Ne uccidonomilioni
per faremiliardi
Vincent van Gogh,pittore
olandese e accanitofumatore
di pipa, dipinsequest’opera,
intitolata “Teschiocon
sigaretta”. Questiarticoli
mostrano quantevittime sta
facendo oggi iltabacco,
soprattutto nellenazioni in via
di sviluppo, e comecolpisce le
donne e gliadolescenti.
Milioni di vite
vanno in fumo
È UNO dei
beni di consumo più venduti del mondo. Ha folte schiere di leali acquirenti e
un mercato in rapida espansione. Le industrie che lo producono vantano profitti
astronomici, agganci politici e prestigio. L’unico problema è che i clienti
migliori, uno dopo l’altro, continuano a morire!
L’Economist osserva: “Le sigarette sono
uno dei beni di consumo che assicurano i maggiori profitti. Sono anche gli
unici (leciti) che, se usati nel modo previsto, creano assuefazione nella
maggior parte dei consumatori e spesso li uccidono”. Questo significa che le
industrie del tabacco fanno soldi a palate, ma anche che i loro clienti ci
rimettono molto. Secondo i Centri americani per il Controllo e la Prevenzione
delle Malattie ogni anno la vita dei fumatori americani
nell’insieme viene accorciata di circa cinque milioni di anni, più o meno di un
minuto per ogni minuto passato a fumare. “Il fumo uccide 420.000 americani
all’anno”, riferisce la rivista Newsweek.
“Questo significa 50 volte più delle droghe illegali”.
Secondo il
libro Mortality From Smoking in Developed
Countries 1950-2000 (Mortalità da fumo nei paesi sviluppati 1950-2000), edito
dal Fondo Imperiale britannico per le Ricerche sul Cancro, dall’OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall’American Cancer Society (Società
Americana contro i Tumori), in tutto il mondo muoiono a causa del fumo tre
milioni di persone all’anno, ovvero sei persone ogni minuto. Questa analisi
delle tendenze mondiali in fatto di fumo, la più estesa svolta finora, riguarda
45 nazioni. “Nella maggior parte dei paesi”, avverte Richard Peto, del Fondo
Imperiale per le Ricerche sul Cancro, “il peggio deve ancora arrivare. Se le
attuali tendenze relative al fumo continuano, quando i giovani fumatori d’oggi
raggiungeranno la mezza età o la vecchiaia i morti causati dal tabacco saranno
circa 10 milioni all’anno, uno ogni tre secondi”.
“Il fumo
espone a rischi senza pari”, dice il dott. Alan Lopez, dell’OMS. “Finisce per
uccidere un fumatore su due”. Martin Vessey, del Dipartimento della Sanità
Pubblica dell’Università di Oxford, è dello stesso avviso: “Questi risultati
ottenuti nel corso di 40 anni portano alla terribile conclusione che metà di
tutti i fumatori finisce per morire a causa del proprio vizio: un pensiero
davvero terrificante”. Dagli anni ’50 ad oggi 60 milioni di persone sono morte
a causa del fumo.
Questo è un
pensiero terrificante anche per le industrie del tabacco. Se attualmente, nel
mondo, ogni anno tre milioni di persone muoiono per cause legate al fumo e
molte altre smettono di fumare, questo significa che ogni anno bisogna trovare
più di tre milioni di nuovi consumatori.
Una fonte di
consumatori è emersa grazie a quella che le industrie del tabacco acclamano
come la liberazione della donna. Nei paesi occidentali le donne che fumano sono
una realtà concreta da diversi anni, e ora questo fenomeno si sta diffondendo
in luoghi in cui per una donna fumare era considerato una vergogna. Le
industrie del tabacco vogliono rivoluzionare la situazione. Vogliono aiutare le
donne ad affermare la loro nuova ricchezza e libertà. Speciali marche di
sigarette che vantano un più basso contenuto di catrame e nicotina attirano le
fumatrici, le quali trovano il fumo di queste sigarette meno acre. Altre
sigarette sono aromatizzate oppure hanno una forma lunga e snella: la stessa
forma che le donne forse sperano di raggiungere fumando. In Asia le pubblicità
del tabacco presentano giovani ed eleganti modelle asiatiche vestite in maniera
seducente con abiti occidentali.
Tuttavia il
tasso di mortalità per malattie legate al fumo va di pari passo con la “liberazione”
della donna. Negli ultimi vent’anni il numero di donne morte di cancro del
polmone è raddoppiato in Giappone, Gran Bretagna, Norvegia, Polonia e Svezia.
Negli Stati Uniti e in Canada il tasso è aumentato del 300 per cento. “Hai
fatto molta strada, piccola!”, esclama una pubblicità di sigarette.
Alcune
aziende del tabacco hanno le proprie strategie. Un’azienda delle Filippine ha
distribuito gratuitamente in quel paese a grande maggioranza cattolica dei
calendari con un’immagine della Madonna e il marchio delle proprie sigarette
posto sfacciatamente sotto l’immagine sacra. “Non avevo mai visto niente di
simile”, ha detto la dottoressa Rosmarie Erben, consulente sanitaria asiatica
dell’OMS. “Tentavano di collegare l’idea dell’immagine sacra al tabacco, per
rendere accettabile alle donne filippine l’idea di fumare”.
In Cina si
calcola che il 61 per cento degli uomini adulti fuma, mentre le donne che
fumano sono solo il 7 per cento. Le industrie occidentali del tabacco attendono
con impazienza la “liberazione” di queste belle signore orientali, a milioni
delle quali sono stati negati per tanto tempo i “piaceri” goduti dalle loro
affascinanti sorelle occidentali. L’unico, grosso inconveniente è che in Cina
quasi tutte le sigarette provengono dall’industria statale del tabacco.
Le industrie
occidentali, però, un po’ alla volta si stanno intrufolando anche lì. Pur
avendo poche occasioni per pubblicizzare i loro prodotti, alcuni produttori di
sigarette cercano di preparare i futuri clienti in modo subdolo. La Cina
importa film da Hong Kong, e in molti di questi film gli attori vengono pagati
per fumare: una vera e propria forma di persuasione occulta!
Visto che in
patria trovano sempre maggiore ostilità, le ricche industrie americane del
tabacco stanno allungando i propri tentacoli per ghermire nuove prede. I fatti
mostrano che hanno preso di mira le nazioni in via di sviluppo.
