PERCORSO INTERDISCIPLINARE PER L'ESAME DI STATO ANNO 2000/2001

Premessa

Il percorso si propone di analizzare quel particolare tipo d'energia, quella forza che spinge spesso gli uomini a cambiare vita, li domina. Il sole da sempre, Nerone a suo tempo, la macchina all'alba del novecento in modi differenti hanno imposto ai propri osservati di essere succubi al loro potere, alla loro energia dominatrice. Il superuomo è colui che si eleva sopra gli altri, ma è un'ideologia, Nietzsche ne parla come se la sua realizzazione fosse prossima ma non lo sarà mai. E poi ecco il dionisiaco D'Annunzio che attraverso la sua sola volontà, volontà di potenza, si propone come vate, in un'Italia pseudovincitrice dei destini imperiali della propria nazione. Forte della sua sola energia vitalistica, scalda le facili masse del dopoguerra e ne diviene comandante in nome di principi nazionalistici. Energici ma non dominatori sono ancora i futuristi che abbatterono la staticità della società ma senza mai prenderne possesso, solo proponendo i loro costumi. Energico e dominatore fu invece il duce Mussolini, che portò fin troppo avanti le proprie pretese imperialistiche.

L'ENERGIA DOMINATRICE

SCIENZE

Energia Dominatrice da sempre è quella del sole. Fornisce a tutta l'umanità un'energia della quale non si può fare a meno. Il sole permette la fotosintesi e questa permette la purificazione dell'aria sottraendole anidride carbonica. I modelli attualmente più accreditati si fondano sulla formazione contemporanea del Sole e dei pianeti da una nebulosa. La nebulosa da cui si originò il sistema solare doveva avere una composizione chimica che comprendeva tutti gli elementi chimici che oggi costituiscono i vari corpi del sistema solare. Intorno a 5 miliardi di anni fa, la nebulosa che ruotava in senso diretto attorno a un asse centrale, si presentava appiattita come un disco su un piano perpendicolare a tale asse.. Forse a causa delle perturbazioni innescate dall'esplosione di una supernova, la materia della nebulosa iniziò a cadere verso il suo stesso centro. Questo processo prende il nome di collasso gravitazionale. La concentrazione di materia provocò la liberazione di una grande quantità di energia sotto forma di calore. Si raggiunsero temperature dell'ordine di 3000 °C. Ben presto si formò un corpo compatto e caldo, il Protosole. Nella fredda periferia della nebulosa, intanto, vi furono collisioni tra particelle di polvere e ghiaccio. Il risultato fu la concrescenza di questi corpi, formandone nuovi di dimensioni sempre maggiori. Ebbero origine così i pianeti, i satelliti e gli altri corpi minori del sistema solare. I pianeti erano distribuiti a distanze crescenti dal protosole. Procedendo verso la periferia, la temperatura diminuiva progressivamente e la composizione chimica della nebulosa era differente. Nel protosole la temperatura salì fino a raggiungere 10 milioni di gradi. Questa temperatura consentì l'innesco di una reazione che libera enormi quantità di energia, la reazione termonucleare che trasforma l'idrogeno in elio. Nacque così il sole. L'esplosione sviluppò un fortissimo vento solare che liberò il sistema solare da gran parte dei gas e delle polveri rimaste. L'esplosione, ancora, si oppose al collasso gravitazionale, che fu bloccato. Durante questa fase, meteoriti di varie dimensioni ricadevano in quantità enormi provocando la formazione di grandi crateri. Moltissimi crateri che ricoprono la superficie della luna risalgono a questo periodo. Il sole ruota attorno a se stesso in senso diretto ma impiega circa 35 giorni terrestri a compiere un intero giro ai poli, mentre all'equatore soltanto 25. Questo significa che, almeno nella sua parte esterna, il sole è fluido. Il sole ha un diametro di circa 1.400.000 km, 110 volte