Ci
sono angoli d'Italia, appena al di fuori delle grandi vie di comunicazione,
che regalano ancora emozioni inattese. L'emozione della scoperta
del paesaggio, dei centri storici ricchi di architetture, delle
tradizioni enogastronomiche. Zone che è bello perlustrare nel week-end,
senza fretta in un lento girovagare in automobile e fermandosi a
visitare un castello, ad assaggiare o acquistare vini, salumi, dolci
o altre specialità.
A
pochi chilometri da Vignola, arroccato sulle prime alture e circondato
dai vigneti, Castelvetro è uno dei borghi meglio conservati del
Modenese. Di Castelverto (dal latino "Castrun Vetus" , ovvero accampamento
vecchio, poi trasformato in "Castro Vetere"), si ha prima memoria,
come fortilizio, in un contratto di compravendita del 988, tra i
monaci dell'abbazia di Nonantola e la famiglia di Canossa. Durante
la guerra fra Guelfi e Ghibellini è del 1313 il fatto d'armi che
si ha proprio in questa
località. Nel 1326 Castelvetro viene assegnato in feudo alla famiglia
Rangone che ne fu feudataria fino al 1780, anno dell'invasione Napoleonica;
oggi del maniero che fu semidistrutto nel 1501 e fatto ricostruire
dai Rangone, rimangono solo parti delle mura, la torre dell'orologio
e la torre delle prigioni. Sull'antica strada che porta alla piazza
la sosta alla Locanda del Feudo è inevitabile. L'occasione di visita
è la terza domenica di Settembre quando nelle vie rivive la Festa
del Castello, una riedizione in costumi cinquecenteschi dei grandiosi
festeggiamenti che il marchese Tullio Rangone, Signore di Castelvetro,
diede in onore del suo ospite Torquato Tasso.
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