Le rime del Tasso e il buon vino, strade, palazzi storici e il piacere del vivere bene, lo sguardo sulla bella campagna: ma a Castelverto, sulle colline Modenesi, c'è anche il gusto di far riaffiorare il passato, fondere i caratteri rasserenanti del luogo con la sensibilità verso la memoria. Il gusto, insomma, di rievocare con fedeltà a costumi, musiche, armi e personaggi, quanto è accaduto secoli fa.

Ecco così che negli anni pari, la passione per le tradizioni dà luogo alla festa della Dama Vivente. Sotto le due torri cinquecentesche, sulla piazza trasformata in scacchiera, si gioca, con pedine viventi in abiti d'epoca, la partita a dama, preceduta da un corteo storico con cavalieri e sbandieratori, arcieri, magistrati e artiglieri. La manifestazione rievoca il periodo Rinascimentale, quando Torquato Tasso trovò rifugio a Castelvetro, presso il marchese Tullio Rangone. Era il 1564. Il '500, iniziato con un drammatico terremoto nei primi giorni di giugno, aveva visto, pur fra vivaci contrasti campanilistici, un crescente benessere.

Castelvetro divenne allora una sorta di staterello e la dama vivente sintetizza in un semplice gioco le contese fra gli abitanti di Castelvetro e dei castelli vicini, ma anche la ricchezza delle famiglie di quel periodo, con gli aristocratici che tendevano a riproporre nel piccolo borgo dalla terra fertile le abitudini delle maggiori corti italiane.

Negli anni dispari, invece, si tiene il banchetto in costume, animato da giochi, funamboli, commedianti girovaghi e fuochi d'artificio.

 

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