Ne uccidonomilioni

per faremiliardi

 

Vincent van Gogh,pittore

olandese e accanitofumatore

di pipa, dipinsequest’opera,

intitolata “Teschiocon

sigaretta”. Questiarticoli

mostrano quantevittime sta

facendo oggi iltabacco,

soprattutto nellenazioni in via

di sviluppo, e comecolpisce le

donne e gliadolescenti.

 


Milioni di vite vanno in fumo

È UNO dei beni di consumo più venduti del mondo. Ha folte schiere di leali acquirenti e un mercato in rapida espansione. Le industrie che lo producono vantano profitti astronomici, agganci politici e prestigio. L’unico problema è che i clienti migliori, uno dopo l’altro, continuano a morire!

L’Economist osserva: “Le sigarette sono uno dei beni di consumo che assicurano i maggiori profitti. Sono anche gli unici (leciti) che, se usati nel modo previsto, creano assuefazione nella maggior parte dei consumatori e spesso li uccidono”. Questo significa che le industrie del tabacco fanno soldi a palate, ma anche che i loro clienti ci rimettono molto. Secondo i Centri americani per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie ogni anno la vita dei fumatori americani nell’insieme viene accorciata di circa cinque milioni di anni, più o meno di un minuto per ogni minuto passato a fumare. “Il fumo uccide 420.000 americani all’anno”, riferisce la rivista Newsweek. “Questo significa 50 volte più delle droghe illegali”.

Secondo il libro Mortality From Smoking in Developed Countries 1950-2000 (Mortalità da fumo nei paesi sviluppati 1950-2000), edito dal Fondo Imperiale britannico per le Ricerche sul Cancro, dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall’American Cancer Society (Società Americana contro i Tumori), in tutto il mondo muoiono a causa del fumo tre milioni di persone all’anno, ovvero sei persone ogni minuto. Questa analisi delle tendenze mondiali in fatto di fumo, la più estesa svolta finora, riguarda 45 nazioni. “Nella maggior parte dei paesi”, avverte Richard Peto, del Fondo Imperiale per le Ricerche sul Cancro, “il peggio deve ancora arrivare. Se le attuali tendenze relative al fumo continuano, quando i giovani fumatori d’oggi raggiungeranno la mezza età o la vecchiaia i morti causati dal tabacco saranno circa 10 milioni all’anno, uno ogni tre secondi”.

“Il fumo espone a rischi senza pari”, dice il dott. Alan Lopez, dell’OMS. “Finisce per uccidere un fumatore su due”. Martin Vessey, del Dipartimento della Sanità Pubblica dell’Università di Oxford, è dello stesso avviso: “Questi risultati ottenuti nel corso di 40 anni portano alla terribile conclusione che metà di tutti i fumatori finisce per morire a causa del proprio vizio: un pensiero davvero terrificante”. Dagli anni ’50 ad oggi 60 milioni di persone sono morte a causa del fumo.

Questo è un pensiero terrificante anche per le industrie del tabacco. Se attualmente, nel mondo, ogni anno tre milioni di persone muoiono per cause legate al fumo e molte altre smettono di fumare, questo significa che ogni anno bisogna trovare più di tre milioni di nuovi consumatori.

Una fonte di consumatori è emersa grazie a quella che le industrie del tabacco acclamano come la liberazione della donna. Nei paesi occidentali le donne che fumano sono una realtà concreta da diversi anni, e ora questo fenomeno si sta diffondendo in luoghi in cui per una donna fumare era considerato una vergogna. Le industrie del tabacco vogliono rivoluzionare la situazione. Vogliono aiutare le donne ad affermare la loro nuova ricchezza e libertà. Speciali marche di sigarette che vantano un più basso contenuto di catrame e nicotina attirano le fumatrici, le quali trovano il fumo di queste sigarette meno acre. Altre sigarette sono aromatizzate oppure hanno una forma lunga e snella: la stessa forma che le donne forse sperano di raggiungere fumando. In Asia le pubblicità del tabacco presentano giovani ed eleganti modelle asiatiche vestite in maniera seducente con abiti occidentali.

Tuttavia il tasso di mortalità per malattie legate al fumo va di pari passo con la “liberazione” della donna. Negli ultimi vent’anni il numero di donne morte di cancro del polmone è raddoppiato in Giappone, Gran Bretagna, Norvegia, Polonia e Svezia. Negli Stati Uniti e in Canada il tasso è aumentato del 300 per cento. “Hai fatto molta strada, piccola!”, esclama una pubblicità di sigarette.

Alcune aziende del tabacco hanno le proprie strategie. Un’azienda delle Filippine ha distribuito gratuitamente in quel paese a grande maggioranza cattolica dei calendari con un’immagine della Madonna e il marchio delle proprie sigarette posto sfacciatamente sotto l’immagine sacra. “Non avevo mai visto niente di simile”, ha detto la dottoressa Rosmarie Erben, consulente sanitaria asiatica dell’OMS. “Tentavano di collegare l’idea dell’immagine sacra al tabacco, per rendere accettabile alle donne filippine l’idea di fumare”.

In Cina si calcola che il 61 per cento degli uomini adulti fuma, mentre le donne che fumano sono solo il 7 per cento. Le industrie occidentali del tabacco attendono con impazienza la “liberazione” di queste belle signore orientali, a milioni delle quali sono stati negati per tanto tempo i “piaceri” goduti dalle loro affascinanti sorelle occidentali. L’unico, grosso inconveniente è che in Cina quasi tutte le sigarette provengono dall’industria statale del tabacco.

Le industrie occidentali, però, un po’ alla volta si stanno intrufolando anche lì. Pur avendo poche occasioni per pubblicizzare i loro prodotti, alcuni produttori di sigarette cercano di preparare i futuri clienti in modo subdolo. La Cina importa film da Hong Kong, e in molti di questi film gli attori vengono pagati per fumare: una vera e propria forma di persuasione occulta!

Visto che in patria trovano sempre maggiore ostilità, le ricche industrie americane del tabacco stanno allungando i propri tentacoli per ghermire nuove prede. I fatti mostrano che hanno preso di mira le nazioni in via di sviluppo.

