Liberi di Esprimere

 

11/8/2000

Ciao Carlomichele,
sono felice di essere ritornato online.
mi sento libero di poter ricominciare a volare in uno
spazio libero e limpido che non mi appartiene.
Sento di volere e potere ricominciare a esprimere
tutte le mie emozioni nel modo più sgombro da
pregiudizii ittici e umani .- D'altronde e' cosi',.
sei li' impalato. senti toccare...provi la sensazione
di avere in mano qualcosa...e poi...nulla....pero' tu
hai sentito..era qualcosa. E tu l'hai sentito. Non era
un nulla. E allora rilanci l'amo. Non puo' essere
andato via.No. Non ti puo' tradire...tornera' a
toccare ogniqualvolta tu riproverai a catturare
quell'attimo di gioia che intravedi tra le onde.
Sei tu che devi decidere di tornare a cercare quello
che realmente vuoi. Lo vedi. E' li'. Non puoi negarti
che ci sia. C'e' e basta. Si finisca ogni chiascchiera.
Si cerchi di toccare. E' lui che d'altronde viene a
fasi vedere da te. Ma sei tu che lo devi prendere.
Ciao
Carlmich.

11/9/2000

Ecco.

Chiasso, continuo. Travolgente.

Meccanismo di autoprotezione.

Si sa. Non sono fatto per le sfide troppo difficili.

Nessuno potrà mai entrare in quel territorio che viene protetto da Vopos fisici e quanto mai reali in una realtà subconscia che sfugge.

E che paura.

 

Non si può andare avanti senza poter esprimere quello che in fondo è un’inesprimibile sofferenza che esplode sottopelle.

 

Racconto.

Serrande abbassate.

Quale storia vuoi che io racconti?

Non lo so.

Insomma. Era lì.

Si agitava nel marasma quotidiano nella sua ridotta facoltà espressiva. Era nano.

Era convinto che tutti fossero sbagliati. Troppo alti. Troppo alti per vedere le realtà che emergeva da un suolo a lui così vicino, caldo, profumato di quell’odore di catrame ribollente di vita continua.

E lui si agitava. Nella sua frustrazione non capiva. Doveva pur esserci un motivo. E lui andava dicendo a tutti di essere perfetto. Ma sapeva. Tragicamente sapeva di non essere adatto a un mondo che non considerava più che lui, la realtà che solo lui poteva conoscere a fondo. Era il fondo. Era la terra.

Doveva pur esserci un motivo per quanto futile della sua esistenza che lui affatto riteneva grigia. Lui possedeva tutti i segreti di un mondo che non interessava a nessuno. Ma c’era una cosa che lo teneva in vita. Lui la possedeva. Era una cosa che lo legava a pochi che non conosceva ma di cui conosceva l’esistenza. La capacità di stupirsi oggi come ieri e come domani di tutto ciò che la sua bassa realtà gli riservava. E lui lo sapeva. Sapeva farsi stupire da una realtà quotidiana in cui la monotonia era l’unica cosa di cui non ci si poteva stupire.

 

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