il diametro terrestre, e una massa 330.000 volte maggiore di quella terrestre. Si pensa che il Sole sia gassoso fin al suo centro, anche se la pressione centrale è 400 miliardi di volte maggiore di quella della nostra atmosfera. In tali condizioni di pressione lo stato gassoso è mantenuto dalle altissime temperature. L'enorme energia emessa dal sole si irradia nello spazio in tutte le direzioni. Sulla terra ne giunge una parte molto piccola, ma sufficiente a garantire lo svolgimento della vita sul nostro pianeta. L'energia solare viene dalle reazioni nucleari. Al contrario delle reazioni chimiche, che interessano gli elettroni del livello più esterno degli atomi, le reazioni nucleari riguardano i nuclei degli atomi. Le reazioni nucleari avvengono nella parte più interna del Sole chiamata nucleo dove la temperatura è di circa 10 milioni di gradi. Nel corso delle reazioni chimiche tra idrogeno ed elio, si ha una lieve diminuzione di massa. Questa perdita è sufficiente a generare una gigantesca quantità di energia. Ogni secondo sono fuse 600 milioni di tonnellate di idrogeno. Si calcola che il sole sia giunto all'incirca a metà della propria esistenza. Il carburante stellare ha prodotto energia per 5 miliardi di anni e continuerà a produrne per altri 5 miliardi. La parte restante del volume del sole non partecipa direttamente alla produzione di energia ma la trasporta verso l'esterno. Attorno al nucleo è presente uno spesso strato, definito strato di trasporto radioattivo. Questo nome dipende dal fatto che l'energia è trasportata come radiazione elettromagnetica ad altissima frequenza. Lo strato di trasporto radioattivo rallenta il flusso di energia verso l'esterno. Senza gli strati esterni, il nucleo consumerebbe idrogeno a un tasso molto più alto. Il risultato sarebbe una vita molto più breve per la nostra stella. In prossimità della superficie solare vi è lo strato di trasporto convettivo ,qui il trasporto di energia avviene attraverso moti convettivi: flussi di materia calda salgono dall'interno e risprofondano dopo essersi raffreddati. Esternamente allo strato di trasporto convettivo si trova la fotosfera che rappresenta la superficie visibile del sole. La fotosfera presenta un aspetto granulare. Le granulazioni sono zone più brillanti, perché più calde rispetto allo sfondo. Il sole presenta perturbazioni, le più evidenti sono le macchie solari, cavità oscure nella fotosfera profonde centinaia di chilometri. Le macchie appaiono scure perché la loro temperatura è di circa 1500 °C inferiore a quella normale della fotosfera. Associati alle macchie solari si verificano anche i fenomeni delle facole, regioni a luminosità più elevata del normale, e dei brillamenti, violente esplosioni di luce associate a emissioni di energia. Attorno alla fotosfera si trovano due strati, denominati cromosfera e corona. La cromosfera, occupata da gas turbolenti è uno strato ben visibile durante le eclissi di Sole. In queste situazioni la luna appare circondata da un alone rosso, appunto la cromosfera. Durante le eclissi totali di sole, attorno alla cromosfera si può osservare la corona solare costituite da particelle in rapido allontanamento dal Sole. La temperatura della corona è molto alta, fino a 2 milioni di gradi. La corona è poco luminosa, circa metà della luminosità della luna piena. I gas solari si estendono sempre più rarefatti fino ai confini del sistema solare. I pianeti, compresa la terra, sono infatti immersi in un flusso continuo, questo flusso è il vento solare. Le protuberanze, infine, sono getti di gas a bassa temperatura che raggiungono altezze di oltre 10000 km all'interno della corona e ricadono.

LETTERATURA LATINA

Nell'antichità, invece, vediamo il potere di Nerone come energia dominatrice e devastante.

