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A Panama richiesto un aumento salariale
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agosto 2002 – La Confederazione dei Lavoratori di Panama (CTRP) ha organizzato varie giornate di protesta per chiedere al Governo l’incremento del salario minimo. La richiesta ha avuto luogo in un momento avverso poiché numerosi imprenditori hanno affermato che questo non è il momento migliore per discutere sull’aumento di salario, circostanza negata dal CTRP, per la pressione dell’alto costo del paniere di base delle famiglie. Il Governo della Presidente Mireya Moscoso ha detto, allo stesso modo, che questo non è il momento migliore per realizzare un miglioramento del salario minimo, argomentando che l’attuale crisi che attraversa il paese non lo permette.

Sperperare, religione di Stato
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giugno 2002 – Lo splendore di una futura grande città pensata per gli statisti panamensi occupa attualmente il centro di una controversia nazionale. Il suo costo di realizzazione, circa 194 milioni di dollari, fa sì che alcuni si domandino il senso di tanto sperpero quando i problemi sociali diventano ogni giorno più acuti e più incontrollabili.
I difensori dell’idea affermano che gli impegni per una Città Governativa risalgono agli anni ’70 dello scorso secolo e non è frutto "dell’immaginazione architettonica" dell’attuale Presidente, Mireya Moscoso. Con questo, adducono, si intravede da tempo la "necessità" di lavori di miglioramento per le centinaia di migliaia di funzionari statali e in particolare per i ministri che vivranno, di passaggio, in una nuova e lussuosa zona residenziale.
Tuttavia, la controversa collocazione ricadrebbe sul noto aeroporto Marcos Gelabert, lasciando senza impiego migliaia di lavoratori, che contribuiranno ad aumentare il 14 % di disoccupazione nazionale.
Gli oppositori del progetto temono, allo stesso modo, l’incremento della corruzione offrendo la possibilità di grandi affari a favore di imprenditori legati al Governo.
Eustacio Fábrega, ex direttore dell’Aeronautica Civile, ha presentato una nota di protesta alla Commissione dei Trasporti e delle Comunicazioni dell’Assemnlea Legislativa, in cui esponeva chiaramente la sua preoccupazione per oscuri e meschini interessi privati dietro la chiusura dell’aeroporto.
Il Centro di Ricerca della Facoltà di Economia dell’Università di Panama, che si aggiunge alla polemica, ha calcolato solamente dell’1.5 % l’incremento del Prodotto Interno Lordo (PIL) per i prossimi sei mesi.
Una cifra irrisoria se si ha coscienza dell’urgente necessità di una crescita del 6 % di PIL all’anno per poter sbarrare il passo alla povertà, stimata ufficialmente attorno al 35 %.
Allora, uffici e case più moderne e confortevoli per chi?

Verrà valutata a Panama la situazione di indigenza
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giugno 2002 – La critica situazione della provincia occidentale panamense di Chiriquí sarà tema di discussione di una commissione parlamentare che intende determinare in questo luogo l’indice di povertà. La principale fonte di impiego in questa regione è la produzione di banane e finora esistono 800 disoccupati come conseguenza della perdita di mercato del frutto in Europa. Tuttavia, l’inadeguata politica governativa è vista dagli esperti come la vera causa di questa situazione. Esteban Morales, direttore nazionale della Salute, ha reso noto che a Panama 37 persone su 100 vivono nella povertà, in particolare quelle delle zone rurali.

Aumenta la delinquenza giovanile a Panama
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maggio 2002 – A Panama, 43 gruppi criminali sono formati da giovani, ha affermato la polizia locale, che nelle ultime settimane ha realizzato una serie di operazioni contro alcune delle organizzazioni che hanno realizzato particolari crimini e assalti. Allo stesso modo, il Ministero della Gioventù, della Donna, dell’infanzia e della Famiglia ha mostrato preoccupazione per l’incremento dei giovani senza lavoro e con precarie condizioni di vita che in ultima analisi rende possibile la proliferazione di comportamenti violenti. Le bande giovanili prendono nomi dai telefilm comici della televisione come "Chukys", "Pitufos" e "Loco Adams".