I funzionari sanitari di tutto il mondo danno l’allarme. I giornali portano titoli come questi: “L’Africa deve combattere una nuova piaga: le sigarette”. “Il fumo diventa fuoco in Asia mentre il mercato delle sigarette sale alle stelle”. “La percentuale dei fumatori in Asia porterà a un’epidemia di tumori”. “Il nuovo conflitto nel Terzo Mondo riguarda il tabacco”.

Il continente africano è stato devastato dalla siccità, dalla guerra civile e dall’epidemia di AIDS. Tuttavia, dice il cardiologo britannico Keith Ball, “a parte la guerra nucleare o la carestia, il fumo delle sigarette costituisce la più grossa minaccia per la salute futura dell’Africa”.

I colossi multinazionali reclutano i contadini locali perché coltivino tabacco. Questi abbattono alberi che sono preziosissimi per cucinare, riscaldarsi e costruire abitazioni, e li usano come combustibile per la concia del tabacco. Coltivano tabacco anziché generi alimentari, perché rende di più. È normale che gli africani poveri spendano buona parte dei loro magri guadagni in sigarette. Così le famiglie africane avvizziscono per la malnutrizione mentre i profitti vanno ad impinguare le casse delle industrie occidentali del tabacco.

Africa, Europa orientale e America Latina sono tutte nel mirino delle industrie occidentali del tabacco, che vedono nel mondo in via di sviluppo un’occasione commerciale di proporzioni colossali. Ma la popolosa Asia è di gran lunga la miniera d’oro più grande di tutte. Attualmente la sola Cina ha più fumatori dell’intera popolazione degli Stati Uniti: 300 milioni. Essi fumano la fantastica cifra di 1.600 miliardi di sigarette l’anno, un terzo di tutte le sigarette fumate nel mondo!

“Secondo i medici le conseguenze sanitarie del boom del tabacco in Asia sono assolutamente terrificanti”, riferisce il New York Times. Richard Peto calcola che dei dieci milioni di decessi annuali legati al fumo previsti per i prossimi due o tre decenni, due milioni si verificheranno solo in Cina. Cinquanta milioni di bambini cinesi in vita oggi potrebbero morire di malattie causate dal fumo, afferma Peto.

Il dott. Nigel Gray ha riassunto la situazione in questo modo: “La storia del fumo negli ultimi cinque decenni in Cina e in Europa orientale condanna questi paesi a una grossa epidemia di malattie causate dal tabacco”.

“Come può un prodotto che negli USA provoca ogni anno 400.000 morti premature, un prodotto dal cui uso il governo statunitense sta tentando di dissuadere i propri cittadini, diventare improvvisamente diverso al di là delle frontiere americane?”, ha chiesto il dott. Prakit Vateesatokit, della Campagna Antifumo thailandese. “La salute non conta più quando lo stesso prodotto viene esportato in altri paesi?”

Le crescenti industrie del tabacco hanno un potente alleato nel governo degli Stati Uniti. Insieme hanno lottato per creare delle teste di ponte all’estero, soprattutto nei mercati asiatici. Per anni le sigarette americane non potevano essere importate in Giappone, Taiwan, Thailandia e altri paesi, in alcuni dei quali i governi avevano il monopolio dei tabacchi. I gruppi antifumo si opponevano alle importazioni, ma il governo americano sfoderò un’arma molto persuasiva: le tariffe doganali punitive.

Dal 1985 in poi, in seguito a forti pressioni da parte del governo americano, molti paesi asiatici hanno aperto le frontiere alle sigarette americane, che li hanno invasi. Nel 1988 le esportazioni di sigarette americane in Asia aumentarono del 75 per cento.

Forse le vittime più tragiche delle guerre del tabacco sono i bambini. Uno studio citato nel Journal of the American Medical Association afferma che “bambini e adolescenti costituiscono il 90% di tutti i nuovi fumatori”.

Secondo una stima riportata dalla rivista U.S.News & World Report, negli Stati Uniti gli adolescenti che fumano sarebbero 3 milioni e 100.000. Ogni giorno 3.000 nuove reclute cominciano a fumare: 1.000.000 l’anno.

Una pubblicità di sigarette ha per protagonista un cammello che ama i divertimenti e i piaceri e dalle cui labbra spesso pende una sigaretta. Questa pubblicità è accusata di indurre i giovani a divenire schiavi della nicotina prima che questi si rendano conto dei rischi per la salute. Nel giro di tre anni da che fu introdotta questa pubblicità la relativa marca di sigarette ha visto aumentare del 64 per cento le vendite fra gli adolescenti. Uno studio condotto presso il Medical College of Georgia (USA) ha riscontrato che il 91 per cento dei bambini di 6 anni riconosceva il protagonista della pubblicità.

Un’altra popolare immagine legata alle sigarette è quella del virile cowboy che scorrazza in libertà, il cui messaggio è, secondo un adolescente, “Quando fumi, non ti ferma nessuno”. Si dice che il bene di consumo più venduto nel mondo sia una marca di sigarette che si è accaparrata il 69 per cento del mercato dei fumatori adolescenti ed è la marca più reclamizzata. Come ulteriore incentivo, ogni pacchetto di sigarette contiene dei buoni per comprare jeans, cappelli e capi d’abbigliamento sportivo richiesti dai giovani.

Riconoscendo l’enorme potere della pubblicità, i gruppi antifumo sono riusciti a far bandire in molti paesi le pubblicità televisive e radiofoniche del tabacco. Un modo in cui gli astuti pubblicitari del tabacco aggirano l’ostacolo, tuttavia, è quello di piazzare cartelloni pubblicitari in posizioni strategiche durante le manifestazioni sportive. Così, quando una partita viene trasmessa alla TV e viene seguita da un gran numero di giovani, questi possono vedere in primo piano il loro giocatore preferito pronto all’azione e sullo sfondo un enorme cartellone che pubblicizza le sigarette.

Nel centro cittadino o di fronte alle scuole, ragazze astutamente vestite in minigonna o in tenuta da cowboy o da safari distribuiscono sigarette gratuite ad adolescenti bramosi o curiosi. Nelle sale giochi, nelle discoteche e ai concerti rock vengono distribuite gratuitamente sigarette. Il piano di marketing di una ditta finito in mano ai giornalisti rivelava che in Canada una determinata marca di sigarette si prefiggeva di conquistare il mercato dei ragazzi di lingua francese di età compresa tra i 12 e i 17 anni.

