfuegos.
D: In che cosa si differenziava caratterialmente e militarmente il Che da Camilo?
R: Bene, il Che lo disse, ebbe lonore di scoprire Camilo. Questi era un tipico
simpatico, giocoso. Ci sono cubani a cui fai uno scherzo e non si arrabiano, altri non
sono così e questo a volte gli ha creato non pochi problemi.Quelli che non accettavano i
suoi scherzi passavano a lottare in altre colonne.
Come avrai potuto notare i due avevano un carattere completamente differente. Nella
pratica non era così. Il Che per alcuni versi era più introverso di Camilo. Questi era
capace di arrivare qui ed entrare subito in confidenza, parlando a voce alta come se ti
conoscesse da molto tempo; il Che era molto più pacato. Camilo, fondamentalmente era come
noi. Gli uomini agli ordini del Che, lo rispettavano per il suo carattere allegro, mentre
non potevano prendersi certe confidenze con il loro comandante. Il Che mise per iscritto
che Camilo dopo uno scontro a fuoco nel quale il Che aveva perso il suo zaino ed era
rimasto senza niente da mangiare, gli offrì la sua razione di latte condensato. Cè
una specie di legge della sopravvivenza quando si lotta in montagna, ma Camilo se né
infischiò e divise con il Guerrigliero Eroico la sua razione alimentare. Il Che non
considerava corretto latteggiamento troppo giocoso di Camilo però glielo
permetteva, perché riuscì a vedere in lui un futuro capo guerrigliero. Ricordati che il
Che è sudamericano, quindi ha uninfluenza più europea, più fredda
caratterialmente. Noi siamo latini, di origine spagnola, quindi molto più allegri. Il Che
è il primo spedizionario del Granma che viene nominato Comandante, era inizialmente
tenente medico. Al principio Camilo si trovava a combattere nel gruppo di Fidel Castro, ma
il Che lo volle nel suo gruppo. Spesso, quando Camilo era in vita, si rivolgeva al Che
chiamandolo "mi profesor" questo ad indicare chi gli aveva dato lezioni nella
Sierra.
E stata unamicizia bellissima, esemplare, da portare come esempio quando si
vogliono sottolinerae certi valori. Ancora oggi non possiamo dire chi dei due si
rispettava di più. Uno scopo fondamentale univa questa amicizia, fare la rivoluzione, ed
era questo quello che ci ha unito e che unisce tuttoggi il nostro popolo.
D: I giovani italiani conoscono il Che per la sua storia politico-militare, di
dirigente e di combattente internazionalista, però non conoscono Camilo Cienfuegos. Puoi
raccontarci brevemente chi era EL SENOR DE LA VANGUARDIA?
R: Per prima cosa voglio dirti che lui proveniva da una famiglia umile, operaia, di
genitori spagnoli. Camilo era il terzo di tre fratelli. Don Ramon e sua moglie Emilia
educarono i figli in maniera esemplare. Ossia rispettosi del prossimo, amore per lo
studio, per la famiglia e propensi alla solidarietà. Nella casa della famiglia Cienfuegos
Gorrarian si respirava unaria di gente onesta, seria sotto tutti i punti di vista.
Gli altri fratelli si chiamavano Humberto, che è scomparso recentemente e Osmany,
entrambi hanno lottato per la rivoluzione. La difficile situazione economica della
famiglia li portò spesso a cambiare casa. Possiamo dire che il giovane Camilo crebbe con
delle difficoltà, ma non arrivò mai alleccesso di fare lelemosina né il
lustrascarpe, cosa molto corrente tra i giovani cubani dellepoca pre-rivoluzionaria.
Era un giovane con molti interessi, gli piaceva molto praticare lo sport e divertirsi con
i suoi amici. Un giovane sano ma con una inquietudine di carattere sociale e politico.
