STORIA DELLA COSTA DEL SUD, DEL SULCIS E DI MASAINAS


All'inizio del Paleozoico la zolla della terra della Costa del Sud fu la prima, fra tutte le terre che si affacciano nel mediterraneo, ad emergere, diventando un territorio ricco di giacimenti metalliferi. Il Sulcis è uno dei territori della Sardegna più ricchi di testimonianze monumentali e culturali.
Le prime testimonianze della presenza umana risalgono al VI millennio a.C., quando l'uomo abitava le caverne naturali. Dell'età del Neolitico abbiano numerose testimonianze nelle necropoli a grotticelle scavate nella roccia, dette "Domus de Janas", identificate sia nella zona di Is Loccis Santus, presso San Giovanni Suergiu che  a Montessu, presso Villaperuccio.   
Dal II millennio a.C., in seguito all'arrivo di una misteriosa popolazione proveniente dall’Oriente,  si sviluppò la cultura dei nuraghi. Tali monumenti, costituiti da torri troncoconiche,  di dimensioni gigantesche e di complessa architettura, costruiti completamente in blocchi di pietra, rappresentano una caratteristica unica della Sardegna.
Il popolamento del Sulcis è legato, allo sfruttamento dei numerosi giacimenti minerari che fin dall'antichità hanno reso questa zona della Sardegna assai appetibile. Già la popolazione nuragica esercitava un'attività estrattiva collegata ad una straordinaria produzione di bronzi ed armi di forge diverse.  

L'età del bronzo: i Nuraghi

Nel periodo tra il 1600 al 500 a.C. circa, nel territorio si è sviluppata la costruzione delle grandi costruzioni megalitiche, i nuraghi. I nuraghi  sono torri tronco-coniche di pietra a base circolare costruite sovrapponendo grandi massi fra loro. L'interno della torre ha una struttura a tholos, o falsa cupola. Alcuni stanno in piedi, da più di 3500 anni, grazie a una ben calibrata distribuzione di pesi, senza che vi sia traccia di materiale cementante. Venivano costruiti per vari scopi, alcuni erano la dimora fortezza del capo tribù, attorno al quale sorgeva il villaggio. Le abitazioni del villaggio erano capanne a pianta circolare con alla base un muro in pietra a secco e una copertura a cono di legno e frasche. Sullo stile delle capanne costruite dai pastori odierni in alcune zone della Sardegna: le pinettas. Il nome deriva dal vocabolo nurra che significa "mucchio", "accumulo", ma anche cavità. Ed è forse proprio per questo doppio significato che il termine è stato applicato alla forma originaria del nuraghe, una costruzione venuta su per accumulo di grosse pietre con l'interno occupato da una camera coperta a cupola e pertanto cava. 
I nuraghi presenti nel territorio sono tanti, in attesa di un' elenco completo, ne citiamo alcuni: Arresi, Sarri, Giara, Sanjust, Paniesu, sa Perda, Barussa, Piticcu, Mannu, Piras, Punta Acuzza.  

Le popolazioni, dedite alla pastorizia, alla pesca e all'agricoltura, vissero in simbiosi con l'ambiente naturale quasi senza modificarlo.

Tombe di Giganti

Avendo accertato la presenza di numerosi villaggi, nella zona non possono certo mancare i luoghi dedicati alla sepoltura dei defunti. 
Per i popoli di cultura, profonda e sentita era la spiritualità e la sacralità per i propri defunti, come si è potuto constatare dalla cura che era riservata alla sepoltura. I sepolcri avevano le pareti dipinte e nelle decorazioni compariva l'immagine di una divinità femminile, la “Dea Madre”, che ponevano a protezione dei defunti. La tomba veniva intesa come la casa del morto, nella maggior parte dei casi riprendeva gli elementi costruttivi della casa stessa. Per assicurarsi la fertilità dei campi del terreno ricorrevano alla venerazione della Dea, che rappresentavano in diverse varianti, realizzando idoletti di pietra e terracotta. 

Per le popolazioni nuragiche, la sepoltura avveniva in quelle imponenti strutture megalitiche conosciute col nome di "Tombe di Giganti", in realtà, si trattava di sepolcri collettivi e non di sepolture di persone con caratteristiche sovrumane. Sono sparse in tutto il territorio, in attesa di un elenco completo citiamo alcune località in cui sono presenti: Perdaiola, Coi Casu, Is Pillonis, Su Cambuxu, Su Giganti, ecc.. Molte sono andate distrutte nel corso di lavori agricoli e chissà quante altre sono ancora ignote. In località "Su Cambuxu", nella zona conosciuta col nome di "Costa Cimitoria", furono rinvenuti degli scheletri, databili intorno al 1000 a.C., oltre a numerosi frammenti di oggetti ceramici.

Dopo i nuragici, molti altri popoli passarono su queste terre nella veste di dominatori.
Le colonie Fenicio-Puniche divennero importanti centri di sfruttamento minerario incentivando la lavorazione ed il commercio dei metalli isolani. Alla dominazione fenicio-punica dobbiamo le città di Sulci (S.Antioco) e Monte Sirai (Carbonia), le quali subirono in seguito anche la dominazione romana, di cui troviamo traccia nelle rovine di acquedotti, anfiteatri, templi.
Le dominazioni prima aragonesi e poi spagnole, a cui dobbiamo  la costruzione delle torri di avvistamento di Calasetta e Portoscuso. 

Una storia complessa e tormentata quella del Sulcis, sempre legata allo sfruttamento delle miniere dai tempi più antichi fino a quelli più recenti, culminata nel 1938 con la fondazione di una nuova città, voluta dal regime fascista per lo sfruttamento del carbone sulcis: Carbonia.



MASAINAS

Un olivastro al centro della piazza a simboleggiare il paese e una flora peculiare da salvaguardare: più di mille ettari di superficie del territorio sono stati inclusi dalla Regione Sarda nel "Piano dei Parchi naturali". Le alture del Monte Floris, della Punta di Antiogu Sardara e del Sa Serra Manna degradano fino al mare di Porto Botte, il golfo di Palmas,un litorale di sabbia bianca incorniciata da una schiera di profumati ginepri. Non esistono notizie storiche precise sulle origini di Masainas, l'unico monumento di particolare rilievo è costituito dalla chiesetta dedicata a San Giovanni Battista che potrebbe risalire al 1500 o 1600 per l'influsso aragonese. Alcuni studiosi lo collocherebbero attorno all'anno mille e in questo caso ci sarebbe l'influsso del tardo romanico. Attorno al 1200 Masainas, come pure Villarios e Giba, fu terra di predicazione dei monaci benedettini dediti all'agricoltura e all'allevamento del bestiame che costruirono monasteri (guventus). Il territorio di Masainas è stato interessato da insediamenti nuragici e poi romano-punici, i romani giunsero nel III e II secolo a.C. in seguito alla conquista di Solci (S.Antioco) e i resti fanno ipotizzare la presenza di una fabbrica di utensili di terracotta. Scavi fortuiti hanno rinvenuto sarcofaghi di pietra risalenti all'età romanica e la loro particolarità consiste nel fatto che queste sepolture sono state fatte nel terreno sabbioso e perciò sono uniche in Sardegna. In località "Is Manigas" sono state ritrovate monete risalenti presumibilmente al periodo romanico, mentre in località "Serra Lepuris" sono state trovate due tombe scavate nella roccia, fatte a sepolcro e chiuse da una grossa pietra. Gran parte dei reperti si trova ora al museo archeologico di Cagliari e attende una giusta collocazione.