Il messaggio fin troppo evidente è che fumare procura piacere, prestanza fisica, virilità e popolarità. “Dove lavoravo”, ha detto un consulente pubblicitario, “ci davamo molto da fare per incoraggiare i quattordicenni a cominciare a fumare”. In Asia le pubblicità fanno vedere personaggi occidentali atletici, giovani e sani, che giocano vivacemente sulla spiaggia o su campi da gioco... naturalmente con la sigaretta in bocca. “I modelli e gli stili di vita occidentali creano standard affascinanti da imitare”, osservava una rivista di marketing, “e i fumatori asiatici non sanno resistere”.

I miliardi di dollari spesi in pubblicità dai venditori di tabacco hanno ottenuto grossi risultati. Un servizio speciale del Reader’s Digest mostrava che l’aumento del numero di giovani fumatori è allarmante. “Nelle Filippine”, dice il servizio, “oggi fuma il 22,7 per cento della popolazione al di sotto dei 18 anni. In alcune città dell’America Latina gli adolescenti che fumano sono addirittura il 50 per cento. A Hong Kong bambini di sette anni sono ormai fumatori abituali”. — Selezione dal Reader’s Digest, aprile 1993, pagine 33, 34.

Tuttavia, proprio mentre il tabacco celebra le sue vittorie all’estero, le aziende produttrici di sigarette sono ben consapevoli delle minacciose nubi che si profilano all’orizzonte in patria. Quante possibilità ha l’industria del tabacco di superare questa bufera?

 

La ricetta fatale: Cosa c’è in una sigaretta?

  Le aziende che producono sigarette possono usare fino a 700 diversi additivi chimici, ma la legge consente loro di mantenere segreto l’elenco di tali additivi. Fra questi, però, ci sono metalli pesanti, pesticidi e insetticidi. Alcuni ingredienti sono talmente tossici che è illegale gettarli in una normale discarica di rifiuti. Nelle graziose volute del fumo di sigaretta si nascondono circa 4.000 sostanze, tra cui acetone, arsenico, butano, monossido di carbonio e cianuro. I polmoni dei fumatori e di chi sta nelle vicinanze devono fare i conti con almeno 43 sostanze riconosciute come cancerogene.

 

I rischi dei non fumatori

  Abitate, lavorate o viaggiate insieme a forti fumatori? In tal caso potreste correre un rischio maggiore di contrarre il cancro del polmone e malattie cardiache. Uno studio condotto nel 1993 dall’EPA, l’ente americano per la protezione ambientale, è giunto alla conclusione che il fumo del tabacco nell’aria è una sostanza cancerogena di classe A, ovvero del tipo più pericoloso. Il rapporto, frutto di estese ricerche, analizzava i risultati di 30 studi che riguardavano tanto il fumo che si produce all’estremità delle sigarette quanto quello espirato dai fumatori.

  Secondo l’EPA il fumo passivo provocherebbe ogni anno, negli Stati Uniti, 3.000 decessi per cancro del polmone. Nel giugno 1994 l’Associazione Medica Americana ha corroborato queste conclusioni pubblicando uno studio da cui risultava che nelle donne che non hanno mai fumato ma sono state esposte al fumo passivo il rischio di sviluppare il cancro del polmone è del 30 per cento maggiore rispetto ad altri che non hanno mai fumato.

  Nei bambini l’esposizione al fumo provoca dai 150.000 ai 300.000 casi di bronchite e polmonite l’anno. Ogni anno negli Stati Uniti il fumo aggrava i sintomi dell’asma in un numero di bambini che va dai 200.000 a 1.000.000.

  L’Associazione Americana di Cardiologia calcola che ben 40.000 persone muoiano ogni anno per disturbi cardiovascolari provocati dal fumo passivo.

 

I sostenitori del tabacco tentano di difendersi

NEGLI anni ’40 Londra era una città assediata. I caccia tedeschi e le bombe volanti seminavano terrore e distruzione. Se la situazione non fosse stata così tragica, però, gli abitanti avrebbero potuto essere divertiti da uno spettacolo bizzarro.

Sopra di loro, ancorati a lunghi cavi, erano sospesi migliaia di grandi palloni aerostatici. Lo scopo era di scoraggiare le incursioni aeree a bassa quota e possibilmente intercettare qualche bomba volante. Per quanto ingegnoso, lo sbarramento di palloni aerostatici non servì praticamente a nulla.

In maniera analoga, le aziende produttrici di sigarette si sono trovate “assediate”. Gli estesi imperi del tabacco, un tempo inespugnabili bastioni di potere politico ed economico, vengono attaccati da ogni parte.

La comunità medica sforna pagine su pagine di studi che li mettono con le spalle al muro. Funzionari sanitari, sfruttando la situazione a loro vantaggio, conducono crociate antifumo. Genitori sdegnati denunciano il fatto che i loro figli vengono raggirati. Legislatori determinati hanno proibito di fumare in uffici pubblici, ristoranti, basi militari e aerei. In molti paesi è stata vietata ogni pubblicità televisiva e radiofonica del tabacco. Negli Stati Uniti, interi stati stanno facendo causa alle industrie del tabacco chiedendo risarcimenti di milioni di dollari per le spese sanitarie sostenute. Anche avvocati si gettano nella mischia.

Così, nel tentativo di respingere gli attacchi, le aziende del tabacco hanno imbastito una linea di difesa. Ma le loro argomentazioni sembrano vuote e inefficaci come i palloni aerostatici che dovevano difendere Londra.

L’anno scorso i cittadini degli Stati Uniti hanno potuto osservare benissimo come funzionari sanitari governativi e legislatori indignati hanno sferrato una vigorosa offensiva contro l’industria del tabacco. Nell’aprile 1994, davanti a una commissione nominata dal Congresso, i dirigenti di sette grandi aziende americane del tabacco furono messi di fronte alle chiare statistiche: ogni anno muoiono più di 400.000 americani, e altri milioni sono malati, moribondi o comunque dipendenti.

Cosa ebbero da dire in loro difesa? I dirigenti sotto accusa si difesero facendo alcune osservazioni interessanti: “Resta ancora da dimostrare l’esistenza di un nesso causale tra il fumo . . . e l’insorgere di malattie”, ha affermato un portavoce del Tobacco Institute. Non solo: il vizio del fumo è stato definito innocuo al pari di qualsiasi altra attività piacevole, come mangiare dolciumi o bere caffè. “La presenza di nicotina non rende le sigarette una droga, né rende il fumo un vizio che crea dipendenza”, ha detto il direttore generale di un’azienda del tabacco. “L’assunto secondo cui la nicotina delle sigarette creerebbe dipendenza a qualsiasi livello non è corretto”, ha affermato uno scienziato di un’azienda del tabacco.