Prima del golpe del 1952 partecipa ad una manifestazione contro laumento del
biglietto per i mezzi di trasporto. Partecipa alla manifestazione dove vengono inumati i
resti del leader sindacale assassinato a Santiago de Cuba, Jesus Menendez. Voglio ancora
tornare sul periodo giovanile. Quando era studente della scuola primaria, veniva sempre
scelto per le attività di carattere patriottico. Quando passò allottavo grado,
aveva una certa inclinazione per le arti plastiche, voleva essere uno scultore. Si
iscrisse ad una scuola vicina alla San Alejandro.
Con laggravarsi della situazione economica della famiglia inizia a lavorare come
commesso in un negozio dabbigliamento maschile e di conseguenza abbandona gli studi.
Questa cosa lo segnerà per tutta la vita. Camilo si conquista subito il posto fisso, per
i suoi modi di fare, simpatici e coinvolgenti. Quando si producono gli scontri del 10 di
marzo, gli studenti universitari diffondono un appello per difendere luniversità,
Camilo si schiera immediatamente al lato degli studenti.
D: E in questo periodo che emigra verso gli Stati Uniti?
R: Si. Per aiutare economicamente ancora di più la sua famiglia, decide di emigrare
insieme ad un suo amico dinfanzia negli States. Gli concedono un visto turistico per
soli 29 giorni. Passati questi, risiede illegalmente come clandestino. Il fatto di essere
negli USA non gli fa dimenticare quanto sta succedendo a Cuba. Inizia così a scrivere
degli articoli su un giornale sostenuto da un gruppo patriottico. Viene intervistato da
una radio locale, partecipa a picchetti di protesta contro le visite dei tiranni
sudamericani negli Stati Uniti e manifesta in favore della richiesta di amnistia per i
prigionieri politici a Cuba. Il fatto di essere illegale, lo preoccupava. Fortunatamente
parlava un discreto inglese e per questo motivo spesso lo scambiavano per un portoricano.
Dal 1953 fino al 1955, quando viene arrestato, risiede negli States, successivamente viene
espulso.
Camilo prende coscienza che bisognava lottare contro la dittatura di Batista, però non ha
chiaro il metodo e non conosce bene i fatti del Moncada. Quando torna a Cuba, si rende
conto che i fratelli e gli amici più stretti stavano lottando contro la dittatura.
Durante la sua permanenza sullisola, legge LA STORIA MI ASSOLVERA e ascolta la
denuncia che Fidel fa alluscita dal carcere. Già in questo momento ha capito quale
sarà la sua forma di lotta. Il 7 dicembre del 1955 viene ferito durante una
manifestazione studentesca. Il 22 gennaio 1956 partecipa ad un'altra manifestazione per
ricordare Josè Martì, viene malmenato e arrestato dalla polizia. A questo punto non gli
interessa pù risolvere i suoi problemi economici, vuole unirsi alla causa di Fidel
Castro. Ritorna negli Stati Uniti per guadagnare un po di soldi, per poi trasferirsi
in Messico. Il suo dovere adesso è quello di lottare per la liberazione di Cuba, compiere
con la lotta, quel cammino educativo che la sua famiglia gli ha dato.
D: Cosa succede dopo questa presa di coscienza?
R: Dagli Stati Uniti si dirige in Messico e qui prende contatto con un suo amico che aveva
preso parte al Moncada, si chiamava Reynaldo Benitez. Non fu facile farsi accettare nel
gruppo dei partenti perché lui non militava in nessuna organizzazione antibatistiana.
Reynaldo Benitez e altri due amici riescono a farlo accettare. Nel mese di novembre del
1956 si imbarca insieme ad altri 82 uomini nel Granma, come semplice soldato.
Dopo lo sbarco è tra quelli che si salvano dopo la battaglia di Alegria de Pio. Nel suo
gruppo erano presenti Juan Almeyda, Ramiro Valdez, Pancho Gonzales, il Che e Reynaldo
Benitez ed altri che ora non ricordo. Successivamente si riorganizzano e il 24 dicembre
insieme ad altri venti combattenti salgono sulla Sierra Maestra. Nel frattempo Mongo Perez
e Faustino sono incaricati da Fidel di prendere contatto con Frank Pais per riattivare il
M26/7.
