11 giugno 2002

 

DEVOLUTION, LA RIFORMA CHE PARALIZZA

Luca Ostellino

ROMA - Rilanciata dall'intesa "interistituzionale" tra Stato, Regioni ed Enti locali, la complessa transizione federalista riparte dal Ddl "La Loggia" attuativo del nuovo dettato costituzionale, che potrebbe incassare il via libera definitivo del Consiglio dei ministri entro questa settimana. Anche se gli ultimi passaggi "istituzionali" sembrano potere offrire prospettive più incoraggianti, le questioni che agitano il "ginepraio" federalista continuano però a non essere poche, a partire dalla contrapposizione interna alle Regioni tra i Consigli e i "governatori", passando poi per il nodo delle liberalizzazioni, i problemi energetici, la competenza sui fondi nel Sud, fino allo sforamento della spesa sanitaria, denunciata dalla Corte dei conti. L'evoluzione federale sul fronte finanziario e il «problema di equilibrio complessivo della stabilità della spesa», denunciato ieri dal ministro Franco Frattini, destano le maggiori preoccupazioni. Durante un convegno sui problemi aperti dalla riforma in materia di diritto del lavoro, è stato lo stesso Enrico La Loggia ad annunciare che il Ddl di attuazione del nuovo Titolo V è pronto per il via libera del Consiglio dei ministri. Il ministro per gli Affari regionali ha più volte sottolineato che la conclusione del confronto sul disegno di legge e il suo passaggio in Parlamento rappresentano un ulteriore e importante passo avanti nella direzione di un federalismo più compiuto, ma non ha nascosto le sue preoccupazione per i diversi problemi aperti. «Il nodo fondamentale nel nuovo rapporto Stato-Regioni - ha ribadito La Loggia - rimane quello della legislazione concorrente, specie nel settore del lavoro, che produce un enorme contenzioso per invasioni reciproche di competenza». Anche Frattini si è detto preoccupato e ha richiamato l'attenzione sui rischi di un «decentramento contrattuale che, pur permettendo una contrattazione più rapida e responsabile per il pubblico impiego, potrebbe portare in mancanza di una chiarezza sulla responsabilità dei costi e, quindi, di un federalismo responsabile, a una lievitazione della spesa specie nei settori della sanità e degli enti locali». Frattini ha sottolineato che questo problema doveva essere affrontato al momento della riforma, interrogandosi sulle conseguenze di una devoluzione non accompagnata da un meccanismo di trasferimento degli strumenti finanziari: è, infatti, anomalo che al tavolo contrattuale non sia seduto chi deve poi assumere l'onere finanziario, cioè il vero datore di lavoro che per gli enti locali e l'Anci, mentre per le Regioni è la Conferenza. Di qui il rischio «di una rincorsa a rivendicazioni non affiancate da una reponsabilità circa i costi. Sono favorevole al decentramento contrattuale, ma il conto, poi, non può essere presentato a Roma», ha detto, invitando i sindacati a contribuire al «federalismo responsabile».