«Acquistata la luce dello
spirito ho incontrato una donna, che doveva continuare a condurmi per mano
nel mondo della spiritualità.
Questa donna, contrariamente
a quanto si può supporre, non è una creatura aureolata di
mistero, adorna di simboli indecifrabili che cammini con i piedi nudi sui
rugiadosi asfodeli di un mondo impossibile. E’ la donna realizzatrice. E’
la donna saggia della Sacra Scrittura. Mi ha dimostrato che le forze dello
spirito possono modificare il corso delle vicende umane.
Questa donna esercita una
professione di uomo. E’ un’avvocatessa. […] L’avvocatessa di cui parlo ha
strappato non alla giustizia, ma all’ingiustizia, delle prede, per mezzo
delle squisite risorse della sua mentalità femminile.
Si chiama Lina Furlan ed è
italiana per la sua nascita, per le sue tradizioni, per la sua sensibilità.
E’ nata a Venezia, la città adriatica dei Dogi, dove un’altra grande
avvocatessa, la Porzia del Mercante di Venezia di Shakespeare, difende
il debole contro il prepotente. […]
La sua mescolanza di fede
e di eleganza, di mondanità e di raccoglimento, di spirito combattivo
e di indulgenza, componeva in lei una creatura di romanzo, del bel romanzo
che avrei voluto scrivere. Tutte le protagoniste dei miei libri sono esseri
dalla doppia personalità. Ne L’esperimento di Pott la protagonista,
Jutta Schumann, è al tempo stesso studentessa di filosofia e cavallerizza
in un circo: ne La meravigliosa avventura, la figura centrale è
la figlia del re e insegna chimica biologica all’Università: in Mosè
e il cavalier Levi il protagonista, costituzionalmente ebreo, è
tutto un’aspirazione crescente verso la religione cristiana.
L’avvocatessa Lina Furlan
è il più bel caso che mi si sia presentato di doppia personalità.
Per essere esatti, di triplice
personalità, perché dal luglio 1940 è anche mia moglie:
non ci fu mai un’ombra di incomprensione fra noi due e nell’aprile 1943
mi ha dato un figlio».
Pitigrilli,
Pitigrilli parla di Pitigrilli, Milano, Sonzogno, 1949, pp. 231-37.
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