"Una
teoria che fa del profitto la regola esclusiva e il fine ultimo dell'attività
economica è moralmente inaccettabile" (CCC, 2424).
"La
regolazione dell'economia mediante la sola pianificazione centralizzata perverte
i legami sociali alla base; la sua regolazione mediante la legge del mercato non
può attuare la giustizia sociale, perché esistono numerosi bisogni umani che
non hanno accesso al mercato" (Centesimus annus, 34)
"Nell'etica
della finanza è cruciale una attenta valutazione delle conseguenze. In materia
finanziaria, non meno che in altri campi dell'economia, ciò che è veramente
significativo va ben al di la di ciò che abbiamo sotto gli occhi" (Amartya
K. Sen)
DOCUMENTI
DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
Sintesi
dei documenti citati
"RERUM
NOVARUM", 15 maggio 1891
La
proprietà privata non è un bene assoluto, ma si deve misurare con il principio
della destinazione sociale dei beni e con l'obbligo morale di un aiuto ai più
bisognosi, di cui si fa carico per testimoniare che "non
vi è umana industria che possa supplire la carità cristiana, tutta consacrata
al bene altrui". Compito dei cristiani è creare nella quotidianità le
condizioni di un vivere sociale non di tipo contrattualistico, ma radicato in un
umanesimo autenticamente teocentrico.
"QUADRAGESIMO
ANNO", 15 maggio 1931
L'enciclica
intende abbracciare un orizzonte più ampio della questione operaia, per
tracciare le linee di un ordine sociale complessivo fondato sull'armonia delle
varie membra della società, sullo sfondo della situazione storica degli anni
'30 dominata dai nuovi intrecci del potere politico con il potere economico e
con l'avvento del regime comunista in Unione Sovietica. Fondamentale è il
riconoscimento dei soggetti naturali e dei corpi sociali intermedi (sindacati)
onde evitare l'invadenza dello stato nella vita della società, valorizzando il
principio di sussidiarietà che viene così formulato: non
è lecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e
l'industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere ad
una maggiore e più alta società quello che dalle minori ed inferiori comunità
si può fare.
"MATER
ET MAGISTRA", 15 maggio 1961
Giovanni
XXIII avverte il radicale mutamento con cui i problemi si presentano al suo
tempo. Sono gli anni della guerra fredda, delle imprese spaziali, del processo
di decolonizzazione dei paesi africani, ma soprattutto della paura della guerra
atomica. Giovanni XXIII indica le condizioni di equilibrio tra la giusta
autonomia del singolo e il necessario controllo del potere politico in materia
economica, consapevole che l'autentico progresso sociale si realizza solo se a
livello mondiale si costituisce un equilibrato sviluppo economico- La Chiesa
considera la dottrina sociale parte integrante della concezione cristiana della
vita.
"OCTOGESIMA
ADVENIENS", 14 maggio 1971
Un
testo ricchissimo che con lucido realismo analizza i termini nuovi della
condizione dei giovani, della donna, dei lavoratori, degli emarginati, degli
immigrati, sullo sfondo dell'esplosione demografica nei paesi sottosviluppati e
di un inarrestabile consumismo nei paesi industrializzati. La
fede cristiana si pone al di sopra e talvolta all'opposto delle ideologie in
quanto riconosce Dio, trascendente e creatore, che interpella a tutti i livelli
della creazione, l'uomo quale essere responsabilmente libero. Da qui la
critica a quanti si lasciano catturare dall'utopia marxista o dalla troppa
facile fiducia nel progresso del capitalismo e l'esortazione a ristabilire un
primato della politica per realizzare un bene comune con un metodo di
ragionevole partecipazione alle decisioni che interessano la comunità.
"LABOREM
EXERCENS", lettera enciclica di Giovanni Paolo II sul lavoro umano, nel 90°
anniversario dell'enciclica RERUM NOVARUM". Dato a Castelgandolfo il 14
settembre 1981.
Rivolgendosi
agli "uomini del lavoro" il
Papa ricorda che il valore del lavoro risiede in quel significato antropologico
per cui mediante esso l'uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità,
ma anche realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, diventa più
uomo. Per questo la Chiesa non accetta né la riduzione capitalistica che fa
del lavoratore solo uno strumento del processo produttivo, né l'antinomia tra
capitale e lavoro, ma valorizza l'uomo impegnato a quel grande e socialmente differenziato banco di lavoro, invitandolo a
compiere esperienze di solidarietà, come quelle avviate dal sindacato per
attivare una seria politica del lavoro, per garantire la giusta remunerazione,
per limitare la disoccupazione con una sana pianificazione economica, per
tutelare i diritti dei lavoratori alla previdenza, al riposo, alla dignità
delle loro prestazioni. L'impegno del sindacato per la giustizia sociale non è
però lotta "contro" qualcuno, ma opera per il bene di tutti.
"
SOLLICITUDO REI SOCIALIS", 30 dicembre 1987
Vent'anni
dopo la Populorum progressio Giovanni
Paolo II riprende il tema dello sviluppo, nello scenario di un mondo sempre più
diviso tra Nord e Sud, riaffermando che il
vero sviluppo non può consistere nella semplice accumulazione di ricchezza e
nella maggiore disponibilità di beni e servizi, se ciò si ottiene a prezzo del
sottosviluppo delle moltitudini e senza la dovuta considerazione per le
dimensioni sociali, culturali e spirituali dell'essere umano.I beni
economici devono rispondere alla originazia chiamata dell'uomo ad essere:
il male non consiste nell'avere in quanto tale, ma nel possedere in modo
irrispettoso della qualità e dell'ordinata gerarchia dei beni che si hanno.