Tribunale panamense respinge la denuncia contro Posada Carriles
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gennaio 2002 - Un tribunale panamense ha respinto le denuncie avanzate da gruppi della società civile locale nei confronti di quattro terroristi, detenuti a Panama dal novembre 2000 con l'accusa di essere gli artefici di un piano per assassinare il Presidente cubano Fidel Castro, in un'azione che avrebbe potuto costare la vita a migliaia di studenti e a centinaia di altre persone.
In effetti, secondo quanto riporta il quotidiano "El Universal", il Secondo Tribunale di Giustizia ha respinto le denuncie avanzate lo scorso agosto da organizzazioni operaie e studentesche nei confronti del terrorista Luis Posada Carriles e dei suoi tre complici, Guillermo Novo, Gaspar Jiménez e Pedro Remón, che si trovano in carcere con l'accusa di "premeditazione di omicidio collettivo". Infatti, se il loro piano per assassinare il Presidente cubano avesse funzionato, molti panamensi avrebbero perso la vita.
I quattro terroristi sono detenuti nella capitale panamense dal 17 novembre 2000, da quando cioè il Presidente Fidel Castro denunciò l'esistenza di un complotto per attentare alla sua vita, in occasione della sua partecipazione al 10° Vertice Iberoamericano dei Capi di Stato e di Governo, che si svolgeva proprio nella capitale.
Secondo quanto risulta dalle indagini, i quattro detenuti avrebbero tentato di uccidere il Presidente cubano collocando dell'esplosivo all'interno dell'auditorium dell'Università Statale di Panamá (UPAN), in pieno centro città, dove Castro avrebbe dovuto trovarsi dopo aver partecipato alla riunione dei Capi di Stato della regione.
Le organizzazioni operaie e studentesche hanno ribadito che la quantità di esplosivo utilizzato dal commando terrorista in quell'eventualità, circa 40 kg di C-4, avrebbe potuto uccidere non solo le migliaia di partecipanti all'incontro, ma anche centinaia di altre persone che si trovavano in quel momento nelle vicinanze.
Nonostante ciò, nell'aprile 2001 Panama ha rifiutato la richiesta di estradizione dei quattro terroristi avanzata da Cuba. Qualche settimana fa un'analoga richiesta, riguardante però il solo Posada Carriles, è arrivata dal Venezuela, dato che nel 1985 quest'ultimo evase da un carcere venezuelano con l'aiuto della Fondazione Nazionale Cubano-Americana di Miami.
Inoltre non bisogna dimenticare che lo stesso Posada Carriles è stato l'ideatore dell'attentato del 1976 a un aereo della Cubana de Aviación in viaggio dalle Barbados a La Habana, che esplose in volo causando la morte di tutti i 73 passeggeri

Ospiti innocui?
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agosto 2000 – Gli Stati Uniti, poiché non vogliono perdere l'egemonia nell'area e per impedire che Panama decida di percorrere una strada indipendente, hanno proposto al Governo di Mireya Moscoso la firma di un accordo denominato "sulle forze ospiti", le quali, come pare, permarranno nel discusso Canale.
Sospetto, sicuramente. Tanto che la Capo dello Stato dell'istmo si è affrettata a dichiararlo fuori del contesto, nel momento in cui la situazione interna si sta complicando a causa del malcontento sul salario minimo e su altri temi.
Dichiarata dagli osservatori politici come ambigua e confusa, l'iniziativa si riassume, semplicemente, nel fatto che le truppe nordamericane in caso di passaggio nella zona, non necessiterebbero di passaporto o di permessi del Governo panamense. Secondo quanto stabilito dal Trattato Torrijos-Carter, dal dicembre 1999 avrebbe già dovuto andarsene l'ultimo soldato nordamericano.
Questo pretestuoso progetto potrebbe permettere ai militari statunitensi di portare armi in caso di necessità, importare, esportare e stabilire una propria logistica di trasporti e di comunicazioni. Parimenti non potrebbero essere giudicati da alcun tribunale dell'istmo e sarebbero esentati da tutte le pratiche doganali, di migrazione e dal pagamento delle imposte.
