PSICOLOGIA PREVENTIVA

 

 

 

 

 

 

 

Breve premessa

Il Dott. Eugenio Lo Gullo rappresenta uno dei pionieri e dei massimi esponenti della Psicologia Preventiva. Attraverso un lungo lavoro seguito da ricerche e pubblicazioni, condotte con il Prof. Rosario Mocciaro e con la Dott.ssa Francesca Abrami, ha contribuito alla stesura di metodologie di studio e di intervento che hanno portato alla diffusione e al riconoscimento della disciplina in campo scientifico.

 

Elementi di psicologia preventiva

 

La psicologia preventiva costituisce oggi una delle molte branche della psicologia moderna. Essa, in particolare, si prefigge il compito di prevenire le patologie ed i traumi che possono in qualche modo influire sulla salute psichica e fisica dell’individuo.

Nel caso degli incidenti dell'infanzia, lo studio si focalizza sull'identificazione dei fattori psichici e ambientali che possono costituire le cause di alcuni eventi traumatici. Inoltre, si vuole stimolare l'adozione dei provvedimenti legislativi e socio-sanitari atti ad influire sull'ambiente e sugli stessi individui per la salvaguardia ed il mantenimento della condizione di salute.

Al contrario della medicina preventiva, i cui compiti sono quelli di prevenire l'insorgenza della malattia, in un soggetto sano come in una collettività, ma che tende a trascurare le relazioni con l'ambiente, la psicologia preventiva studia e agisce sull'interazione uomo-ambiente inteso come insieme indivisibile poiché l'uno struttura e modifica l'altro. Ogni comportamento viene ad essere letto nel contesto nel quale si esprime per conoscerne le spinte e gli obiettivi fondamentali. Da questo concetto deriva l'esigenza di modificare il modello strettamente medico. Difatti, la medicina tradizionale, nel suo tentativo di sconfiggere la malattia, è rimasta ancorata alla superata concezione meccanicistica dell'uomo trascurando stili di vita ed equilibri naturali fondamentali per la sua salute.

Nell'attuazione di un corretto piano educativo e preventivo è, in questo caso, necessario considerare alcune tappe fondamentali: analisi del fenomeno, scelta degli obiettivi, scelta dei metodi e dei contenuti, verifica, valutazione.

Focalizzare il comportamento degli esseri umani significa comprenderne l'ambiente naturale oltre che il comportamento per tentare di ricreare quell'equilibrio ottimale che consente lo sviluppo dell'intelligenza in piena sicurezza senza scadere nell’ipercorrezione affettivo-educativa. L'enorme numero di incidenti del bambino, al contrario degli altri tipi di rischio, continua ad aumentare favorito dallo sviluppo di tecnologie e dal processo di industrializzazione in cui le norme basilari di igiene mentale e prevenzione sono ignorate.

La prevenzione, nel senso più ampio del termine, non ha dunque un solo significato, cioè evitare una patologia, ma persegue lo scopo di migliorare le condizioni di vita e garantire la piena libertà di espressione di ogni individuo, sia essa fisica o psichica. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che "sanità" non significa solo "mancanza di malattia", ma rappresenta un qualcosa di molto più importante: benessere psico-fisico, equilibrio ed armonia con l'ambiente, gratificazioni affettive ed emotive.

Fra i numerosi campi d'azione della psicologia preventiva ricordiamo alcune considerazioni che in molti casi sono applicabili ad altre discipline:

 

- Rimozione dei fattori di rischio psico-fisico;

- Studio della salubrità degli ambienti utilizzati dall'uomo (abitazioni, ospedali, scuole, strada, ecc.);

- Lotta precoce contro tutte le psicopatologie e le malattie organiche;

- Risoluzione delle problematiche sociali sulla cui insorgenza influiscono condizioni differenti come: i processi di emarginazione, la struttura abitativa, l'alimentazione, i mezzi di comunicazione, usi e costumi a rischio, ecc.