Se le sigarette non creano dipendenza, ha replicato la commissione, allora perché le aziende del tabacco hanno cercato di manipolare i livelli di nicotina nei loro prodotti? “Per il sapore”, ha spiegato un altro dirigente di una di queste aziende. Cosa c’è di peggio di una sigaretta senza gusto? Anche di fronte a una montagna di ricerche tratte dagli archivi della sua stessa azienda, da cui si desumeva che la nicotina crea dipendenza, questo dirigente continuò a sostenere la propria versione.

A quanto pare, lui e altri continueranno a sostenere tale opinione, non importa quante vittime del tabacco andranno a riempire i cimiteri. All’inizio del 1993 il dott. Lonnie Bristow, presidente del consiglio di amministrazione dell’Associazione Medica Americana, lanciò una sfida interessante. Il Journal of the American Medical Association riferisce: “Ha invitato i dirigenti delle principali aziende americane del tabacco a fare un giro insieme a lui nelle corsie degli ospedali per vedere uno dei risultati del fumo: persone colpite dal cancro del polmone e da altre malattie polmonari. Nessuno ha accettato l’invito”.

L’industria del tabacco si vanta di provvedere buoni posti di lavoro in un momento in cui l’economia mondiale è afflitta da crescente disoccupazione. In Argentina, ad esempio, questa industria dà lavoro a un milione di persone, e ad essa sono collegati indirettamente altri quattro milioni di posti di lavoro. Gli imponenti gettiti fiscali hanno fatto entrare le industrie del tabacco nelle grazie di molti governi.

Un’azienda del tabacco ha favorito specificamente delle minoranze facendo generose donazioni: in apparenza una dimostrazione di senso civico. Documenti riservati dell’azienda, tuttavia, hanno rivelato qual era il vero motivo di questi “stanziamenti per la creazione di una base elettorale”: creare consenso tra i potenziali elettori.

Questa stessa industria del tabacco si è fatta amici anche in campo artistico, donando grosse cifre a musei, scuole, accademie di danza e istituzioni musicali. I dirigenti di istituzioni artistiche si fanno coraggio e accettano questo denaro di cui hanno grande bisogno. Di recente i membri della comunità artistica di New York si sono trovati in una situazione imbarazzante quando questa industria del tabacco ha chiesto loro di sostenere i propri sforzi lobbistici contro la legislazione antifumo.

E, naturalmente, i ricchi colossi del tabacco non hanno paura di distribuire denaro ai politici, i quali possono usare la loro influenza per bloccare qualsiasi proposta che danneggerebbe gli interessi del tabacco. Alti funzionari governativi hanno preso le parti delle aziende del tabacco. Alcuni hanno legami economici con queste industrie o si sentono in dovere di ripagarle per il generoso sostegno finanziario che queste hanno dato loro durante le campagne elettorali.

Un membro del Congresso degli Stati Uniti avrebbe ricevuto oltre 21.000 dollari di donazioni dalle aziende del tabacco e in seguito votò contro diversi provvedimenti antitabacco.

Un ex lobbista del tabacco, ben pagato, che era allo stesso tempo senatore di uno stato e un forte fumatore, ha scoperto di recente di avere il cancro alla gola, ai polmoni e al fegato. Ora prova rimorso e si lamenta dicendo che a “stare a letto con una malattia che ci si è procurati da soli” ci si sente stupidi.

Con tutto il potere che si può comprare con la pubblicità, i colossi del tabacco stanno attaccando vigorosamente i loro avversari. Una pubblicità sventola la bandiera della libertà, avvertendo solennemente: “Oggi le sigarette. E domani?” L’idea è che caffeina, alcool e hamburger saranno le prossime vittime di presunti fanatici proibizionisti.

Pubblicità sui giornali hanno cercato di gettare discredito su uno studio spesso citato, condotto dall’EPA, l’ente americano per la protezione ambientale, che ha classificato come cancerogeno il fumo passivo. Le industrie del tabacco hanno annunciato che intendono intraprendere una battaglia legale. Un programma televisivo ha accusato un’industria del tabacco di giocare sui livelli di nicotina per incoraggiare la dipendenza dal fumo. L’emittente che ha trasmesso il programma si è subito vista citare per danni, e le è stato chiesto un risarcimento di 10 miliardi di dollari.

Le industrie del tabacco si sono battute con vigore, ma su di loro gravano sempre più accuse. Negli ultimi quattro decenni sono stati condotti circa 50.000 studi, i quali hanno fornito e continuano a fornire una montagna di prove sui pericoli derivanti dall’uso del tabacco.

In che modo le aziende del tabacco hanno tentato di aggirare le accuse lanciate loro? Hanno affermato ostinatamente un presunto dato di fatto: ci sono fumatori che smettono di fumare. Perciò, esse dicono, la nicotina non crea dipendenza. Ma le statistiche sono di ben altro avviso. È vero che 40 milioni di americani hanno smesso di fumare. Tuttavia altri 50 milioni di americani fumano ancora, e il 70 per cento d’essi dice che vorrebbe smettere. Dei 17 milioni di fumatori che ogni anno tentano di smettere, il 90 per cento ricomincia a fumare nel giro di un anno.

Dopo essere stati operati di cancro del polmone, quasi il 50 per cento dei fumatori americani riprendono a fumare. Dei fumatori che hanno avuto un infarto, il 38 per cento si accendono una sigaretta prima ancora di essere dimessi dall’ospedale. Il 40 per cento dei fumatori a cui è stata asportata la laringe, cancerosa, tentano di fumare di nuovo.

Negli Stati Uniti ci sono milioni di fumatori adolescenti: tre quarti d’essi dicono di aver fatto almeno un serio tentativo di smettere ma di non esserci riusciti. Le statistiche mostrano anche che per molti giovani il fumo del tabacco è il primo passo verso droghe più pesanti. La probabilità di usare cocaina è oltre 50 volte più alta tra gli adolescenti che fumano che tra i non fumatori. Una ragazza tredicenne che fuma è di questo avviso. “Personalmente non ho dubbi che le sigarette sono una droga che spiana la strada alle droghe più pesanti”, ha scritto. “Quasi tutti quelli che conosco, eccetto tre persone, hanno cominciato a fumare prima di drogarsi”.