La finalità di queste forze, alla fine dei conti, non si profila tanto inoffensiva come Washington pretende di presentarla. Sono in campo questioni che già sono prospettate dagli esperti, quali la possibilità che si parta da manovre d'addestramento fino ad arrivare a operazioni di guerra, il che preoccupa specialmente se si tiene in considerazione il lascito tossico e di ordigni esplosivi letali abbandonati al momento della consegna del Canale alle autorità locali.
Secondo le statistiche del Programma Latino-Americano dell’organizzazione statunitense "Fellowship of Reconciliation", fornite dal suo sito Internet, più di 120.000 ordigni esplosivi hanno già provocato la morte di ventuno cittadini panamensi nella zona di esercitazioni delle acque profonde.
D'altra parte, forse l'amministrazione panamense può aver analizzato che la firma di questo accordo - una flagrante violazione della neutralità del canale e della sovranità del paese - complicherebbe, inoltre, la sua politica estera di coinvolgimento nel conflitto tra Washington e la Colombia in materia di lotta alla droga.
Una notizia dell'agenzia cinese Xinhua, indica che il trattato di "forze ospiti" comprende la consegna all'istmo di una discreta parte dell'importante somma destinata al finanziamento delle azioni belliche in terra colombiana.

La restituzione deve essere ‘pulita’
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febbraio 2000 - Il 31 dicembre del 1999 gli Stati Uniti, con poca cortesia, hanno restituito a Panamá il suo Canale, secondo quanto stabilito dai Trattati Torrijos-Carter del 1977.
I nordamericani hanno deciso innanzi tutto di ammainare un giorno prima della cerimonia ufficiale l’enorme bandiera che per 85 anni ha limitato la sovranità di Panamá e poi si sono rifiutati di partecipare agli atti solenni.
Né il Presidente Clinton né il vicepresidente Gore, e neppure il Segretario di Stato Albright vi hanno assistito. Washington è stata rappresentata nell’importante evento latinoamericano dal Segretario dei Trasporti Rodney Slater.
Come hanno affermato alcuni esperti, non si tratta solamente di un’ulteriore manifestazione di disprezzo imperiale nei confronti dei vicini del sud, ma anche di sottolineare una politica, quella che indica che il Canale continua a essere una priorità e non c’è disponibilità ad abbandonarne il dominio di fatto.
Clinton stesso, nel riferirsi alla cerimonia del passaggio, ha sottolineato che il Governo degli Stati Uniti ha un impegno permanente per quel che riguarda la sicurezza del Canale, mentre il segretario di stampa della Casa Bianca, Joseph Lockhart, non scarta l’idea di un intervento militare "se i nostri interessi ci sembreranno in pericolo ".
Più preciso è stato il Generale Charles E. Wilhelm, comandante in capo del Comando Sud, davanti al Comitato dei Servizi Armati del Senato – il 22 ottobre del 1999 – che ha assicurato che gli Stati Uniti sono preparati a compiere qualunque missione in "difesa" del Canale, e per questo hanno rivisto i piani di contingenza e creazione di una forza congiunta con truppe, le cui basi stanno negli stessi Stati Uniti.
Il generale Wilhelm è andato ancora più oltre nel manifestare il suo disprezzo, precisando davanti al Comitato che non prevede minacce esterne, fuorché quelle che potrebbero provenire – secondo lui - più probabilmente da problemi interni come la potenzialità panamense alla corruzione e il non sapere operare con le fonti d’acqua che hanno un impatto negativo nelle operazioni relative al canale.
Inoltre, il generale ha considerato che a tutt’oggi già era stato compiuto perfettamente quanto stipulato nei trattati in relazione alla bonifica delle zone utilizzate come aree di tiro, riferendosi nello specifico ai poligoni di Forte Sherman, Piña, Balboa ed Emperador.
Risulta quanto meno interessante che ora, quattro mesi dopo le affermazioni del Comandante in Capo del Comando Sud, una delegazione di tecnici del Dipartimento Nordamericano di Stato sia giunta a Panamá per valutare la presenza di esplosivi da guerra inesplosi nei tre campi da esercitazione vicino al Canale utilizzati dalle truppe statunitensi oltre che in quelli di Emperador, Piña e Balboa, una area che comprende 3.175 ettari.