 

Enumerare tutti i benefici che la prevenzione e la stessa psicologia preventiva potrebbe apportare rappresenterebbe un'impresa abnorme, ma molte di queste benemerenze sono evidenti. Infatti, una considerevole diminuzione delle morti, e dei traumi infantili è, in misura maggiore o minore, diretta conseguenza del lavoro di diffusione di nuove informazioni oltre all’utilizzo di alcune elementari norme di sicurezza (Legge sul casco, Legge sul seggiolino per i bambini piccoli e dei diversi marchi di sicurezza, ecc.). Inoltre, ogni individuo sottratto alla cura e all'intervento sanitario va a rappresentare un'evidente risparmio economico per la società.

Un trauma va sempre considerato una possibile fonte di limitazione poiché, pur nella sua "non gravità", può influire in modo considerevole sullo sviluppo psico-fisico del bambino. Per avvalorare questa tesi, una nostra indagine ha dimostrato che gli adulti ricordano con precisione gli incidenti avuti nell'infanzia. In molti casi, i soggetti intervistati hanno richiamato alla memoria persino eventi traumatici considerati insignificanti che però hanno lasciato una traccia indelebile. Piccole ferite, che ad esempio in passato hanno impedito che il soggetto di partecipare ad una partita di pallone erano rievocate con estrema esattezza. Inoltre, alcune di queste esperienze, considerate minori, hanno innescato paure che persistevano tenacemente nell'età adulta. Queste nostre brevi considerazioni implicano la necessità di interessarsi in modo completo del bambino, sia esso sano o malato, per conoscerne le reazioni fisiche e psichiche e la relazione strutturata con l'ambiente in cui vive che influenza il suo sviluppo e al quale deve adattarsi nel modo più sereno possibile.

Indubbiamente, nella società odierna, i bambini sono spesso esposti ai rischi da impatto ambientale vista la misera azione di educazione alla tutela della salute e dell’ambiente. Questo stato di perenne disinteresse deve assolutamente cambiare. Si richiede perciò la disponibilità dei politici per l'attuazione di misure collettive che vedano il bambino diretto beneficiario di queste norme. La creazione di un Ministero per l'infanzia sicuramente stimolerebbe una più concreta azione preventiva. E’ evidente che gli elementi basilari della psicologia preventiva sono molto affini con quelli di altre discipline e questo non deve comportare inutili gelosie professionali, ma costituire la base comune d'azione ed evolversi a beneficio della collettività.

 

 

Prevenire giocando

 

Il gioco, possiamo dire da sempre, sicuramente rappresenta l'argomento di maggiore interesse della psicologia e della scienza dell'educazione. L'attenzione che diversi autori hanno dedicato al gioco definendolo un meraviglioso strumento educativo e di studio del comportamento infantile va a costituire uno dei perni portanti della psicologia preventiva. Sono molte le ricerche che hanno dimostrato come il bambino sia molto più propenso ad acquisire informazioni diverse se il messaggio costituisce uno scambio continuo e se è favorito da un'atmosfera calda, affettuosa e soprattutto ludica.

Se i bambini hanno la possibilità di lavorare con un adulto premuroso, che sappia, innanzi tutto, comunicare con loro attraverso comportamenti simbolici e creativi, utilizzeranno i differenti schemi acquisiti in ogni circostanza. Ciò consentirà loro di sviluppare quelle caratteristiche originali e personali che rendono l'azione preventiva un progetto in continua evoluzione che si adatti al mutare dei tempi, delle tecnologie e dello sviluppo psichico.