Che dire delle sigarette a basso contenuto di catrame? Gli studi dimostrano che in effetti possono essere più pericolose, e questo per due motivi: Primo, il fumatore spesso inspira più profondamente per ottenere la nicotina che il suo organismo brama, esponendo così una maggior porzione di tessuto polmonare agli effetti tossici del fumo; secondo, l’idea sbagliata di star fumando una sigaretta “più sana” può impedirgli di fare lo sforzo di smettere del tutto.

Solo sulla nicotina sono stati fatti più di 2.000 studi. Essi rivelano che, fra tutte le sostanze che creano dipendenza, la nicotina è una delle più efficaci che si conoscano, e una delle più dannose. Essa accelera il battito cardiaco e restringe i vasi sanguigni. Entra in circolo in sette secondi: addirittura prima di un farmaco somministrato per via endovenosa. Essa condiziona il cervello a volerne di più, generando un desiderio che secondo alcuni ha un potere di assuefazione due volte superiore a quello dell’eroina.

Le aziende del tabacco, nonostante lo neghino, si rendono conto che la nicotina può creare dipendenza? I fatti indicano che lo sanno da tempo. Ad esempio, un rapporto del 1983 mostra che un ricercatore di un’industria del tabacco osservò che i ratti di laboratorio manifestavano i classici sintomi della dipendenza, autosomministrandosi regolarmente dosi di nicotina azionando delle leve. A quanto pare, i risultati di questo studio furono ben presto insabbiati dall’industria e sono venuti alla luce solo di recente.

I colossi del tabacco non sono rimasti con le mani in mano di fronte agli attacchi che stanno arrivando loro da tutti i fronti. Nella città di New York il Consiglio per le Ricerche sul Tabacco conduce quella che il Wall Street Journal definisce “la più lunga campagna di disinformazione nella storia dell’economia degli Stati Uniti”.

Con la pretesa di condurre ricerche indipendenti, il consiglio ha investito milioni di dollari per respingere gli attacchi. Tutto cominciò nel 1953 quando il dott. Ernst Wynder, del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center, scoprì che i topi sul cui dorso era stato spalmato il catrame del tabacco sviluppavano tumori. L’industria istituì questo consiglio per neutralizzare le chiare prove che si andavano raccogliendo contro il suo prodotto, opponendo le proprie prove scientifiche.

Ma come avrebbero fatto gli scienziati di questo consiglio a produrre risultati così diversi dalle scoperte fatte dal resto dei ricercatori? Documenti recentemente diventati di dominio pubblico rivelano un’elaborata rete di intrighi. Molti ricercatori del consiglio, vincolati da contratti scritti oppure sotto il vigile sguardo di squadre di avvocati, hanno riscontrato che le crescenti preoccupazioni per la salute erano ben fondate. Di fronte ai fatti, però, secondo il Wall Street Journal, il consiglio “a volte ha trascurato, o persino troncato, gli studi da cui si deduceva che il fumo è pericoloso per la salute”.

Dietro le mura della segretezza, le ricerche per creare una sigaretta più sicura continuarono per anni. Condurre queste ricerche pubblicamente sarebbe stata una tacita ammissione che il fumo fa davvero male. Alla fine degli anni ’70 un importante avvocato di un’industria del tabacco raccomandò di abbandonare i tentativi di produrre una sigaretta “sicura”, in quanto inutili, e di archiviare tutta la relativa documentazione.

Dagli anni di sperimentazione divennero chiare due cose: La nicotina causa davvero dipendenza, e il fumo uccide davvero. Anche se in pubblico negano recisamente questi fatti, con le proprie azioni le aziende del tabacco mostrano di conoscere i fatti fin troppo bene.

Accusando queste aziende di manipolazioni deliberate David Kessler, commissario della FDA, l’ente americano che si occupa degli alimenti e dei farmaci, ha detto: “Alcune delle odierne sigarette, in effetti, si potrebbero definire sistemi di erogazione della nicotina ad alta tecnologia grazie ai quali la nicotina viene fornita in dosi calcolate con precisione . . . sufficienti a creare e sostenere la dipendenza”.

Kessler ha rivelato che le aziende del tabacco possiedono diversi brevetti che dimostrano il loro intento. Uno di questi riguarda una varietà di tabacco manipolata geneticamente che ha il più alto contenuto di nicotina che si conosca. Un altro metodo tratta con nicotina il filtro e la carta delle sigarette, così da dare una carica in più. Un altro ancora fa sì che venga liberata più nicotina nelle prime boccate che nelle ultime. Inoltre, documenti industriali dimostrano che nelle sigarette vengono aggiunti composti dell’ammoniaca perché il tabacco liberi più nicotina. “A un fumatore entrava in circolo quasi il doppio della quantità [di nicotina] normalmente inspirata”, dice un articolo del New York Times. La FDA ha dichiarato che la nicotina è una droga che causa dipendenza e si prefigge di regolamentare più rigidamente le sigarette.

Anche i governi, a modo loro, non possono fare a meno delle sigarette. Il governo americano, ad esempio, raccoglie ogni anno sotto forma di tasse statali e federali sui prodotti del tabacco 12 miliardi di dollari. Un organismo federale (l’Office of Technology Assessment), però, calcola che il fumo costa al governo 68 miliardi di dollari all’anno in termini di spese sanitarie e di produttività perduta.

Pretesi vantaggi economici e abbondanza di posti di lavoro, benevolo sostegno alle arti, recise negazioni dei rischi per la salute: l’industria del tabacco, per difendersi, ha lanciato alcuni palloni aerostatici davvero bizzarri. Resta da vedere se si dimostreranno più efficaci di quelli posti a suo tempo a difesa di Londra.

Tuttavia è evidente che questi colossi aziendali non possono più nascondere la loro vera identità. Hanno guadagnato miliardi, ma sulla pelle di milioni di persone; sembra però che il terribile prezzo in vite umane dei loro traffici li lasci indifferenti.

 

50.000 studi: Cosa hanno scoperto?

Ecco un piccolo campione dei rischi per la salute che i ricercatori hanno messo in relazione con l’uso di tabacco:

CANCRO DEL POLMONE: L’87 per cento dei decessi per cancro del polmone avvengono tra i fumatori.