Gli Stati Uniti, nonostante gli esperti recentemente arrivati, non si sono mostrati disposti a rispettare l’accordo dei Trattati Torrijos-Carter che li obbliga a ripulire e a decontaminare le aree militari e, perfino il Gruppo di Lavoro Congiunto per la eliminazione delle mine dai campi di tiro, ha affermato, già prima della riconsegna, che Washington non ha portato a termine il piano di eliminazione degli esplosivi non detonati.
E non si tratta solo degli esplosivi cosiddetti convenzionali. Per esempio, dal marzo del 1998 si è denunciata la possibilità che gli Stati Uniti abbiano utilizzato alcune regioni della sponda del canale, per depositare rifiuti tossici già dal periodo che va dagli anni ‘20 agli anni ‘40.
Uno studioso dell’argomento, il nordamericano John Lindsay Poland, del gruppo ambientalista Fellowship of Reconciliation, nel suo libro "La repubblica ‘provetta’: prove di armi chimiche a Panamá e le responsabilità degli Stati Uniti" afferma che dal 1944 al 1968, si sono utilizzate armi chimiche nelle condizioni tropicali.
Per queste prove – afferma – sono state trasportate decine di tonnellate di gas lacrimogeno e fosfogeno nella zona del Canale, che sono state poi immagazzinate e – avverte - abbandonate nell’isola San José, a Cerro Tigre, a Balboa Ovest e all’isola Iguana.
Oltre a questi gas, altri agenti chimici immagazzinati – secondo Poland, sono il VX, il Sarinycloruro cianogeno (che colpisce la vista, la respirazione e paralizza il sistema nervoso).
Riguardo alle fonti d’acqua e al loro impatto nelle operazioni sul canale, un’altra preoccupazione del generale Wilhelm può essere che secondo l’organizzazione ecologista ANCON, il 60% dei boschi del bacino idrografico che rifornisce il Canale è andato perso, mentre l’Istituto Smithsonian avverte in merito del continuo peggioramento della qualità dell’acqua.
Pertanto questa degradazione ecologica non può essere cominciata a partire dal 31 dicembre, e se si considera che proprio gli Stati Uniti hanno posseduto 94.385 ettari di territorio al lungo il Canale, là si deve cercare il grande predatore della natura.
Le aree contaminate sono una minaccia per la popolazione di Panamá, operazione calcolata in circa 580 milioni di dollari che certamente prenderà tempo, poiché, per esempio, il numero di proiettili inesplosi e di mine ancora sotterrate non si può calcolare.
Gli Stati Uniti devono bonificare i loro pericolosi rifiuti nel restituire il Canale a Panamá. Così come stabilito dai Trattati Torrijos-Carter.

Gli Stati Uniti hanno restituito il Canale
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dicembre 1999 - Insieme alle chiuse del Canale, Panama ha celebrato il 14 dicembre lo storico trasferimento della via interoceanica, fatto che ha posto fine a quasi un secolo di presenza civile e militare nordamericana nell’istmo.
Alla presenza dell’ex-presidente Jimmy Carter, che nel 1977 firmò i trattati sul Canale insieme a Omar Torrijos, si è svolta la cerimonia protocollare del passaggio del Canale sotto giurisdizione panamense, che ufficialmente avrà corso a mezzogiorno del 31 dicembre.
La presidentessa Mireya Moscoso si è lamenta per l’assenza del suo omologo statunitense William Clinton. Secondo quanto riportato da ‘Prensa Latina’, in una conferenza stampa all’aeroporto internazionale di Città di Panama, la signora Moscoso, con voce grave, ha detto di sentirsi obbligata a dire la verità e di lamentare l’assenza del presidente statunitense a una cerimonia che ha definito "unica e storica" per il suo paese e per gli Stati Uniti.
Clinton si è scusato a causa di impegni - ha spiegato la Capo di Stato - come pure Madeleine Albright, che ha detto di avere importanti negoziati a Washington.
Nonostante ciò, i panamensi hanno avuto solide ragioni per far sì che la cerimonia non perdesse il suo significato per l’assenza del Presidente nordamericano.