I funzionari
sanitari di tutto il mondo danno l’allarme. I giornali portano titoli come
questi: “L’Africa deve combattere una nuova piaga: le sigarette”. “Il fumo
diventa fuoco in Asia mentre il mercato delle sigarette sale alle stelle”. “La
percentuale dei fumatori in Asia porterà a un’epidemia di tumori”. “Il nuovo
conflitto nel Terzo Mondo riguarda il tabacco”.
Il continente
africano è stato devastato dalla siccità, dalla guerra civile e dall’epidemia
di AIDS. Tuttavia, dice il cardiologo britannico Keith Ball, “a parte la guerra
nucleare o la carestia, il fumo delle sigarette costituisce la più grossa
minaccia per la salute futura dell’Africa”.
I colossi
multinazionali reclutano i contadini locali perché coltivino tabacco. Questi
abbattono alberi che sono preziosissimi per cucinare, riscaldarsi e costruire
abitazioni, e li usano come combustibile per la concia del tabacco. Coltivano
tabacco anziché generi alimentari, perché rende di più. È normale che gli
africani poveri spendano buona parte dei loro magri guadagni in sigarette. Così
le famiglie africane avvizziscono per la malnutrizione mentre i profitti vanno
ad impinguare le casse delle industrie occidentali del tabacco.
Africa,
Europa orientale e America Latina sono tutte nel mirino delle industrie
occidentali del tabacco, che vedono nel mondo in via di sviluppo un’occasione
commerciale di proporzioni colossali. Ma la popolosa Asia è di gran lunga la
miniera d’oro più grande di tutte. Attualmente la sola Cina ha più fumatori
dell’intera popolazione degli Stati Uniti: 300 milioni. Essi fumano la
fantastica cifra di 1.600 miliardi di sigarette l’anno, un terzo di tutte le
sigarette fumate nel mondo!
“Secondo i
medici le conseguenze sanitarie del boom del tabacco in Asia sono assolutamente
terrificanti”, riferisce il New York Times.
Richard Peto calcola che dei dieci milioni di decessi annuali legati al fumo
previsti per i prossimi due o tre decenni, due milioni si verificheranno solo
in Cina. Cinquanta milioni di bambini cinesi in vita oggi potrebbero morire di
malattie causate dal fumo, afferma Peto.
Il dott.
Nigel Gray ha riassunto la situazione in questo modo: “La storia del fumo negli
ultimi cinque decenni in Cina e in Europa orientale condanna questi paesi a una
grossa epidemia di malattie causate dal tabacco”.
“Come può un
prodotto che negli USA provoca ogni anno 400.000 morti premature, un prodotto
dal cui uso il governo statunitense sta tentando di dissuadere i propri
cittadini, diventare improvvisamente diverso al di là delle frontiere
americane?”, ha chiesto il dott. Prakit Vateesatokit, della Campagna Antifumo
thailandese. “La salute non conta più quando lo stesso prodotto viene esportato
in altri paesi?”
Le crescenti
industrie del tabacco hanno un potente alleato nel governo degli Stati Uniti.
Insieme hanno lottato per creare delle teste di ponte all’estero, soprattutto
nei mercati asiatici. Per anni le sigarette americane non potevano essere
importate in Giappone, Taiwan, Thailandia e altri paesi, in alcuni dei quali i
governi avevano il monopolio dei tabacchi. I gruppi antifumo si opponevano alle
importazioni, ma il governo americano sfoderò un’arma molto persuasiva: le
tariffe doganali punitive.
Dal 1985 in
poi, in seguito a forti pressioni da parte del governo americano, molti paesi
asiatici hanno aperto le frontiere alle sigarette americane, che li hanno
invasi. Nel 1988 le esportazioni di sigarette americane in Asia aumentarono del
75 per cento.
Forse le
vittime più tragiche delle guerre del tabacco sono i bambini. Uno studio citato
nel Journal of the American Medical Association
afferma che “bambini e adolescenti costituiscono il 90% di tutti i nuovi fumatori”.
Secondo una
stima riportata dalla rivista U.S.News
& World Report, negli Stati
Uniti gli adolescenti che fumano sarebbero 3 milioni e 100.000. Ogni giorno
3.000 nuove reclute cominciano a fumare: 1.000.000 l’anno.
Una
pubblicità di sigarette ha per protagonista un cammello che ama i divertimenti
e i piaceri e dalle cui labbra spesso pende una sigaretta. Questa pubblicità è
accusata di indurre i giovani a divenire schiavi della nicotina prima che
questi si rendano conto dei rischi per la salute. Nel giro di tre anni da che
fu introdotta questa pubblicità la relativa marca di sigarette ha visto
aumentare del 64 per cento le vendite fra gli adolescenti. Uno studio condotto
presso il Medical College of Georgia (USA) ha riscontrato che il 91 per cento
dei bambini di 6 anni riconosceva il protagonista della pubblicità.
Un’altra
popolare immagine legata alle sigarette è quella del virile cowboy che
scorrazza in libertà, il cui messaggio è, secondo un adolescente, “Quando fumi,
non ti ferma nessuno”. Si dice che il bene di consumo più venduto nel mondo sia
una marca di sigarette che si è accaparrata il 69 per cento del mercato dei
fumatori adolescenti ed è la marca più reclamizzata. Come ulteriore incentivo,
ogni pacchetto di sigarette contiene dei buoni per comprare jeans, cappelli e
capi d’abbigliamento sportivo richiesti dai giovani.
Riconoscendo
l’enorme potere della pubblicità, i gruppi antifumo sono riusciti a far bandire
in molti paesi le pubblicità televisive e radiofoniche del tabacco. Un modo in
cui gli astuti pubblicitari del tabacco aggirano l’ostacolo, tuttavia, è quello
di piazzare cartelloni pubblicitari in posizioni strategiche durante le
manifestazioni sportive. Così, quando una partita viene trasmessa alla TV e
viene seguita da un gran numero di giovani, questi possono vedere in primo
piano il loro giocatore preferito pronto all’azione e sullo sfondo un enorme
cartellone che pubblicizza le sigarette.
Nel centro
cittadino o di fronte alle scuole, ragazze astutamente vestite in minigonna o
in tenuta da cowboy o da safari distribuiscono sigarette gratuite ad
adolescenti bramosi o curiosi. Nelle sale giochi, nelle discoteche e ai
concerti rock vengono distribuite gratuitamente sigarette. Il piano di
marketing di una ditta finito in mano ai giornalisti rivelava che in Canada una
determinata marca di sigarette si prefiggeva di conquistare il mercato dei
ragazzi di lingua francese di età compresa tra i 12 e i 17 anni.
