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L'età del
bronzo: i Nuraghi
Nel
periodo tra il 1600 al 500 a.C. circa, nel territorio si è sviluppata la
costruzione delle grandi costruzioni megalitiche, i nuraghi. I nuraghi
sono torri tronco-coniche di pietra a base circolare costruite
sovrapponendo grandi massi fra loro. L'interno della torre ha una
struttura a tholos, o falsa cupola. Alcuni stanno in piedi, da più di
3500 anni, grazie a una ben calibrata distribuzione di pesi, senza che vi
sia traccia di materiale cementante. Venivano costruiti per vari scopi,
alcuni erano la dimora fortezza del capo tribù, attorno al quale sorgeva
il villaggio. Le abitazioni del villaggio erano capanne a pianta circolare
con alla base un muro in pietra a secco e una copertura a cono di legno e
frasche. Sullo stile delle capanne costruite dai pastori odierni in alcune
zone della Sardegna: le pinettas. Il nome deriva dal vocabolo nurra che
significa "mucchio", "accumulo", ma anche cavità. Ed
è forse proprio per questo doppio significato che il termine è stato
applicato alla forma originaria del nuraghe, una costruzione venuta su per
accumulo di grosse pietre con l'interno occupato da una camera coperta a
cupola e pertanto cava. Le
popolazioni, dedite alla pastorizia, alla pesca e all'agricoltura, vissero
in simbiosi con l'ambiente naturale quasi senza modificarlo. Tombe di Giganti Avendo
accertato la presenza di numerosi villaggi, nella zona non possono certo
mancare i luoghi dedicati alla sepoltura dei defunti. Per le
popolazioni nuragiche, la sepoltura avveniva in quelle imponenti strutture
megalitiche conosciute col nome di "Tombe di Giganti", in realtà,
si trattava di sepolcri collettivi e non di sepolture di persone con
caratteristiche sovrumane. Sono sparse in tutto il territorio, in attesa
di un elenco completo citiamo alcune località in cui sono presenti:
Perdaiola, Coi Casu, Is Pillonis, Su Cambuxu, Su Giganti, ecc.. Molte sono
andate distrutte nel corso di lavori agricoli e chissà quante altre sono
ancora ignote. In località "Su Cambuxu", nella zona conosciuta
col nome di "Costa Cimitoria", furono rinvenuti degli scheletri,
databili intorno al 1000 a.C., oltre a numerosi frammenti di oggetti
ceramici. Dopo
i nuragici, molti altri popoli passarono su queste terre nella veste di
dominatori. Una
storia complessa e tormentata quella del Sulcis, sempre legata allo
sfruttamento delle miniere dai tempi più antichi fino a quelli più
recenti, culminata nel 1938 con la fondazione di una nuova città, voluta
dal regime fascista per lo sfruttamento del carbone sulcis: Carbonia.
Un olivastro al centro della piazza a
simboleggiare il paese e una flora peculiare da salvaguardare: più di
mille ettari di superficie del territorio sono stati inclusi dalla Regione
Sarda nel "Piano dei Parchi naturali". Le alture del Monte
Floris, della Punta di Antiogu Sardara e del Sa Serra Manna degradano fino
al mare di Porto Botte, il golfo di Palmas,un litorale di sabbia bianca
incorniciata da una schiera di profumati ginepri. Non esistono notizie
storiche precise sulle origini di Masainas, l'unico monumento di
particolare rilievo è costituito dalla chiesetta dedicata a San Giovanni
Battista che potrebbe risalire al 1500 o 1600 per l'influsso aragonese.
Alcuni studiosi lo collocherebbero attorno all'anno mille e in questo caso
ci sarebbe l'influsso del tardo romanico. Attorno al 1200 Masainas, come
pure Villarios e Giba, fu terra di predicazione dei monaci benedettini
dediti all'agricoltura e all'allevamento del bestiame che costruirono
monasteri (guventus). Il territorio di Masainas è stato interessato da
insediamenti nuragici e poi romano-punici, i romani giunsero nel III e II
secolo a.C. in seguito alla conquista di Solci (S.Antioco) e i resti fanno
ipotizzare la presenza di una fabbrica di utensili di terracotta. Scavi
fortuiti hanno rinvenuto sarcofaghi di pietra risalenti all'età romanica
e la loro particolarità consiste nel fatto che queste sepolture sono
state fatte nel terreno sabbioso e perciò sono uniche in Sardegna. In
località "Is Manigas" sono state ritrovate monete risalenti
presumibilmente al periodo romanico, mentre in località "Serra
Lepuris" sono state trovate due tombe scavate nella roccia, fatte a
sepolcro e chiuse da una grossa pietra. Gran parte dei reperti si trova
ora al museo archeologico di Cagliari e attende una giusta collocazione.
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