PSICOLOGIA SCOLASTICA

 

Il Maestro Lazzinnaro e la mia classe (1967)

 

"Il vero scopo della vita non è vincere, ma acquisire, giorno per giorno, con il lavoro quotidiano, saggezza, conoscenza e sicurezza in se stessi. "

(Masatoshi Nakayama)

 

Una scuola per l'infanzia

Ancora oggi, nonostante si parli di prevenzione e tutela dell'infanzia, nelle nostre scuole non esiste un presidio psicologico e medico che veda la presenza costante e non sporadica dello psicologo, del pediatra, del dentista e di altre figure capaci di garantire un'azione di monitoraggio preventivo e non intrusivo. Inoltre, i bambini giocano troppo poco e fanno poca attività fisica. A tal proposito, la scuola dell’infanzia deve essere intesa come base sicura, occasione d’incontro, di accoglienza e di gratificazione, che prepara il bambino al domani, alla vita sociale, al gruppo ed alle sue regole, nella dimensione creativa e gioiosa tipica dell'infanzia stessa. Naturalmente, per raggiungere un simile traguardo, gli ostacoli da superare non sono pochi per l'interazione continua dei problemi del fanciullo a loro affidato con le dinamiche familiari ed interpersonali di autorealizzazione. Ciò che gli educatori della scuola riescono a dare è in molti casi straordinario, pur nell'odierna visione di una certa politica speculativa che vede la scuola un valore non più importante che viene ad essere dunque in perenne crisi. Questa medesima crisi costituisce però il combustibile che alimenta la fiamma di una ricerca costante di risposte stimolando nuove forme di pedagogia. In questa realtà, nella quale il bisogno di apprendere scaturisce dal tentativo di spiegarsi l'esistenza umana, si esprime la ricerca di dimensioni e di valori del bambino e della sua necessità di rappresentazione del mondo e della vita stessa. I suoi molti perché reclamano risposte e gratificazioni continue che solo la morale condivisa può dare.

Con lo sviluppo delle crisi adolescenziali molti di questi contenuti andranno, quasi sicuramente, messi in discussione, tuttavia, pur nella diversa elaborazione di una morale autonoma questi vissuti costituiranno importanti elementi di confronto e costruzione degli schemi cognitivi.

Lo sviluppo del bambino appare regolato da fattori diversi che sono provvisti di componenti psico-biologiche, ambientali e culturali. Difatti, l'individuo con il trascorrere del suo arco temporale elabora e matura un’infinita serie di esperienze che divengono con il tempo memoria e apprendimento. Questi processi trovano nella scuola dell'infanzia un importante veicolo di comunicazione. Inoltre, non vi può essere insegnamento, educazione, senza schemi e valori condivisi di eticità.

Simili considerazioni, che meritano più specifiche note di approfondimento, sono per noi indispensabili per introdurre il discorso più ampio e complesso della psicologia scolastica e della didattica nella scuola materna che non può basarsi su rigidi e asettici protocolli educativi.

Il bambino va quindi considerato non un recipiente vuoto da riempire di informazioni, ma un individuo capace di adattarsi in modo intelligente alle differenti esigenze personali e ambientali. In tale prospettiva, i programmi educativi, dovranno, innanzi tutto, rispettare le ciclicità personali e l'enorme creatività di cui il fanciullo dispone. Vanno poi segnalate le molte problematiche, diffuse su tutto il territorio europeo, come il bisogno di riformare la scuola per adeguarla alle mutazioni sociali, al calo delle nascite, alle realtà sempre più multirazziali. Queste realtà si scontrano con la sempre crescente esigenza di nuove e più precise proposte didattiche. Si richiede perciò, da una parte una maggiore specializzazione degli insegnanti, e dall'altra la costante relazione con le famiglie e con il gruppo sociale di appartenenza. Ne consegue la necessità di predisporre ed affinare nuovi strumenti pedagogici suscettibili di verifica e di ripensamenti nei quali ciò che si è rivelato efficiente e conforme ai principi morali non va rimosso, ma integrato. Un principio di base sembra mettere tutti d’accordo: ogni professionista o individuo che ruota intorno al mondo scolastico, pur riconoscendo l'alto contributo che questa struttura ha dato in passato, tende ad evidenziarne le molteplici insufficienze.

La scuola, che più di ogni altra istituzione, deve adattarsi quale strumento di sostegno emotivo e di diffusione della cultura, è sempre più in crisi. Solo alcuni sporadici esempi vanno, per così dire, controcorrente proponendo attività e servizi che meglio si adattano e rispondono alle esigenze del bambino e della famiglia. Non basta perciò mettere in cattiva luce la scuola, ma rimboccarsi le maniche per costruire con decisione quei progetti innovativi che vanno di pari passo con le più moderne proposte psico-educative e terapeutiche per stimolare e salvaguardare tenacemente la salute psico-fisica dei bambini.

