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elettromagnetismo
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Che cos'è un
campo elettromagnetico?
Un campo
elettromagnetico è una regione dello spazio in cui c'è tensione
elettrica.
È il caso, ad esempio, della regione di spazio in cui vi siano apparecchi
elettrici o antenne per radiodiffusione e telefonia mobile. Ogni campo
elettromagnetico è costituito da due grandezze: il campo elettrico
e il campo magnetico che variano periodicamente nel tempo.
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Che cos'è
un'onda elettromagnetica?
L'onda
elettromagnetica è una particolare modalità con cui si manifesta un campo
elettromagnetico le cui caratteristiche dipendono dal mezzo in cui si
propaga e dai seguenti parametri:
- la frequenza, espressa
in Hertz (Hz) , che rappresenta il numero di oscillazioni complete
compiute al secondo;
- la lunghezza d'onda,
()
espressa in metri, che corrisponde alla distanza tra due massimi e
due minimi dell'onda;
- il periodo,
espresso in secondi, che corrisponde al tempo necessario a compiere
un'oscillazione completa.
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Dove si trova?
In natura esiste un
elettromagnetismo di fondo generato dalla Terra e dalla sua atmosfera
che, nel corso dell'evoluzione, ha consentito lo sviluppo degli organismi
viventi coesistendo con tutti i sistemi biologici. Altra forma di energia
elettromagnetica, fondamentale a tutte le forme di vita, è la luce
solare.
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Che cosa lo
genera?
Al naturale livello di fondo
si è aggiunto, al passo con l'evoluzione della tecnologia,
l'elettromagnetismo delle sorgenti legate alle attività dell'uomo. Le
emissioni a cui siamo maggiormente esposti sono presenti all'interno
delle nostre case, generate dagli elettrodomestici da cui siamo
circondati e che utilizziamo quotidianamente come la lavatrice, la
lavastoviglie, l'aspirapolvere, la televisione, l'asciuga capelli, il
rasoio elettrico, ecc.
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Quali sono e
come si classificano i diversi campi elettromagnetici?
L'insieme di tutte le
frequenze possibili è denominato spettro elettromagnetico,
suddivisibile in due regioni principali: quella delle radiazioni non
ionizzanti e quella delle radiazioni ionizzanti.
Le radiazioni non ionizzanti, le cui frequenze vanno da 0 a 300GHz,
comprendono le basse frequenze (per esempio la corrente elettrica
a 50 hertz) e le alte frequenze dei segnali di trasmissione radio
e tv, dei telefoni cellulari, dei segnali radar, dei sistemi satellitari,
ecc.
Si tratta di radiazioni che non provocano alcuna ionizzazione a
livello cellulare, in quanto non possiedono energia sufficiente a
modificare il numero di cariche positive e negative presenti all'interno
degli atomi.
In particolari condizioni, peraltro, alcune funzioni del nostro organismo
sono influenzate positivamente dall'azione dei campi elettromagnetici che
emettono radiazioni non ionizzanti.
È il caso ad esempio dell'uso delle radioonde che, in ortopedia, consente
di progredire nella riabilitazione fisioterapica di ossa e muscoli e
delle microonde che sono utilizzate per la cura di forme tumorali secondo
le tecnica denominata "ipertermia".
Le radiazioni ionizzanti invece interessano la regione ad
altissima frequenza dello spettro e, nel caso in cui abbiano potenze
elevate, possono causare modifiche a livello molecolare. Si tratta delle
radiazioni ultraviolette, dei raggi x e gamma, che sono infatti
utilizzate in medicina per le radiografie solo quando strettamente
necessario e secondo particolari procedure.
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Come funziona una
rete cellulare e quali sono gli elementi che la costituiscono?
Una rete cellulare è costituita da un complesso
insieme di elementi ognuno dei quali deve poter essere in grado di
dialogare con gli altri; la sua struttura geometrica di base è riconducibile
a quella delle celle che costituiscono un alveare.
Essa è progettata per fornire il servizio a un elevato numero di clienti
sfruttando in modo efficiente ("riuso") le limitate frequenze a
disposizione.
Gli elementi fondamentali che la costituiscono sono il telefono e
la stazione radio base che è il mezzo di collegamento verso la
rete telefonica fissa o verso un altro telefono cellulare.
Ogni stazione radio base serve una porzione limitata di territorio, la
cella, e ha un gruppo di antenne trasmittenti e riceventi,
posizionate ad un'altezza che va da 15 a 30 m rispetto al suolo.
Ma come si risponde all'esigenza di soddisfare un numero sempre
maggiore di utilizzatori? Aumentando il numero sul territorio delle
stazioni radio base, il che significa ridurre sempre di più la dimensione
delle celle.
A tal fine e per ridurre al minimo la sovrapposizione di segnali tra
celle adiacenti, e quindi il rischio di interferenze, la potenza di
trasmissione della stazione radio base, o più semplicemente il livello di
segnale da lei emesso, viene ridotto al minimo.
Quindi l'intensificarsi delle stazioni radio base conduce a una
riduzione del livello di emissione di ogni singola antenna.
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Che cosa dice la
legge in termini di protezione dai campi elettromagnetici?
Le conoscenze
acquisite dalla comunità scientifica, grazie a numerose ricerche condotte
negli ultimi decenni, hanno consentito l'emanazione, da parte di
organismi tecnici(1), nazionali ed internazionali , di
standard di sicurezza riportanti i limiti di esposizione al campo
elettrico e magnetico.
Dal 2 gennaio scorso è entrato in vigore il Decreto Interministeriale
(Ambiente, Sanità, Comunicazioni) n. 381 del 10 settembre 1998, che fissa
i limiti di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici
generati da antenne e ripetitori per telefonia mobile ed emittenza
televisiva, nell' intervallo di frequenze comprese tra 100 KHz e 300 GHz
escludendo quindi le frequenze utilizzate per il trasporto dell'energia
elettrica (50 Hz).
