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LA STORIA DI CASTELMEZZANO
· Reperti archeologici ci riportano al periodo ellenistico quando i greci penetrarono nella valle del Basento, l’antico abitato era detto Maudoro i cui abitanti vissero per secoli in pace e prosperità. Verso la fine del ‘900 d.C. con l’occupazione Araba i nuovi conquistatori iniziarono la penetrazione nell’interno della Calabria e della Lucania devastando quanto loro capitava a tiro. Le continue scorrerie dei Saraceni sconvolsero la pacifica convivenza del Popolo di Maudoro il quale inizio la ricerca di un sito più sicuro che potesse aiutarli meglio nella difesa contro gli invasori. · La storia narra che un pastore di nome Paolino addentrandosi nella parte più a est scoprì una naturale fortezza costituita da pascoli più adatti alle bestie e da una catena rocciosa che rendeva il luogo difficilmente accessibile ai conquistatori. Il luogo era veramente un facile nascondiglio protetto da guglie di rocce a strapiombo e con profonde gole nelle quali scorrevano limpide acque. Dalle cime rocciose gli abitanti preservarono la intangibilità del loro territorio attraverso il rotolamento di grandi massi da qui la definizione dialettale ancora immodificata delle rocce, che caratterizzano la morfologia del territorio, :“Arm”. · All’inizio dell’anno 1000 d.C. Castelmezzano fu conquistata dai Normanni che vi costruirono una fortezza. · Visibili ancora oggi i resti delle mura del Castello e la “Gradinata” scavata nella roccia che consente l’accesso al punto di vedetta più alto dal quale si domina l’intera valle del Basento. · Con l’occupazione Normanno-Sveva raggiunse potere politico-culturale che decradà con la dominazione Angioina. In questo periodo, Castelmezzano appartenne a Guglielmo Tournespe e a Roberto Ronziano · Mentre nel periodo di dominio Aragonese nel feudo si susseguirono il conte Garlon D’Alife, i Suordo, i De Leonardis. · Passò poi nel ‘600 ai De Lerma che ne tennero il controllo fino all’eversione della Feudalità (1806). · Prima della metà dell’ottocento si affermò fra gli angusti nascondigli naturali delle rocce e della macchia boschiva il fenomeno del brigantaggio sul quale molto è stato scritto e del quale ancora oggi si narrano storie e leggente di sanguinari diseredati. Singolare è la storia del “Ualano” (pastore di buoi) Compilino che decapitò il temutissimo Brigante “Occhio di Cane”. · Degno di nota fu l’apporto del popolo Castelmezzanese alle battaglie risorgimentali condotto alla lotta unitaria dal prete liberale Don Carlo Antonio Trivigno che con un pugno di uomini coraggiosi uniti a quelli dei paesi vicini partirono al grido di “Viva Garibaldi” per liberale Potenza il 18 Agosto 1860. · Verso la fine dell’ottocento rilevante fu il fenomeno dell’emigrazione oltre oceano fra questi quello delle famiglie Paternò-Campagna che imparentate fra loro diedero vita ad una delle più grandi dinastie di costruttori degli Stati Uniti. Si deve a questi imprenditori la trasformazione ad uso abitativo del grattacielo.
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La "Pizzatl" focaccia tipica di Castelmezzano |
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