In ogni caso si viene a porre l’accento la sua enorme validità come modello di rappresentazione della realtà esterna ed interna. Inoltre, le moltepli-ci possibilità offerte dai giochi di ruolo e dalla drammatizzazione consentono la trattazione di argomenti che in altri contesti rischierebbero di provocare vissuti angoscianti. Quando un bambino gioca o esprime dei movimenti, attua degli schemi comportamentali osservabili che scaturiscono dal suo vissuto corporeo più profondo (G.Staccioli, 1991). Le dimensioni fondamentali del gioco sono molte e tutte queste differenti componenti sono chiaramente interdipendenti perché l'una agisce sull'altra e con essa si organizza.

Per una migliore comprensione andremo a descrivere, brevemente, alcune di queste dimensioni:

-La dimensione psicologica- parte nella sua organizzazione da quei riflessi innati che via via, nell'interazione con l'ambiente, portano alla costruzione di nuovi schemi e consentono un equilibrato sviluppo dell'intelligenza. Una delle caratteristiche più importanti è rappresentata dal fatto che tale dimensione produce una relazione cognitiva con la realtà fantastica e tutta da scoprire che circonda il bambino, immerso nel suo viaggio alla ricerca di nuove ed interessanti scoperte. L'interazione con un ambiente sicuro non solo consente una maggiore sicurezza del bambino, ma innesca atteggiamenti che stimolano il bisogno di competenza e di autonomia. Il genitore consapevole del fatto di vivere egli stesso in una casa disegnata a misura di bambino tenderà a rapportarsi con lui in modo più razionale evitando inutili e dannosi comportamenti ipercorrettivi.

-La dimensione biologica - è correlata a tutte le attività connesse alle funzioni organiche nelle quali ritroviamo l’apprendimento per prove ed errori, la fase di addestramento delle componenti anatomiche e fisiologiche ed il conseguente rinforzo del sistema muscolare, cardiocircolatorio, scheletrico, ecc. Non meno importanti sono i bisogni correlati alla soddisfazione delle pulsioni e la sperimentazione di possibili soluzioni atte a gratificare le spinte motivazionali. Lo spazio fisico diviene indispensabile perché il bambino possa sperimentare nuove strategie comportamentali, nuovi giochi e, attraverso di essi, il suo organismo. Un bambino fisicamente allenato è abituato a correre, saltare, cadere, percepisce quali possono essere i suoi limiti (ad esempio un bambino, nel valutare le sue capacità nel salto, prova a saltare prima uno scalino, poi due, tre ecc. finché capisce che ad un certo punto gli scalini sono troppi e si crea uno schema di riferimento costituito da competenze che pone dei limiti alle sue possibilità). In ogni sua azione, il bambino, accresce e rinforza il suo organismo rendendo automatiche strategie psicomotorie molto complesse. Favorire, quindi, l'acquisizione di competenze psico-fisiche rappresenta un ottimo metodo per prevenire quegli incidenti che possono provocare un trauma cranico e/o vertebro-midollare. Inoltre, le troppo frequenti fratture e lussazioni, spesso sottovalutate, vanno comunque ad interferire con lo sviluppo psico-fisico del bambino. Difatti, in ogni caso, queste esperienze richiedono un periodo più o meno lungo di inattività oltre che produrre l'angoscia relativa alla percezione di un organismo danneggiato, che si può rompere, e che per essere aggiustato richiede interventi diversi e terapie molto complesse.

-La dimensione affettiva - rappresenta una delle fasi più importanti per la presenza in essa di aspetti molto intimi e profondi nei quali trovano una loro rappresentazione angosce, sentimenti, desideri, paure, frustrazioni, ecc. In questa componente ritroviamo i giochi di ruolo, le fasi di sperimentazione continua dei vari modelli comportamentali appresi nell'imitazione degli adulti. Nel gioco vi è la costante ricerca di oggetti che possono rappresentare gli strumenti degli adulti e ciò porta alla ricerca di utensili veri. Difatti, dobbiamo ricordare che un frullatore, un coltello, un elettrodomestico rappresenta per il bambino un "giocattolo fantastico” e molto interessante. Ciò è correlato alla dimensione affettiva nella quale l'utilizzo, ad esempio, del "trapano di papà" può rappresentare un modo per diventare il genitore e, attraverso la dimostrazione di possedere una reale competenza, per richiamare la sua attenzione.