Quando si produce il primo scontro armato de La Plata, Camilo si distingue come un gran
combattente. Mano a mano che lEsercito Ribelle si organizza, Camilo va sempre
allavanguardia del suo gruppo, in esplorazione. Nonostante non avesse un gran
fisico, riesce ad adattarsi bene alla vita di montagna, come fece lo stesso Che nonostante
la malattia di cui soffriva. Con larrivo dei rinforzi inviati da Frank Pais
lEsercito Ribelle va ingrandendosi e diversi sono gli scontri e le battaglie vinte.
Camilo è già il SENOR DE LA VANGUARDIA.
D: Perché questo soprannome?
R: Glielo ha dato il Che. Nella lingua spagnola la parola Senor stà ad indicare un
granduomo, un titolo nobiliare, di grandezza, di superiorità. Quando il Che dedica
a Camilo il suo libro GUERRA DI GUERRIGLIA, lo ricorda con questo soprannome che Camilo si
era conquistato.
D : Il Che è leroe di Santa Clara e Camilo leroe di Yaguahay
.
R : Per prima di cosa ti posso dire che Camilo aveva il compito di arrivare fino a Pinar
del Rio, ma per problemi politici che si crearono in quel momento, Fidel ordinò a Camilo
di rimanere nella zona denominata del Segundo Frente. Camilo inizia le sue operazioni
nella parte nord di Las Villas, il 15 di ottobre del 1958 iniziano gli scontri in questa
zona, in meno di due settimane gli uomini di Camilo confiscano moltissime armi pesanti al
nemico. Con queste azioni favorisce il lavoro delle organizzazioni locali, come quelle del
Partito Comunista ed altre vicine a noi alla ricerca delle armi.
Camilo aspetta gli ordini per proseguire, il Che gli dice di non essere avventato nelle
scelte perché ancora non si sapeva lesito della battaglia di Santa Clara.
La fuga di Batista il 1° gennaio del 1959 non era prevista. Pensavamo ad una resistenza
nei pressi di Matanzas e pensavamo che avrebbero cercato di fare la classica divisione
come hanno fatto nel Vietnam, in Corea o nello Yemen. La caserma di Yaguahay si arrende
nel pomeriggio del 31 dicembre del 1958. Il reggimento di Santa Clara il 1° gennaio del
59. Quindi Camilo trionfa nella zona nord e il Che nella zona centrale, insieme agli
uomini del Direttore 13 di Marzo e agli uomini del M26/7 diretti in quella zona da Victor
Bordon. Preferisco non identificare il Che e Camilo eroi di tal posto o di tal battaglia,
sono gli eroi della nostra rivoluzione, come lo sono Fidel, Raul, Juan Almeyda, Ramiro e
tanti altri che ci hanno lasciato.
D: Quando hai visto per lultima volta Camilo?
R. Ti devo rubare un po di tempo per spiegare cosa accadde a Camaguey. In questa
città si stava producendo unazione controrivoluzionaria. Fidel invia Camilo. In
quelloccasione non si produce nessuno scontro armato.Vengono arrestati i rivoltosi.
Camilo si ferma alcuni giorni in città, ritorna allHavana il 25 di ottobre. Nel
palazzo della rivoluzione si incontra con Fidel e partecipa ad una grande
manifestazione.Il 26 di ottobre tiene un discorso e quella notte andammo insieme alla
Bodeguita del Medio accompagnati dalla ragazza con cui aveva deciso di sposarsi, Paquita
Ravasa, con i genitori di lui e suo fratello Osmany. Il giorno27 lo incontro allo Stato
Maggiore, ricoprivo in quel momento lincarico di ispettore generale
dellEsercito, sbrigammo una serie di cose. Nel pomeriggio continuammo a lavorare
insieme e la sera andammo a mangiare in un posto chiamato Rancho Luna. Mi spiega nei
dettagli quello che era accaduto a Camaguey, delle sporche manovre che voleva fare Huber
Matos e gli altri. Quella fu lultima volta che lo vidi.