Il messaggio
fin troppo evidente è che fumare procura piacere, prestanza fisica, virilità e
popolarità. “Dove lavoravo”, ha detto un consulente pubblicitario, “ci davamo
molto da fare per incoraggiare i quattordicenni a cominciare a fumare”. In Asia
le pubblicità fanno vedere personaggi occidentali atletici, giovani e sani, che
giocano vivacemente sulla spiaggia o su campi da gioco... naturalmente con la
sigaretta in bocca. “I modelli e gli stili di vita occidentali creano standard
affascinanti da imitare”, osservava una rivista di marketing, “e i fumatori
asiatici non sanno resistere”.
I miliardi
di dollari spesi in pubblicità dai venditori di tabacco hanno ottenuto grossi
risultati. Un servizio speciale del Reader’s
Digest mostrava che l’aumento del
numero di giovani fumatori è allarmante. “Nelle Filippine”, dice il servizio, “oggi
fuma il 22,7 per cento della popolazione al di sotto dei 18 anni. In alcune
città dell’America Latina gli adolescenti che fumano sono addirittura il 50 per
cento. A Hong Kong bambini di sette anni sono ormai fumatori abituali”. — Selezione dal Reader’s Digest, aprile 1993, pagine 33, 34.
Tuttavia,
proprio mentre il tabacco celebra le sue vittorie all’estero, le aziende
produttrici di sigarette sono ben consapevoli delle minacciose nubi che si
profilano all’orizzonte in patria. Quante possibilità ha l’industria del
tabacco di superare questa bufera?
La ricetta fatale: Cosa c’è in una sigaretta?
Le aziende che producono sigarette possono
usare fino a 700 diversi additivi chimici, ma la legge consente loro di
mantenere segreto l’elenco di tali additivi. Fra questi, però, ci sono metalli
pesanti, pesticidi e insetticidi. Alcuni ingredienti sono talmente tossici che
è illegale gettarli in una normale discarica di rifiuti. Nelle graziose volute
del fumo di sigaretta si nascondono circa 4.000 sostanze, tra cui acetone,
arsenico, butano, monossido di carbonio e cianuro. I polmoni dei fumatori e di
chi sta nelle vicinanze devono fare i conti con almeno 43 sostanze riconosciute
come cancerogene.
I rischi dei non fumatori
Abitate, lavorate o viaggiate insieme a
forti fumatori? In tal caso potreste correre un rischio maggiore di contrarre
il cancro del polmone e malattie cardiache. Uno studio condotto nel 1993
dall’EPA, l’ente americano per la protezione ambientale, è giunto alla
conclusione che il fumo del tabacco nell’aria è una sostanza cancerogena di
classe A, ovvero del tipo più pericoloso. Il rapporto, frutto di estese
ricerche, analizzava i risultati di 30 studi che riguardavano tanto il fumo che
si produce all’estremità delle sigarette quanto quello espirato dai fumatori.
Secondo l’EPA il fumo passivo provocherebbe
ogni anno, negli Stati Uniti, 3.000 decessi per cancro del polmone. Nel giugno
1994 l’Associazione Medica Americana ha corroborato queste conclusioni
pubblicando uno studio da cui risultava che nelle donne che non hanno mai
fumato ma sono state esposte al fumo passivo il rischio di sviluppare il cancro
del polmone è del 30 per cento maggiore rispetto ad altri che non hanno mai
fumato.
Nei bambini l’esposizione al fumo provoca
dai 150.000 ai 300.000 casi di bronchite e polmonite l’anno. Ogni anno negli
Stati Uniti il fumo aggrava i sintomi dell’asma in un numero di bambini che va
dai 200.000 a 1.000.000.
L’Associazione Americana di Cardiologia
calcola che ben 40.000 persone muoiano ogni anno per disturbi cardiovascolari
provocati dal fumo passivo.
I sostenitori del tabacco tentano di difendersi
NEGLI anni
’40 Londra era una città assediata. I caccia tedeschi e le bombe volanti seminavano
terrore e distruzione. Se la situazione non fosse stata così tragica, però, gli
abitanti avrebbero potuto essere divertiti da uno spettacolo bizzarro.
Sopra
di loro, ancorati a lunghi cavi, erano sospesi migliaia di grandi palloni
aerostatici. Lo scopo era di scoraggiare le incursioni aeree a bassa quota e
possibilmente intercettare qualche bomba volante. Per quanto ingegnoso, lo
sbarramento di palloni aerostatici non servì praticamente a nulla.
In maniera
analoga, le aziende produttrici di sigarette si sono trovate “assediate”. Gli
estesi imperi del tabacco, un tempo inespugnabili bastioni di potere politico
ed economico, vengono attaccati da ogni parte.
La comunità
medica sforna pagine su pagine di studi che li mettono con le spalle al muro. Funzionari
sanitari, sfruttando la situazione a loro vantaggio, conducono crociate
antifumo. Genitori sdegnati denunciano il fatto che i loro figli vengono
raggirati. Legislatori determinati hanno proibito di fumare in uffici pubblici,
ristoranti, basi militari e aerei. In molti paesi è stata vietata ogni
pubblicità televisiva e radiofonica del tabacco. Negli Stati Uniti, interi
stati stanno facendo causa alle industrie del tabacco chiedendo risarcimenti di
milioni di dollari per le spese sanitarie sostenute. Anche avvocati si gettano
nella mischia.
Così, nel
tentativo di respingere gli attacchi, le aziende del tabacco hanno imbastito
una linea di difesa. Ma le loro argomentazioni sembrano vuote e inefficaci come
i palloni aerostatici che dovevano difendere Londra.
L’anno
scorso i cittadini degli Stati Uniti hanno potuto osservare benissimo come
funzionari sanitari governativi e legislatori indignati hanno sferrato una
vigorosa offensiva contro l’industria del tabacco. Nell’aprile 1994, davanti a
una commissione nominata dal Congresso, i dirigenti di sette grandi aziende
americane del tabacco furono messi di fronte alle chiare statistiche: ogni anno
muoiono più di 400.000 americani, e altri milioni sono malati, moribondi o
comunque dipendenti.
Cosa ebbero
da dire in loro difesa? I dirigenti sotto accusa si difesero facendo alcune
osservazioni interessanti: “Resta ancora da dimostrare l’esistenza di un nesso
causale tra il fumo . . . e l’insorgere di malattie”, ha affermato un portavoce
del Tobacco Institute. Non solo: il vizio del fumo è stato definito innocuo al
pari di qualsiasi altra attività piacevole, come mangiare dolciumi o bere
caffè. “La presenza di nicotina non rende le sigarette una droga, né rende il
fumo un vizio che crea dipendenza”, ha detto il direttore generale di
un’azienda del tabacco. “L’assunto secondo cui la nicotina delle sigarette
creerebbe dipendenza a qualsiasi livello non è corretto”, ha affermato uno
scienziato di un’azienda del tabacco.