Ogni innovazione, comporta un più o meno lungo periodo di assimilazione e resistenza che va incontro a critiche e riflessioni diverse che inducono le famiglie a riconsiderare le proposte inedite e le nuove figure professionali, a volte, troppo intrusive.

Qualunque manifestazione dello sviluppo umano è, per così dire, progressiva e si manifesta attraverso dimensioni sociali, biologiche, psicologiche e affettive che possono dare vita a resistenze. Questo processo accompagna, fin dalla nascita, tutta la vita di ogni individuo nonostante presenti momenti e fasi di crisi che possono interferire con lo sviluppo stesso. Inoltre, come il lettore stesso potrà osservare, la nostra stessa trattazione presenta una lunga serie di osservazioni, di punti e annotazioni critiche. Queste rilevazioni, che vanno dalle più moderne riflessioni scientifiche e psicologiche alle multiformi realtà dei piccoli paesi, andranno a cogliere aspetti storici e didattici. Tali considerazioni costituiranno non un punto di arrivo, ma il segnale di partenza di un ampio progetto che veda il bambino, la scuola e la famiglia realmente al centro dell'interesse politico ed istituzionale.

 Tutti gli individui sono diversi fra loro e, di conseguenza, manifestano queste loro disuguaglianze, solo un valido metodo scolastico riuscirà ad offrire ad ognuno di loro il terreno sul quale realizzarsi in piena libertà ed autonomia. Eppure, in troppi casi i metodi utilizzati per  identificare i bambini considerati "difficili", "diversi", i "malati di mente", non sono cambiati e ci riportano ad una vecchia concezione psichiatrica che aveva creato quei vergognosi lager chiamati ospedali psichiatrici più conosciuti come manicomi. Persone come Ligabue, van Gogh, ecc. erano considerate malate di mente eppure ci hanno lasciato opere dal valore inestimabile. Il riconoscimento di ogni singolo individuo e delle le sue specifiche risorse personali sono difatti la condizione indispensabile per il confronto attivo in uno stato sociale dinamico di pari opportunità. Un altro importante obiettivo che ci proponiamo è, chiaramente, quello di stimolare una maggiore attenzione degli enti locali per la scuola e per il bambino.

La loro più completa indifferenza per i progetti relativi all’infanzia e per quei servizi sociali, psicologici e sanitari, che per troppo tempo hanno subito l'azione di logiche affaristiche di ogni genere, offende la dignità stessa del fanciullo, della famiglia e della scuola.

Una società veramente funzionale, che miri ad un sostanziale sviluppo sociale superando ogni interesse politico, dovrebbe considerare, quale scopo primario da perseguire, l’educazione, il mantenimento della salute psico-fisica e la salvaguardia dell’infanzia e dei cittadini più deboli.

Lo studio psicologico di tecniche didattiche innovative, la criminalizzazione delle punizioni corporali sulle quali poggiava la pedagogia fino agli anni 70, incoraggiò la programmazione delle fasi scolastiche di apprendimento e di autogestione democratica. Questa nuova visione va a stringere un legame sempre più forte con la famiglia e gli enti locali, nel tentativo di garantire in ogni modo il benessere fisico e psichico del bambino. Continua a vivere in ogni caso il concetto di asilo.

 

 

Nasce l'asilo infantile

  L’asilo infantile (dal greco luogo inviolabile), spazio in cui si trova ricovero e protezione venne correlato al concetto di diritto all’asilo che era garantito a coloro che erano perseguitatati e che si rifugiavano in chiesa o in un convento. Questa prima forma di istituzione provvedeva ai bisogni più elementari del fanciullo come: la nutrizione, l’igiene fisica, il riposo, il gioco.

L’asilo rappresentava uno dei pochi servizi socio-educativi di una certa rilevanza, soprattutto, perché si confrontava con la diffusa condizione di mancanza di istruzione e di miseria dei secoli scorsi. Erano gli anni in cui imperava la mortalità infantile che era elevatissima non solo per motivi igienici e per la condizione di perenne malnutrizione, ma principalmente per le drammatiche discriminazioni sociali e ambientali nelle quali versavano la maggior parte delle famiglie.

Nonostante questa realtà dominasse incontrastata, sorsero in quegli anni diverse istituzioni allestite per accogliere i bambini e le famiglie in stato di abbandono.

