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Remigio Creghel & Vittore Sollanzi ringraziano Enzo Magrì, per averli contattati,
permettendo di pubblicare il testo della sua ultima lettera come contributo iniziale per il sito.

 
 
 
Mi chiedete se mi interessa parlare di Pitigrilli. Ma sono domande da fare? Il mio pitigrillismo è di vecchia data. Vellicato dai primi pruriti giovanili alla fine della guerra (la seconda, naturalmente), due cose richiamarono la mia attenzione; alcune stampe di donne discinte che stavano nella casa di mio nonno e i libri di Pitigrilli che i miei, senza averli letti, bollavano di pornografia. Dal punto di vista dello sconcio, Piti risultò una delusione: la realtà del dopoguerra offriva oscenità migliori. Rappresentò, invece, una grande scoperta come scrittore, per il suo stile particolare, incisivo, sostantivato (l’altra letteratura era un’orgia di aggettivi), che molti scimmiottavano e per le battute al fulmicotone che in tanti spacciavano e che anch’io presi a diffondere. Lessi tutti i libri che egli aveva vietato di stampare e acquistai i numeri delle Grandi Firme dalla nascita della rivista fino al 1938. Quando immigrato a Milano, scoprii che era stato una spia dell’Ovra, “mi cadde dal cuore”, come direbbe un siculo. Devo però confessare che questo Dr Jekyll e Mr Hyde, non ha mai cessato di affascinarmi. 
Così per raccontarlo più a me stesso che agli altri, ho lavorato per quasi tre anni alla sua biografia che ritengo sia una onesta opera. Qualcuno, respingendo il dattiloscritto, aveva sentenziato che Piti non interessava più nessuno. Il vostro sito e le buone vendite del libro, dicono invece che l’efebo biondo continua a sedurre.
Enzo Magrì

 
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