Lina Furlan

Lina Furlan, “Liù”, è morta a Torino
nella notte tra giovedì 24 e venerdì 25 agosto 2000,
avrebbe compiuto 97 anni il prossimo 8 settembre.


Le pagine torinesi dei quotidiani “La Repubblica” e “La Stampa” hanno dato risalto alla notizia salutando in Lei la “prima donna avvocato d’Italia”, l’avvocato dei deboli e degli oppressi, la donna di nessun rimpianto e felice di aver avuto per più di 35 anni la fortuna di avere, come marito, Dino Segre, Pitigrilli.

La parola non può che spettare a Pitigrilli, e non in un ricordo, ma in una prosa vivente che solo da oggi si trasforma in memoria. Memoria è forse soltanto per chi, come noi, non l’ha conosciuta, Lina Furlan, che,  proprio intorno all’8 settembre di 57 anni fa, quando la sua vera battaglia vitale stava per iniziare diceva: “il mio piccolo corpo è stanco di questo grande mondo”.

Il mondo sembrò crollare, ma Lina Furlan e Pitigrilli lo attraversarono ed ora, per chi lo vuol credere, le loro strade si rincontrano, nel luogo cui ognuno di noi è sempre stato libero di attribuire delle coordinate.

«Acquistata la luce dello spirito ho incontrato una donna, che doveva continuare a condurmi per mano nel mondo della spiritualità.
Questa donna, contrariamente a quanto si può supporre, non è una creatura aureolata di mistero, adorna di simboli indecifrabili che cammini con i piedi nudi sui rugiadosi asfodeli di un mondo impossibile. E’ la donna realizzatrice. E’ la donna saggia della Sacra Scrittura. Mi ha dimostrato che le forze dello spirito possono modificare il corso delle vicende umane.
Questa donna esercita una professione di uomo. E’ un’avvocatessa. […] L’avvocatessa di cui parlo ha strappato non alla giustizia, ma all’ingiustizia, delle prede, per mezzo delle squisite risorse della sua mentalità femminile.
Si chiama Lina Furlan ed è italiana per la sua nascita, per le sue tradizioni, per la sua sensibilità. E’ nata a Venezia, la città adriatica dei Dogi, dove un’altra grande avvocatessa, la Porzia del Mercante di Venezia di Shakespeare, difende il debole contro il prepotente. […]
La sua mescolanza di fede e di eleganza, di mondanità e di raccoglimento, di spirito combattivo e di indulgenza, componeva in lei una creatura di romanzo, del bel romanzo che avrei voluto scrivere. Tutte le protagoniste dei miei libri sono esseri dalla doppia personalità. Ne L’esperimento di Pott la protagonista, Jutta Schumann, è al tempo stesso studentessa di filosofia e cavallerizza in un circo: ne La meravigliosa avventura, la figura centrale è la figlia del re e insegna chimica biologica all’Università: in Mosè e il cavalier Levi il protagonista, costituzionalmente ebreo, è tutto un’aspirazione crescente verso la religione cristiana.
L’avvocatessa Lina Furlan è il più bel caso che mi si sia presentato di doppia personalità.
Per essere esatti, di triplice personalità, perché dal luglio 1940 è anche mia moglie: non ci fu mai un’ombra di incomprensione fra noi due e nell’aprile 1943 mi ha dato un figlio».
Pitigrilli, Pitigrilli parla di Pitigrilli, Milano, Sonzogno, 1949, pp. 231-37.
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