Ricordiamo a tale proposito la nicchia, fatta costruire appositamente presso i conventi e destinata ad accogliere i neonati ed i bambini rifiutati, oltre all’opportunità offerta dai religiosi di lasciare i figli malati, i portatori di un handicap e gli indesiderati in chiesa. Forse ancora oggi questa strategia di accoglienza si rivelerebbe utile visto il gran numero di lattanti che ogni anno finisce nei cassonetti della spazzatura.

Oggi la situazione è notevolmente cambiata, tuttavia alcuni genitori continuano a considerare la scuola un luogo dove depositare, parcheggiare i loro figli.

La natalità, nonostante la disponibilità di scuole ed istituti di ogni genere, tende sempre di più a diminuire. In questo contesto, comunque, trovano la loro ragion d’essere i numerosi istituti educativi e assistenziali che hanno modificato l’assetto di base per garantire il sostegno al crescente numero di ragazze madri e di minori vittime di violenze o in stato di abbandono.

Il bambino nell’ambiente scuola impara a camminare bene e a parlare in modo più ricco ed articolato, oltre che acquisire le regole necessarie per la convivenza con gli altri. I suoi spazi, sono gli spazi di tutti, e ciò non solo produce frustrazioni, ma ridimensiona il suo egocentrismo di base.

 

 Una nuova scuola  

La scuola deve innanzi tutto fondarsi su di una condizione sociale e educativa emotivamente accogliente e impregnata di affetto e completa serenità.

In questo luogo, che per Winnicott (1972) è sinonimo di madre, il bambino dovrà incontrare tutte le occasioni creative possibili di autorealizzazione per costruire ed acquisire conoscenza. La stessa funzione sociale della scuola, che in passato manteneva una sua concezione eccessiva di severità, alla luce dei contributi offerti dalla psicologia dello sviluppo si è notevolmente ridimensionata. Allo stato attuale si tende in ogni caso a sottolineare il diritto del bambino alle cure e all’apprendimento nel totale e completo riguardo di ogni sua caratteristica psichica, somatica, culturale. L’ambiente di vita scolastico avrà la necessità di essere fecondo e colmo di amore e moralità ed esprimere strutture gradevoli e rassicuranti.

Nella scuola ogni bambino costruisce se stesso attraverso la cooperazione con i suoi compagni e con gli educatori che devono garantire una completa affidabilità professionale. E’ affidato, quindi, a adulti competenti e responsabili che vedano il bambino non come utente cui destinare dei servizi, ma soggetto attivo capace di manifestare fin dai primi giorni di vita l’intelligenza.

Possiamo notare come il termine asilo infantile che sottolineava il carattere di accoglienza, ricovero, si è trasformato, anche nella nostra comunità, nel concetto più dinamico di scuola. Ogni progetto educativo coinvolge tutte le dimensioni con le quali interagisce il bambino e che si collocano a tre livelli: individuale, familiare e sociale. Al modello tradizionale si va così, sempre di più, sostituendo un profilo diverso che va verso la definizione di un nuovo servizio educativo di elevata qualità. Inoltre, i differenti provvedimenti legislativi concernenti l’orario, i servizi e la professionalità degli insegnanti, oltre che l’utilizzo di piani didattici ben definiti, hanno conferito, a quella che era considerata una zona di custodia dei bambini, un maggiore spessore sociale e educativo.

La proclamazione della centralità dell’infanzia, che tuttavia viene ancora oggi posta in secondo piano dai nostri enti locali, è troppo spesso corrosa dai meccanismi speculativi e dai fasulli e contraddittori condizionamenti espressi dai mezzi di informazione.

L’affermazione della dignità stessa del bambino, se da un lato gode di significative soddisfazioni emotive e affettive, dall’altro deve confrontarsi con i contesti sociali sempre più emarginanti, i dislivelli socioeconomici e la cronica carenza di spazi aperti e luoghi da utilizzare per il gioco e le attività sociali.

La scuola, che deve svolgere un ruolo attivo di collaborazione con la famiglia e le istituzioni, si fa carico di queste sofferenze nel tentativo di garantire il valore dell’infanzia ed il rispetto dei principi di uguaglianza e libertà di espressione.

Per far sì che un progetto educativo persegua degli obiettivi funzionali, un buon educatore deve innanzi tutto rispettare i criteri di valutazione del bambino e saper ascoltare. Il bisogno di ascolto, di attenzione sta alla base di ogni relazione nella quale si interagisce con gli altri, siano essi adulti o bambini.