Esso stabilisce, per la prima volta, una regolamentazione nazionale
superando le precedenti regionali, il cui limite di 20 V/m(2)
(1 W/m2) nelle bande di frequenza del sistema GSM 900 e GSM
1800 è fortemente più cautelativo dei 42 V/m (4,65 W/m2)
stabiliti recentemente (8 giugno 1999) dalla Comunità Europea.
In linea con questo approccio estremamente cautelativo, il decreto
introduce un ulteriore "obiettivo di qualità" fissando il
limite di 6 V/m (0,1 W/m2) in corrispondenza dei punti, negli
edifici, in cui la permanenza continuativa delle persone supera le
quattro ore.
E` importante sottolineare che i limiti riportati nelle normative di
protezione sanitaria derivano sempre da un' analisi attenta della bibliografia
esistente e dall' introduzione di molti fattori di sicurezza.
Infatti i livelli di campo ai quali è consentita l'esposizione della
popolazione risultano essere 7 volte inferiori al valore al di sotto del
quale gli enti di studio internazionali non hanno mai riscontrato
effetti nocivi alla salute documentati in modo scientifico.
La tabella riassume i limiti massimi di esposizione stabiliti dalle
normative, nazionali ed internazionali, per i campi elettromagnetici.
(1) L'IRPA (International
Radiation Protection Association) comitato dell'Organizzazione Mondiale
della Sanità oggi ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing
Protection) ha emanato un'ultima norma in materia nel 1998.
L'ANSI-IEEE:(American National Standards Institute-Institute of
Electrical and Electronics Engineers) ha emanato l'ultima norma nel 1999,
che è legge federale americana dal 1997.
(2) Vedi tabella "Unità di misura" a pagina 12.
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Quali sono le
soluzioni tecnologiche adottate da Omnitel per garantire la rispondenza
degli impianti a tali norme?
Le soluzioni tecnologiche adottate da Omnitel rispettano
pienamente i valori stabiliti dalla normativa; i livelli di
esposizione della popolazione alle onde radio prodotti dalle stazioni
radio base sono infatti molto più bassi di tali limiti, al punto da poter
essere considerati trascurabili.
Ovviamente nelle immediate vicinanze dell' antenna stessa i valori di
campo aumentano a seconda delle sue caratteristiche di emissione.
Per questo motivo intorno all'antenna viene sempre definita un'area,
detta zona di rispetto, che può essere rappresentata in maniera
schematica con un parallelepipedo le cui dimensioni sono dell'ordine dei
pochi metri.
All'interno di tale zona viene impedito l'accesso della popolazione,
mentre al di fuori di essa si è sicuramente in condizione di pieno
rispetto della normativa.
Essendo quindi le dimensioni di tale zona molto ridotte, anche nel caso
in cui l'antenna sia sul tetto di una abitazione, il campo a cui si è
esposti all'interno (in caso di condominio anche l'appartamento dell'ultimo
piano) e nelle abitazioni vicine è sicuramente molto inferiore al limite
di sicurezza. Questo anche a causa del fatto che l'intensità di campo
decresce molto rapidamente allontanandosi dall'antenna.
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Cosa dice la
Comunità Scientifica?
Da molti anni, di
pari passo con l'evoluzione della tecnologia, il dibattito sui campi
elettromagnetici , su come impattano sulla vita quotidiana si è fatto
sempre più acceso. Ricercatori a livello italiano, europeo ed
internazionale conducono studi per individuarne eventuali effetti. Le
conoscenze attuali peraltro non consentono di fornire conclusioni
definitive. Si è osservata, per quello che riguarda le basse frequenze (a
50 Hz) una possibile ma non provata correlazione tra esposizione della
popolazione ed insorgenza di patologie; per quanto concerne invece le
frequenze che comprendono la telefonia mobile, non esiste alcun dato
scientifico in grado di stabilire una correlazione tra esposizione ed
eventuali danni.
Omnitel, per fare in modo che la ricerca continui a fornire chiarimenti e
risposte su questi temi, partecipa al finanziamento di importanti studi
come il "Progetto Internazionale CEM" ("EMF Project")
avviato nel 1996 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
L'OMS a seguito di un'accurata analisi del lavoro di ricerca e dei
risultati finora ottenuti afferma che "non ci sono effetti
scientificamente confermati per l'esposizione a campi elettromagnetici
come quelli osservabili nelle vicinanze delle stazioni radio base".
In Italia il "Centro Interuniversitario per lo studio delle
Interazioni tra Campi Elettromagnetici e Biosistemi" (ICEMB)
ha recentemente pubblicato una lettera aperta, firmata da 78
studiosi e ricercatori italiani da cui emerge che nel nostro paese vige
una regolamentazione che tutela la salute pubblica in modo estremamente
restrittivo.
E` importante sottolineare che è dovere e interesse della comunità
scientifica procedere, unitamente all'evoluzione della tecnologia, all'
individuazione degli effetti che essa produce.
Continuare a studiare non è quindi necessariamente sintomo di
preoccupazione, ma garanzia di massima validità scientifica delle norme
attuali e future.
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Unita' di misura
Hertz: indica la frequenza, cioè il
numero di oscillazioni, che il campo elettromagnetico compie in un
secondo; si indica con Hz
- Volt/metro: indica il potenziale
della componente elettrica del campo, espresso in funzione
dell'unità di lunghezza; si indica con V/m
- Watt: esprime la potenza, cioè
l'energia erogata al secondo; si indica con la lettera W
- Watt/m2 : esprime la densità
superficiale di potenza, si indica con W/m2.
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