MALATTIE CARDIACHE: Tra i fumatori il rischio di contrarre una malattia cardiovascolare è del 70 per cento maggiore.

TUMORE AL SENO: Le donne che fumano 40 o più sigarette al giorno hanno una probabilità del 74 per cento maggiore di morire di tumore al seno.

PROBLEMI DI UDITO: I neonati delle fumatrici hanno maggiori difficoltà a elaborare i suoni.

RISCHI LEGATI AL DIABETE: I diabetici che fumano o masticano tabacco sono più esposti al rischio di lesioni renali e in loro è più rapida l’insorgenza della retinopatia (una malattia della retina).

CANCRO DEL COLON: Due studi condotti su oltre 150.000 persone mostrano che c’è un chiaro legame tra fumo e cancro del colon.

ASMA: Il fumo passivo può peggiorare l’asma nei giovani.

PREDISPOSIZIONE AL FUMO: Le figlie di donne che hanno fumato durante la gravidanza hanno una probabilità di fumare quattro volte superiore.

LEUCEMIA: Sembra che il fumo causi la leucemia mieloide.

INCIDENTI DURANTE L’ATTIVITÀ FISICA: Secondo uno studio dell’esercito americano, i fumatori sono più esposti a riportare lesioni durante l’attività fisica.

MEMORIA: Dosi elevate di nicotina possono far diminuire la destrezza mentale quando si svolgono compiti complessi.

DEPRESSIONE: Gli psichiatri stanno analizzando le prove secondo cui esisterebbe un legame tra fumo e depressione grave come pure tra fumo e schizofrenia.

SUICIDIO: Uno studio condotto su personale paramedico ha dimostrato che i suicidi erano due volte più probabili tra i fumatori.

Altri pericoli da aggiungere all’elenco: cancro della bocca, della laringe, della gola, dell’esofago, del pancreas, dello stomaco, dell’intestino tenue, della vescica, del rene e della cervice; ictus, infarto, pneumopatia cronica, malattie circolatorie, ulcera peptica, diabete, sterilità, basso peso alla nascita, osteoporosi e infezioni all’orecchio. Si potrebbero aggiungere anche i rischi di incendio, in quanto il fumo di tabacco è la principale causa degli incendi di case, alberghi e ospedali.

 

Il tabacco che non si fuma: un’alternativa pericolosa

  L’azienda leader nell’industria del tabacco da fiuto o da masticare, che ha un giro d’affari di 1 miliardo e 100 milioni di dollari, attira astutamente i semplici con un’“esca” profumata. Vende varietà di tabacco aromatizzate. La “leggera sensazione di euforia da tabacco” che queste varietà procurano soddisfa, ma non a lungo. Un ex vicepresidente di questa azienda ha detto: “Molti forse cominciano con i prodotti più aromatizzati, ma poi finiscono per comprare [la varietà più forte]”. Questo prodotto è pubblicizzato come “Un tabacco da masticare forte per uomini forti”, e “Soddisfa”.

  Il Wall Street Journal, che ha parlato della strategia di mercato di questa azienda, ha citato la dichiarazione dell’azienda stessa secondo cui non sarebbe vero che essa “manipola i livelli di nicotina”. Il Journal ha affermato anche che due chimici che hanno lavorato per questa industria del tabacco, affrontando per la prima volta l’argomento, hanno detto che “pur non manipolando i livelli di nicotina, la ditta manipola la quantità di nicotina che i consumatori assorbono”. Inoltre, sempre secondo le loro dichiarazioni, questa azienda aggiunge sostanze chimiche per esaltare l’alcalinità del tabacco da succhiare. Più il tabacco è alcalino, “più nicotina viene liberata”. Il Journal aggiunge questa precisazione a proposito del tabacco da succhiare e di quello da masticare: “Il tabacco da succhiare, che a volte viene confuso con quello da masticare, è tabacco trinciato che i consumatori succhiano ma non masticano. Ne prendono un pizzico e lo mettono tra la guancia e la gengiva, spostandolo poi con la lingua e sputando di tanto in tanto”.

  Le varietà aromatizzate fatte per i principianti liberano solo dal 7 al 22 per cento della nicotina, che può così entrare in circolo. La varietà più forte può provocare conati di vomito nei nuovi consumatori. Il suo tabacco è trinciato fine, per “veri” uomini. Il 79 per cento della nicotina è “libera”, disponibile per essere immediatamente assorbita ed entrare nel circolo ematico. Negli Stati Uniti l’età media a cui si comincia a succhiare tabacco è nove anni. E quale ragazzino di nove anni resisterà a lungo prima di passare alle varietà più forti e diventare anche lui un “vero” uomo?

  La dose di nicotina assorbita in questo modo è in effetti più potente di quella che deriva da una sigaretta. I consumatori sarebbero 4 volte più esposti al rischio di cancro della bocca, e il loro rischio di ammalarsi di cancro della gola è 50 volte superiore a quello di chi non succhia tabacco.

  Negli Stati Uniti per un periodo si è gridato allo scandalo quando la madre di un ex campione scolastico di atletica, morto di cancro della bocca, ha citato in giudizio un’azienda produttrice di tabacco. Il figlio aveva ottenuto in omaggio un barattolo di tabacco da succhiare a un rodeo, quando aveva solo 12 anni, e finì per consumarne quattro barattoli alla settimana. Dopo che al ragazzo, in una serie di dolorosi interventi chirurgici, furono asportate parti della lingua, della mascella e del collo, i medici si sono arresi. Il giovane è morto a 19 anni.

 

Come smettere

Milioni di persone sono riuscite a vincere la dipendenza dalla nicotina. Se fumate, anche se lo fate da molto tempo, potete liberarvi anche voi di questo vizio dannoso. Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero esservi utili:

• Sappiate in anticipo cosa aspettarvi. Tra i sintomi di astinenza ci possono essere stati d’ansia, irritabilità, vertigini, mal di testa, insonnia, nausea, fame, forte desiderio di fumare, scarsa capacità di concentrazione e tremori. Non è certo una bella prospettiva, ma i sintomi più intensi durano solo pochi giorni e gradualmente diminuiscono di intensità man mano che il corpo si libera della nicotina.