Il riconoscimento dei diritti del bambino (sancito dalla Costituzione) alla vita, alla salute, al rispetto dell’identità etnica, all’educazione e all’istruzione fonda le basi per la costruzione di un nuovo modello di vita più adattabile e flessibile. Ciò consente, non solo la piena integrazione, ma l’acquisizione di nuove conoscenze nelle quali gli alunni esprimono una loro partecipazione laboriosa e attiva.

La scuola materna diviene, dunque, non solo spazio e momento di crescita e apprendimento, ma strada aperta alla socializzazione, al teatro, alla musica e ad ogni altra forma di espressione privilegiando le forme ludiche.

Raccogliendo e interpretando le più varie e complesse esperienze interiori e vitali dei fanciulli, la scuola, svolge l’importante funzione di filtro valorizzando lo sviluppo della capacità critica e del processo di autonomia.

Le differenti proposte innovative riguardanti il primo ciclo scolastico, che produrranno una riorganizzazione completamente nuova della didattica, non solo porteranno ad una maggiore autonomia della scuola, ma questa realtà verrà sempre di più introdotta nel contesto territoriale.

Ogni attività dovrà seguire un suo percorso specifico di formazione ed una maggiore elasticità sia dei programmi che dello spazio fisico. Alcune delle pareti stesse dell’edificio potranno essere variate per adattarle alle esigenze del gruppo. Un punto da tenere presente è costituito dalla necessità di evitare le ambiguità e le forme coercitive che possano portare ad un’errata interpretazione dei messaggi oltre che la definizione dei ruoli degli adulti che si prenderanno cura dei numerosi bambini visto che rappresenteranno autorevoli modelli di identificazione. A tale scopo si utilizzeranno strategie diverse, secondo il problema, come il ricorso ai consigli dello psicologo o del medico, la convocazione dei genitori, i colloqui individuali, le assemblee, per meglio potenziare il servizio attraverso la definizione funzionale degli interventi.

L’antica umiltà artigianale degli orientamenti didattici, colma di pregiudizi ed errate concezioni educative, tradizionalmente data per scontata e quasi monotona, ha raggiunto da alcuni anni un ottimo standard qualitativo che molti paesi ci invidiano e che alcuni politici, troppo avventati, vorrebbero stravolgere con proposte a dir poco grottesche. La scuola è in pratica un’istituzione che ha l’arduo compito di fondere il passato con il presente, di gettare un ponte fra la cultura popolare e le innovative proposte educative.

La folle ricerca di programmi innovativi e le continue richieste di standard capaci di competere con le altre strutture esistenti spinge la scuola materna a mantenersi al passo con i tempi. Inoltre, le rapide mutazioni sociali rischiano di far sorgere la rigida esigenza di rispettare il “programma” didattico senza considerare i complessi cicli e le fasi di apprendimento del bambino.

Una scuola fluida, flessibile, aperta e capace di assicurare un’atmosfera di calma e di libertà, di profonda intimità, che è capace di ascoltare, nella quale i ritmi stressanti ai quali sono costretti gli adulti nella loro folle corsa contro il tempo non coinvolgano il bambino, rappresenta a nostro parere l’humus ideale. Vi sono comunque abbastanza prove per affermare che il momento dell’accoglienza ed il modo in cui la sua creatività e le sue motivazione verranno considerate, sicuramente, andrà ad influire sullo sviluppo del bambino e sui suoi orientamenti rispetto alla scuola stessa. Molti degli abbandoni scolastici e delle fobie a lei correlate sono difatti imputabili a queste e ad altre variabili connesse all’incapacità di molti educatori oltre che a condizioni sociali e culturali disagiate.

 

 

Assicurare la continuità educativa

 

La fase di progettualità, che va a considerare le tappe di sviluppo del bambino stesso, deve assumere come dato fondamentale il complesso concetto di maturazione personale che presenta soggettive e molteplici dinamiche evolutive.

Il passaggio da una dimensione psicologica all’altra, che avviene in seguito alla costruzione di nuovi schemi cognitivi, rappresenta i trasferimenti fra le diverse istituzioni e luoghi di vita. Occorre pertanto predisporre un sistema plastico di rapporti tra la scuola materna e le altre istituzioni per meglio definire una certa coerenza degli stili comunicativi e educativi.

Il percorso scolastico deve poter fluire liberamente da una posizione creativa e sociale all’altra investendo le variegate realtà culturali e scolastiche, ed ogni altra risorsa umana presente sul territorio coinvolgendo associazioni, comunità ed enti locali. Predisporre momenti di incontro collettivo significa confermare la costante multifunzionalità della scuola ed assicurare un’effettiva correlazione di questo mondo con tutti gli altri momenti della vita. Un’amorevolezza particolare, nel nostro caso, richiede il coordinamento di un ponte educativo che prepari il bambino al passaggio agli stadi didattici successivi.