Spiegare al bambino che alcuni oggetti possono essere utilizzati solo dagli adulti gratifica a volte il loro bisogno di conoscenza. In ogni caso, con i bambini molto piccoli, è bene riporre ogni utensile o prodotto a rischio in appositi mobiletti chiusi a chiave. Un'attenzione specifica va riservata alle armi da fuoco che sono direttamente collegate ai giochi d'avventura e ai personaggi televisivi. Inoltre, l'uso di farmaci veri, utilizzati come strumento per riprodurre quanto più è possibile la realtà dei grandi, viene osservato nel gioco del dottore e dell'ammalato che ha interessato ogni generazione e questo deve farci riflettere.

-La dimensione sociale - rappresenta un modo fantastico per stabilire relazioni significative fra il bambino e chi gioca con lui (coetaneo e/o adulto). Inoltre, tale significativa interazione va ad essere, come abbiamo detto in precedenza, un importante veicolo di conoscenza che deve essere considerato nell'educare i bambini all'autoprotezione. Difatti quello che un bambino conosce rispetto ad un dato evento, se espresso nel gioco, diviene patrimonio di tutti componenti del gruppo che, attraverso meccanismi di attenzione diversa, acquisiscono nuova conoscenza. Molto importanti sono i cosiddetti monologhi o giochi solitari nei quali il bambino ricerca soluzioni nuove per rispondere alle sue esigenze ed alle richieste del gruppo. I giochi con regole vanno ad essere sicuramente un canale di comunicazione sociale perché in esse si esprimono alcuni dei modelli di interazione sociale nella quale la norma rappresenta la base di appoggio del gruppo dei pari e del nucleo più esteso. Già dal secondo anno in poi il bambino riesce a sviluppare sequenze di attività in comune e la presenza di altri compagni offre nuove prospettive di azione e di socializzazione che un valido progetto educativo deve saper modulare.

-La dimensione ludico-espressiva - va a considerare tutte quelle attività che portano il bambino ad imitare ed a rappresentare a suo modo la realtà. In questa dimensione ritroviamo i giochi con maschere, i travestimenti, l'utilizzo quasi costante degli oggetti, il disegno e tutte le altre componenti grafiche ed espressive. Un'importantissima forma di comunicazione è sicuramente rappresentata dal disegno, inteso come bisogno ludico espressivo, che provoca nel bambino enormi soddisfazioni.

I bambini dal momento in cui riescono a tenere in mano una matita, una penna, o altro, all'inizio con scarabocchi e poi attraverso immagini sempre più chiare, esprimono e tentano di rappresentare la realtà. Questa loro necessità ci ha indotto ad utilizzare negli esperimenti che seguiranno le vignette contenenti le situazioni a rischio. Inoltre, l'età scolare dei soggetti presi in esame, ed il superamento-acquisizione della fase pittorica studiata da Rhoda Kellog (1960) che ha inizio dopo i due anni, ha reso possibile il nostro lavoro. Luquet afferma che: "un disegno, una vignetta, altro non è se non un insieme di segni astratti la cui coordinazione porta alla creazione dell'immagine finale così come il linguaggio verbale è costituito da un insieme di suoni". Sono molteplici le difficoltà che impediscono al bambino di rappresentare e decodificare un disegno perché solitamente essi tendono a trascurare alcune caratteristiche considerando invece nell'immediato la visione d'insieme. La loro attenzione fluttua continuamente da uno stimolo all'altro compresi gli oggetti e le persone presenti. Solo dai 7/8 anni in poi i bambini, con facilità, riescono a collocare ogni particolare osservato in un disegno al suo giusto posto. In questo modo dimostrano di essere più realistici pur nella loro rappresentazione astratta che è sicuramente diversa da quella dell'adulto. Queste brevi considerazioni ci permettono di capire che l'immagine rappresenta un ottimo strumento di comunicazione della conoscenza. Accanto al disegno è collocata la scrittura che richiede tempi e modalità diverse per essere acquisita. Anche il linguaggio scritto costituisce un insieme di segni e se il messaggio è semplice, e tiene conto del livello raggiunto dai soggetti presi in esame, viene quasi immediatamente recepito perché stimola la produzione di concetti e di immagini mentali. Ognuna di queste differenti dimensioni contiene tutta una serie di informazioni e di contenuti inconsci che hanno portato all'utilizzo dei giochi quali strumenti ideali di indagine clinica.

