ARTE & RELIGIONE
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 IL DUOMO

La Cattedrale di Cosenza è il monumento architettonico più importante della città. La sua storia ha segnato gran parte della stessa storia cittadina. Con l’avvento del cristianesimo, dopo il III secolo, la comunità civile in occidente si identifica con la cristianità e la Cattedrale diventa il luogo naturale di ogni manifestazione civica oltre che religiosa. Le prime cattedrali sono basiliche nel senso romano del termine. Luoghi cioè, dove la comunità si raduna a consiglio. Con la Cristianizzazione dell’Europa, diventa normale riunirsi nelle cattedrali per organizzare anche la vita sociale nelle sue diverse manifestazioni religiose, politiche ed economiche. Le cattedrali, così, costituiscono la più eloquente testimonianza del Cristianesimo nei secoli e delle diverse sensibilità spirituali che i popoli hanno maturato nella faticosa progressione della storia umana in occidente. La Cattedrale di Cosenza è una di queste testimonianze. È il monumento civico per eccellenza, dove sono raccolte importanti testimonianze storiche del popolo cosentino e dove è custodita la memoria di uomini e donne illustri della storia cittadina. Oltre a diversi vescovi, in essa hanno trovato sepoltura persone illustri come Enrico VII Hohenstaufen (figlio di Federico II di Svevia), parti del corpo della Regina Isabella d’Aragona, Luigi III Re d’Angio, Bernardino Telesio, Lucrezia della Valle ed i patrioti cosentini morti con i fratelli Bandiera. Nella Cattedrale si conservano le più preziose espressioni dell’artigianato locale ed i tesori più belli: la stauroteca, le statue d’avorio di scuola michelangiolesca, ostensioni e paramenti preziosi. La Cattedrale di Cosenza, in sintesi, è il riferimento ideale della storia cittadina, è la più evidente testimonianza del Cristianesimo, vissuto nei secoli dal popolo bruzio con le sue diverse sensibilità spirituali e culturali.

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LA MADONNA DEL PILERIO

È la Patrona di Cosenza dal 1576 per aver liberato la città dal terribile flagello della peste. Sotto la Sua icona, sul marmo, è scolpita la frase: "Haec nos quam colimus de peste redimit imago prodigium labes denotat orta genis" (Questa immagine che noi veneriamo ci ha salvati dalla peste, la macchia apparsa sul volto ne mostra il miracolo). Secondo la tradizione il nome deriva dal pilerio che significa pilastro. Il titolo potrebbe essere più antico e derivare dal greco puleròs che vuol dire guardiana, custode della porta della città. L’icona rappresenta un tipo iconografico misto tra la Kikkotissa (Madonna con il capo coperto da un velo come l’icona che si trova a Cipro, nel monastero di Kikko) e la Galktotrophousa (Vergine che allatta).