Dodge Charger 1969

Storia delle "Muscle Cars"

Cari, vecchi, mai dimenticati anni '60. Mentre in Italia andavamo in giro con la FIAT 500 e la 600, gli americani avevano creato una stirpe di autovetture invidiate in tutto il mondo. Bisogna sapere che verso la fine degli anni '60 l'economia americana era in forte crescita e non vi erano tutte le restrizioni presenti oggigiorno. Si sviluppò un fiorente commercio di auto sportive derivanti dalla serie, ma dotate di propulsori ultrapotenti a basso costo. Grazie a ciò le cilindrate cominciarono a salire vertiginosamente e, parallelamente ad esse, anche le prestazioni. Era facile allora trovare motori da 7000cc capaci di erogare qualcosa come 425cv. Va inoltre fatto notare che allora il prezzo della benzina era estremamente basso e queste auto bevevano come assassine. Purtroppo la crisi petrolifera del 1973 pose fine a questo bel sogno. Le leggi anti-inquinamento, i limiti di velocità e la benzina catalitica, distrussero il dominio di questi mostri della strada lasciando solamente una scia di bei ricordi. Quindi le auto americane presero la loro forma attuale: grandi, goffe, con cilindrate assurde ma potenze minime. Le muscle cars si possono trovare ancora oggi in america a prezzi modici (ho trovato una Charger del 1969 con carrozzeria da rifare a $1100) ma il problema sta nel trasporto e nell'immatricolazione italiana. Inoltre una di queste auto, per essere immatricolata, deve passare molti test e non è detto che ce la faccia. L'unica soluzione è quindi consolarci o con i modellini o andando a vivere in America!

Dodge Charger

La storia della Charger inizia nel 1966, quando la Dodge propose il progetto realizzando una macchina potente, equilibrata e poco costosa rendendola molto popolare sia tra le persone che necessitavano di una macchina sicura e potente per girare in città sia per coloro i quali pretendevano prestazioni da urlo in tutta sicurezza. La Charger del 1966 è la capostipite della famiglia. Siccome le auto venivano costantemente modificate e potenziate di anno in anno, la Dodge decise nel 1967 di rinnovare quel gran successo che fu la Charger del '66 modificando alcune cosucce. Più che un rinnovo totale fu una manovra di mercato per conquistare più gente possibile. A livello estetico tra la Charger del 1966 e quella del 1967 non ci sono molte differenze, a parte la gamma di colori disponibili più ampia. Le vere novità furono per ciò che riguarda la meccanica. Si incominciarono ad affacciare i primi propulsori più potenti. Nel modello 1966 il motore massimo era il "273" di 4500cc mentre nella versione 1967 il propulsore massimo adottato fu il "318" da 5200cc. Inoltre venne aggiunto anche un cambio manuale a tre rapporti. Tuttavia non fu l'ultimo esemplare di Charger ad apparire sul mercato. La Dodge, sicura del fatto che avrebbe avuto successo concepì, l'anno seguente, una delle auto ha avuto più successo di tutte non solo sulla strada ma anche in pista: la Charger 1968. L'idea iniziale era quella di continuare la produzione della 1967 come auto da strada e rinnovarla nella edizione 1968 per portarla semplicemente in pista. Idea errata in quanto il pubblico si mosse a flotte a richiedere nei concessionari la versione 1968 tanto che Dodge tornò sui suoi passi realizzando la versione stradale della stessa ad un prezzo più che competitivo. Questa volta le modifiche furono molte anche in campo estetico.

Lo stile "Cadillac" del posteriore venne completamente sostituito da un design accattivante composto da paraurti ristretto e rialzato con portatarga protetto e fari rotondi a coppie. La carrozzeria, in generale, venne riveduta e corretta anche nelle fiancate e nel muso che adesso aveva un design molto più aggressivo ed aerodinamico rispetto a prima. Il motore di punta divenne il 383 CI da 6300cc e il cambio raggiunse finalmente le quattro marce. La Charger per eccellenza risulta essere l'edizione 1969 cioè quella di cui il Generale Lee fa parte. A livello estetico cambia solamente la forma dei fari posteriori e leggermente il muso ma a livello di propulsore è stata tutta un'altra cosa. Altri tre nuovi motori oltre i precedenti la fecero da padroni e piazzarono la Charger 1969 come campionessa assoluta nel mondiale della formula Nascar.

