Alcune lettere di Pitigrilli al Duce
1.
Pitigrilli scrive a “Cav. Benito Mussolini Villa Torlonia Roma”, una lettera a cui allega la foto della sua abitazione di Torino bombardata, bombardata in quella occasione che egli ricorda in un suo libro, l’occasione in cui “una scheggia” sigillò, trapassandolo, un libro di Voltaire. Per Pitigrilli fu un segnale ad abbandonare il suo curriculum laico e cercare una nuova strada.
Senza entrare nel merito del casus belli proponiamo al lettore la trascrizione del testo e le immagini della lettera originale. Percorrere la grafia di Pitigrilli è suggestivo e curioso, curioso il suo graffiare la pagina senza ripensamenti. Usare uno stile che gli è totale, potrebbe essere lo stesso Teodoro Zweifel a parlare. Ma Pitigrilli faceva una minuta delle lettere importanti? A noi piace pensare di no. A noi non piace neppure pensarlo come il piccolo caporale corso scrivere cinque lettere contemporaneamente. A noi piace pensarlo scrivere in modo naturale, o meglio consequenziale come tu lettore stai ora respirando, così come viene senza troppo arzigogolare su mittente e destinatario, alla fine è una bella lettera, quanta ironia a posteriori!
Roma 18 marzo XXI
[Protocollo: d’ordine atti 23-3-43]

Duce,
questa fu la mia casa.
Ho perso tutto: i mobili, oggetti d’arte, libri, lettere, appunti. Non ho più una fotografia di mio padre, del mio cane, delle donne che mi hanno amareggiato la vita per dieci anni [o] me l’hanno profumata per un’ora.
Voi sapete che non sono uno scrittore immorale. Il mio Esperimento di Pott Vi è piaciuto.
Voi sapete che non sono ebreo, sebbene una pratica congelata negli archivi affermi questa infondata inesattezza.
Non posso lavorare né in cinematografia né nel giornalismo. Il ministero della Cultura Popolare mi vieta, con una sorveglianza feroce, di vendere cinque lire di fosforo.
L’Eccellenza vostra è inflessibile nel punire i colpevoli, ma è altrettanto rigida nel ristabilire la giustizia. Il vostro genio avvolge l’universo, ma il vostro cuore si curva sulle piccole miseri. Per questo Vi si esalta e Vi si ama.
Concedetemi, Duce, un colloquio di qualche minuto, mi guarderete negli occhi e vedrete che non sono indegno del vostro sguardo.
Vi ringrazio della Vostra benevolenza.

Pitigrilli
Albergo Dragoni
Roma