"Questo significa per tutti i panamensi la fine di una grande lotta generazionale per la sovranità", ha detto alla agenzia AP l’amministratore del Canale, Alberto Alemán, e ha aggiunto: "Andiamo ad avere piena sovranità sul nostro territorio; andiamo ad avere un controllo totale sulle operazioni del Canale".
Tra i presenti alla simbolica cerimonia c’erano i reali di Spagna, Juan Carlos e Sofía, i presidenti di Bolivia Hugo Banzer, del Costa Rica Miguel Angel Rodríguez, del Messico Ernesto Zedillo e dell’Ecuador Jamil Mahuad.
Dagli inizi della Repubblica Panamense, nel 1903, gli Stati Uniti ottennero i diritti per terminare la costruzione della via marittima, cominciata dalla Francia, che unisce gli oceani Atlantico e Pacifico. All’inaugurazione nel 1914, Washington mise sotto controllo 147.000 ettari di territorio panamense - che comprendevano basi militari per ‘proteggerlo’ e il Canale stesso.
La cosiddetta Zona del Canale si trasformò così in un’enclave coloniale dalla quale si verificarono numerosi interventi nei fatti interni di Panama, comprese spedizioni militari.

Mireya Moscoso nominata presidente di Panama
settembre 1999 - Mireya Moscoso, imprenditrice di 53 anni e vedova del tre volte presidente Arnulfo Arias, è stata nominata il 1° settembre presidente di Panamà, il che significa che sarà il Capo di Stato che riceverà la sovranità sulla Zona del Canale, sogno condiviso con i suoi compatrioti e con i popoli latinoamericani e caraibici.
Sulle gradinate e nei posti numerati dell'impianto sportivo dove si è svolta la cerimonia, a 11 chilometri dalla capitale, migliaia di panamensi e delegazioni di altri 40 paesi, hanno assistito alla cerimonia ufficiale.
La signora Moscoso ha ricevuto la fascia presidenziale dalle mani del neoeletto presidente dell'Assemblea Legislativa, il legislatore indigeno Enrique Garrido; hanno assistito tra gli altri alla cerimonia i presidenti di Venezuela, Hugo Chávez, di Costa Rica, Miguel Angel Rodríguez, l’erede alla corona di Spagna, principe Filippo di Borbone, e numerose altre delegazioni straniere.
Il programma di governo abbozzato dalla nuova presidentessa, pone enfasi nella realizzazione di programmi sociali in un paese dove più del 40% degli abitanti vivono in povertà.
Il suo governo, ha dichiarato, lavorerà soprattutto per i poveri di Panamà.
Rispetto al tema del Canale, ha sottolineato che "il 31 dicembre alle 12.00, Panamà riuscirà finalmente ad avere la sua vera indipendenza".

L'inquinamento della Zona del Canale
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luglio 1999 - Per oltre 80 anni l'esercito degli Stati Uniti ha utilizzato le rive del Canale di Panama per effettuare esercitazioni militari, pratica di artiglieria, come pure esperimenti e immagazzinamento di armi chimiche, con la conseguente contaminazione di un'area confinante di circa 4.000 ettari.
Anche se i trattati sul Canale firmati nel 1977 obbligano gli Stati Uniti a consegnare tutto questo territorio - prima del prossimo 1° gennaio - esente da pericoli per la vita e per la salute umana, Washington si rifiuta di decontaminare quei posti dove ancora si trovano munizioni attive inesplose.
Neppure ha informato sulla dislocazione dei posti dove ha realizzato esperimenti con armi chimiche né dove sono state immagazzinate.
Il Ministro degli Esteri panamense, Jorge Ritter, ha segnalato che il suo paese prevede la possibilità di portare il caso davanti agli organismi internazionali come l'ONU, però questo verrà fatto al momento appropriato, "quando Panama avrà la piena convinzione che i trattati non verranno rispettati".
A giudicare dalle dichiarazioni del portavoce dell'Esercito Sud degli Stati Uniti, Rogelio Preciado, di questo momento vi sono già indizi. Dopo avere affermato che gli Stati Uniti non possiedono mezzi tecnici adeguati per decontaminare le rive del Canale, Preciado si è limitato ad aggiungere, secondo la IPS, che il suo paese farà raccomandazioni a Panama affinché mantenga lontano le persone dall'area, una volta che questa passi sotto la giurisdizione panamense.
