Quando vent'anni fa, in occasione del congresso antiatomico di Tokio,
io dichiarai che il concetto di frontiera (e con esso quello della sfera
delle responsabilità esclusivamente nazionali) sarebbe presto diventato
antiquato, visto che alle precipitazioni impestate di radioattività non
sarebbe importato un fico secco quale terreno sia da considerarsi "di
qua" e quale "di là", in un primo momento rimasi inascoltato, giacché
al congresso erano venute persone interessate soltanto a questioni tecniche,
politiche e intellettuali, non filosofiche.
Alcuni dei nostri anfitrioni, molto patriottici, si spaventarono profondamente
quando dichiarai che anche il concetto di sovranità sarebbe diventato
relativo, visto che gli effetti di ciò che l'uomo avrebbe fatto "a casa"
avrebbero poi avuto luogo in altri paesi.
Gli effetti degli esperimenti atomici non sono, per la verità, l'unico
motivo per la fine della validità del concetto di "frontiera". Così, oggi
per il governo della Repubblica democratica tedesca è impossibile comandare
a bacchetta i propri cittadini, i quali trascorrono gran parte del loro
tempo libero nella Repubblica federale, cioè stando seduti davanti a televisori
che mediano la loro partecipazione alla vita, alla politica, al gusto,
al linguaggio "di là". Anche le onde elettromagnetiche non si curano dei
confini politici. Al punto che i teen-agers della Repubblica democratica
si vestono già esattamente come quelli della Repubblica federale. Una
fotografia di una rivista illustrata scandinava mostra i ragazzi della
Repubblica democratica che non soltanto indossano i blue-jeans (il che
non sarebbe poi così pericoloso agli occhi del regime, benché questa "moda
stracciona" contraddica l'imperativo dell'accuratezza "acqua e sapone"
colà in vigore); ma uno dei ragazzi fotografati porta persino una t-shirt
con su stampato JOWA UNIVERSITY. È irrilevante se questa maglietta americana
sia stata introdotta di contrabbando, attraverso la frontiera, o se sia
arrivata lì come regalo, o se il ragazzo se la sia confezionata da sé,
secondo un modello visto in televisione. Fatto sta che nell'era dell'elettronica,
al concetto di "frontiera" non corrisponde quasi più nulla. Già quando
fu costruito, il muro di Berlino era la costruzione più obsoleta del secolo
XX.
Assurda la moda della poesia dialettale, che da una decina d'anni sta
diventando internazionale. Quando i rappresentanti di questa nuova moda
arrivano nel loro luogo di convegno a Nuova Delhi in un jet proveniente
dalla Franconia, dai Paesi baschi, dal Brasile o dalla Birmania, contraddicono
con il loro modo di viaggiare - con questo comodo saltare di frontiera
in frontiera - lo scopo stesso del viaggio, che consiste nella discussione
e nella glorificazione del "limitato". Provinciali di tutti i paesi, unitevi!
Ma essi riescono a riunirsi, a Nuova Delhi, solo con l'aiuto di interpreti
o per il fatto che storpiano tutti quanti la stessa lingua, l'inglese,
che è comprensibile oltre tutti i confini ed è la negazione del "limitato".
È del tutto escluso che essi si leggano l'un l'altro i loro testi provinciali,
giacché nessuno di loro capirebbe l'altro e persino la lingua colta dell'uno,
ostile a ogni dialetto, resterebbe incomprensibile all'altro. Questo è
il terzo esempio della dialettica della frontiera al giorno d'oggi.
(Tratto da L'uomo è antiquato, 1979)
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