 

 

 

ALCUNE PROPOSTE DI INTERVENTO

 

 

Il colloquio con il soggetto che ha subito un incidente

 

Il colloquio con il soggetto che ha subito un incidente si pone l’obiettivo di esaminare con cura i vissuti post traumatici. Inoltre, con questo metodo andremo a definire le diverse fasi che hanno prodotto l’evento per accertare, nel caso ad esempio di una perizia in ambito psicologico giuridico, se vi sono responsabilità di terzi. Ad esempio, nel caso in cui il bambino ha ingerito dei farmaci andremo a verificare se la confezione rispetta le normative vigenti. Altri dati riguarderanno la struttura della sua personalità e l’esame della sua storia di vita e della frequenza con cui si sono verificati gli incidenti poiché molto spesso l’evento a rischio, soprattutto quanto si ripete, è indicativo di una problematica psicologica inespressa (bisogno di attenzioni, aggressività, ecc.). La raccolta di dati, di informazioni, ottenuta attraverso l’utilizzo di metodi di indagine come il gioco, il disegno, i test specifici (ad esempio racconta una storia o disegna il tuo incidente) ecc., degli aspetti più significativi della vita del bambino, sono utili e necessari per cercare di comprendere qual è il tasso di sofferenza ed il livello di disagio provato dal bambino e quindi essere in grado di identificare i suoi bisogni educativi, ambientali, affettivi.

Tutto ciò ha come finalità principale la definizione di un programma di intervento preventivo oltre che di un trattamento educativo socio-familiare.

 

 

Modello di indagine

FPP

Fattori predisponenti psicologici

FPA

Fattori predisponenti ambientali

FPO

Fattori predisponenti oggettuali

FPP1

Fattori precipitanti psicologici

FPA1

Fattori precipitanti ambientali

FPO1

Fattori precipitanti oggettuali

Note Note Note

 

Il metodo di indagine proposto può essere applicato ad ogni tipologia di incidente per verificare, ad esempio, se ci sono responsabilità da attribuire ad altre cause. Nel caso di una perizia su un incidente con il motorino lo scema terrà conto dei seguenti fattori:

FPP > Condizioni psicofisiche del soggetto, eventuale uso di alcool, droghe, farmaci, ecc.

FPA > Condizioni dell'asfalto, visibilità, condizioni atmosferiche, ostacoli, ecc.

FPO > Condizioni del motorino, freni, gomme, strumenti di segnalazione, ecc.

 

L’elaborazione di una perizia  richiede, in ogni caso, una approfondita conoscenza della storia dell’individuo poiché molti incidenti sono provocati da spinte motivazionali come: aggressività, bisogno di forti emozioni, ecc..

L'utilizzazione del colloquio diagnostico e prognostico si basa sul presupposto che i tratti psicologici e somatici rilevati in una persona non siano caratteristiche incidentali limitate nel tempo, ma possono essere trasferite ad ambiti più vasti e rilevanti del comportamento. Il colloquio stesso viene ad essere quindi un momento particolare della vita di relazione del bambino perché il comportamento di una persona non è costituito da una serie incoerente di comportamenti e pensieri variabili a caso.

