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Un po' di storia...

Il Personal Computer, come oggi lo conosciamo, ha subìto negli anni un progressivo aumento in termini di tecnologia e di prestazioni. Nel corso degli ultimi quattro secoli si è passati da una primitiva comprensione dell’automazione a macchine dalla completa autonomia.

Il tutto fonda le sue radici nella basilare conoscenza dell’uomo sulle leggi matematiche che, per loro natura, regolano ogni aspetto della vita. Partendo dalla matematica araba e dai primi strumenti di calcolo costruiti proprio da questo popolo (l’abaco, per intenderci), gli uomini più saggi hanno saputo derivarne le leggi della logica che stanno alla base dei circuiti elettronici. Sfruttando queste poche conoscenze, già nel 1642 Blaise Pascal, il noto fisico-matematico francese, costruì una macchina in grado di calcolare il risultato di addizioni. Nel 1671, Gottfried Wilhelm von Leibniz migliorò l’invenzione di Pascal permettendole, con una ruota dentata, di ripetere le addizioni più volte, implementando così la moltiplicazione. Da allora gli scienziati e i matematici che si sono imbattuti sulla strada dei calcolatori hanno fatto passi da gigante. Charles Babbage, un matematico inglese, nel 1840 costruì una macchina, sospinta a vapore, in grado di compiere le quattro operazioni comuni e di stampare su carta il risultato (ovviamente i dati stampati erano delle schede perforate che dovevano essere esaminate da esperti per decifrarne la risposta), ma i primi calcolatori funzionanti elettricamente entrano in scena solo intorno al 1930. Nel 1940 viene realizzato da John Eckert e John Mauchly il primo elaboratore digitale: l’ENIAC (Electrical Numerical Integrator And Calculator). Questo elaboratore era dotato di un lettore e di una scrivente a schede perforate per l’acquisizione e la restituzione dei dati. Formato da circuiti con 18.000 valvole termoioniche, occupava uno spazio di 140 mq e consumava circa 180 kW/h di energia elettrica. La grande rete di fili e valvole ed il calore prodotto portarono rapidamente l’ENIAC ad aver bisogno di manutenzione continua. Intanto (1947) nei laboratori si studiava un nuovo componente elettronico: il transistor, che avrebbe sostituito le valvole termoioniche accelerandone le funzioni e che ancora oggi è impiegato negli elaboratori sotto forma di micro-componente all’interno dei circuiti integrati, i quali hanno fatto la loro comparsa verso il 1970.

Al giorno d’oggi i computer non sono più considerati calcolatori, ma elaboratori. Ciò significa che sono in grado di gestire suoni, immagini e apparecchiature varie, ma non bisogna dimenticare che il tutto, per l’elaboratore, deve essere convertito in un formato numerico. Con l’avvento dei nuovi sistemi operativi e delle nuove tecniche di programmazione chiunque è in grado di accendere un computer e di avviare un programma. Talune operazioni sono state semplificate per poter essere eseguite intuitivamente. Comunque, bisogna porre attenzione al modo in cui il computer lavora e cercare di comprenderlo in modo da comandare alla “macchina” ciò che si vuole e non il contrario. Molti pensano che l’elaboratore che possiedono in casa sia una sorta di “entità pensante”. Non c’è nulla di più errato. Il computer non può pensare, ma può solo svolgere rapidamente determinate operazioni che all’uomo richiederebbero tempi proibitivi. La colpa di tutto ciò è anche da attribuire ai media, quali film e giornali, che descrivono troppo fantasiosamente l’AI (Artificial Intelligence). Per quanto la tecnologia sia avanzata non si può parlare di intelligenza in una macchina.

 

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