Educatore di Nerone fu Seneca da quando Agrippina, morta Messalina, lo richiamò a Roma dall'esilio in Corsica dovuto all'accusa di adulterio con la sorella di Caligola. Seneca insegnò a Nerone i principi dello stoicismo e voleva fortemente che questi fosse stato un sovrano illuminato guidato dalla saggezza di un filosofo. Quando Claudio morì, Agrippina tentò di conquistare il trono, ma senza riuscirci. Salì quindi Nerone come imperatore ed in un primo tempo le aspirazioni di Seneca sembravano realizzarsi. Ma Nerone finì col diventare un sovrano autoritario, un dominatore. Seneca quando ciò successe si ritirò a vita solitaria ma Nerone scoprì che, anche se non vi aveva partecipato era a conoscenza dei piani della congiura di Pisone e così fu raggiunto dall'ordine di Nerone di uccidersi. Seneca si tagliò le vene alla maniera stoica, mentre discuteva di filosofia con gli amici. Seneca esprime in alcuni suoi scritti, come il De Clementia, la sua delusione avvenuta nel momento in cui Nerone divenne un dominatore. Seneca si occupò anche di teatro, sia negli anni della collaborazione con Nerone, sia dopo e scrive nove tragedie dove sceglie argomenti orripilanti e macabri con storie infelici e personaggi sanguinari (Tyestes). Si è spesso parlato della non rappresentabilità delle tragedie di Seneca per il loro significato trasgressivo e per quel macabro che portavano. Ma a quel tempo comunque già si rappresentavano le Naumachie (rappresentazioni spettacolari di combattimenti navali) ed inoltre Quintiliano parla di una contesa tra Pomponio e Seneca, quindi se il primo scriveva per la scena doveva farlo anche Seneca. Dal teatro di Seneca ne estrapoliamo il senso pedagogico che spesso vuole indirizzare il giovane Nerone, come nelle Troades (In cui si parla della cattiva sorte delle prigioniere troiane che hanno visto perdersi figli e mariti), Agamennone dice che "non si mantiene a lugo il potere fondato sulla violenza".

Anche Tacito parla di Nerone e, più precisamente, negli Annales. Tacito cominciò con lo scrivere le Historie, che doveva essere un resoconto di ciò che era accaduto negli anni dell'impero di Nerva e di Traiano, giudicati da lui come una fase di benessere collettivo successiva al clima di pesantezza Domizianea. Presto però, Tacito cambiò idea, s'accorse, infatti, che con l'impero di Traiano e Nerva, la libertas era concessa solo a parole, mentre, di fatto, questa era solo un'illusione perché privata di ogni potere decisionale. Tacito allora scelse di indagare sulle origini di questa che lui vedeva come una crisi senza sbocchi, analizzando la storia da Augusto fino a Nerone. Il regno di Nerone negli Annales, è diviso in due periodi: uno iniziale nel quale l'imperatore sembra essere un principe illuminato, e un secondo nel quale egli diventa un dominatore. Tacito narra che nel 65 d.C. durante i giochi quinquennali a Roma, Nerone avrebbe rifiutato la donazione illegittima del trofeo di campione di canto e abbia partecipato ad armi pari con gli altri concorrenti. Il suo tono di voce era sgradevole, ma la gente dagli spalti gli applaudiva anche se era ben cosciente dell'ignoranza musicale di Nerone. Alcuni, che venivano da lontano e non erano a conoscenza della corruzione della situazione, presi dalla stanchezza smettevano di applaudire e venivano così duramente picchiati dai soldati posti lungo le scalinate a vigilare che neppure per un attimo l'applauso suonasse discorde. Ancora, nel XIV libro degli Annales, Tacito parla di quando Nerone volle uccidere sua madre Agrippina per paura di un possibile incesto. Ella, infatti, dinanzi a molte persone sedusse il figlio. Nerone allora per evitare un qualsiasi altro simile momento decise di far preparare una nave con un meccanismo che, al momento opportuno l'avrebbe uccisa. Ella si salvò fortuitamente ma fu poi uccisa dai soldati in casa sua. Nerone, a differenza di ciò che credeva Seneca, fu un principe autoritario che usò il potere in modo inappropriato.

