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pagina_successiva_1.gif (6548 byte) 28 febbraio 1954 - Lettera alla famiglia: "Le mie attività future sono un mistero anche per lo stesso Tata Dios ... sto organizzando materiale per un libro ... ma la lotta per il sostentamento quotidiano non mi consente di dedicare molto tempo alla cosa...". Lamenta di non poter essere un medico al servizio della comunità contadina per ragioni burocratiche (la non iscrizione a un sindacato lavoratori).

marzo 1954 - Scrive ai genitori dal Petén, regione selvaggia del Guatemala, "luogo splendido perché vi fiorì la civiltà Maya e in seguito fu scenario della conquista di Alvarado, il capitano di Cortés, e ci sono più malattie che madonne..."; ancora la doppia passione per l'archeologia e la medicina.

aprile 1954 - La passione per l'archeologia lo fa dispiacere di non aver potuto visitare le rovine di Tikal e di Piedras Negras. Espone altri progetti di viaggio: "Europa occidentale per due anni, di cui almeno sei mesi a Parigi; Europa orientale un anno o due, metà in Russia, due o tre anni in Asia, gran parte dei quali in India e Cina, poi l'Africa alla ventura e il mondo è finito".

10 maggio 1954 - Lettera alla madre: "... in Guatemala potrei diventare molto ricco... mettere su una clinica e dedicarmi all'allergologia (qui è pieno di colleghi del 'soffiotto'). Farlo sarebbe il più orribile tradimento ai due Io che lottano in me, il socialista e il viaggiatore...".

15 maggio 1954 - Lettera ai fratelli: "... me ne vado in Salvador..."; è scaduto il visto in Guatemala.

giugno 1954 - Scrive alla madre datando: "primo mese della speranza"; racconta delle rovine dei Pipiles, la popolazione autoctona che dalle Ande si era spinta alla conquista del sud; dei giorni passati al mare in Honduras in attesa del visto che non gli viene concesso; del Salvador e delle visite archeologiche, descrivendo con estremo interesse caratteristici Buddha in bassorilievo molto vicini alle civiltà indostane. Dopo aver lavorato come scaricatore a Puerto Barrios, col treno è tornato in Guatemala.

20 giugno 1954 - Scrive alla madre un'appassionata analisi dei pericoli che gravano sulla repubblica democratica del colonnello Arbenz, osteggiata dalla United Fruit, che ha assoldato mercenari honduregni e promuove bombardamenti sulla capitale.

04 luglio 1954 - Lettera alla madre: la situazione politica in Guatemala è stata violentemente ribaltata dal golpe di Castillo Armas. Scrive in questo periodo un articolo di 14 cartelle intitolato "Ho visto la caduta di Jacobo Arbenz". Aiuta gli amici cubani e guatemaltechi a rifugiarsi nell'Ambasciata Argentina dove anche lui è ospite. Messi in salvo gli amici, progetta di partire in treno per il Messico.

07 agosto 1954 - Scrive alla madre: "... qui ho risolto le mie cose e me ne vado in Messico...".

inizio settembre 1954 - Lettera alla famiglia di raccomandazione e di presentazione per gli esuli guatemaltechi in Argentina. A proposito di uno di essi scrive con l'ironia che gli è abituale: "... nei duri mesi della dominazione rossa, quando i miei piedi baciavano la polvere del Guatemala... mi fece dare un buon paio di scarpe con le quali penso di calpestare altre terre, con la sola ricompensa di un sorriso... Adesso è l'occasione per fare qualcosa pagando il debito di gratitudine che ho nei suoi confronti...".