Se le
sigarette non creano dipendenza, ha replicato la commissione, allora perché le
aziende del tabacco hanno cercato di manipolare i livelli di nicotina nei loro
prodotti? “Per il sapore”, ha spiegato un altro dirigente di una di queste
aziende. Cosa c’è di peggio di una sigaretta senza gusto? Anche di fronte a una
montagna di ricerche tratte dagli archivi della sua stessa azienda, da cui si
desumeva che la nicotina crea dipendenza, questo dirigente continuò a sostenere
la propria versione.
A quanto
pare, lui e altri continueranno a sostenere tale opinione, non importa quante
vittime del tabacco andranno a riempire i cimiteri. All’inizio del 1993 il
dott. Lonnie Bristow, presidente del consiglio di amministrazione
dell’Associazione Medica Americana, lanciò una sfida interessante. Il Journal of the American Medical Association
riferisce: “Ha invitato i dirigenti delle principali aziende americane del
tabacco a fare un giro insieme a lui nelle corsie degli ospedali per vedere uno
dei risultati del fumo: persone colpite dal cancro del polmone e da altre malattie
polmonari. Nessuno ha accettato l’invito”.
L’industria
del tabacco si vanta di provvedere buoni posti di lavoro in un momento in cui
l’economia mondiale è afflitta da crescente disoccupazione. In Argentina, ad
esempio, questa industria dà lavoro a un milione di persone, e ad essa sono
collegati indirettamente altri quattro milioni di posti di lavoro. Gli
imponenti gettiti fiscali hanno fatto entrare le industrie del tabacco nelle
grazie di molti governi.
Un’azienda
del tabacco ha favorito specificamente delle minoranze facendo generose
donazioni: in apparenza una dimostrazione di senso civico. Documenti riservati
dell’azienda, tuttavia, hanno rivelato qual era il vero motivo di questi
“stanziamenti per la creazione di una base elettorale”: creare consenso tra i
potenziali elettori.
Questa
stessa industria del tabacco si è fatta amici anche in campo artistico, donando
grosse cifre a musei, scuole, accademie di danza e istituzioni musicali. I
dirigenti di istituzioni artistiche si fanno coraggio e accettano questo denaro
di cui hanno grande bisogno. Di recente i membri della comunità artistica di
New York si sono trovati in una situazione imbarazzante quando questa industria
del tabacco ha chiesto loro di sostenere i propri sforzi lobbistici contro la
legislazione antifumo.
E,
naturalmente, i ricchi colossi del tabacco non hanno paura di distribuire
denaro ai politici, i quali possono usare la loro influenza per bloccare
qualsiasi proposta che danneggerebbe gli interessi del tabacco. Alti funzionari
governativi hanno preso le parti delle aziende del tabacco. Alcuni hanno legami
economici con queste industrie o si sentono in dovere di ripagarle per il
generoso sostegno finanziario che queste hanno dato loro durante le campagne
elettorali.
Un membro
del Congresso degli Stati Uniti avrebbe ricevuto oltre 21.000 dollari di
donazioni dalle aziende del tabacco e in seguito votò contro diversi
provvedimenti antitabacco.
Un ex
lobbista del tabacco, ben pagato, che era allo stesso tempo senatore di uno
stato e un forte fumatore, ha scoperto di recente di avere il cancro alla gola,
ai polmoni e al fegato. Ora prova rimorso e si lamenta dicendo che a “stare a
letto con una malattia che ci si è procurati da soli” ci si sente stupidi.
Con tutto il
potere che si può comprare con la pubblicità, i colossi del tabacco stanno
attaccando vigorosamente i loro avversari. Una pubblicità sventola la bandiera
della libertà, avvertendo solennemente: “Oggi le sigarette. E domani?” L’idea è
che caffeina, alcool e hamburger saranno le prossime vittime di presunti
fanatici proibizionisti.
Pubblicità
sui giornali hanno cercato di gettare discredito su uno studio spesso citato,
condotto dall’EPA, l’ente americano per la protezione ambientale, che ha
classificato come cancerogeno il fumo passivo. Le industrie del tabacco hanno
annunciato che intendono intraprendere una battaglia legale. Un programma
televisivo ha accusato un’industria del tabacco di giocare sui livelli di
nicotina per incoraggiare la dipendenza dal fumo. L’emittente che ha trasmesso
il programma si è subito vista citare per danni, e le è stato chiesto un
risarcimento di 10 miliardi di dollari.
Le industrie
del tabacco si sono battute con vigore, ma su di loro gravano sempre più
accuse. Negli ultimi quattro decenni sono stati condotti circa 50.000 studi, i
quali hanno fornito e continuano a fornire una montagna di prove sui pericoli
derivanti dall’uso del tabacco.
In che modo
le aziende del tabacco hanno tentato di aggirare le accuse lanciate loro? Hanno
affermato ostinatamente un presunto dato di fatto: ci sono fumatori che
smettono di fumare. Perciò, esse dicono, la nicotina non crea dipendenza. Ma le
statistiche sono di ben altro avviso. È vero che 40 milioni di americani hanno
smesso di fumare. Tuttavia altri 50 milioni di americani fumano ancora, e il 70
per cento d’essi dice che vorrebbe smettere. Dei 17 milioni di fumatori che
ogni anno tentano di smettere, il 90 per cento ricomincia a fumare nel giro di
un anno.
Dopo essere
stati operati di cancro del polmone, quasi il 50 per cento dei fumatori
americani riprendono a fumare. Dei fumatori che hanno avuto un infarto, il 38
per cento si accendono una sigaretta prima ancora di essere dimessi
dall’ospedale. Il 40 per cento dei fumatori a cui è stata asportata la laringe,
cancerosa, tentano di fumare di nuovo.
Negli Stati
Uniti ci sono milioni di fumatori adolescenti: tre quarti d’essi dicono di aver
fatto almeno un serio tentativo di smettere ma di non esserci riusciti. Le
statistiche mostrano anche che per molti giovani il fumo del tabacco è il primo
passo verso droghe più pesanti. La probabilità di usare cocaina è oltre 50
volte più alta tra gli adolescenti che fumano che tra i non fumatori. Una
ragazza tredicenne che fuma è di questo avviso. “Personalmente non ho dubbi che
le sigarette sono una droga che spiana la strada alle droghe più pesanti”, ha
scritto. “Quasi tutti quelli che conosco, eccetto tre persone, hanno cominciato
a fumare prima di drogarsi”.