IL TRIONFO DELLA MACCHINA

Agli inizi del 900 in seguito all'industrializzazione, nei paesi europei la nuova realtà toglie sempre più senso e funzione alla cultura umanistica e respinge ai margini il letterato umanista tradizionale, condannandolo alla declassazione, all'inutilità, quasi al ridicolo, in una società dominata dai valori dell'utilità, del profitto, della produttività, della concorrenza, e che soprattutto esige dall'intellettuale altre competenze, altri ruoli entro il sistema della produzione industriale, del mercato dei mezzi di comunicazione di massa. Le risposte degli intellettuali a questi processi inarrestabili, ed all'angoscia frustrante che ne deriva, possono essere le più varie: alcuni esasperarono la bellezza di questo nuovo modo di vivere, questi furono i futuristi.

FISICA

Un circuito elettrico è un conduttore chiuso che comprende ele menti passivi, che cioé assorbono energia (lampadina resistenza, strumenti di misura), e elementi attivi, che erogano energia chiamati forze elettromotrici (batteria, pila, erogatori di CE). In un circuito gli elettroni vanno dal verso positivo al verso negativo e compiono un lavoro, per passare dal polo negativo al positivo e chiudere il circuito l'energia gli è data dalla f.e.m..Un circuito per funzionare ha bisogno di un elemento attivo e di un elemnto passivo, di un interruttore e degli strumenti di misura. In un circuito distinguiamo: il ramo, che è una parte di circuito con una resistenza; il nodo, che è il punto d'unione di due rami e la maglia che è l'insieme dei rami con i propri nodi. Kirchoff dimostrò che la somma delle correnti entranti (-) e delle correnti uscenti (+) in un nodo è uguale a 0. (I-)+(I+)=0. Due resistenze possiamo collegarle in serie ed averne una terza nella quale passa uguale intensità. O possiamo collegarle in parallelo ed averne una terza nella quale è uguale la differena zi potenziale ai capi. Quando colleghiamo gli strumenti di misura: l'ampèrometro (misuratore di intensità) deve essere collegato in serie con il circuito altrimenti non darebbe, in parallelo, tutta l'intensità e deve avere pochissima resistenza. Il voltmetro (misuratore della ddp ai capi di una resistenza) deve essere collegato in parallelo con la resistenza altrimenti, in serie, non darebbe un'esatta misurazione e deve avere molta resistenza in modo da far passare tutta l'intensità per la resistenza.Quando passa corrente elettrica attraverso una resistenza, il filo si riscalda e diventa incandescente, questo è l'effetto jaule. Una batteria si scarica quando la sua resistenza è arrivata al massimo. Le basse temperature possono ridurre leggermente la resistenza.

 

LETTERATURA ITALIANA

I principi proclamati dal futurismo furono:

- l'esaltazione della forza e dell'audacia

- l'esaltazione della velocità come bellezza nuova

- la glorificazione del patriottismo, dell'intraprendenza industriale In letteratura gli scrittori eliminarono molte parti del discorso letterario, gli aggettivi, gli avverbi e la punteggiatura visti come interruzioni e quindi in contrasto con il principio della velocità discorsiva futuristica. In tal modo il futurismo passava dal verso libero alle parole in libertà e anche se i futuristi sapevano che ciò potesse portare all'incomprensibilità, affermarono che "essere compresi non è necessario".

STORIA DELL'ARTE

In arte, nel 1910 si ebbe il primo manifesto della pittura futurista. Il quadro, dicevano, non deve attrarre e fermare l'occhio dello spettatore su questo o quel punto, ma deve offrire la sensazione di una realtà mobilissima, essere portavoce del brulicare operoso e ansioso dell'industria, del moderno ritmo nuovo della città che ormai invade la giornata di ciascuno. La città sognata dai futuristi e quella del traffico e del rumore, degli arsenali e dei cantieri, delle stazioni e dei grattacieli: una città colorata e fumante solcata da automobili, treni, aerei, illuminata dalla luce artificiale.