La programmazione di equilibrati e precisi obiettivi, di strumenti, di itinerari e metodologie, accompagnata da momenti di incontro con gli insegnanti delle diverse scuole, predispone, conforta e rasserena il bambino.

Così facendo ogni bambino affronterà con maggiore consapevolezza il momento in cui dovrà lasciare le sue maestre e molti suoi compagni per scoprire un’esperienza nuova: il pianeta scuola elementare.

 

Una struttura che privilegia le motivazioni

 

L’approccio programmatico di questa struttura, che come abbiamo visto, si evolve nel corso della storia come configurazione solida che privilegia l’educazione, richiede un’organizzazione accademica predisposta, innanzi tutto, all’accoglienza dei fanciulli.

La tempestiva azione degli interventi di accoglienza va a rappresentare un’efficace forma di prevenzione delle fobie scolastiche e degli insuccessi ad esse correlati che purtroppo, ancora oggi, si verificano lungo il percorso scolastico-educativo.

La scuola materna deve proporre al bambino una serie di esperienze alternative a quelle di solito vissute in altri ambiti, tenendo conto delle sue esigenze e che risultino diverse rispetto a qualità, attività e modi già sperimentati in distinti luoghi e momenti della giornata.

La necessità ricorrente di ponderare le motivazioni psico-fisiologiche che accompagnano tutto l’arco dello sviluppo evolutivo spinge l’ambiente scuola materna a programmare le sue attività specifiche oltre che le strutture architettoniche. In questo modo va a costituire un luogo che possiede quelle proprietà fisiche ed emotive che lo rendono funzionalmente idoneo. Inoltre, ogni attività che si propone come alternativa alle molteplici abitudini ed esperienze familiari ed extrascolastiche assume una sua caratteristica importanza.

Per quel che concerne la motivazione alla socialità, il teatro ideale per la comunicazione e l’espressione dei pattern relazionali deve presentare caratteristiche che favoriscono la partecipazione e le strategie di accordo sociale: momenti di contatto con i coetanei e con gli adulti.

Il bambino deve maturare esperienze collaborative di socialità disinteressata e disponibilità per instaurare rapporti di affinità reciproca e propensi alla positività. Tutto ciò contribuisce al superamento delle istanze egocentriche e autistiche.

Uno sviluppo equilibrato della sessualità richiede, innanzi tutto, che la scuola garantisca la presenza di figure professionali con ruoli differenti verso cui orientare l’investimento affettivo; il tutto va incluso in una clima nel quale il bambino è informato sui vari aspetti della realtà sessuale, che vada oltre i comuni pregiudizi, attraverso il riconoscimento e l’accettazione di fondo delle proprie pulsioni. Questi criteri di valutazione incoraggeranno una più equilibrata evoluzione della fase edipica favorendo una visione della sessualità più matura. Il concreto riconoscimento di modi e oggetti di soddisfazione sessuale condurrà il bambino verso una maggiore consapevolezza delle proprie responsabilità nei rapporti con l’altro sesso.

Nell’età che va dai tre ai cinque anni queste componenti occupano una funzione predominante. Generalmente i ruoli sessuali, l’alimentazione, i ritmi sonno-veglia, in famiglia, sono fondati su programmi di vita decisi dall’adulto, di solito è la madre che si attribuisce questa responsabilità. Le attività escretorie, invece, conservano delle connotazioni di riservatezza. Una struttura educativa ben organizzata può divenire davvero momento di crescita e autorealizzazione personale attraverso cui controllare il ritmo stesso dei cicli vitali necessari alla sopravvivenza.

I locali utilizzati per la soddisfazione delle esigenze fisiologiche, come l’alimentazione, l’escrezione, il riposo, è molto importante che non siano vissuti dagli alunni come freddi, maltenuti, incoraggiando insoddisfazioni e processi di rimozione, ma neanche troppo impersonali, asettici e igienicamente rigorosi.

Il bambino deve percepire che queste attività fanno parte della sfera del sé. Inoltre, le visite di gruppo ad impianti rurali ed industriali, intervenendo direttamente sulla conoscenza e la preparazione di cibi e bevande, stimolano la voglia di apprendere i meccanismi socio-indistriali sui quali si basa la sopravvivenza dell’uomo moderno. Ogni programmazione dovrà, qundi, vagliare il lavoro di ciascun operatore scolastico e coordinare le diverse laboriosità didattiche con le nuove normative del Ministero di Pubblica Istruzione.

 

 

 

Copyright by: Eugenio Lo Gullo

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