PSICOLOGIA DELLO SPORT

 

 

Il Dott. Eugenio Lo Gullo - Cintura Nera I Dan di Karate Shotokan

Campione Italiano nel 1983 F.E.N.A.M.I.

mentre esegue Yoko Geri Kekomi.

 

 

Il Dott. Eugenio Lo Gullo ha conseguito il DIPLOMA DI CINTURA NERA I° DAN di KARATE STILE SHOTOKAN - Ha partecipato a numerosissimi stage - Esperienza come aiuto istruttore - Campione sud Italia a Matera nel 1980 - Capione Regionale a Cosenza nel 1980 - Campione Sud Italia Altamura nel 1982 - I classificato, Coppa Città di Bollate (MI) nel 1983 - Campione italiano FE.N.A.M.I. 1983 - I classificato, Coppa città di Bisignano 1984 - Ha seguito con particolare attenzione i seguenti corsi: avviamento allo sport e Karate per bambini, psicomotricità e arti marziali, sotto la guida dei Maestri federali: Pasqualino Trotta 3° Dan (Cosenza), Tonino Trotta 5° Dan (Milano), Tonino Valentino 4° Dan ( Roma), Iroshi Yamaada 5° Dan (Roma), Tonino Fedele 4° Dan (Roma). Ha maturato una lunga esperienza in psicologia dello sport.

 

 

Lo sport

 

Lo sport, per le sue caratteristiche ludico-espressive, rappresenta un’attività fondamentale visto che si fa promotore di sviluppo psico-fisico oltre che di relazioni e scambi sociali. Inoltre, qualunque tipo di attività sportiva, in articolare nelle prime fasi di avviamento allo sport, deve esprimersi in un clima ludico giocoso oltre che disciplinate il comportamento del bambino.

Attraverso il gioco e l’attività fisica il bambino non solo sperimenta se stesso, ma ha la possibilità di utillizzare la sua aggressività in modo creativo e non distruttivo, di esprimere le proprie emozioni, di misurarsi per sentirsi diverso allo stesso tempo simile agli altri, di fare cioè quelle cose che fanno i coetanei.

Il gioco, che rappresenta l’attività iniziale fondamentale poiché costituisce: "Una disposizione comportamentale che si verifica in contesti diversi, interni ed esternii ed è visibile in una varietà di comportamenti osservabili."

Le funzioni delle attività ludico-sportive sono naturalmente molte e variano secondo l’età, la cultura e il gruppo sociale d’appartenenza.

Possiamo distinguere varie tipologie di giochi-sport:

 

-i giochi-sport d'esercizio, che consistono nella ripetizione e successivamente nella combinazione di gesti per raggiungere uno scopo o un addestramento;

 

-I giochi-sport simbolici, nei quali compare l'attività rappresentativa e ogni azione ed oggetto può assumere significati diversi. Il bambino applica gli schemi simbolici ai nuovi oggetti che trova a disposizione creando nuovi schemi;

 

-i giochi-sport con regole, detti anche giochi-sport sociali, in cui è presente una prima organizzazione vera e propria delle diverse fasi dell’attività ludico-sportiva.

 

 

I primi due, per il fatto che non richiedono un particolare impegno fisico e psicologico sono solitamente preferiti dai bambini e ragazzi di tutte le età che, inizialmente o nei casi in cui è presente una limitazione psico-fisica, possono avere la percezione di non essere all'altezza delle richieste e della durata del gioco stesso.

Nei giochi osservati da Goldman e Ross i bambini partecipavano poco e spesso si alternavano più volte nei rispettivi ruoli. Inoltre, i bambini erano, di solito, gestiti dai più grandi i quali erano anche gli iniziatori e organizzatori dei giochi.

Nel bambino, le regole di uno sport - che determinano il tipo, la sequenza e le azioni - non sono necessariamente tutte presenti fin dall'inizio, come avviene per i più grandi quando ad esempio giocano a calcio, pallacanestro, ecc., piuttosto esse sono stabilite, man mano che il gioco procede tramite una sorta d’accordo tra i diversi partner.

Sicuramente la possibilità di incontrare altri ragazzi e di usufruire di idonei spazi attrezzati consentirebbe una migliore qualità di tali attività oltre che una maggiore creatività ed integrazione sociale.

I giochi e le attività osservate sul campo, che potremmo definire giochi sociodrammatici, rappresentavano attività simboliche che consentivano loro di svincolare dagli schemi d'azione reali. Nella realtà sportiva di squadra il fatto stesso di avere un preciso ruolo, ad esempio portiere, si manifesta attraverso una serie di pattern comportamentali oltre che stimolare la nascita di rituali spesso magici che si modificano continuamente passando da forme semplici a forme sempre più complesse. Prima di ogni gara, molti atleti utilizzano rituali diversi: baciare il terreno di gioco, toccarsi il sedere, quasi ad esorcizzare la paura di fallire la prova o per preservare la loro stessa incolumità fisica. Ricordo che prima di ogni gara di Karate c’erano sempre degli atleti che ripetevano rituali diversi e sotto gli occhi di tutti quasi fossero parte dello sport stesso.

Nel gioco sociodrammatico i tratti più caratteristici sono rappresentati dai ruoli relazionali cognitivamente più complessi che con l'età scolare si affiancano ad altri giochi con regole in cui la competizione, gara o partita, rappresenta la sua massima espressione.