La persona rappresenta un sistema multivalente con delle potenzialità molteplici poiché si è formata attraverso l’utilizzo di oggetti e di numerosi ruoli psicosociali. Se però la situazione di colloquio è limitata ad un solo incontro non permette di manifestare tutte le disposizioni ed i ruoli sociali assimilati. Il metodo permette di osservare direttamente l'individuo impegnato in una relazione interpersonale, ma l'informazione utilissima che si può trarre da questa situazione deve essere usata per avanzare ipotesi e non verità definitive.

In una persona che non si adatti passivamente all'ambiente si possono distinguere numerosi ruoli molto variabili.

L’intervento dello psicologo verte su momenti diversi:

- Analisi dei fattori psicologici e ambientali a rischio;

- Suddivisione dell’evento in fattori predisponenti e precipitanti;

- Colloquio familiare;

- Stesura della relazione finale;

- Elaborazione di un programma di intervento preventivo, educativo e ambientale.

 

Con queste tecniche si interviene direttamente sul soggetto, sul contesto familiare, ambientale. Si va dunque verso un graduale rafforzamento delle conoscenze che il soggetto possiede rispetto alle modalità psicomotorie di prevenzione che consenta al bambino di riuscire a tollerare meglio l'ansia per raggiungere la piena autonomia. Il compito dello psicologo sarà, in questo contesto, quello di esplorare le dinamiche psichiche del soggetto per valutare la capacità, in termini psicologici, di affrontare il problema. Nel corso del colloquio vengono considerate problematiche relative alla relazione con il mondo esterno e con le figure genitoriali. Inoltre, si cercherà di stimolare le associazioni e le fantasie riguardanti le modalità per autoproteggersi. In questo modo si attua un processo di crescita e riflessione che spinge il soggetto verso una modificazione, più o meno incisiva, del comportamento indesiderato.

 

 

 

"LA CAPACITA' DI RICONOSCIMENTO DI SOSTANZE TOSSICHE NEL BAMBINO"

Eugenio Lo Gullo

Francesca Abrami - Rosario Mocciaro - Lorenzo Lippi

 

 

Uno studio sperimentale sulla capacità di riconoscimento di sostanze nei bambini condotto da Eugenio Lo Gullo nel 1991 presso la Scuola "U. Bartolomei" di Roma.

 

 

Ipotesi di lavoro

 

La ricerca concerne l'ipotesi che il bambino in base a stimoli come il colore associ tutte le sostanze che gli si presentano davanti a sostanze di tipo alimentare spinto dalla motivazione alla nutrizione che è associata in questo caso ad una scarsa esperienza. Possiamo comunque notare come persino un individuo adulto possa essere tratto in inganno se i suoi organi di senso non ricevono dati sufficienti per il riconoscimento di un particolare stimolo. Difatti, quanti di noi non hanno mai scambiato lo zucchero con il sale o l'aceto con il vino?

 

 

Materiali e metodi

 

Soggetti : I soggetti sperimentali sono 100 bambini, di età compresa fra gli 8 e 11 anni, tutti appartenenti alla Scuola Elementare "Ugo Bartolomei" di Roma tutti alunni delle classi III - IV - V. Durante l'indagine erano presenti in qualità di supervisori: il Dott. Lorenzo Lippi, psicologo (USL RM/2 Servizio Materno Infantile), la Dott.ssa Francesca Abrami, psicologa e tutte le insegnanti delle classi sopra elencate.

 

Stimoli : Il materiale utilizzato è costituito da 5 bottigliette di forma neutra (non somigliante ad altri contenitori comunemente utilizzati) contenenti liquidi di colore diverso: liquido verde, liquido giallo, liquido incolore, liquido bianco, liquido scuro. Le sostanze contenute dalle cinque bottigliette sono tutte impiegate in casa e assolutamente tossiche in caso di ingestione.

