Liberi di Esprimere

 

6/7/2000

Eccomi, sto scrivendo.

Mi chiedo tante cose. E non le capisco.

L’adeguatezza? Non c’è, non arriva mai. C’è sempre bisogno di qualcosa.

E Manca.

Pensavo fosse tutto a posto. Pensavo di poter dormire sonni tranquilli e invece no.

Me lo chiedo.

Non capisco. E’ colpa mia, lo so; ma comunque vada sono io che me la vedo sempre io di fronte al giudizio inevitabile di una persona immorale. E mi scappa un giudizio.

 

Mi viene da urlare qualcosa di confusamente i confondibile. Una disperazione tremenda.

E il giorno passa. E le delusioni piovono. Costanti. Come goggie di pioggia al mattino e alla sera.

 

Si pensa di essere a posto con quasi tutto. E invece no. Qualcosa sfugge. Sfugge lo spirito. Lo spirito di corpo per cui comunque vada si può darsi una mano. No.

 

Passo al presente. Come prima del resto.

Sono in difficoltà, lo so. E non ho appigli. Se li ho non son certo in grado di vederli.

E la burocrazia avanza. Mi schiaccia. Ed è inevitabile per uno spirito libero.

Ma c’era bisogno?

Io non lo so.

So che comunque non mi potrà mai mancare il senso ultimo delle personalità che io sfioro.

Tutto va oltre nella personalità. E io l’ho capito.

Nessuno mi toglierà questa certezza.

E la notte passa.

E il sonno non c’è più.

Tu non l’hai capito.

E mi stai fottendo.

Non te ne rendi conto.

Ma la tua coscienza è a posto.

Così si va avanti, come zoppi che peggiorano, che non stanno bene.

Non si dà peso alle parole. Tanto la coscienza è a posto. E si va all’ippodromo. Ci si diverte.

Ma agli altri il sonno passa.

Non sono fesso.

 

 

Racconto.

Camminava per strada lui.

Girava senza sapere dove andava.

Eppure erano sempre le stesse strade. Le stesse abitudini. Gli stessi luoghi polverosi.

Camminava ogni giorno di più.

Qualche volta di meno ma il volontarismo c’era. Bisognava camminare. Camminare per non pensare.

Ogni passo ha la sua pena.

Ogni giorno ha la sua pena.

Tutto ciò però…

Non può non avere un senso. Ci sarà pur qualcosa.

E offriva.

Tutto offriva. Con urla di sprezzante disperazione..

Si sentiva solo.

E in realtà era solo.

Come un cane.

Aveva perso la serenità.

E il sorriso.

Il sorriso. Anche quello. Era diventato un peso. Insostenibile.

La sua unica risorsa.

La sua ultima risorsa.

Non c’era posto per lui.

Da nessuna parte.

La pensava così.

Ma non del tutto.

 

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