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Mostri (Data 01.2007)
Spesso mi capita di guardarmi in giro e vedere mostri. E' una sensazione strana ma vedo solo brutte facce. Questi mostri però sono diversi sia da quelli che sognavi da bambino, sia da quelli che vedi quando sei intossicato per qualche ora. La differenza principale è che questi non ti cagano neanche di striscio e tu li puoi guardare senza scappare ed osservare nei dettagli la loro faccia storta. Li guardo nei dettagli e loro non si accorgono di niente, vedo le curve della loro faccia, le rughe sulla fronte e i nei schifosi e pelosi che sembrano porri. Sono storti e la faccia è irregolare, il naso è normale ma sembrano molto tristi. Le mani sono sempre bianche e affusolate e le unghie pulite. Le vene sono evidenti e rigonfie, ma sul palmo della mano e mai sul dorso. A volte parlano ma per la maggior parte del tempo in cui li osservo pensano, e si vede che sono concentrati di brutto su qualche problema. Spesso li vedo alla fine dell'intossicazione, molto spesso la mattina presto mentre aspetto il treno, altre volte per caso. In genere escono sempre insieme, o meglio escono negli stessi giorni. Se un giorno ne incontro uno poi ne vedo tanti uno di fianco all'altro che camminano indifferenti. Certi giorni non sembrano tanto mostri forse si sono lavati bene, oppure hanno la pelle tirata perché la notte hanno trombato. Uno ce l'ho di fronte che dorme come un pirla, la bocca aperta con i denti gialli. Uno è seduto più distante e ha i polpastrelli giunti, si vede che pensa di brutto. Non si è tolto neanche il giubbotto e la sciarpa da quanto è concentrato. La sciarpa stretta intorno al collo è così in alto che gli gonfia le gote. Sulle gambe ha una borsa che deve contenere qualcosa di misterioso. Ora uno mi si è seduto alla destra, prima stava buttando l'occhio sul mio giornale e ora sta cercando di capire cosa sto scrivendo. Mi sta facendo girare i coglioni, meno male che ora il cellulare gli sta squillando. Risponde e inizia a raccontare come sta pensando di organizzare le sue avventure natalizie in montagna. Cazzo gli è caduta la linea. Richiama lui cercando di darsi un tono con il cellulare stretto tra il mento e la spalla mentre scruta inteligentemente il soffitto. Quello dall'altra parte della cornetta non so che tipo è, ma lo manda a cagare velocemente; lui dice che si sentiranno dopo. Chiude lo strumento, infila le cuffie nelle orecchie e si rimette a pensare guardando i buchi neri nel soffitto. Speriamo che non guardi di nuovo da questa parte.

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