IL NOSTRO CONTRATTO SOCIALE: LA COSTITUZIONE
In attesa che la rivista "Tribuna biologica e medica" pubblichi la relazione sull'uranio impoverito e si possa aprire un dibattito informato su queste armi così pericolose per tutto il nostro pianeta, vorremmo intanto sollevare una questione che riguarda il nostro contratto sociale, ossia la Costituzione Italiana.
Prendiamo lo spunto da un'intervista rilasciata a "Il messaggero" il 16/1/2002 dal titolo: "Bossi: se condannano il premier, si tornerà alle urne?, alla domanda: "Dopo il tentativo di mediazione del Presidente della Repubblica, che farà la maggioranza? " L'interpellato risponde: "Il governo fa le leggi ,il parlamento le esamina e le approva""
Non vogliamo discutere qui sulle intenzioni della "maggioranza". Ci hanno sconcertato le poche frasi di questa breve risposa non molto pertinente alla domanda. Dubitando della nostra memoria, siamo andati a rileggere la Costituzione italiana. SEZIONE IIa " La formazione delle leggi. Art. 70- " La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere"" e più avanti, Art. 76 "" L'esercizio della funzione legislativa non può essere delegata al Governo, se non con determinazione di criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti." Insomma, nella nostra Costituzione esiste una ben precisa divisione dei poteri (o funzioni): potere legislativo al Parlamento; potere esecutivo al Governo; potere giudiziario alla Magistratura. Oltre a non interferire gli uni sugli altri, questi tre poteri (o funzioni) avrebbero il compito di controllarsi a vicenda. Ma non vogliamo affrontare qui, in poche righe,un discorso sulle funzioni dello Stato. Quel che volevamo dire è che la "democrazia", almeno il tipi di democrazia rappresentativa concepito e pensato nel mondo occidentale, si fonda sulla divisione dei poteri ( o funzioni) Noi non escludiamo che la Costituzione italiana possa essere emendata, ma qualsiasi emendamento non potrà derogare da questo fondamentale principio della divisione delle funzioni. E' un principio formale, certo, ma la democrazia è ,appunto, una "forma di governo"
Non volevamo, comunque dire solo questo. Proseguiamo nella lettura della breve risposta del Ministro Bossi. Subito dopo la prima, troviamo un'altra frase sconcertante: " Il Governo è eletto dal popolo". ( Veramente noi credevamo che il governo fosse nominato dal Presidente della Repubblica e la rilettura della Costituzione ce l'ha confermato) e conclude: " Noi siamo dalla parte del popolo".
Anche noi e in nome del popolo ci sembra giusto protestare per questo sfoggio di ignoranza della Costituzione da parte di un Ministro. E' un'ignoranza molto diffusa fra gli uomini politici: anche altri ministri e parlamentari e perfino ex presidenti della Repubblica l'hanno manifestata in interviste alla stampa e alla televisione. Protestiamo anche per questa diffusa ignoranza dei governanti di cui siamo testimoni da anni.
Certo, più volte la Costituzione è stata disattesa: per esempio dai decreti che hanno privato il Parlamento della sua funzione legislativa: Sappiamo anche che per ottenere dalle due Camere sia pur piccole riforme è stata spesso un'eroica impresa: Ma la democrazia non è un governo facile. E tuttavia, dal nostro Parlamento (non dai governi) si sono ottenute importanti riforme che molto hanno influito sulle condizioni di vita degli Italiani. Non ci aspettiamo che il vigente governo risani annose situazioni di violazione delle regole, anche perché riteniamo che il "buon governo" non esista : può esistere solo se sono i governati a pretenderlo.
Per noi la democrazia non è solo una forma di governo, è un modo di convivenza umana fondato sul rispetto per l'altro, il senso di responsabilità sociale, la libertà di pensiero e di espressione, il diritto " dovere di ricevere e dare informazioni precise e non falsate, il bisogno di giustizia, la difesa dei deboli ". Ed è il luogo dove "il popolo" può effettivamente esercitare la sua "sovranità".
Non si può dire che questi principi siano assenti nella Costituzione italiana, ma sono spesso rimasti inattuati, in parte per la discrepanza fra leggi vigenti (sono ancora in vigore, per esempio, i codici fascisti) ed aspirazioni collettive.
Intanto, nella convinzione che questa ignoranza della Costituzione non sia affatto limitata ai governanti, ci auguriamo che finalmente si parli di democrazia, che siano finalmente i governati a studiare e discutere il proprio "contratto sociale". Anche perché lo studio della nostra Costituzione è un primo passo verso un impegno di portata continentale, visto che si sta discutendo una nuova costituzione, quella della Unione Europea. Vogliamo che, magari incamerando la "Carta europea dei Diritti Fondamentali", resti una bella predica ?