INFORMAZIONI SULL'URANIO IMPOVERITO

PREMESSA - Questo sito di Internet, intestato alla LIDU - LEGA ITALIANA DEI DIRITTI DELL'UOMO, è aperto (dal 1999) su due principali campi d'azione: il diritto d'informazione e la difesa del nostro ambiente planetario.

L'argomento che ci accingiamo a trattare è l'impiego bellico dell'Uranio Impoverito (UI o DU=Depleted uranium). Un argomento, a nostro avviso, di enorme portata che, comunque, riguarda tutti e due i nostri campi d'azione principali.

DIRITTO ALL'INFORMAZIONE

Le informazioni sull'uranio impoverito (o DU) non solo sono sommarie e incomplete, ma sono state addirittura nascoste con accuratezza, o deformate da ricerche e relazioni "scientifiche" condotte al fine di minimizzare gli effetti di questa "arma nucleare" la cui radioattività è definita pari all'80-60% di quella dell'uranio puro, con un tempo di dimezzamento di quattro miliardi di anni ( per l'esattezza, 4468 milioni di anni). Le tattiche di occultamento sono mutate col passare del tempo. All'inizio, silenzio assoluto. I reduci ammalati inviati dallo psichiatra (negli USA); le popolazioni colpite coperte dal black out dell'embargo. In seguito, per fronteggiare le poche informazioni che emergevano e con l'intensificarsi dell'uso di queste armi così pericolose, c'è stato lo sforzo di minimizzarne la nocività, avallato anche da "relazioni scientifiche" (vedi la relazione Mandelli) ampiamente diffuse attraverso i media. Più di recente sono intervenute le "negazioni" dei governi e degli apparati militari che proiettili e missili all'UI fossero stati usati in Bosnia, in Somalia, o fatti esplodere nei poligoni di tiro. Ma le vittime divengono sempre più numerose e le informazioni cominciano a circolare. Si sta diffondendo,anche nelle cosiddette "società opulente", la preoccupazione che il nostro ambiente planetario divenga inabitabile per la specie umana (e per molte altre specie animali) e, oggi, si ricorre alla confusione dell'informazione.

 Non pretendiamo di rimediare alla disinformazione diffusa, anche noi siamo poco informati, ma siamo da tempo preoccupati per l'abitabilità del nostro pianeta. Sappiamo benissimo che a metterla a repentaglio non è solo l'uranio impoverito, ma se questa "guerra nucleare", condotta per ora con armi tattiche, si diffondesse su tutti i continenti, potrebbe rendere inutile qualsiasi eventuale rimedio agli sprechi e alle devastazioni della nostra "civiltà".

Da due anni ci stiamo occupando della questione e abbiamo cercato le poche informazioni attendibili.

La relazione scientifica sulle "Conseguenze ambientali ed effetti patogeni dell'uso di uranio impoverito nei dispositivi bellici" pubblicata dalla rivista TRIBUNA BIOLOGICA E MEDICA alla fine di aprile del 2002, ci sembra una fonte attendibile, sia per l'obiettività , sia per l'indipendenza di chi l'ha redatta da fonti di finanziamento pubbliche e private.

A redigerla, collegando dati da tutto il mondo,è stato il Comitato "Scienziate e scienziati contro la guerra", con la collaborazione di altri scienziati e ricercatori e con l'appoggio della "Associazione nazionale assistenza vittime arruolate nelle forze armate e famiglie dei caduti", presieduta da Falco Accame.

Riassumiamo qui le informazioni contenute in questa relazione, cercando di renderle comprensibili, senza essere imprecisi, anche ai non addetti ai "lavori scientifici". Chi volesse il testo completo pubblicato in "TBM" potrà chiederne fotocopia alla LIDU-Lega italiana dei diritti dell'uomo - P.za SS. Apostoli 49, OO187 Roma tel.06/6780504 - 6796754.