Antonio Sant'Elia (1888 - 1916), si formò a Vienna alla scuola di Wagner. Le esercitazioni grafiche del maestro lasciano un segno nei progetti futuristi di Sant'Elia, fantasie architettoniche in cui ritroviamo un forte dinamismo che sembra interpretare perfettamente le immagini letterarie del Marinetti. L'originale contributo di Sant'Elia al futurismo è costituito da un ampio gruppo di disegni e schizzi, che rispondono alla necessità di dare forma leggibile a una architettura vicina alle proprie aspirazioni e che ha come scenario la metropoli moderna proiettata nel futuro. Dando massima espressione alla propria maestria di disegnatore e architetto, Sant'Elia arriva a sviluppare pienamente con questi elaborati i temi più autentici e originali della propria ricerca, che troveranno poi ampio riconoscimento nel movimento futurista. La centrale elettrica rappresenta il simbolo della tecnologia moderna, il prodigioso risultato della nuova potenza della macchina, l'unico edificio al quale si può guardare come alla cattedrale del futuro. Tale valenza simbolica è particolarmente evidente nel disegno dal titolo La centrale elettrica.

La nota dominante è costituita da uno straordinario monumentalismo che si esprime innanzitutto nella configurazione dei possenti volumi proiettati verso l'alto con le tre incombenti ciminiere e delimitati in basso da una sequenza di contrafforti che sembra opporsi allo spazio circostante come le mura di una fortezza. La scomparsa di ogni accenno di decorazione nonché l'assenza quasi totale di aperture sulle superfici sottolineano la compattezza dei singoli elementi e la loro articolata costruzione, particolari dai quali l'intera composizione trae la propria straordinaria forza espressiva. Alle spalle della struttura principale sono collocate le condotte forzate che nel loro precipitare introducono una ulteriore componente dinamica nell'immagine. Tale dinamismo è poi ribadito, più in basso dal dipanarsi dei fasci di cavi elettrici, ora perpendicolari ora paralleli alla parete longitudinale della struttura. A completare questo effetto di movimento compositivo contribuiscono anche i profili degli alti muraglioni situati alle spalle dell'edificio. La scenografica impressione di maestosità viene accentuata dall'impostazione dell'immagine prospettica vista dal basso verso l'alto con una strategia grafica che Sant'Elia impiega con grande efficacia. Essa si propone come la suggestiva immagine di una nuova civiltà industriale.

LETTERATURA INGLESE

Another person that see the machines with a pessimist eye was George Orwell. Born in India, Orwell was a left political writer. But his disillusionment for the totalitarian methods of communism was growing. Orwell felt it a moral duty to fight in the Spanish civil war on the republican side. His exsperience was bitter. He saw the manipulation of socialist enthusiast who had flocked there from all over Europe. He wrote a fable, Animal Farm, a satire of Russian Revolution who tells that the workers cannot work for their own god and that revolutions are doomed to fail and result in new forms of oppression. Then there's Nineteen- Eighty -Four. This novel describes a society where man's instinct and intelligence are driven by a totalitarian dictatorship. The leader is Big Brother. He watches every street and building of Britain from huge posters. There is no privacy, and children are encouraged to denounce their own families. Society is divided between the members of the party that has absolute control of everything, and the proles. Winston Smith is a writer of the Party. He falls in love for Julia. With her he starts a illegal relation. So they are subjected to "rehabilitation treatment". At the end of the treatment they are destroyed in body and soul. Winstone becomes an automaton with no emotions. He can only stare dumbly at Big Brother and adore him with all his being. So the Orwellian vision of machines is negative, through them Big Brother has become an invisible onnipresent man that impose his dictatorship on everyone.