Le attività ludiche seguono un processo di continua ricerca dell'affermazione del proprio sé e quella che solitamente è definita coscienza delle regole, si evolve attraverso degli stadi evolutivi che sono interconnessi con tutte le altre funzioni cognitive che si esprimono nel raggiungimento delle capacità idonee per il corretto svolgimento dei comportamenti sociali. Questo processo è la risultante di più sottoprocessi in cui il bisogno di competenza, inteso come completamento della piena capacità di gestione se stessi e gli obiettivi da raggiungere rappresenta un punto cardine.

Giocare insieme significa conoscersi, crescere e condividere la vita insieme. Inoltre, ogni soggetto sembra rendersi conto, anche dolorosamente, che non basta desiderare di fare sport e di avere degli amici per realizzare questa dimensione sociale.

La frustrazione offre l'occasione di vivere esperienze significative d’intimità reciproca con gli altri e con se stessi in un rapporto di confronto paritetico.

La reciprocità tra amici, e in seguito con atleti provenienti da città diverse, tuttavia non si realizza solo attraverso sport, ma il fatto di condividere una stessa disciplina accomuna, rende “simili” e ciò attenua l’ostilità dettata dalla competizione. Difatti, alcuni bambini capaci di maggiori abilità, o perché favoriti dalle circostanze, esprimono un maggior potere e questo scaturisce non solo dal rapporto, maturato con i genitori, ma dal modo in cui hanno vissuto ed organizzato le esperienze riguardanti la percezione del livello di abilità sportiva e di autostima raggiunto. Questo processo di adattamento gioca un ruolo determinante.

Youniss (1980) osservò come solo i bambini più deboli, e ciò non sempre è connesso ad un deficit, non replicavano di fronte ai torti subiti durante i giochi o le gare per timore di non riuscire a fronteggiare la situazione.

Nella psicologia dello sport, per poter indagare le capacità psicofisiche di gioco e di socializzazione, oltre che il reale livello aggiunto dall’atleta, è necessario comprendere le caratteristiche del comportamento ludico-sportivo espresso con se stessi e con gli altri atleti che deve considerare a nostro parere cinque fasi essenziali:

 

 

- la quantità di tempo speso per gli allenamenti;

- il apporto instaurato con gli altri atleti;

- il grado di interazione;

- la qualità dell’interazione;

- il significato attribuito alla competizione-gara.

 

 

 

Il Dott. Eugenio Lo Gullo C.N. I Dan Shotokan

mentre esegue Mae Tobi Geri

 

 

 

 

Le ricerche di Hartup (1983) sull'uso del tempo libero hanno rilevato la tendenza a trascorrere più tempo di gioco con gli amici che con gli altri coetanei. Tale comportamento, nel nostro caso, non è da considerarsi sempre valido per la costante ricerca di nuove relazioni e di continue conferme del proprio essere, ma va sottolineato che in un clima di amicizia e di cooperazione il livello degli atleti tende a crescere. Inoltre, molti bambini-ragazzi abbandonano uno sport se non rimescono a trovarsi a loro agio. E’ quindi compito dell’istruttore creare il giusto clima di socializzazione. Ciò è necessario per incoraggiare l’inserimento del soggetto all’interno di un gruppo che si riorganizza continuamente per l’arrivo di nuovi atleti.

La presenza in palestra di soggetti appartenenti all'altro sesso porta il soggetto a definire e sviluppare strategie di confronto capaci di rispondere alle pulsioni sessuali di cui il gioco rappresenta lo strumento di realizzazione reale o simbolico primario.

Fare sport, in questo caso, non solo significa possibilità di gioco e di gestione del tempo libero, ma alte probabilità di aggiungere una buona forma fisica – bisogno di un fisico muscoloso che spesso è esasperato - per meglio realizzare la propria meta sessuale.

Ogni sport, naturalmente, possiede delle caratteristiche che l’atleta confronta con le proprie attitudini e che definisce norme ideali che non sono dissimili dai giochi sociali. Le regole di uno sport divengono con il tempo uno stile di vita, un punto di riferimento più o meno forte, cui adattarsi. Ciò comporta un periodo di incontro-adattamento seguito da una fase di stabilità-sicurezza fisica e psicologia dettata dall’addestramento che produce autostima psicofisico-sportiva.

 

 

Nella valutazione generale è importante considerare:

 

 

- il motivo della scelta sportiva;

- l’influenza dei genitori nella scelta;

- le aspettative rispetto allo sport;

- il livello di socializzazione aggiunto;

- a che livello viene praticato lo sport;

- se l’atleta subisce spesso incidenti;

- se rende di più in allenamento o in gara;

- gli sport praticati;

- gli impugni sociali e familiari;

- i vissuti personali;

- altro.

 

 

L'individuazione delle difficoltà che impediscono lo sport, inteso in questo caso come interazione, e l'accesso in un gruppo sociale permette l'individuazione di precise e soggettive sfere di sofferenza nei soggetti di tutte le età. Il terreno di gioco, la palestra, in questo caso, diviene il palcoscenico ideale sul quale ognuno interpreta la propria parte che scaturisce da un copione, la personalità, che si è costruita nell'arco di tutta la vita.

 

 

 

Copyright by: Eugenio Lo Gullo - 1994

 

 

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