• Ora inizia la vera guerra psicologica. Non solo il vostro corpo desiderava la nicotina, ma la vostra mente era condizionata da abitudini collegate al fumo. Analizzate la vostra routine per capire in quali occasioni accendevate automaticamente una sigaretta, e modificate tali abitudini. Ad esempio, se eravate abituati a fumare sempre dopo mangiato, decidete di alzarvi subito e di andare a fare una passeggiata o a lavare i piatti.

• Quando provate il forte desiderio di fumare, forse a motivo di una situazione stressante, ricordate che in genere l’impulso passerà nel giro di cinque minuti. Siate pronti a occupare la mente scrivendo una lettera, facendo ginnastica o mangiando un sano spuntino. La preghiera è un aiuto potente per autocontrollarsi.

• Se siete scoraggiati perché già in passato avete tentato di smettere di fumare e non ci siete riusciti, fatevi coraggio. La cosa importante è continuare a provare.

• Se ciò che vi trattiene è la paura di ingrassare, ricordate che i benefici che si hanno smettendo di fumare sono di gran lunga maggiori dei pericoli che si corrono avendo qualche chilo in più. Potrebbe essere utile avere a portata di mano frutta o verdura. E bevete molta acqua.

• Smettere di fumare è una cosa. Continuare ad astenersi dal tabacco è un’altra. Stabilitevi delle mete, in termini di tempo, in cui stare senza fumare: un giorno, una settimana, tre mesi, per sempre.


Tabacco e censura

“Basta con la censura! La libertà di parola — inclusa la libertà di fare pubblicità — è un diritto da salvaguardare. La maggioranza degli americani non è favorevole al vietare la pubblicità delle sigarette”.

— Annuncio di giornale, gennaio 1989, basato su “un sondaggio telefonico condotto su scala nazionale tra 1.500 adulti”. Ma 1.500 persone rappresentano “la maggioranza degli americani”?

COLORO che fanno pubblicità al tabacco sostengono che la loro pubblicità non inizi la gente al fumo. Essa determinerebbe solo la distribuzione del volume di affari tra le varie marche. Tuttavia, l’attuale aumento registrato tra le fumatrici contesta il loro argomento. Comunque, il potere esercitato da coloro che fanno pubblicità al tabacco nasconde un’altra deleteria influenza.

In anni recenti i produttori americani di tabacco si sono comprati una certa rispettabilità comprando intere ditte produttrici di generi alimentari e togliendo la parola tabacco dal loro nome sociale. Così l’American Tobacco Company è divenuta American Brands; la R. J. Reynolds Tobacco Company è divenuta recentemente RJR/Nabisco; la Brown and Williamson Tobacco Corporation è divenuta Brown and Williamson Industries. Ma qual è uno dei risultati di questi cambiamenti? Un’ulteriore pressione esercitata dalla pubblicità. In che senso?

Perfino le riviste dove la pubblicità del tabacco non compare mai devono pensarci due volte prima di pubblicare articoli critici nei confronti del fumo e dei prodotti del tabacco. È vero che non perderanno i proventi derivanti da tale pubblicità. Ma che dire delle altre ditte ora appartenenti ai baroni del tabacco e che fanno pubblicità ai generi alimentari o ad altri prodotti? E che dire degli articoli o delle dichiarazioni che possono mettere in cattiva luce il fumo? Ecco la base per un’autocensura sottile, quasi subliminale.

Un caso interessante a questo proposito è quello del numero di Newsweek del 6 giugno 1983. I numeri che precedettero e seguirono quello del 6 giugno contenevano da sette a dieci pagine di pubblicità delle sigarette. Ma Newsweek del 6 giugno conteneva un articolo polemico di 4,3 pagine intitolato “Il punto sul fumo”. Quante pagine di pubblicità delle sigarette conteneva quel numero? Nessuna. Lo scrittore White afferma: “Quando i produttori di sigarette seppero dell’intenzione di pubblicare l’articolo, chiesero di togliere la loro pubblicità. La rivista può averci rimesso fino a 1 milione di dollari in pubblicità per avere pubblicato quell’articolo”.

I proventi della pubblicità sono la linfa vitale di riviste e giornali. I fatti mostrano che prima di pubblicare materiale critico nei confronti dell’industria del tabacco i direttori lo vagliano molto attentamente, e non sempre lo pubblicano. Un divulgatore di articoli sulla salute ha scritto: “Se metto il fumo in una lista di fattori che causano, per esempio, disturbi cardiaci, il direttore lo metterà in fondo alla lista o lo toglierà del tutto”. Come si suol dire, “bisogna attaccare l’asino dove vuole il padrone”. L’autocensura è all’ordine del giorno.

Fatto degno di nota, il Wall Street Journal riferì che in un periodo di sei anni nel quale due riviste per neri avevano fatto pubblicità al tabacco, nessuna delle due aveva pubblicato articoli che trattavano direttamente il fumo e la salute. Una semplice coincidenza? È chiaro che le riviste che fanno pubblicità ai prodotti del tabacco difficilmente possono mordere la mano che le nutre. Così si astengono dal far luce sui pericoli del fumo.

Questo esame del soggetto del tabacco, del fumo e della pubblicità ci permette di vedere che sono in gioco molte cose. Per i coltivatori di tabacco, sono in gioco i mezzi di sussistenza. Per i baroni del tabacco, i venditori, sono in gioco i loro pingui guadagni. Per i governi, sono in gioco i proventi delle tasse. E per i milioni di fumatori, sono in gioco la salute e la vita.

Se fumate o state pensando di cominciare a fumare, è una vostra scelta. Come vi rammenteranno i magnati americani del tabacco, fumare è un vostro diritto costituzionale. Ma ricordate: ciò significa che è anche un vostro diritto costituzionale rischiare di morire di tumore al polmone o alla gola, di malattie cardiovascolari, di enfisema, di morbo di Bürger e di un gran numero di altre letali malattie. D’altro canto, se volete smettere di fumare, cosa potete fare? Cosa ci vuole? Un motivo!

 

Fumo: Il punto di vista cristiano

OVVIAMENTE la Bibbia non menziona né il tabacco né il fumo, visto che nell’antico Medio Oriente erano sconosciuti. Infatti la pianta del tabacco è oriunda dell’America Meridionale, del Messico e delle Indie Occidentali, e fu introdotta nel resto del mondo solo a metà del XVI secolo.