Precisiamo che, nel nostro riassunto, non abbiamo seguito l'ordine di esposizione del testo che è,comunque , la sola fonte da cui abbiamo ricavato le informazioni qui pubblicate. I nostri commenti e interpretazioni verranno esposti nelle conclusioni.

Il riassunto della relazione "Conseguenze ambientali ed effetti patogeni dell'uso di uranio impoverito nei dispositivi bellici" si dividerà in tre capitoli:

1-     Che cos'è l'uranio impoverito;

2-     Uso bellico dell'uranio impoverito ;

3-     Effetti patogeni dell'uranio impoverito.

Cercheremo anzitutto di definire l'oggetto in questione:

L'URANIO IMPOVERITO (DU=DEPLETED URANIUM) che cos'è.  E' un sottoprodotto di scarto del processo di "arricchimento"del combustibile dei reattori nucleari e delle bombe atomiche fissili, oppure della combustione dei reattori delle centrali nucleari ("scorie radioattive").

Per spiegare questi processi che portano all'uranio impoverito dovremo partire dall'uranio naturale, un metallo duttile e malleabile, molto pesante e compatto (1 litro pesa19 kg.), altamente piroforico e che si ossida facilmente.

L’uranio naturale è composto da una miscela di tre isotopi (1)  l'U238, l’U235 e l’U234 e per essere usato come combustibile nei reattori della stragrande maggioranza delle centrali a fissione (2) nucleare deve essere arricchito di isotopi fissili, principalmente dell’isotopo U235 (il processo di arricchimento è necessario anche per le bombe atomiche fissili). Viene definito “pulito” o “sporco” a seconda che sia prodotto di scarto dell’arricchimento dell’uranio naturale o proveniente dalle “scorie radioattive” della combustione nucleare : chimicamente, fra l’uranio pulito e l’uranio sporco, la differenza è che il “pulito” è composto di nuclidi dell’uranio naturale mentre nello ”sporco” si trovano nuclidi transuranici di altri metalli tossici e radioattivi.

Il DU sporco è riconoscibile dalla presenza del nuclide U236 che non si trova nel DU pulito.

La radiotossicità del DU sporco è il doppio di quella del DU pulito.

Come l’uranio naturale, anche l’uranio impoverito emette radiazioni alfa che non sono registrabili dai contatori Geiger. In condizioni di quiete l’uranio impoverito ha una radioattività molto bassa.

C’è una grande disponibilità di uranio impoverito nei paesi industrializzati:  si calcola che oggi ammonti a molte centinaia di migliaia di tonnellate ed è destinata ad aumentare.

Il suo costo è molto basso, ha le qualità di peso e compattezza di un metallo pesante, viene quindi molto usato per usi civili e viene considerato innocuo, a meno che non si verifichino incidenti che ne sviluppano l’alta piroforicità.

Incendiando, l’uranio impoverito diviene molto pericoloso e la sua radioattività aumenta enormemente.

(1)   L’isotopo è una delle forme possibili di un elemento chimico, esistono ad esempio tre isotopi dell’idrogeno H1, H2 il deuterio, H3 il trizio. La differenza fra gli isotopi è il numero di neutroni contenuti nel nucleo.

(2)   Fissione- rottura in due o più parti di un nucleo atomico, bombardato da neutroni. Fissile- si dice di un nucleo atomico capace di dar luogo a fissione se bombardato da neutroni.

 

USO BELLICO DELL’URANIO IMPOVERITO

A rendere l’UI un materiale bellico di alto pregio è proprio la sua piroforicità, oltre al basso costo, alla durezza e pesantezza di questo metallo: è anche il fatto che, in caso di incendio, la sua radioattività aumenta enormemente, perché il metallo non si liquefa, si nebulizza, trasformandosi in aerosol e i minuscoli granelli (fino a cento volte più piccoli di un granello di sabbia) hanno ciascuno un’alta radioattività, potenziata dal fatto che, per un volume molto piccolo, in un granello la superficie è molto vasta.