Che dire
delle sigarette a basso contenuto di catrame? Gli studi dimostrano che in
effetti possono essere più pericolose, e questo per due motivi: Primo, il
fumatore spesso inspira più profondamente per ottenere la nicotina che il suo
organismo brama, esponendo così una maggior porzione di tessuto polmonare agli
effetti tossici del fumo; secondo, l’idea sbagliata di star fumando una
sigaretta “più sana” può impedirgli di fare lo sforzo di smettere del tutto.
Solo sulla
nicotina sono stati fatti più di 2.000 studi. Essi rivelano che, fra tutte le
sostanze che creano dipendenza, la nicotina è una delle più efficaci che si
conoscano, e una delle più dannose. Essa accelera il battito cardiaco e
restringe i vasi sanguigni. Entra in circolo in sette secondi: addirittura
prima di un farmaco somministrato per via endovenosa. Essa condiziona il
cervello a volerne di più, generando un desiderio che secondo alcuni ha un
potere di assuefazione due volte superiore a quello dell’eroina.
Le aziende
del tabacco, nonostante lo neghino, si rendono conto che la nicotina può creare
dipendenza? I fatti indicano che lo sanno da tempo. Ad esempio, un rapporto del
1983 mostra che un ricercatore di un’industria del tabacco osservò che i ratti
di laboratorio manifestavano i classici sintomi della dipendenza,
autosomministrandosi regolarmente dosi di nicotina azionando delle leve. A
quanto pare, i risultati di questo studio furono ben presto insabbiati
dall’industria e sono venuti alla luce solo di recente.
I colossi
del tabacco non sono rimasti con le mani in mano di fronte agli attacchi che
stanno arrivando loro da tutti i fronti. Nella città di New York il Consiglio
per le Ricerche sul Tabacco conduce quella che il Wall Street Journal definisce “la più lunga campagna
di disinformazione nella storia dell’economia degli Stati Uniti”.
Con la
pretesa di condurre ricerche indipendenti, il consiglio ha investito milioni di
dollari per respingere gli attacchi. Tutto cominciò nel 1953 quando il dott.
Ernst Wynder, del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center, scoprì che i topi sul
cui dorso era stato spalmato il catrame del tabacco sviluppavano tumori.
L’industria istituì questo consiglio per neutralizzare le chiare prove che si
andavano raccogliendo contro il suo prodotto, opponendo le proprie prove
scientifiche.
Ma come
avrebbero fatto gli scienziati di questo consiglio a produrre risultati così
diversi dalle scoperte fatte dal resto dei ricercatori? Documenti recentemente
diventati di dominio pubblico rivelano un’elaborata rete di intrighi. Molti
ricercatori del consiglio, vincolati da contratti scritti oppure sotto il
vigile sguardo di squadre di avvocati, hanno riscontrato che le crescenti
preoccupazioni per la salute erano ben fondate. Di fronte ai fatti, però,
secondo il Wall Street Journal, il
consiglio “a volte ha trascurato, o persino troncato, gli studi da cui si
deduceva che il fumo è pericoloso per la salute”.
Dietro le
mura della segretezza, le ricerche per creare una sigaretta più sicura
continuarono per anni. Condurre queste ricerche pubblicamente sarebbe stata una
tacita ammissione che il fumo fa davvero male. Alla fine degli anni ’70 un
importante avvocato di un’industria del tabacco raccomandò di abbandonare i
tentativi di produrre una sigaretta “sicura”, in quanto inutili, e di
archiviare tutta la relativa documentazione.
Dagli anni di
sperimentazione divennero chiare due cose: La nicotina causa davvero
dipendenza, e il fumo uccide davvero. Anche se in pubblico negano recisamente
questi fatti, con le proprie azioni le aziende del tabacco mostrano di
conoscere i fatti fin troppo bene.
Accusando
queste aziende di manipolazioni deliberate David Kessler, commissario della
FDA, l’ente americano che si occupa degli alimenti e dei farmaci, ha detto:
“Alcune delle odierne sigarette, in effetti, si potrebbero definire sistemi di
erogazione della nicotina ad alta tecnologia grazie ai quali la nicotina viene
fornita in dosi calcolate con precisione . . . sufficienti a creare e sostenere
la dipendenza”.
Kessler ha
rivelato che le aziende del tabacco possiedono diversi brevetti che dimostrano
il loro intento. Uno di questi riguarda una varietà di tabacco manipolata
geneticamente che ha il più alto contenuto di nicotina che si conosca. Un altro
metodo tratta con nicotina il filtro e la carta delle sigarette, così da dare
una carica in più. Un altro ancora fa sì che venga liberata più nicotina nelle
prime boccate che nelle ultime. Inoltre, documenti industriali dimostrano che
nelle sigarette vengono aggiunti composti dell’ammoniaca perché il tabacco
liberi più nicotina. “A un fumatore entrava in circolo quasi il doppio della
quantità [di nicotina] normalmente inspirata”, dice un articolo del New York
Times. La FDA ha dichiarato che la
nicotina è una droga che causa dipendenza e si prefigge di regolamentare più
rigidamente le sigarette.
Anche i governi,
a modo loro, non possono fare a meno delle sigarette. Il governo americano, ad
esempio, raccoglie ogni anno sotto forma di tasse statali e federali sui
prodotti del tabacco 12 miliardi di dollari. Un organismo federale (l’Office of
Technology Assessment), però, calcola che il fumo costa al governo 68 miliardi
di dollari all’anno in termini di spese sanitarie e di produttività perduta.
Pretesi
vantaggi economici e abbondanza di posti di lavoro, benevolo sostegno alle
arti, recise negazioni dei rischi per la salute: l’industria del tabacco, per
difendersi, ha lanciato alcuni palloni aerostatici davvero bizzarri. Resta da
vedere se si dimostreranno più efficaci di quelli posti a suo tempo a difesa di
Londra.
Tuttavia è
evidente che questi colossi aziendali non possono più nascondere la loro vera
identità. Hanno guadagnato miliardi, ma sulla pelle di milioni di persone;
sembra però che il terribile prezzo in vite umane dei loro traffici li lasci
indifferenti.
50.000 studi: Cosa hanno scoperto?