Panama è di fronte a un agguato. Se esige la pulizia della zona, come prescritto dai trattati, questo significherebbe la presenza dei militari nordamericani oltre la data del 31 dicembre. Bisogna per forza trovare un appropriato modo di decontaminare l'area o, invece, considerare il pagamento di un indennizzo.

Le elezioni, il Canale e gli Stati Uniti
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maggio 1999 - Per Mireya Moscoso, la prima donna presidente del Panama, la principale sfida sarà di riscattare la sovranità della nazione sulla zona del Canale. A tale scopo dovrà far rispettare i Trattati Torrijos-Carter del 1977, che prevedono la consegna, dalle mani di Washington il prossimo 31 dicembre, della via interoceanica, di diverse basi militari e di estense aree limitrofe, il cui valore è stato stimato di circa 40.000 milioni di dollari.
La vincitrice delle elezioni dello scorso 2 maggio che entrerà in carica il 1° settembre, ha detto che si sforzerà di promuovere internazionalmente un’immagine positiva del paese, allo scopo di cancellare i dubbi sulla capacità dei panamensi di amministrare con efficienza il canale da cui passano annualmente circa 14.000 navi.
Ma gli stessi Stati Uniti potrebbero essere il principale nemico contro il completo avverarsi del sogno panamense. Vari legislatori a Washington hanno fatto pressioni perché il loro paese prolunghi la sua presenza militare nell’istmo oltre il 31 dicembre con la scusa della lotta antidroga.
Due giorni dopo il trionfo elettorale della Moscoso, la sottosegretaria aggiunta alla Difesa per i Narcotici del Dipartimento di Stato, Ana María Salazar, su richiesta di un sottocomitato della Camera dei Deputati, ha dichiarato che le operazioni di sorveglianza aerea contro il traffico di droghe nell’America Latina era stato dimezzato a causa della chiusura della base Howard, a Panama, che aveva avuto luogo alcune settimane prima come parte del ritiro statunitense dall’istmo.
"La sollecitiamo ad approfittare pienamente di questa situazione (le elezioni) per addivenire a un accordo che permetta agli Stati Uniti di rimanere completamente impegnati nella guerra contro il narcotraffico dalle sue basi di partenza a Panama", hanno richiesto il mese scorso a Clinton i presidenti del Senato e del Congresso, Trentt Lott e J. Dennis Haster, rispettivamente, in una lettera diffusa dal quotidiano Panamà-América e menzionata dall’agenzia IPS.
Lo scorso anno era fallito un tentativo di creare un Centro Multinazionale Antidroga sulle rive del Canale, allorché Panama accettava solamente la presenza militare nordamericana unicamente per tre anni, mentre il Pentagono ne voleva dodici. Washington aveva annunciato in seguito che stava cercando alternative in altri paesi dell’America Centrale. L’ambasciatore nell’istmo, Simón Ferro, ha dichiarato recentemente che la questione non era sul tappeto nelle relazioni con il nuovo governo
Kenneth Buddy Mackay, inviato speciale di Clinton, arrivava nella capitale panamense quattro giorni dopo le elezioni dichiarando che "la mia visita ha essenzialmente uno scopo di orientamento…Vorrei assicurarmi di avere un quadro di prima mano delle sfide molto particolari" che comporta la fine dell’occupazione del Canale.
Prima del viaggio di Mackay, il sottosegretario di Stato per gli Affari del Continente, Peter Romero, aveva ammesso che Washington stava preparando un rapporto sulla situazione alla frontiere colombiano-panamense e sulla sua influenza nella sicurezza del Canale, al fine di sostenere Panama con equipaggiamenti e addestramento di polizia. Esperti citati da PL considerano che in questo sia implicita l’intenzione di contestare la capacità dei panamensi di sorvegliare le loro frontiere e di proteggere la via transoceanica.
Più rapidi delle navi che incrociano nell’istmo passano i giorni che restano per arrivare alla fine dell’anno. Trattandosi dello zio Sam, bisogna vedere per poi credere.