La radioattività dell’UI “pulito” è pari al 60% di quella dell’uranio puro, e se si tratta di uranio “sporco”, è pari all’80%.

Le radiazioni alfa dell’uranio impoverito ( che i contatori Geiger non sono in grado di registrare: registrano solo le radiazioni gamma) sono quasi innocue se la sorgente si trova all’esterno dell’organismo, ma divengono un forte agente mutageno all’interno. Il coefficiente di rischio delle radiazioni alfa, in radio protezione, è considerato il doppio di quello dei neutroni veloci e venti volte superiore a quello delle radiazioni gamma e beta.

I granelli di questo micidiale aerosol vengono molto facilmente inalati, non solo da chi assiste all’impatto dei proiettili, ma anche a distanza di tempo e di spazio, dato che il vento può trasportare il pulviscolo di ossido di uranio molto lontano e che la radioattività non decade col passare del tempo.

La durezza e compattezza dell’uranio impoverito ne hanno fatto un efficientissimo proiettile anticarro, ben superiore al tungsteno (fra l’altro molto più costoso) anche perché, una volta iniziata la combustione, l’UI non si liquefa nemmeno a temperature di 5000 gradi, ma si nebulizza e si assottiglia, aumentando la sua capacità penetrante. Come proiettile anticarro è stato infatti presentato all’opinione pubblica: per essere più precisi, come componente delle punte dei proiettili.La quantità di UI (pulito o sporco che sia) in un proiettile anticarro è di circa 300 grammi, i mitragliamenti ne possono scaricare centinaia in un’area circoscritta, contaminandola in misura oggi poco valutabile dato che mancano le ricerche mirate sulla permanenza al suolo di ossido di uranio, sull’inquinamento delle acque, sulla presenza di UI negli alimenti, sugli animali e le persone, almeno nelle zone circostanti gli eventi bellici.

La volatilità delle particelle di UI rende difficile anche circoscrivere le zone a rischio, ma si ritiene che, se si tratta di proiettili anticarro, il raggio di azione inquinante non possa essere molto vasto; nelle istruzioni militari per la protezione dei soldati si calcola un raggio di 500 metri

La polvere di UI non può penetrare nei terreni argillosi, resta sulla superficie del suolo e non si mescola con la terra, ma la durata del suo inquinamento è di molti millenni e le particelle di UI possono sempre essere risollevate dal vento e trasportate in tutte le direzioni.

La volatilità dell’UI era ben nota. Alla fine degli anni ‘70, in tre siti del Knolls Atomic Power Laboratory, nello Stato di New York, su filtri che si trovavano a 36 miglia (circa 60 Km) dall’impianto della National Land Industries , a Colonie, , che produceva pallottole all’uranio impoverito, furono trovate tracce di UI. Una corte dello Stato di New York ordinò la chiusura dell’impianto nel 1980 perché superava il limite di emissione  mensile (385 gr.) consentito dallo Stato. Per un confronto, l’ammontare di UI scaricato in Iraq, in Kuwait e in Arabia Saudita nel gennaio e febbraio del 1991, superava di 700.000 volte quello emesso dall’impianto della National Land.

Il DU non viene usato solo come proiettile anticarro, viene usato anche nei missili Cruise Tomahawk (sparati dalle navi) che possono arrivare fino ad un peso di 1000, 2000 kg e nelle bombe GBU. Anche se il DU si trova solo nei dardi, è evidente che non si tratterà più di 300 g. ogni proiettile, ma di decine, forse centinaia di chili, ingigantiti dalla nube di aerosol.

Questi missili sono stati usati in Iraq, in Kuwait, in Bosnia e in Somalia (dalle forze di pace dell’ONU) e in Yugoslavia.

