Corto circuito (Data 04.2007)
Passioni durature non ne ho mai avute. Passioni temporanee una discreta moltitudine. Provo a sforzarmi per cercare di ricordarmi quella più longeva. Forse è quella per la corrente. Non la corrente musicale, ne quella del fiume (sebbene in questo periodo mi stia appassionando anche a questa) e neanche quella d'aria che si forma quando apri due finestre su lati opposti. Rimane la corrente elettrica, cazzo i watt, gli ampere e gli ohm mi fanno impazzire. Mi raccontano che già da infante tentavo disperatamente di scopare col dito le prese sui muri di casa. Regolarmente coito interrotto dal genitore di turno. Più maturo scambiai con il mio amico sceriffo, un fucile ad elastici che avevo costruito dalle gambe di un vecchia sedia, con una scatola magica chiamata "il mio primo laboratorio di ellettronica". Era una collezione di esperimenti elettronici descritti da un manuale, e completi di ogni resistenza, transistors, potenziometri e chassis, per montare rilevatori di umidità, di rumore, radioline a ferroxcube e altre diavolerie. Ovviamente non sono riuscito mai a farne funzionare uno, e non riuscii mai a far funzionare neanche il progetto dell'accensione di una lampadina da 30W, collegando in serie 12 patate attraverso del filo di rame e delle barrette di metallo. Ma questi erano solo giochetti da bambino, la soddisfazione più grande l'ho avuta nel momento in cui ho infilato veramente il dito in culo alla corrente. Ricordo perfettamente che entrai nel letto, presi l'abatchure, gli svitai lentamente la lampadina dalle cosce, infilai il dito mignolo della mano sinistra nel buco mentre con l'altra iniziai ad accarezzare l'interrutorino. Premetti il pulsante. Cazzo non mi voleva più mollare il mignolo. Strappai violentemente per riaverlo. Per circa 10 giorni mi rimase immobilizzato e profumato dalla 220. Provate anche voi se credete che sia una goduria estremamente potente.

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