Qualità e gerarchia che scaturiscono dalla subordinazione dei beni e della loro
disponibilità all'essere dell'uomo e alla sua vera vocazione. Nella storia
le contraddizioni sociali ed economiche sono segno di strutture di peccato
derivanti da brama esclusiva di profitto, da sete di potere, da contrapposizioni
ideologiche che sono un male morale frutto
di molti peccati. Perciò la prima risposta ai mali del mondo non è una
impersonale rivoluzione, ma la conversione, il cambiamento degli atteggiamenti spirituali, che definiscono i rapporti
di ogni uomo con se stesso, col prossimo, con le comunità umane, anche le più
lontane, con la natura; e la dottrina sociale non si pone come la terza via
tra capitalismo e socialismo, ma come l'annuncio della verità di Cristo
sull'uomo.
"CHRISTIFIDELES
LAICI", esortazione apostolica post-sinodale di Giovanni Paolo II su
Vocazione e missione dei laici nella chiesa e nel mondo. Dato a Roma il 30
dicembre 1988.
"CENTESIMUS
ANNUS", 1 maggio 1991
Un’enciclica
che parla dell’impresa posta al servizio dell’uomo e non l’uomo posto al
servizio dell’impresa. L’economia serve allo sviluppo dell’uomo e come
tale deve elevare l’uomo alla dignità più alta.
"DEMOCRAZIA ECONOMICA E
SVILUPPO DEL BENE COMUNE", documento della Commissione episcopale per i
problemi sociali e il lavoro. Roma, 13 giugno 1994
ECONOMIA,
FINANZA E FEDE CRISTIANA
ETICA
DEL CONSUMO
"Quella
che sembra mancare oggi e di cui si avverte il bisogno è una spiritualità del
consumo che aiuti a vivere anche questa dimensione della vita in modo pieno. Il
consumo, prima ancora di essere qualcosa da contenere, da delimitare, da
relativizzare, come pure appare giusto fare, rappresenta qualcosa da arricchire
di senso...il Dio dei cristiani non gioisce vedendo soffrire gli uomini; Egli
vuole per essi una vita piena di tutto ciò che ha creato per loro." (A.
Castegnaro, IL PREZZO DEL CONSUMO, Bologna 1994).
Fare
la spesa è un gesto che non riguarda solo noi, i nostri gusti, il nostro
portafoglio...
Dietro
questo gesto quotidiano si nascondono problemi di portata planetaria
e
il rischio di diventare complici di imprese
che
inquinano, che maltrattano i lavoratori, che sfruttano il Sud del mondo.
Tutto
ciò può cambiare se cominciamo a scegliere
in
base al comportamento delle imprese.
Il
consumo ha sulle imprese potere di vita o di morte.
http://space.tin.it/economia/lurustic/index.htm
(si ringrazia l’indirizzo citato per parte del materiale usato in questa pagina)
LAVORO
CRISTIANO
Proposta
di Fede per i Lavoratori
MESSAGGIO
AUGURALE PER IL 2001
Carissimi,
La Grazia del Signore nostro Gesù Cristo ci riempia dei Suoi doni e ci
dia la certezza della Vita eterna.
Siamo
consapevoli che attraversiamo molte tribolazioni, prima tra tutte l’incertezza
del nostro domani. Non passa giorno in cui noi non eleviamo a Dio preghiere e
suppliche per i nostri figli ed i nostri cari, per le nostre Città e per le
nostre Aziende. TUTTI noi abbiamo partecipato ai pellegrinaggi che abbiamo
offerto a Dio in sacrificio di Lode sull’altare del nostro lavoro. Iddio che
è fedele non può non ascoltare il Suo Popolo che oggi soffre immense
tribolazioni: Bambini martoriati, delinquenza, mancanza di lavoro, divisioni
nelle famiglie, odio, guerre. Noi abbiamo la speranza che tutto ciò stia per
finire e che stia per iniziare
l’alba di un mondo nuovo, diverso, dove regni l’amore. Alla costruzione
di questo nuovo mondo siamo chiamati tutti, ognuno per le proprie responsabilità.
Amati
Fratelli e sorelle, non ricordiamo noi gli anni passati, quando eravamo immersi
nelle tenebre dell’ignoranza? Ebbene quel ricordo ci accompagni per invitarci
ad essere luce per coloro che vivono nelle tenebre, ad essere gambe per gli
zoppi che non camminano verso la Vita, ad essere orecchio per i sordi
all’invito di Dio, ad essere perdono per coloro che vivono nel rancore.
Vi lasciamo
con dei versi da meditare e da conservare nella madia del nostro cuore:
Non
chiederti se domani
ci
sarà il Sole,
anche
se pioverà,
dietro
le nuvole, ci sarà sempre
un
raggio per far brillare il giorno.
Natale del
Signore dell’anno 2000, Giubileo della Chiesa.
Pace e Gioia.