In dotazione esclusivamente delle forze armate statunitensi è il CARRO ARMATO M1A2, utilizzato nella guerra del Golfo: ha la corazza arricchita con l’uranio impoverito che è considerata impenetrabile. Trasporta molti proiettili al DU.( Ci auguriamo che la sua corazza impenetrabile sia esente dalle qualità piroforiche dell’uranio impoverito che si incendia a percussione, altrimenti, se si incendia, potrebbe trasformarsi in una vera e propria bomba atomica di grosso calibro.- n.d.r.)

Il basso costo del DU che, da ingombrante scoria, può essere riciclato come “dardo” di proiettile, la sua grande disponibilità (centinaia di migliaia di tonnellate) ha fortemente contribuito a renderlo un materiale privilegiato in confronto ad altri metalli pesanti.

Non si può dire che sia mancato il tempo di conoscere le sue caratteristiche e il suo potere inquinante visto che la prima sperimentazione di proiettili al DU si è verificata nell’isoletta giapponese di Okinawa subito dopo la seconda guerra mondiale Quali altri impieghi abbia avuto in Indocina, in Vietnam (?),in Africa o in altre aree del mondo non lo sappiamo perché si é sempre tentato, finora, di coprirne l’impiego col segreto militare.

Forse il più massiccio impiego di armi al DU fu riservato al territorio iracheno (1991), in quanto sabbioso, poco piovoso, ventoso (il che facilitava le caratteristiche di risospensione delle particelle di uranio impoverito) e in quanto dotato di presumibili fattori di confondimento della tossicità (petrolio combusto, fabbriche chimiche e farmaceutiche, impianti militari).

Su questo territorio sono state scaricate 800-900 tonnellate di uranio impoverito: la più grossa (finora) sperimentazione bellica in vivo su popolazioni ed ecosistemi.

A questa sperimentazione, evidentemente ben riuscita ai fini di profitto di finanziatori, produttori ed esecutori, seguì l’impiego in Somalia (Jalalaxy e aeroporto di Mogadiscio, ‘93 e ‘94) e in Bosnia (‘94), poi in Serbia e in Kosovo (nel ‘99) dove furono scaricate (solo!) 15-30 tonnellate di DU.

L’uso di dispositivi bellici al DU in Palestina e nei poligoni di tiro delle basi USA in Italia era ancora incompletamente documentato quando questa relazione è stata redatta.

La relazione che stiamo riassumendo invoca ripetutamente ricerche mirate sull’ambiente, sugli animali e sui vegetali, almeno nelle aree colpite dai bombardamenti, indicando i muschi e i licheni come buoni rilevatori di DU ( su di essi , finora, non sono state condotte ricerche). Altrimenti, i soli “rilevatori” di inquinamento radiotossico restano gli esseri umani che hanno inalato o mangiato le polveri di DU. Ma sono rilevatori tardivi, visto che le forme tumorali hanno una latenza molto lunga, anche di decenni, ma comunque non inferiore ai 4-5 anni per le leucemie e ai 7-8 anni per le altre forme tumorali.

Sia gli attaccanti che gli attaccati sono esposti ai rischi e ai danni del pulviscolo di DU: è probabilmente per questo, più che per evitare reazioni della contraerea, che i bombardamenti sulla Yugoslavia sono stati eseguiti al di sopra dei 5000 metri di altezza.

Sulla sorte degli attaccati, specialmente sulla popolazione civile, le notizie sono quasi nulle.

Le ricerche fatte dagli Iracheni, senza nessun supporto internazionale e per di più sospettate di “ideologizzazione”, sono state comunque molto ostacolate dall’embargo e dallo stato di devastazione in cui si trova il Paese per i bombardamenti.