Pericolo per i Trattati del Canale con gli Stati Uniti
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marzo 1999 - Con il pretesto di ripulire dagli esplosivi le proprie basi e i poligoni di tiro, gli Stati Uniti potrebbero cercare di prolungare la loro presenza militare nella zona del Canale di Panama, da dove dovrebbero ritirarsi definitivamente il 31 dicembre 1999, secondo quanto stipulato nei trattati Torrijos-Carter.
Nell'area esistono circa 120.000 esplosivi inesplosi, una cifra che imprime una certa gravità al tema della decontaminazione e che finora non era stata rivelata.
Per John Lindsay, direttore della Fellowship of Reconciliations, organizzazione non governativa, l'obiettivo di Washington è quello di mantenere la propria presenza nel Canale. Ha persino affermato a IPS che esistono persone - non identificate - che stanno esplicitamente proponendo la permanenza dei militari per ripulire le basi, ben oltre il 1999.
Il Segretario Generale della Cancelleria panamense, l'ex tenente colonnello Daniel Delgado, ha detto che gli Stati Uniti adducono ora, come scusa, il fatto che una pulizia a fondo possa danneggiare l'ambiente. "Però per più di 85 anni hanno lanciato bombe sulle 14 specie in via di estinzione che ora affermano di voler proteggere", ha affermato.
Le autorità panamensi, da una parte, affermano che non accetteranno la restituzione di quelle aree se non siano state debitamente ripulite dagli esplosivi. Dall'altra, hanno rifiutato due piani di risanamento presentati da Washington, perché non si conciliano con quanto stipulato.
In questo conflitto potrebbe trascorrere lo scarso tempo che rimane per giungere alla data ultima segnalata dai trattati del Canale e fornire così alla potenza del nord l'alibi perfetto per rimanere nel Canale di Panama.
Il giurista ed ex Presidente della Corte Suprema di Giustizia, Juan Materno Vázquez, ha peraltro avvertito sul fatto che, oltre a questo problema, gli Stati Uniti pretendono di continuare a tutelare le operazioni della zona attraverso il Patto di Neutralità sottoscritto con Panama nel 1978.
Vázquez ha aggiunto che l'emendamento De Concini, introdotto in modo unilaterale dal Congresso statunitense, ha interpretato in maniera molto particolare questo trattato, autorizzando Washington a usare la forza militare nell'istmo dopo il 31 dicembre 1999, "per garantire il funzionamento del Canale".

La contaminazione delle basi nordamericane
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febbraio 1999 - Nelle ultime settimane, il ritiro totale degli Stati Uniti dal Canale di Panama il 31 dicembre di quest’anno ha richiamato l’attenzione, per diversi motivi.
Per esempio, il Governatore di Porto Rico, Roberto Roselló che ha appena perso un referendum con il quale voleva integrare l’Isola come stato dell’Unione - si vanta dell’inizio dei preparativi per il trasferimento da Panama dell’Esercito Sud degli Stati Uniti.
Secondo la notizia, il passaggio - che darà completezza al Trattato Torrijos-Carter del 1997 - comincerà nel marzo prossimo e l’inaugurazione ufficiale del così detto Forte Buchanam avrà luogo in luglio.
Roselló aveva compiuto ingenti sforzi affinché L’Esercito Sud - che svolge le sue funzioni in tutta l’America Latina - si insediasse a Puerto Rico, ma nel 1996 il Dipartimento nordamericano della Difesa lo aveva messo da parte e aveva optato per la Florida. Ciò nonostante, adesso si vanta dei milioni di dollari che saranno investiti a Puerto Rico per ospitare l’Esercito Sud nella sua nuova base.
Tuttavia, l’esistenza delle basi nordamericane, in questo caso a Panama, parlando solo dal punto di vista della sicurezza e dell’ecologia, non si rivela una panacea.
Secondo gli stessi accordi sul Canale, gli Stati Uniti devono "decontaminare" le aree dove sono stabilite le basi. Ma un rapporto dell’Esercito nordamericano, citato da IPS, consegnato alle autorità panamensi alla conclusione della prima fase nel 1990, avverte che "circa un terzo dei 15.100 ettari contaminati da proiettili inesplosi, in tre luoghi differenti contigui al Canale, non possono essere bonificati per motivi ecologici".