Significa questo che la Bibbia non dica nulla che abbia attinenza col fumo? Tutt’altro. Essa enuncia chiaramente princìpi che hanno un’applicazione universale e indicano la condotta da seguire. Quali sono alcuni di questi princìpi basilari?

Ne vale la pena?

Il buon senso suggerisce di abbandonare qualsiasi pratica nociva. Ma quando si parla di fumo, è troppo poco dire che è nocivo. È letale, mortifero. È velenoso. Patrick Reynolds, erede di una fortuna accumulata col tabacco, nella sua deposizione davanti a una sottocommissione del Congresso americano ha detto: “Credo che la pubblicità delle sigarette equivalga a promuovere la vendita di un prodotto tossico e che sia morale, giusto e appropriato eliminare tutta la pubblicità delle sigarette”.

Per i cristiani che desiderano avere l’approvazione di Dio, è senz’altro morale, giusto e appropriato eliminare dalla propria vita non solo la pubblicità del tabacco, ma qualsiasi prodotto del tabacco. Sigarette (“sicure” e non), sigari, tabacco da pipa e da fiuto: tutte queste sostanze provengono dalla stessa pianta velenosa contenente nicotina: quella del tabacco. E non ne avete bisogno per dimostrare di ‘aver fatto molta strada’ o per provare gioia e piacere nella vita. Avvelenarsi non è indice di raffinatezza, qualunque cosa vi dicano i venditori di malattie e di morte!

 

Rinunciano al commercio del tabacco

  Nel 1875 R. J. Reynolds fondò nella North Carolina (USA) una casa produttrice di tabacco da masticare. Nel 1913 fecero la loro prima sigaretta: la Camel. Gli affari prosperarono e negli Stati Uniti questa casa divenne seconda solo alla Philip Morris per vendite di sigarette ed entità di guadagni. Il pronipote del fondatore è Patrick Reynolds, ora poco più che quarantenne. Dopo aver fumato per 15 anni, fece scoppiare una bomba nel mondo del tabacco.

  Nel 1986 comparve davanti a una sottocommissione del Congresso americano per deporre contro il fumo! Da allora ha partecipato regolarmente alle campagne contro l’uso di tabacco. Da cosa è nata la sua avversione per il prodotto che ha fatto la fortuna della sua famiglia? Ricordare che da ragazzo ha visto suo padre, un forte fumatore, morire lentamente di enfisema. Patrick ha detto: “I ricordi che ho di mio padre sono tutti di un uomo sempre col fiato grosso e che contava i giorni che gli restavano da vivere”.

  Patrick decise di fare qualcosa di concreto riguardo alla sua vita. “Capii che potevo cambiare le cose e fare qualcosa di utile nella vita”. Disse che continuare a promuovere la vendita di prodotti di cui è dimostrata la nocività sarebbe stato “chiaramente immorale”.

  “Se la mano che un tempo mi nutriva è l’industria del tabacco, allora la stessa mano ha ucciso milioni di persone e continuerà a ucciderne altri milioni se la gente non prenderà coscienza dei pericoli delle sigarette”. The New York Times, 25 ottobre 1986.

  David Goerlitz è il modello diventato famoso grazie alla pubblicità delle sigarette Winston. Ha smesso di fare pubblicità alle sigarette e ora è un portavoce della Società Americana contro i Tumori. Cosa lo ha fatto cambiare? In un’intervista televisiva trasmessa il 29 dicembre 1988 disse: “Sono andato a trovare mio fratello malato di cancro in un ospedale di Boston. Ho visto da vicino gli effetti del mio lavoro: malati di tumore che soffrivano a causa del fumo. Ho visto gli effetti devastanti sulle vittime del fumo e sulle vittime delle vittime, i familiari. Ho visto uomini sui quarant’anni senza capelli, con tubi infilati nella gola e nello stomaco. Mi sono sentito colpevole e ho deciso di smettere di fare pubblicità al tabacco”.•

 

 

 

Dieci modi per smettere di fumare

1.Abbiate un valido motivo. Abbiate buone e fondate ragioni per volere smettere: amor proprio, preoccupazione per la vostra salute, presente e futura, preoccupazione per i vostri cari che sono danneggiati dal vostro pericoloso vizio, desiderio d’essere puri, fisicamente e moralmente.

2.Fissate una data per smettere, e rispettatela. Smettete di colpo; il dolore è immediato, ma la ferita guarisce in fretta.

3.Compite passi concreti per togliervi il vizio. Fate a pezzi tutte le sigarette che avete in casa e versateci sopra dell’acqua. Fate lavare tutti gli abiti che puzzano di tabacco. Ricominciate da capo, sentitevi rinvigoriti!

4.Evitate gli ambienti saturi di tabacco e gli amici che fumano mentre ha luogo la vostra totale disassuefazione dalla nicotina. Visitate luoghi dove è vietato fumare, come musei e biblioteche.

5.Conservate il denaro che avreste speso nel tabacco e dopo un mese contatelo! Comprate qualcosa di cui avete bisogno. Oppure fate un regalo a qualcuno che amate e che pure potrà rallegrarsi della vostra vittoria.

6.Nei momenti in cui prendereste normalmente una sigaretta tenetevi occupati a fare qualcosa. Masticate gomma americana (non alla nicotina) o succhiate caramelle alla menta quando siete attanagliati dal desiderio di fumare. Dopo aver mangiato, lavatevi i denti invece di fumare. Fate una passeggiata, scrivete lettere, cucite, occupatevi del giardino, fate riparazioni, pulite l’automobile, ecc.

7.Quando siete nervosi o sotto pressione, respirate profondamente e lentamente. Anziché prendere una sigaretta, bevete acqua e succhi di frutta in abbondanza. I liquidi purificano.

8.Fate esercizio fisico entro i limiti consentiti dalle vostre forze. Chiedete prima al vostro medico cosa è ragionevole fare. Le vostre migliorate condizioni fisiche vi saranno di incoraggiamento.

9.Riducete il consumo di alcool. Alcool e sigarette spesso “vanno a braccetto”, visto che l’alcool può far nascere il desiderio di fumare. Evitate quelle occasioni in cui questo può accadere. Osservate con occhio critico la pubblicità delle sigarette: analizzatene la superficialità e la doppiezza. Non fatevi ingannare di nuovo.

10.Non aspettatevi un miracolo; ma fate in modo che avvenga.