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L'ingiustizia

 

Processo a Democrito

La verità su un’usurpazione rimasta per troppo tempo nascosta

 

Correva l’anno 440 (a.C. naturalmente), era una deliziosa giornata estiva, i passeri cantavano sui sentieri, gli uomini cinguettavano sugli alberi, le donne si recavano con un largo sorriso a lavare i panni nel vicino torrente, i bambini trotterellavano spensierati per i prati e tutti si scambiavano complimenti e cortesie, insomma era proprio una bella giornata. Ad un tratto però la signora Anassimana, osservato l’orario sulla sua clessidra da polso e verificatane l’esattezza sulla meridiana riposta sotto l’ombra dell’albero, lanciò un urlo acuto e disperato. Subito seguì un frastuono collettivo, i bambini, con i loro palloni di pietra, scolpiti dai minori sfruttati senza pietà nell’impero mongolo, attraversarono il vialetto e si recarono frettolosamente nelle proprie abitazioni, celandosi sotto la gonna della madre. Tutti gli adulti invece cercarono un rifugio, un nascondiglio, evitando di compiere le lunghe traversate che li dividevano dalle rispettive abitazioni. Subito dopo all’orizzonte andò pian piano delineandosi uno strano figuro, i suoi capelli erano perennemente dritti, forse a causa delle saette lanciate dalla nuvoletta di pioggia che lo perseguitava, i suoi vestiti stranamente sempre asciutti, la continua rabbia ed il conseguente aumento di temperatura corporea testimoniato dall’indubbio colore rosso della sua pelle, permetteva che l’acqua evaporasse ancor prima che toccasse la pelle del triste figuro. L’espressione facciale, sempre cupa e irata, assomigliava a quella degli attori d’azione ellenistici, Anassirambo ad esempio, ed era sempre così, tanto che le poche volte che rideva le sue sopracciglia non riuscivano a muoversi, rimanendo sempre rivolte verso il basso. Sottobraccio portava numerosi libri, taluni li prendeva anche sottogamba, il suo passo era deciso, lui no(da piccolo era indeciso pure nel scegliere tra una caramella al limone ed una caramella al limone!!!).

Il nome di questo strano e triste omuncolo era Democrito, un uomo celebrato in tutto il mondo per il suo straordinario ingegno filosofico(maddechè) e per la sua straordinaria dote di studioso ed erudito(si, ora gira la manovella che se non te sbrighi perdi i soldi).

Democrito, con il suo carico di rabbia e di ira si dirigeva verso l’abitazione del grande filosofo e maestro Leucippo, il quale in quel momento stava applicandosi alla stesura della sua opera più importante : La Grande Cosmogonia(ti guarda), un’opera il cui alto contenuto filosofico era rappresentato dai dieci giovani che ogni quindici giorni venivano dapprima nominati e successivamente eliminati dagli dèi dell’olimpo. Democrito era gelosissimo del successo che il suo maestro avrebbe avuto dalla pubblicazione di quell’opera, e quel giorno era venuto lì per ucciderlo, prima che fosse troppo tardi…

Prese il libro su cui il maestro stava lavorando e glielo scaraventò in testa (come diceva il proverbio…una cosmogonia al giorno ti leva definitivamente di torno), poi, vedendo il corpo esanime di Leucippo si abbandonò ad un’immensa risata che provocò un violento terremoto nello sconosciuto paese filippino di Azherbasg(pace alla cittadinanza sua).

Da quel momento Democrito passò alla fase 2 del suo piano, debellare ogni prova possibile immaginabile dell’esistenza del suo maestro. Per far questo si recò immediatamente all’anassimagrafe, per controllare ed eventualmente modificare l’atto di nascita del maestro. All’entrata dell’edificio notò subito il banco dove vi era seduto l’impiegato statale di turno che litigava senza sosta con il timbro ed il suo inchiostro, ricavato dalla maciullazione del fegato che gli aruspici gettavano dopo aver conosciuto il futuro. Subito il giovane assassino si recò verso quel bancone di pietra e chiese l’atto di nascita del maestro. Senza farsi notare cancellò la data di nascita, al cui posto inserì una bella "V", in realtà quella voleva essere una specie di "u", la cosiddetta Mi greca, che stava ad indicare la parola Misterioso, ma d’altronde erano famosi i fraintendimenti a cui erano andati incontro numerosi testi di saggistica filosofica di quell’uomo proprio a causa della sua pessima calligrafia ( ricordo che una volta chiesi la settimana anassigmistica e mi diedero la sua ultima opera!!). Sta di fatto che successivamente Dio volle creare i romani che a loro volta crearono i numeri romani nei quali la "V" rappresentava proprio il numero cinque, il secolo in cui visse Leucippo, come vedete un Dio esiste(alla faccia di Democrito!). Successivamente il filosofo oscurò il vero maestro di Leucippo, tant’è vero che i libri storici sono indecisi tra Parmenide e Zenone di Elea, e persino il suo luogo di nascita, per alcuni Mileto, per altri Taranto, per altri Anasshinghton, insomma, il sagace Democrito riuscì anche nella fase due. Inoltre, come se non bastasse, incorporò le opere del maestro non ancora pubblicate, nei suoi maggiori componimenti, tra cui, guarda caso, la Piccola Cosmogonia(ti osserva), "Piccola" in quanto il sagace Democrito con tale aggettivo "ricordava con tanta tenerezza e commozione il suo maestro Leucippo, tanto grande che, al suo confronto, la sua opera non poteva essere che minuscola", come affermava senza vergogna all’inizio di tale libro, nello spazio riservato alle dediche. Democrito dopo la pubblicazione di tale opera non scrisse più nient’altro, anche perché Leucippo era ormai morto, per questo si dedicò all’insegnamento, insegnando la filosofia di Leucippo e spacciandola per sua, ed aizzando l’odio dei discepoli nei confronti del cattivo maestro…un odio che non tardò a manifestarsi.

Critodemo, un discepolo alquanto originale, attribuì al maestro una sfilza di opere che solo a pensarle ci sarebbero volute trenta eternità e tre ergastoli. Ebbene a Democrito tutti i libri di filosofia sono concordi ad attribuire opere di etica, di fisica, di musica, di tecnica, di poetica, di medicina, di matematica, di arte, di pittura di cui, guarda caso, sono pervenuti a noi solo una manciata di frammenti( tra cui il famoso quanto misterioso proverbio "Tanto và Leucippo al successo che ci lascia la Cosmogonia!!"). Ma, come se non bastasse, successivamente fu messa in dubbio persino la stessa esistenza di Leucippo, da un certo Epicuro che, guarda caso, aveva come maestro un acceso democriteo quale Nausifane(il nome derivava molto probabilmente dall’acre odore di caciotta emanato dai suoi sandali, calzature che gli aspiranti(in tutti i sensi) discepoli dovevano necessariamente odorare prima di essere ammessi alla sua presenza).

Insomma, Democrito và debellato da qualsiasi testo, storico o filosofico che sia, la sua memoria va cancellata, e, al suo posto, và ripristinato il nome del vero filosofo, di colui che per primo formulò la teoria sugli atomi, dell’inimitabile e sfortunato LEUCIPPO!!!



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