Ci separammo ed entrambi ci dirigemmo verso le nostre case. Mi disse che la mattina
seguente sarebbe partito e che in serata avrei dovuto essere reperibile per andarlo a
prendere. Successe purtroppo tutto quello che sappiamo.
D: Veniamo alla scomparsa .
R: Quando in serata ci si accorge del mancato rientro, Osmany che era aiutante capitano
del fratello e Manolo Espinosa una delle guardie del corpo di Camilo, non danno troppa
importanza a questo ritardo. Camilo era solito fare un po a modo suo e non avevamo
ancora unorganizzazione adeguata. Però quella volta aveva deciso di rientrare
subito allHavana. Il 29 di ottobre Fidel Castro mi manda a chiamare dalla caserma di
Ciudad Libertad dove cera il comando dellAviazione e mi domanda che notizie ho
di Camilo. Gli rispondo che forse è andato a Yaguahay o a Bayamo. Chiamammo a tutte
queste località e la risposta fu negativa. Indipendentemente dal fatto che lui avrebbe
potuto spostarsi in qualsiasi parte del paese senza preavviso, non faceva passare un
giorno senza che informasse dove si trovava.
I giorni 29 e 30 di ottobre del 59 furono impiegati alla ricerca dei resti del suo
Cesna. Uno dei figli più amati dal nostro popolo era scomparso per sempre.
D: Cosa ha perso Cuba, il suo popolo con la morte di Camilo?
R: Abbiamo perso un vero rivoluzionario, integro, gran patriota, un uomo di assoluta
fiducia di Fidel, un uomo che aveva una fede assoluta in Fidel. Quando questultimo
lo nominò comandante, Camilo nellultima parte della lettera che gli aveva inviato
come risposta scriveva così: "smetterò più facilmente di respirare, piuttosto che
abbandonare la fedeltà che ho nei tuoi confronti."
Il Che disse una cosa sacrosanta, lo perdemmo nel momento in cui avevamo più bisogno di
lui. Camilo era un fattore unitario. Una volta gli domandarono fino a dove potesse
arrivare la Rivoluzione, rispose che questa aveva solo due strade, Vincere o Morire. Nel
pensiero e nel modo di vivere si manifestavano le condizioni eccezionali di un dirigente
popolare. Senza ombra di dubbio ti dico che, dopo Fidel Castro, il dirigente più popolare
che sia mai esistito si chiama Camilo Cienfuegos. Noi che abbiamo avuto lonore e la
fortuna di conoscerlo, di essere stati ai suoi ordini, di essere stati suoi amici e che
abbiamo dedicato il nostro tempo allo studio della sua vita e che continuiamo a farlo,
abbiamo perso uno degli uomini più interessanti che ha avuto la Rivoluzione Cubana in
tutta la sua storia. Il ruolo di Camilo nella Rivoluzione è stato vitale.
D: Dopo questo bellissimo ricordo di Camilo, voglio passare ad un tema che
riguarda la storia del Che in Congo. Come ti spieghi, quello che è successo nella lotta
del Guerrigliero Eroico in questo paese africano.
R : Dovresti leggere il mio libro "Il sogno africano del Che". Bisogna partire
dal principio che tutti i veri rivoluzionari comunisti devono essere internazionalisti. Il
Che è stato lesempio massimo che noi abbiamo avuto. Prima di lui ci furono compagni
che andarono a lottare a Santo Domingo e in quelloccasione non ebbero fortuna. La
sconfitta di una battaglia non sempre pregiudica la guerra. Il Che dal primo momento che
si unì a Fidel mise una condizione, se avesse trionfato a Cuba non avrebbe dovuto avere
nessun impedimento per andare a lottare successivamente nel suo paese, lArgentina.