Quanto agli attaccanti, si è continuato per anni a cercar di tacitare i ricorsi e le denuncie dei militari, ma sono emerse lo stesso alcune notizie:

(duemila bambini , figli idi reduci, dall’Iraq e dal Vietnam, nati deformi negli Stati Uniti - cinquantamila reduci dal Vietnam malati di tumore – I paesini della Sardegna intorno al poligono di tiro della base USA, colpiti da forti percentuali di leucemia, le prime nascite mostruose anche in Italia - notizie che non fanno parte della relazione qui riassunta a causa del loro carattere, per il momento, non documentabile scientificamente).

Questi fenomeni non possono, comunque, che moltiplicarsi, a mano a mano che scadono le latenze delle forme tumorali.

 

EFFETTI PATOGENI DELL’URANIO IMPOVERITO

Come si è già detto, le radiazioni alfa dell’uranio impoverito, che i contatori Geiger non registrano (registrano solo le radiazioni gamma e beta) sono considerate quasi innocue se la sorgente si trova all’esterno dell’organismo, ma divengono un forte agente mutageno all’intermo dell’organismo.

In radio-protezione, il coefficiente di rischio delle radiazioni alfa è considerato 20 volte superiore a quello delle radiazioni gamma.

Le piccole particelle di UI che si formano con gli incendi e gli scoppi possono essere facilmente inalate dalla persone o animali presenti nell’area dello scoppio, oppure dal pulviscolo di uranio impoverito sollevato dal vento anche a distanza di tempo e di luogo (non si conoscono dosi minime innocue), possono anche essere ingerite con l’acqua e con gli alimenti.

Non tutto l’uranio impoverito, comunque, si nebulizza in particelle microscopiche. In alcuni casi piccoli frammenti colpiscono persone ed animali presenti allo scoppio, e restano incamerati all’interno dell’organismo. L’uranio impoverito è anche altamente tossico, ma finora si conoscono soprattutto gli effetti mutageni della sua radioattività, o, quantomeno, tali effetti sono stati riscontrati nei militari reduci da azioni belliche all’uranio impoverito. Sulla tossicità dell’UI esistono pochi dati, anche perché le azioni belliche determinano la produzione di molti altri agenti patogeni.

Per il momento si conoscono meglio le patologie derivanti dall’inalazione di UI, ma la pericolosità dell’ingestione (attraverso l’acqua e gli alimenti) di UI e di altri nuclidi transuranici non è certo ignorata. E’ infatti noto il caso dello stabilimento Starmet, nel Massachussets, che produceva penetratori DU per l’esercito, e ha contaminato le falde acquifere dell’area circostante. La decontaminazione del suolo (del costo di 6,5 milioni di dollari) ha comportato l’asportazione di 6000 metri cubi di terra e fango ed ha avuto inizio nel 1997. Questa relazione non dice, però, quali patologie si siano sviluppate negli animali e nelle persone che si trovavano in quell’area prime della decontaminazione.

Buona parte dell’UI inalato ( o presumibilmente, ingerito) viene eliminato dai reni e nelle feci, ma una piccola parte resta nell’organismo e si annida nei linfonodi dei bronchi, oppure, trasportato dal sangue, nel midollo osseo rosso, nelle gonadi (forse anche nell’ipotalamo), dando luogo all’insorgenza di linfomi di Hodgkin, di leucemie, e di gravi malformazioni dei concepiti.

Queste patologie sono state riscontrate, per quanto riguarda l’Italia, nei militari reduci dalla Bosnia , e dalla Somalia, e nelle popolazioni residenti nei pressi dei poligoni di tiro delle basi militari USA. Sono comunque state studiate anche in campioni di reduci dalla guerra del Golfo statunitensi e britannici.

La fase di latenza delle forme tumorali è molto lunga e non si può dire se insorgeranno altre patologie anche nei militari, ma soprattutto nelle popolazioni civili contro le quali l’UI è stato usato in dosi massicce e senza preavvisi. Non si sa nemmeno se queste patologie siano già insorte, e in che misura.

Non sappiamo nulla neanche degli effetti mutageni su altre forme viventi, sui vegetali , sugli animali o sulla flora e fauna marina.

