La spatola
per una maggiore forza espressiva
del colore
e della pittura,
quale materia da modellare
arte di un artista.
Sogno in rosa (1971) 60x50
Ferdinando Lignano

Nel 1969, la mia attività lavorativa, mi portò per la  prima volta in  Calabria. L'autostrada non era stata ancora completata e rimasi affascinato da quei paesi che prima vedevo in lontananza e successivamente, per le deviazioni stradali toccavo con mano, passando per il centro del paese che profumava di legna bruciata e di "grande saggezza". Quel viaggio incise in maniera determinante sulla mia espressione pittorica. Infatti iniziai ad utilizzare la spatola per ottenere quell'effetto di "scultura" traboccante di pittura ad olio che avevo visto in quei paesaggi. Di seguito viene riportato quanto segnato in una delle prime locandine che annunciavano una mia esposizione di pittura realizzata al Club Modigliani di Reggio Calabria ed inoltre viene riportato uno stralcio dall'opera di G.Flaubert "Le tentazioni di Sant'Antonio" e dall' epistolario di Vincent Van Gogh  le lettere al fratello Theo, che volli inserire nel catalogo pubblicato a Catanzaro nel 1972.

 

da Le tentazioni di Sant'Antonio di Gustave FLAUBERT

Vorrei avere delle ali, uno scudo sulla schiena, una corteccia vorrei  espeller  fumo,  avere  una  proboscide, contorcere il mio  corpo  come  un  serpente,  dividerlo  in  mille  parti,  ed essere  ovunque,  evaporare  come  i   profumi;  svilupparmi come   le   piante,  scorrere  come  l'acqua,  vibrare  come  il suono,  splendere  come la luce, ritrovarmi in tutte le forme, attraversare gli atomi fino a  penetrare nella sostanza  della natura...

 

dall'Epistolario di Vincent VAN GOGH

lett. N. 418 - NUEN, luglio 1885 (al fratello Theo)

Dì a SERRET che sarei disperato se le mie figure fossero buone; digli che non le voglio accademicamente esatte, digli che intendo dire che, se si fotografasse un uomo che zappa la terra, è garantito che non zapperebbe. Digli che trovo splendide le figure di Michelangelo, anche se le gambe sono decisamente troppo lunghe e anche le coscie troppo larghe. Digli che a parer mio Millet e Lhermitte sono dei pittori veri per il fatto che non dipingono le cose quali sono, aridamente analizzate e scrutate, ma quali le sentono i Millet, Lhermitte e i Michelangelo. Digli che la mia grande aspirazione è d'imparare a dipingere tali inesattezze, tali anomalie; tali alterazioni, tali trasmutazioni della realtà, che ne escano, perchè no, delle menzogne, se vogliamo ma più vere della verità letterale...

 

lett. N. 489 - ARLES, maggio 1888 (al fratello Theo)

Se crediamo alla nuova arte, agli artisti dell'avvenire, questo presentimento non c'inganna. Quando il buon papà Corot diceva, qualche giorno prima di morire: stanotte ho veduto in sogno dei paesaggi con cieli tutti rosa", ebbene, non sono forse venuti, nel paesaggio impressionistico, questi cieli rosa, gialli e verdi per soprammercato? ciò per dire che vi sono cose che si sentono nel futuro e che si avverano realmente... C'è un'arte, nell'avvenire; e dev'essere così bella, così giovane, che se adesso è vero che noi vi lasciamo la nostra giovinezza, non possiamo che guadagnarne in serenità.



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