I motori

Sicuramente una delle cose più interessanti a riguardo della Dodge Charger è sicuramente il motore. Come ho già detto in precedenza i propulsori della Charger dal 1966 al 1969 hanno spaziato da 4500cc fino a giungere a 7000cc. Ovviamente bestie di questa portata succhiavano benzina a litri ma ciò, all'epoca, non impensieriva nessuno. Facciamo subito una divisione dei motori in due classi: la prima classe è quella dei motori più accessibili al pubblico e meno performanti anche se ugualmente potenti vale a dire il 273 da 4500cc, il 318 da 5200cc e il 383 CI da 6300cc. Questi motori erano meno prestigiosi e venivano utilizzati per chi non richiedesse alte prestazioni ma affidabilità eccellente. I motori della classe superiore sono invece tre cioè il 426 Hemi da 7000cc, il 440 Six Pack da 7200cc e il 440 Magnum da 7200cc. Questa è la gamma di motori più potenti in assoluto ma andiamo ad analizzare le differenze di questi tre bestioni.

Propulsore 426 Hemi

La sigla Hemi di questo motore sta per Hemispherical Head ciò con camera di combustione emisferica che garantiva la massima potenza disponibile aumentando la compressione. I suoi cilindri sono 8 posizionati a "V" di 90° per un totale di 6980cc alimentati da 2 carburatori quadri corpo Carter. La compressione raggiunge 10,25:1. I cavalli erogati da questo motore sono ben 425!

Propulsore 440 Six Pack

La sigla Six Pack riguarda il tipo di carburatore adottato o meglio adottati. Il 440 Six Pack monta di serie 3 carburatori doppio corpo Holley su un propulsore sempre da 8 cilindri a "V" di 90° ma con una cilindrata di 7206cc. La compressione è di 10,3:1. Cavalli totali erogati 385.

Propulsore 440 Magnum

Dei più potenti il 440 Magnum è indubbiamente il meno performante in quanto in tutto e per tutto identico al 440 Six Pack ma con una piccola differenza in fatto di alimentazione e di compressione. La compressione scende infatti ad 8,2:1 e l'alimentazione è fornita questa volta da un singolo carburatore quadri corpo Holley. La cilindrata è invariata rispetto al 440 Six Pack ma i cavalli erogati scendono a 370.

Sicuramente dopo aver letto questo vi sarete incuriositi abbastanza da voler sapere le prestazioni su strada di questa auto. Magari vi incuriosirà più di tutti la versione con il 426 Hemi, ebbene vi voglio accontentare proponendovi una piccola nota informativa sulle prestazioni di questa versione. Prima di incominciare vorrei ringraziare il mio amico Ciampone per avermi fornito i dati!

Configurazione:

Dodge Charger R/T 1969, propulsore 426 Hemi, differenziale a slittamento limitato, cambio automatico a tre rapporti, copertoni da 185mm.

0-60 Mph è 5,7 sec.

0-400mt è 13,7 sec.

Velocità uscita è 169 Km/h

Questo per quello che riguarda la versione ottimale di una Charger del 1969. Invece se togliamo il differenziale a slittamento limitato le prestazioni scendono nel modo seguente:

0-60 Mph è 6,0 sec.

0-400mt è 13,9 sec.

Velocità uscita è 171 Km/h

Se addirittura togliamo il cambio automatico e aggiungiamo un cambio manuale a quattro marce le prestazioni scendono nel modo seguente:

0-60 Mph è 6,3 sec.

0-400mt è 14,0 sec.

Velocità uscita è 173 Km/h

Ovviamente queste sono prestazioni di tutto rispetto specialmente se consideriamo che la macchina è stata concepita nel 1969 ma una domanda ve la sarete posta secondo me: a quanto diavolo arriva una Dodge Charger 1969 R/T con la massima configurazione? Ebbene, signori, la Charger raggiunge la bellezza di 234 Km/h!