Oltre i proiettili inesplosi - continua - nelle 14 basi militari che gli Stati Uniti hanno avuto sulle rive del Canale, si trovano ancora inquinanti, come resti di idrocarburi e residui di armi chimiche immagazzinate o usate per esperimenti.
Tra le armi chimiche sono state identificate sostanze che attaccano il sistema nervoso, altre che provocano la morte per asfissia e il così detto "gas mostaza", utilizzato nel Viet Nam.
Il quotidiano
The New York Times ha scritto che certamente gli Stati Uniti si stanno ritirando da diverse basi militari nel mondo, ma ciò che lasciano dietro è pericoloso per la popolazione e per l’ambiente.
Panama, che sta riuscendo a disfarsi delle basi nordamericane installate nel suo territorio dal 1914, ha motivi per avvisare il governatore Roselló che avrà più problemi che vantaggi come risposta ai tanti sforzi che dice di aver fatto per portarle a Porto Rico.

Il Canale di Panama
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dicembre 1998 - Il Canale apparterrà veramente a Panama quando il 31 dicembre 1999 verrà posto termine al suo controllo da parte degli Stati Uniti, secondo quanto stipula il Trattato Torrijos-Carter.
La via interoceanica è diventata di attualità dopo le dichiarazioni del Ministro degli Esteri e Ministro per il Canale, Jorge Ritter, nel senso che il Canale deve essere inteso come centro per lo sviluppo di Panama, cosa che fino a ora era stata impossibile.
Panama si sta preparando a smantellare la struttura militare esistente, a sostituire le leggi e i regolamenti nordamericani - ha precisato - e a trasformare il Canale in una azienda competitiva.
Dalla sua inaugurazione nel 1914 è sempre stato nelle mani degli Stati Uniti, che vi hanno installato la cosiddetta Zona del Canale, con le loro basi militari, governo proprio, tribunali, carceri, abitazioni e la famosa Scuola delle Americhe.
Per la fine del 1999 sarà tutto in mani panamensi e i progetti sono di ampliare sia le strutture del Canale - ha aggiunto Ritter - sia la fornitura di servizi, cosa finora proibita dall'amministrazione nordamericana.
Alle entrate per i pedaggi, Panama spera di aggiungere la produzione di elettricità e, nei suoi cantieri, i lavori di riparazione e di manutenzione delle navi.
Ma la cosa fondamentale detta dai tecnici è la necessità di modernizzare il Canale, attraverso il quale transita attualmente il 4 % del commercio mondiale, per rendere possibile il passaggio di mercantili di grande tonnellaggio.

Altra manovra "made in USA"
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novembre 1998 - Il governo del presidente Balladares continua a essere fermo nella sua decisione di mettere in pratica gli accordi Torrijos-Carter del 1977 sulla restituzione del Canale, il prossimo anno, ai suoi veri proprietari.
Ma ogni volta, con crescente preoccupazione per i panamensi, si evidenzia che negli Stati Uniti forze influenti e potenti stanno facendo pressioni a livello congressuale per una rinegoziazione che permetta di continuare il controllo della via interoceanica in maniera diretta o indiretta.
Poche settimane fa abbiamo commentato queste intenzioni basate sul pretesto di non poter compiere, prima del ritiro definitivo, la decontaminazione delle basi militari dai residui batteriologici e chimici, agenti molto pericolosi per la vita dei panamensi.
Adesso si tratta di qualcosa più diretto: la proposta presentata alla Camera dei Rappresentanti affinché Panama conceda agli Stati Uniti il mantenimento del controllo di quattro delle sei più importanti installazioni militari, in cambio di un cospicuo contributo in valuta, stimato in varie migliaia di milioni di dollari.
L'intenzione dei falchi di Washington è più che evidente. E la posizione panamense è rimasta fino a ora invariata: rifiuto a una trattativa che implichi lo scambio dell'indipendenza e della sovranità.
Non a torto, in questi giorni, i panamensi ricordano che dal 1855 fino al 1989 gli Stati Uniti sono intervenuti militarmente nel paese non meno di 14 volte, con il conseguente risultato di migliaia di vittime tra la popolazione.