"Questo
tipo di iniziative, dice Gabor Miklosi del Roma Press Center di Budapest,
non hanno gran valore, servono piú ai capi per aumentare il loro
potere negoziale con il governo che ad altro. Piú importanti
sono le numerose inizative dal basso che si oppongono al razzismo e
alle forme di discrimanzione manifestate dalle autoritá locali".
L'iniziativa in discussione é il tentativo portato avanti da
alcuni gruppi di Rom di coalizzare le varie anime del attivismo zingaro
ungherese intorno ad un unico movimento politico in vista delle prossime
elezioni nazionali.
"I Rom d'Ungheria hanno bisogno di un partito politico agguerrito
che scuota l'attuale situazione di disagio e povertá", risponde
Istvan Mozsar, presidente del neonato Partito Democratico degli Zingari
Ungheresi.
La situazione, come si capisce giá da queste prime affermazioni,
é controversa; appena otto anni fa, nel '93, l'Ungheria aveva
ricevuto ampi riconoscimenti dall'UE per i suoi sforzi in favore delle
minoranze presenti nel paese con l'approvazione di una legge che riconosceva
ufficialmente dodici minoranze nazionali ed una etnica (i Rom) e stabiliva
un complesso sistema di rappresentanze locali e nazionali dei gruppi,
parallelo agli organi elettivi regolari.
"I governi autonomi delle minoranze dovrebbero occuparsi di tradizioni
e lasciare la politica ai partiti" dice ancora Mozsar, che al momento
pare non abbia molto seguito tra la comuntá Rom, divisa in tre
gruppi culturali: i Romungro o zigari ungheresi, che costituiscono i
due terzi del totale e parlano ungherese, i Lovara e i Beash, residenti
nel sud del paese.
La nascita e la diffusione degli organi comunitari delle minoranze,
piú che raddoppiati dal '94 ad oggi, ha rappresentato una svolta
nel rapporto
zingari-istituzioni ma ha anche coinciso con la progressiva sparizione
dei Rom dalle istanze regolari. I limiti del sistema erano giá
emersi nel 1997 quando l'ECRI (Commissione europea contro il razzismo
e l'intolleranza) aveva sottolineato la permanenza di atteggiamenti
pubblici razzisti e discriminatori. L'iniqua spartizione dei finanziamenti,
che dovrebbero garantire le attivitá dei governi autonomi ai
vari livelli, é uno degli esempi. L'attribuzione dei fondi segue
generalmente le disponibilitá delle amministrazioni locali e
tende a privileggiare le minoranze nazionali forti, che possono cioé
vantare un maggiore potere negoziale.
Alcuni osservatori, tra cui l'unico parlamentare rom presente nel '93
e uno dei pochi a votare contro la norma (che fu approvata con il 96%
di voti favorevoli), hanno criticato radicalmente il sistema perché
avrebbe disperso le energie delle associazioni locali e degli attivisti
spostandole su delle istituzioni impossibilitate ad agire.
Piú recentemente, la fuga dal villaggio
di Zamoly di una sessantina di Rom ha richiamato l'attenzione dell'UE
sulle violazioni dei diritti del popolo Rom in Ungheria. Giunti a Strasburgo,
i sessanta hanno richiesto asilo politico al governo francese, che,
dopo un paio di mesi di attesa, glielo ha concesso. "L'Ungheria,
ha detto Jozsef Kraszanai, rappresentate del gruppo di Rom rifugiatisi
in Francia, si trova davanti ad una scelta: o protegge i Rom o svolta
irrimediabilmente a destra e tutti gli zingari abbandoneranno il loro
paese".
Nella comunitá zingara ungherese la decisione francese, un chiaro
richiamo per il governo ungherese che ha fino ad ora non ha prestato
alcun ascolto ai vari richiami di organismi internazionali e non governativi
sui tamenti dei Rom, é stata vista come un primo passo verso
il riconoscimento dei propri diritti contro gli abusi delle autoritá
magiare, anche se non tutti sono stati d'accordo. Mozsar ha condannato
l'azione di Kraszanai e del suo gruppo, dicendo che " i Rom ungheresi
devo vivere e morire nella loro patria". Politica elettorale.
Il riconoscimento dell'asilo politico a delle persone in fuga da un
paese in attesa di entrare nella Comunitá ha suscitato molto
scalpore e anche dure reazioni da parte delle autoritá ungheresi,
sia pubblicamente attaverso le dichiarazioni del portavoce del governo,
sia, pare, attraverso l'azione dei servizi segreti che avrebbero diffuso
voci e indiscrezioni (apparse anche sul "Jane's Intelligence Digest")
sugli occulti manovratori che si nasconderebbero dietro al complotto:
i servizi segreti russi, che avrebbero incoraggiato la fuga da Zamoly
dei Rom, avendo tutto l'interesse a rallentare il processo di allargamento
europeo.
Il nuovo partito non ha ancora un programma. Intanto cerca di ricomporre
un universo molto frammentato di organismi e associazioni zingare, anche
con l'intervento del presidente dell'Organismo nazionale di rappresentanza
dei Rom, e spera cosí di ottenere il 5% di voti alle prossime
elezioni nazionali dell 2002 necessario per essere rappresentati in
Parlamento.
GLI
UNGHERESI ALL'ESTERO. La legge del '93, sin dall'inizio, é
parsa ad alcuni osservatori una mera operazione di immagine, utile all'Ungheria
per ben figurare davanti alle istituzioni europee e allo stesso tempo
uno strumento per richiamare i paesi vicini a tutelare le minoranze
magiare presenti nei loro territori, circa cinque milioni di persone
di solito integrate e benestanti. La crisi diplomatica scoppiata nelle
ultime settimane tra Ungheria e Romania avvolara questa ipotesi. Le
relazioni tra i due paesi sono molto tese da quando l'Ungheria ha emanato
un provvedimento in favore dei magiari all'estero senza consultare i
paesi interessati. La legge, che fornisce aiuti finanziari agli ungheresi,
costituirebbe secondo i romeni un caso di interferenza ungherese nella
politica interna e creerebbe ulteriori tensioni nel paese tra la minoranza
magiara concentrata soprattutto in Transilvania e nella regione di Oradea
e la maggioranza romena. La reazione di Bucarest é giustificata
dal crescente seguito dei movimenti separatistici magiari in Transilvania
e dalla forza elettorale del partito nazionalista romeno Romania Mare.