 

 

Tabella generale dei dati

 

COLORE LIQUIDO

 

SOSTANZE ALIMENTARI

%

 

ALTRE SOSTANZE

%

 

Verde

  Menta

Sprite

Liquirizia

Grappa

68

82

2

  Detersivo

Tantum verde

10

5

Giallo

  Limonata

Succo di frutta

Uovo

44

37

9

  Colore

4

Incolore

  Acqua

97

     

 

Bianco

  Latte

Cocco

Latte di mandorla

Orzata

Farina e acqua

Vino bianco

78

3

3

2

2

1

  Detersivo

Candeggina

Vernice

Bicarbonato

4

4

2

1

Scuro

  Vino

Coca cola

Crodino

Chinotto

Amarena

Liquore

Sciroppo

Fragola

Caffè

30

28

10

9

8

7

2

2

1

 

  Sangue

1

   

Totale

453

 

Totale

31

 

 

 

Grafico 1

 

 

-Il grafico illustra il numero complessivo di risposte date dal campione di bambini che hanno partecipato al test.

 

 

 

Discussione

 

I primi studi effettuati in ambito psicologico-preventivo, che avevano solo carattere descrittivo e miravano a ricavare a posteriori i dati delle interviste e dei questionari, non riuscivano in molti casi ad evidenziare le molteplici fondamentali dimensioni psicologiche sottostanti ai diversi comportamenti osservati. Tali negligenze ci hanno, quindi, indotto a ricercare dei metodi sperimentali molto semplici e soprattutto utilizzabili in campo infantile e ciò ha portato al conseguimento di soddisfacenti risultati che comunque confermano le ipotesi in precedenza formulate. Naturalmente dobbiamo ricordare che lo studio scientifico dei bambini segue, fondamentalmente, due scopi: la descrizione e la spiegazione di un dato comportamento. Questo porta a supporre che ogni comportamento divenga, per così dire, prevedibile una volta individuate le cause, ma, come abbiamo potuto osservare, le motivazioni che spingono il bambino ad agire sono molte. Ogni motivazione si esprime in modo diverso a seconda del contesto e ciò rende molto arduo il processo di ricerca inerente la prevedibilità e controllabilità scientifica dei comportamenti a rischio. Tuttavia, siamo riusciti ad identificare molte delle variabili che possono provocare l'ingestione involontaria di sostanze tossiche oltre che definire quali capacità cognitive il bambino deve possedere per meglio percepire i prodotti tossici a rischio. Osservando il grafico, il primo dato che emerge dalla ricerca è il numero rilevante di risposte nelle quali i soggetti hanno associato, solo in base a caratteristiche come il colore, le 5 sostanze contenute nelle bottigliette a prodotti di tipo alimentare. Difatti, sommando i diversi dati ottenuti per ogni liquido possiamo osservare come su di un totale di 500 risposte, 453 fanno riferimento a liquidi utilizzati nell'alimentazione umana, 31 risposte fanno riferimento ad altre sostanze, mentre solo in 16 casi, in totale per le 5 sostanze, i bambini hanno preferito non rispondere. E' Inoltre, molto allarmante il fatto che, dopo la prova, in ogni classe c'erano dei bambini che, non avendo ricevuto ancora delle informazioni riguardo alle sostanze utilizzate, ci chiedevano come premio di poter bere il contenuto delle bottigliette fermamente convinti della bontà del liquido da cui erano stati attratti. Il lavoro svolto è stato molto apprezzato da insegnanti, bambini, psicologi e medici. I dati ottenuti sono naturalmente allarmanti perché non solo confermano l'ipotesi di ricerca, ma sottolineano l'enorme e costante pericolosità dell'ingestione involontaria di sostanze tossiche che produce il 27% degli incidenti che coinvolgono i bambini con conseguenze molto gravi.

 

 

PER APPROFONDIRE L'ARGOMENTO:

"BAMBINI IN CASA"

Edizioni Psicologia

Via Dei Sardi 81/83 - 00185 Roma.

Tel. 06.4940526

 

 

 

 

 

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