Ecco un piccolo
campione dei rischi per la salute che i ricercatori hanno messo in relazione
con l’uso di tabacco:
CANCRO DEL POLMONE: L’87 per cento dei decessi per cancro del polmone
avvengono tra i fumatori.
MALATTIE CARDIACHE: Tra i fumatori il rischio di
contrarre una malattia cardiovascolare è del 70 per cento maggiore.
TUMORE AL SENO:
Le donne che fumano 40 o più sigarette al giorno hanno una probabilità del 74
per cento maggiore di morire di tumore al seno.
PROBLEMI DI UDITO:
I neonati delle fumatrici hanno maggiori difficoltà a elaborare i suoni.
RISCHI LEGATI AL DIABETE: I diabetici
che fumano o masticano tabacco sono più esposti al rischio di lesioni renali e
in loro è più rapida l’insorgenza della retinopatia (una malattia della
retina).
CANCRO DEL COLON: Due studi condotti su oltre 150.000 persone mostrano che c’è
un chiaro legame tra fumo e cancro del colon.
ASMA: Il fumo
passivo può peggiorare l’asma nei giovani.
PREDISPOSIZIONE AL FUMO:
Le figlie di donne che hanno fumato durante la gravidanza hanno una probabilità
di fumare quattro volte superiore.
LEUCEMIA: Sembra che
il fumo causi la leucemia mieloide.
INCIDENTI DURANTE L’ATTIVITÀ FISICA:
Secondo uno studio dell’esercito americano, i fumatori sono più esposti a
riportare lesioni durante l’attività fisica.
MEMORIA: Dosi
elevate di nicotina possono far diminuire la destrezza mentale quando si
svolgono compiti complessi.
DEPRESSIONE: Gli
psichiatri stanno analizzando le prove secondo cui esisterebbe un legame tra fumo
e depressione grave come pure tra fumo e schizofrenia.
SUICIDIO: Uno studio
condotto su personale paramedico ha dimostrato che i suicidi erano due volte
più probabili tra i fumatori.
Altri pericoli da aggiungere all’elenco: cancro della bocca, della laringe,
della gola, dell’esofago, del pancreas, dello stomaco, dell’intestino tenue,
della vescica, del rene e della cervice; ictus, infarto, pneumopatia cronica,
malattie circolatorie, ulcera peptica, diabete, sterilità, basso peso alla
nascita, osteoporosi e infezioni all’orecchio. Si potrebbero aggiungere anche i
rischi di incendio, in quanto il fumo di tabacco è la principale causa degli
incendi di case, alberghi e ospedali.
Il tabacco che non si fuma:
un’alternativa pericolosa
L’azienda leader nell’industria del tabacco
da fiuto o da masticare, che ha un giro d’affari di 1 miliardo e 100 milioni di
dollari, attira astutamente i semplici con un’“esca” profumata. Vende varietà
di tabacco aromatizzate. La “leggera sensazione di euforia da tabacco” che queste
varietà procurano soddisfa, ma non a lungo. Un ex vicepresidente di questa
azienda ha detto: “Molti forse cominciano con i prodotti più aromatizzati, ma
poi finiscono per comprare [la varietà più forte]”. Questo prodotto è
pubblicizzato come “Un tabacco da masticare forte per uomini forti”, e
“Soddisfa”.
Il Wall
Street Journal, che ha parlato della strategia di mercato di questa
azienda, ha citato la dichiarazione dell’azienda stessa secondo cui non sarebbe
vero che essa “manipola i livelli di nicotina”. Il Journal ha affermato anche che due chimici che hanno lavorato per
questa industria del tabacco, affrontando per la prima volta l’argomento, hanno
detto che “pur non manipolando i livelli di nicotina, la ditta manipola la
quantità di nicotina che i consumatori assorbono”.
Inoltre, sempre secondo le loro dichiarazioni, questa azienda aggiunge sostanze
chimiche per esaltare l’alcalinità del tabacco da succhiare. Più il tabacco è
alcalino, “più nicotina viene liberata”. Il Journal
aggiunge questa precisazione a proposito del tabacco da succhiare e di quello
da masticare: “Il tabacco da succhiare, che a volte viene confuso con quello da
masticare, è tabacco trinciato che i consumatori succhiano ma non masticano. Ne
prendono un pizzico e lo mettono tra la guancia e la gengiva, spostandolo poi
con la lingua e sputando di tanto in tanto”.
Le varietà aromatizzate fatte per i
principianti liberano solo dal 7 al 22 per cento della nicotina, che può così
entrare in circolo. La varietà più forte può provocare conati di vomito nei
nuovi consumatori. Il suo tabacco è trinciato fine, per “veri” uomini. Il 79
per cento della nicotina è “libera”, disponibile per essere immediatamente
assorbita ed entrare nel circolo ematico. Negli Stati Uniti l’età media a cui
si comincia a succhiare tabacco è nove anni. E quale ragazzino di nove anni
resisterà a lungo prima di passare alle varietà più forti e diventare anche lui
un “vero” uomo?
La dose di nicotina assorbita in questo modo
è in effetti più potente di quella che deriva da una sigaretta. I consumatori
sarebbero 4 volte più esposti al rischio di cancro della bocca, e il loro
rischio di ammalarsi di cancro della gola è 50 volte superiore a quello di chi
non succhia tabacco.
Negli Stati Uniti per un periodo si è
gridato allo scandalo quando la madre di un ex campione scolastico di atletica,
morto di cancro della bocca, ha citato in giudizio un’azienda produttrice di
tabacco. Il figlio aveva ottenuto in omaggio un barattolo di tabacco da
succhiare a un rodeo, quando aveva solo 12 anni, e finì per consumarne quattro
barattoli alla settimana. Dopo che al ragazzo, in una serie di dolorosi
interventi chirurgici, furono asportate parti della lingua, della mascella e
del collo, i medici si sono arresi. Il giovane è morto a 19 anni.
Come smettere
Milioni di
persone sono riuscite a vincere la dipendenza dalla nicotina. Se fumate, anche
se lo fate da molto tempo, potete liberarvi anche voi di questo vizio dannoso.
Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero esservi utili:
• Sappiate
in anticipo cosa aspettarvi. Tra i sintomi di astinenza ci possono essere stati
d’ansia, irritabilità, vertigini, mal di testa, insonnia, nausea, fame, forte
desiderio di fumare, scarsa capacità di concentrazione e tremori. Non è certo
una bella prospettiva, ma i sintomi più intensi durano solo pochi giorni e
gradualmente diminuiscono di intensità man mano che il corpo si libera della
nicotina.