Le condizioni, come spiego nel libro, che si crearono, non ebbero lesito sperato. Il
Che stava lottando contro il tempo. Pensava che per un uomo di quarantanni
cominciava ad essere difficile potersi adattare nuovamente alla vita di montagna, alla
lotta guerrigliera. Ansioso di compiere quello che si era prefisso, imposta e progetta le
condizioni per poter agire. Fidel cerca di persuaderlo, dicendogli che non è la cosa più
corretta.. Il Che era una figura conosciuta universalmente, aveva visitato vari paesi
africani e si era reso conto dei movimenti di liberazione molto attivi ed era interessato
a quanto stava accadento nel continente nero.
D: Scusami William, si era già verificata la sconfitta della guerriglia di
Masetti a Salta in Argentina?
R: Si, quel movimento, faceva parte di un piano per aprire e agevolare il cammino della
futura lotta del Che in quel paese. Purtroppo non fu il solo movimento ad essere
sconfitto, ci fu anche quello in Perù guidato da Luis de la Fuente Useda. In queste
guerriglie il nemico riusci ad infiltrare i suoi uomini e di conseguenze queste esperienze
non ebbero lesito che ci aspettavamo. Ma torniamo allAfrica, Fidel accetta la
partenza del Che, come responsabile della missione del Congo. Il Che è lunico
bianco della spedizione.
D: LAfrica e i congolesi
R: Il continente africano ha 500 anni di ritardo rispetto a noi latinoamericani, mille
rispetto allEuropa. Qui il nemico è stato capace di far germinare il seme della
legge DIVIDI ET IMPERA.
Anche oggi, il livello di istruzione, di educazione e di sistema sanitario è quasi nullo.
Le guerre fra tribù sono allordine del giorno. In quellepoca il Congo era
pieno di analfabeti ed esistevano allincirca 50 etnie. Il movimento congolese aveva
raggiunto alcuni traguardi, ma la cosa che più ci preoccupava era questa forte divisione
al loro interno. Rispettosamente criticammo alcune impressioni che aveva il Che su questi
combattenti, ma andammo avanti sulla strada scelta dal comandante. Quando ci presentammo
in terra africana, il movimento congolese si spaventò della nostra presenza. Non esisteva
un leader che li dirigesse, un esempio, per questo motivo non esisteva una linea di
condotta. Cera un giovane militare di nome Kabila, il Che scrisse nel suo diario
delle note negative su questo compagno, però lasciò intendere che era lunico che
aveva qualche possibilità di divenire un buon dirigente se avesse dato lesempio
nella lotta. Il Che non si sbagliò.
Kabila ha avuto il merito fino ad oggi di non essere mai passato con il nemico ed è
sempre stato un buon amico di Cuba. La maggior parte dei dirigenti del movimento congolese
si comportarono come dei miserabili, passando al nemico. Laurent Kabila non solo ha
dimostrato di essere nostro amico, ma ha appoggiato molte cause giuste in Africa.
Forse voi italiani non conoscete bene questo continente come noi altri. Lì ci sono i
nostri morti, laiuto che abbiamo dato a molti paesi africani era disinteressato, non
esigevamo il contrario, quello che volevamo era unatteggiamento rivoluzionario. Ho
evidenziato nel mio libro che quella fu una scelta ben fatta e me ne assumo le
responsabilità. Il Che inizia il suo Diario dicendo che è la storia di una sconfitta,
non sono daccordo. Che cosè una sconfitta? Io la concepisco in questo modo:
decido di fare una cosa e poi sbaglio. Però se tu mi chiedi aiuto e io te lo dò, ti
porto i migliori uomini disposti a lottare, mentre i dirigenti locali perdono tempo ad
ubriacarsi, spendono i nostri soldi a prostitute è chiaro che non può essere mia la
colpa se poi si viene sconfitti. Possiamo riconoscere che ci fu unerrore di
valutazione della maturità di questo movimento. Bisogna conoscere il carattere del Che,
la sua morale rivoluzionaria. Per lui non aver raggiunto determinati scopi, determinati
obiettivi, era lequivalente di una sconfitta. Credo che nessuno avrebbe potuto
trionfare in quelle condizioni. Quello che fece, fu ben fatto. Voleva rimanere nel Congo,
se così fosse stato, lo avrebbero ucciso perché non cerano le condizione per
lottare. Il Che soffrì molto le incomprensioni e le incapacità dei dirigenti e dei
combattenti congolesi.