Ci siamo astenuti dal fornire più dettagliate informazioni sulle patologie, per ora, conosciute, per non accentuare il tecnicismo di questo testo.

Sono contenute, queste informazioni, nella relazione pubblicata da Tribuna Biologica e Medica.

La relazione scientifica “Conseguenze ambientali dell’uso bellico dell’uranio impoverito” è lunga quaranta pagine, ne presentiamo qui un riassunto molto ristretto soprattutto per motivare le nostre preoccupazioni per l’abitabilità del pianeta Terra:. Chi vorrà approfondire le conoscenze scientifiche oggi disponibili, potrà richiederla alla LIDU- Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo - Onlus, P.za SS. Apostoli 49 - 00187 Roma tel. 06.6780504, 06.6796754 .

Precisiamo, di nuovo, che i dati raccolti in questa relazione sono relativi alle azioni belliche dell’Iraq, della Bosnia, della Somalia e della Yugoslavia. La relazione comprende anche una confutazione scientifica della relazione Mandelli che abbiamo omesso per non allungare troppo il testo. Per quanto ci riguarda, noi non siamo scienziati, abbiamo alcune obiezioni alla relazione governativa.: anzitutto è stata redatta prima che le patologie dovute all’uranio impoverito potessero manifestarsi nei reduci dalla Yugoslavia, in secondo luogo, il campione di militari (circa 40.000) persone su cui si è svolta la ricerca epidemiologica è troppo vasto, comprende molti soggetti che non sono mai stati esposti ai danni e ai rischi dell’UI, essendosi fermati in zone lontane da azioni belliche, magari per poche ore. Abbiamo comunque già detto che ritenevamo la relazione Mandelli finalizzata soltanto a minimizzare il problema.

 

CONCLUSIONI - Questa relazione scientifica invoca ripetutamente più approfondite ricerche e chiede che l’uso bellico dell’uranio impoverito venga almeno “sospeso” da una convenzione internazionale finchè non sia stato possibile valutarne appieno la pericolosità.

Non possiamo che associarci a questa richiesta.

Da parte nostra aggiungiamo la richiesta che, almeno su questa ricerca così importante per tutta l’umanità, venga soppresso il segreto militare che ha finora ostacolato o addirittura impedito la raccolta di dati.

Mancano notizie su quanto è accaduto e accade in Afganistan. Su quali altri ordigni all’uranio impoverito siano stati sperimentati su quel territorio, anch’esso ventoso e con vaste zone desertiche e sabbiose, come l’Iraq.

Ci sono invece le minacce di Gorge W. Bush di condurre la lotta contro il terrorismo con una specie di “guerra infinita”, con uso di “armi atomiche”. 

L’abitabilità del pianeta Terra, per la specie umana e per molte altre specie animali, ci sembra sempre più in pericolo.

Come Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo la nostra solidarietà va comunque, prima di tutto , a quelli che vengono definiti gli “effetti collaterali” delle abnormi manifestazioni di potenza militare distruttiva a cui assistiamo periodicamente, ossia agli “attaccati”, che sono soprattutto le popolazioni civili dell’Afganistan, dell’Iraq, della Serbia, del Kosovo, del Kuwait (di cui nessuno parla) e di tutti coloro che, in Bosnia, in Somalia, in Sardegna, in Palestina e in tante altre parti del mondo, sono le vittime di “sperimentazioni belliche” coperte dal “segreto militare”.

Per quanto riguarda gli “attaccanti” esecutori di strategie che non conoscono, anch’essi “vittime” di “sperimentazioni belliche” coperte dal “segreto militare”, anche a loro va la solidarietà della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo.

Continueremo questo discorso con altre informazioni che speriamo riguardino gli attaccati più a rischio, ossia le popolazioni civili. Per il momento ci siamo attenuti a questa relazione scientifica che ha il pregio di fornire informazioni obiettive sull’uranio impoverito.