• Ora inizia
la vera guerra psicologica. Non solo il vostro corpo desiderava la nicotina, ma
la vostra mente era condizionata da abitudini collegate al fumo. Analizzate la
vostra routine per capire in quali occasioni accendevate automaticamente una
sigaretta, e modificate tali abitudini. Ad esempio, se eravate abituati a fumare
sempre dopo mangiato, decidete di alzarvi subito e di andare a fare una
passeggiata o a lavare i piatti.
• Quando
provate il forte desiderio di fumare, forse a motivo di una situazione
stressante, ricordate che in genere l’impulso passerà nel giro di cinque
minuti. Siate pronti a occupare la mente scrivendo una lettera, facendo
ginnastica o mangiando un sano spuntino. La preghiera è un aiuto potente per
autocontrollarsi.
• Se siete
scoraggiati perché già in passato avete tentato di smettere di fumare e non ci
siete riusciti, fatevi coraggio. La cosa importante è continuare a provare.
• Se ciò che
vi trattiene è la paura di ingrassare, ricordate che i benefici che si hanno
smettendo di fumare sono di gran lunga maggiori dei pericoli che si corrono
avendo qualche chilo in più. Potrebbe essere utile avere a portata di mano
frutta o verdura. E bevete molta acqua.
• Smettere
di fumare è una cosa. Continuare ad astenersi dal tabacco è un’altra.
Stabilitevi delle mete, in termini di tempo, in cui stare senza fumare: un
giorno, una settimana, tre mesi, per sempre.
Tabacco e censura
“Basta con
la censura! La libertà di parola — inclusa la libertà di fare pubblicità — è un
diritto da salvaguardare. La maggioranza degli americani non è favorevole al vietare
la pubblicità delle sigarette”.
— Annuncio
di giornale, gennaio 1989, basato su “un sondaggio telefonico condotto su scala
nazionale tra 1.500 adulti”. Ma 1.500 persone rappresentano “la maggioranza
degli americani”?
COLORO che
fanno pubblicità al tabacco sostengono che la loro pubblicità non inizi la
gente al fumo. Essa determinerebbe solo la distribuzione del volume di affari
tra le varie marche. Tuttavia, l’attuale aumento registrato tra le fumatrici
contesta il loro argomento. Comunque, il potere esercitato da coloro che fanno
pubblicità al tabacco nasconde un’altra deleteria influenza.
In anni
recenti i produttori americani di tabacco si sono comprati una certa
rispettabilità comprando intere ditte produttrici di generi alimentari e
togliendo la parola tabacco dal loro nome sociale. Così l’American Tobacco
Company è divenuta American Brands; la R. J. Reynolds Tobacco Company è
divenuta recentemente RJR/Nabisco; la Brown and Williamson Tobacco Corporation
è divenuta Brown and Williamson Industries. Ma qual è uno dei risultati di
questi cambiamenti? Un’ulteriore pressione esercitata dalla pubblicità. In che
senso?
Perfino le
riviste dove la pubblicità del tabacco non compare mai devono pensarci due
volte prima di pubblicare articoli critici nei confronti del fumo e dei
prodotti del tabacco. È vero che non perderanno i proventi derivanti da tale
pubblicità. Ma che dire delle altre ditte ora appartenenti ai baroni del
tabacco e che fanno pubblicità ai generi alimentari o ad altri prodotti? E che
dire degli articoli o delle dichiarazioni che possono mettere in cattiva luce
il fumo? Ecco la base per un’autocensura sottile, quasi subliminale.
Un caso
interessante a questo proposito è quello del numero di Newsweek del 6 giugno 1983. I numeri che precedettero e seguirono
quello del 6 giugno contenevano da sette a dieci pagine di pubblicità delle
sigarette. Ma Newsweek del 6 giugno
conteneva un articolo polemico di 4,3 pagine intitolato “Il punto sul fumo”.
Quante pagine di pubblicità delle sigarette conteneva quel numero? Nessuna. Lo
scrittore White afferma: “Quando i produttori di sigarette seppero
dell’intenzione di pubblicare l’articolo, chiesero di togliere la loro
pubblicità. La rivista può averci rimesso fino a 1 milione di dollari in
pubblicità per avere pubblicato quell’articolo”.
I proventi
della pubblicità sono la linfa vitale di riviste e giornali. I fatti mostrano
che prima di pubblicare materiale critico nei confronti dell’industria del
tabacco i direttori lo vagliano molto attentamente, e non sempre lo pubblicano.
Un divulgatore di articoli sulla salute ha scritto: “Se metto il fumo in una
lista di fattori che causano, per esempio, disturbi cardiaci, il direttore lo
metterà in fondo alla lista o lo toglierà del tutto”. Come si suol dire,
“bisogna attaccare l’asino dove vuole il padrone”. L’autocensura è all’ordine
del giorno.
Fatto degno
di nota, il Wall Street Journal riferì che
in un periodo di sei anni nel quale due riviste per neri avevano fatto
pubblicità al tabacco, nessuna delle due aveva pubblicato articoli che
trattavano direttamente il fumo e la salute. Una semplice coincidenza? È chiaro
che le riviste che fanno pubblicità ai prodotti del tabacco difficilmente
possono mordere la mano che le nutre. Così si astengono dal far luce sui pericoli
del fumo.
Questo esame
del soggetto del tabacco, del fumo e della pubblicità ci permette di vedere che
sono in gioco molte cose. Per i coltivatori di tabacco, sono in gioco i mezzi
di sussistenza. Per i baroni del tabacco, i venditori, sono in gioco i loro
pingui guadagni. Per i governi, sono in gioco i proventi delle tasse. E per i
milioni di fumatori, sono in gioco la salute e la vita.
Se fumate o
state pensando di cominciare a fumare, è una vostra scelta. Come vi
rammenteranno i magnati americani del tabacco, fumare è un vostro diritto
costituzionale. Ma ricordate: ciò significa che è anche un vostro diritto
costituzionale rischiare di morire di tumore al polmone o alla gola, di
malattie cardiovascolari, di enfisema, di morbo di Bürger e di un gran numero
di altre letali malattie. D’altro canto, se volete smettere di fumare, cosa
potete fare? Cosa ci vuole? Un motivo!
Fumo: Il punto
di vista cristiano
OVVIAMENTE
la Bibbia non menziona né il tabacco né il fumo, visto che nell’antico Medio
Oriente erano sconosciuti. Infatti la pianta del tabacco è oriunda dell’America
Meridionale, del Messico e delle Indie Occidentali, e fu introdotta nel resto
del mondo solo a metà del XVI secolo.