Oggi nel Congo qualcosa è cambiato. Mobutu è morto e Kabila dirige il paese sicuramente
con un sistema migliore di trenta anni fa.
D: Quando hai visto lultima volta il Comandante Che Guevara?
R: Lho incontrato al Ministero dellIndustria. Stavo frequentando la
Scuola Superiore di Guerra e ogni 15 giorni dovevo chiamarlo al telefono per chiedergli se
potevo andare a fargli visita. Parlammo e ci scambiammo dati e opinioni su quanto stavamo
facendo. Era chiaro che non poteva dirmi tutto, non mi ha detto che sarebbe partito per
una nuova missione. La nostra amicizia si approfondì dopo la morte di Camilo. Dal punto
di vista militare sono stato a capo dellEsercito Centrale, secondo la divisione in
guerra del paese, al Che corrispondeva la zona centrale e quindi sono stato ai suoi ordini
per parecchio tempo.
D: Che ricordo ti è rimasto?
R: Come ti ho detto al principio, era un uomo universale, da tener presente in
tutte le maniestazioni, uomo integro, rivoluzionario vero. Ha dato lesempio che
limperialismo va combattuto in tutti i suoi aspetti e su tutti i fronti. Che
lunica forma per raggiungere la giustizia sociale era linstallazione di un
governo rivoluzionario dove non esistesse il dominio delluomo sulluomo. Il Che
è il martire rappresentativo del vero rivoluzionario, Fidel è il dirigente più
rappresentativo del rivoluzionario vero presente oggi sul pianeta.
D: Negli ultimi anni sono state pubblicate molte biografie sul Guerrigliero
Eroico, che opinione hai di questi testi? E vero che stai preparando una biografia
composta da cinque volumi sul Che? Puoi anticiparmi qualcosa?
R: Le ho lette quasi tutte, sia quelle scritte da amici veri, che quelle scritte
da chi si professano tali e poi cercano la macchia nel sole. Tutte queste biografie sono
piene di falsità e di ingiurie sulla figura del Che, di Fidel e della Rivoluzione Cubana.
Hanno utilizzato il Che come un personaggio per fare soldi, come una figura commerciale,
mi da fastidio persino vedere nei nostri negozi il commercio della sua immagine stampata
sulle t-shirt. Ci vediamo costretti a farlo perché gli altri lo fanno. Nel 1997 hanno
pubblicato cinque biografie. Ho letto quella del farabutto di Castaneda, un miserabile,
vigliacco, codardo e bugiardo. Quella delloppurtunista Paco Ignacio Taibo; quella
del nemico e falso storico americano Anderson, quella del francese Kalfon un altro
bugiardo. Ho letto quelle scritte anteriormente, quella fatta dagli argentini era piena di
bugie. Quella di Ricardo Rojo, un miserabile. Non capisco, si considerava un buon amico
del Che e poi ha scritto porcherie. Inventò lesistenza di una lettera mai
consegnata, tra la madre del Che, signora Celia e suo figlio. La inventò di sana pianta.
Non mi ha mai voluto incontrare quando sono stato in Argentina, lo avrei smentito
pubblicamente.