Significa
questo che la Bibbia non dica nulla che abbia attinenza col fumo? Tutt’altro.
Essa enuncia chiaramente princìpi che hanno un’applicazione universale e
indicano la condotta da seguire. Quali sono alcuni di questi princìpi basilari?
Ne vale la pena?
Il buon senso
suggerisce di abbandonare qualsiasi pratica nociva. Ma quando si parla di fumo,
è troppo poco dire che è nocivo. È letale, mortifero. È velenoso. Patrick
Reynolds, erede di una fortuna accumulata col tabacco, nella sua deposizione
davanti a una sottocommissione del Congresso americano ha detto: “Credo che la
pubblicità delle sigarette equivalga a promuovere la vendita di un prodotto
tossico e che sia morale, giusto e appropriato eliminare tutta la pubblicità
delle sigarette”.
Per i
cristiani che desiderano avere l’approvazione di Dio, è senz’altro morale,
giusto e appropriato eliminare dalla propria vita non solo la pubblicità del
tabacco, ma qualsiasi prodotto del tabacco. Sigarette (“sicure” e non), sigari,
tabacco da pipa e da fiuto: tutte queste sostanze provengono dalla stessa
pianta velenosa contenente nicotina: quella del tabacco. E non ne avete bisogno
per dimostrare di ‘aver fatto molta strada’ o per provare gioia e piacere nella
vita. Avvelenarsi non è indice di raffinatezza, qualunque cosa vi dicano i
venditori di malattie e di morte!
Rinunciano al commercio
del tabacco
Nel 1875 R. J. Reynolds fondò nella North
Carolina (USA) una casa produttrice di tabacco da masticare. Nel 1913 fecero la
loro prima sigaretta: la Camel. Gli affari prosperarono e negli Stati Uniti
questa casa divenne seconda solo alla Philip Morris per vendite di sigarette ed
entità di guadagni. Il pronipote del fondatore è Patrick Reynolds, ora poco più
che quarantenne. Dopo aver fumato per 15 anni, fece scoppiare una bomba nel
mondo del tabacco.
Nel 1986 comparve davanti a una
sottocommissione del Congresso americano per deporre contro il fumo! Da allora
ha partecipato regolarmente alle campagne contro l’uso di tabacco. Da cosa è
nata la sua avversione per il prodotto che ha fatto la fortuna della sua
famiglia? Ricordare che da ragazzo ha visto suo padre, un forte fumatore,
morire lentamente di enfisema. Patrick ha detto: “I ricordi che ho di mio padre
sono tutti di un uomo sempre col fiato grosso e che contava i giorni che gli
restavano da vivere”.
Patrick decise di fare qualcosa di concreto
riguardo alla sua vita. “Capii che potevo cambiare le cose e fare qualcosa di
utile nella vita”. Disse che continuare a promuovere la vendita di prodotti di
cui è dimostrata la nocività sarebbe stato “chiaramente immorale”.
“Se la mano che un tempo mi nutriva è
l’industria del tabacco, allora la stessa mano ha ucciso milioni di persone e
continuerà a ucciderne altri milioni se la gente non prenderà coscienza dei
pericoli delle sigarette”. — The New
York Times, 25 ottobre 1986.
David Goerlitz è il modello diventato famoso
grazie alla pubblicità delle sigarette Winston. Ha smesso di fare pubblicità
alle sigarette e ora è un portavoce della Società Americana contro i Tumori.
Cosa lo ha fatto cambiare? In un’intervista televisiva trasmessa il 29 dicembre
1988 disse: “Sono andato a trovare mio fratello malato di cancro in un ospedale
di Boston. Ho visto da vicino gli effetti del mio lavoro: malati di tumore che
soffrivano a causa del fumo. Ho visto gli effetti devastanti sulle vittime del
fumo e sulle vittime delle vittime, i familiari. Ho visto uomini sui
quarant’anni senza capelli, con tubi infilati nella gola e nello stomaco. Mi
sono sentito colpevole e ho deciso di smettere di fare pubblicità al tabacco”.•
Dieci modi per smettere di fumare
1.Abbiate un valido motivo. Abbiate buone e fondate ragioni per volere
smettere: amor proprio, preoccupazione per la vostra salute, presente e futura,
preoccupazione per i vostri cari che sono danneggiati dal vostro pericoloso
vizio, desiderio d’essere puri, fisicamente e moralmente.
2.Fissate
una data per smettere, e rispettatela. Smettete di colpo; il dolore è
immediato, ma la ferita guarisce in fretta.
3.Compite passi concreti per togliervi il vizio. Fate a pezzi tutte le
sigarette che avete in casa e versateci sopra dell’acqua. Fate lavare tutti gli
abiti che puzzano di tabacco. Ricominciate da capo, sentitevi rinvigoriti!
4.Evitate gli ambienti saturi di tabacco e gli amici che fumano mentre ha
luogo la vostra totale disassuefazione dalla nicotina. Visitate luoghi dove è
vietato fumare, come musei e biblioteche.
5.Conservate il denaro che avreste speso nel tabacco e dopo un mese
contatelo! Comprate qualcosa di cui avete bisogno. Oppure fate un regalo a
qualcuno che amate e che pure potrà rallegrarsi della vostra vittoria.
6.Nei momenti in cui prendereste normalmente una sigaretta tenetevi
occupati a fare qualcosa. Masticate gomma americana (non alla nicotina) o
succhiate caramelle alla menta quando siete attanagliati dal desiderio di
fumare. Dopo aver mangiato, lavatevi i denti invece di fumare. Fate una
passeggiata, scrivete lettere, cucite, occupatevi del giardino, fate
riparazioni, pulite l’automobile, ecc.
7.Quando siete nervosi o sotto pressione, respirate profondamente e
lentamente. Anziché prendere una sigaretta, bevete acqua e succhi di frutta in
abbondanza. I liquidi purificano.
8.Fate esercizio fisico entro i limiti consentiti dalle vostre forze.
Chiedete prima al vostro medico cosa è ragionevole fare. Le vostre migliorate
condizioni fisiche vi saranno di incoraggiamento.
9.Riducete il consumo di alcool. Alcool e sigarette spesso “vanno a
braccetto”, visto che l’alcool può far nascere il desiderio di fumare. Evitate
quelle occasioni in cui questo può accadere. Osservate con occhio critico la
pubblicità delle sigarette: analizzatene la superficialità e la doppiezza. Non
fatevi ingannare di nuovo.
10.Non aspettatevi un miracolo; ma fate in modo che avvenga.