Per quanta riguarda il mio lavoro, due libri già sono stati pubblicati, il primo parte
dalla nascita del Che fino al suo arrivo a Cuba. E quello che mi piace di più
perché spiego come Ernesto Guevara diventa rivoluzionario e comunista. Il quarto già
pubblicato è la storia dellesperienza in Africa di cui ti ho parlato prima. Ha
ricevuto il premio Casa de las Americas.
Il secondo raccoglie tutta la sua traiettoria guerrigliera a Cuba fino al trionfo della
Rivoluzione. Il terzo parla del Che come statista e dirigente, dal 1959 fino alla partenza
per il Congo. Lultimo narra lesperienza boliviana. Lho terminato e lo
sto rivedendo. Per poterlo concludere dovrei fare un viaggio in quel paese per verificare
alcuni elementi che ancora mi mancano.
D: Cosa hai provato quando hanno scoperto i resti del Che e degli altri compagni e
li hanno portati ha Cuba?
R: Inizialmente provai grande tristezza, non si può essere soddisfatti quando
trovi i resti di compagni caduti. Però siamo orgogliosi che riposino a Cuba. Inizialmente
pensavo che forse sarebbe stato meglio lasciarli lì dove erano caduti. Poi ripensandoci,
la situazione in Bolivia non era idonea per ospitarli. Il Che e gli altri compagni
dovevano riposare dove cera la sicurezza che non venissero profanati e sfruttati. Il
luogo dove possono avere il rispetto e la devozione giusta è Cuba.
D: William, un ultima domanda. Perché quarantanni di Embargo non hanno
sconfitto la Rivoluzione Cubana?
R: Perché questa è una vera rivoluzione. Per poterla sconfiggere devono
annientare il nostro popolo. Fino a quando ci sarà anche un solo uomo disposto a
difenderla, questo darà battaglia.
E difficile annientare una rivoluzione quando questa è autentica. La rivoluzione
che iniziò nel 1917 è andata degenerando ed ha smesso di essere vera. La prova sta nel
fatto che di tanti militanti comunisti che cerano nel partito nessuno è stato
capace di ribellarsi per difendere quellesperienza.
Io sono ottimista, come alunno di Fidel, penso che prima di morire vedrò di nuovo la
lotta in quei paesi per una vera rivoluzione sociale. Per il movimento comunista mondiale
la caduta dei paesi dellEst è stato un colpo durissimo, però non mortale, come
hanno voluto far credere. Noi prodotto di una rivoluzione vera, con dirigenti come Fidel,
con un gran partito comunista alle spalle, siamo sopravvissuti e abbiamo dimostrato di
potercela fare anche da soli contro il nemico più potente della terra, gli USA. Abbiamo
molte difficoltà, però non moriamo di fame. Abbiamo molte cose assicurate, che i
cittadini del cosiddetto primo mondo non hanno. Resistiamo perchè siamo un popolo di
indole rivoluzionaria e che si è rafforzato ancora di più con la guida del Comandante en
Jefe. Abbiamo fiducia nella nostra gioventù, siamo orgogliosi di lei. Moltissimi giovani
medici volontari cubani li puoi trovare in molti paesi del Terzo Mondo. La nostra forza
sono i giovani che hanno lottato in Angola, in Eritrea ed in Namibia. Non le quattro
jineteras o jineteros che uno incontra per strada, nessuno di questi. In qualsiasi angolo
di una grande città del mondo ci sono più prostitute che in tutta Cuba. Poi arrivano i
giornalisti e dicono che noi abbiamo questo, abbiamo questaltro e giù a scrivere
porcherie sul nostro paese. Ma cosa vengono a cercare la macchia nel sole? Non siamo puri,
siamo esseri umani. Ma la purezza di questa rivoluzione è al di sopra della norma, al di
sopra del 90%. Per questo motivo la Rivoluzione ha resistito per più di quarantanni
e continuerà a resistere tutto il tempo necessario di fronte allimperialismo degli
Stati Uniti dAmerica.
Marco: Grazie, Generale Galvez per avermi concesso questa intervista.
|