LETTERATURA ITALIANA

Pirandello dinanzi alla realtà industriale e alle macchine è diffidente e ostile: nelle sue insofferenze per l'organizzazione sociale in assoluto, che soffoca la spontaneità della "vita", non può non provare repulsione per la macchina, che contribuisce ulteriormente a rendere meccanico il vivere degli uomini. Pirandello affronta il problema del "trionfo delle macchine" nel romanzo "Si Gira". Questo è costituito dal diario del protagonista operatore cinematografico. La professione di Serafino è quella di colui che sta sempre dietro la macchina da presa e registra la vita. Metafora del concetto pirandelliano di "forestiero della vita", vale a dire colui che "ha capito il giuoco" e si allontana dalla società guardando gli altri con un distacco contemplativo. La macchina da presa, che fissa per sempre in un fotogramma della pellicola il fluire continuamente mobile della vita, diventa emblema di quest'angosciosa condizione moderna. La vicenda è una storia d'amore che si conclude con una tragedia: il giovane Aldo, innamorato geloso dell'attrice, mentre si gira una scena con una tigre, spara alla donna anziché alla belva ed è sbranato da essa. Nel frattempo Serafino continua a girare meccanicamente la manovella della macchina da presa, e resta muto per lo choc subito Serafino diventa un personaggio del tutto straniato ironicamente secondo il procedimento umoristico proprio di Pirandello. Il suo silenzio di cosa diventa metafora della reificazione dell'artista che può soltanto passare in rassegna gli avvenimenti che la realtà gli squaderna davanti ma non può interpretarli. Alla critica della meccanicizzazione si unisce strettamente quella della mercificazione: la realtà industriale trasforma tutto in merce. Questo è particolarmente visibile in un'industria come il cinema, che, a fini di profitto, fissa la vita in moduli convenzionali e stereotipati, quali sono gli intrecci dei film.

In relazione all'industrializzazione, al "trionfo della macchina", che pone l'intellettuale in una condizione di estraniazione, D'Annunzio non si chiude a contemplare la propria impotenza. Con Maia, I libro delle Laudi, D'Annunzio esorcizza la paura di essere cancellato dalla parte viva della società, cantando e celebrando proprio quella realtà che minaccia di spazzarlo via. Se in precedenza D'Annunzio aveva affidato al superuomo il compito di intervenire nella realtà per aprire la strada ad una nuova élite che facesse rivivere un passato eroico e glorioso, ora egli si propone come cantore dei fasti di quella realtà borghese che prima disprezzava.

IL MITO DEL SUPERUOMO

Ma colui che è in grado di contemplare in se la sua energia dominatrice e vitalistica, dionisiaca è il superuomo, che con la sua volontà di potenza vuole porsi al di sopra delle masse. Il mito del superuomo è stato creato da Nietzsche e da questi tramandato al D'Annunzio.

FILOSOFIA

Per Nietzsche la vita, come per Schopenhauer, è dolore, ma al contrario di questi, Nietzsche vuole accettare la vita così com'è. Per questo motivo il filosofo vuole rifarsi a Dioniso, il cui spirito rappresenta l'accettazione totale della vita trasformando il dolore in gioia, la distruzione in creazione. Tutta la filosofia di Nietzsche si basa su un processo di demitizzazione e desacralizzazione del mondo. Infatti, poiché la mentalità dell'uomo è diventata razionale, la vita dell'uomo è stata dominata da secoli di menzogna. Nietzsche si propone di distruggere questi miti e credenze codificate. Per Nietzsche bisogna risolvere il problema della limitatezza umana alla base. Dio appare al filosofo come la più antica delle bugie vitali, l'espressione di una paura di fronte alla verità dell'essere. Bisogna dunque uccidere Dio che è causa dell'alienazione dell'uomo e personificazione di false certezze che l'uomo ha per vivere tranquillo. Nella Gaia Scienza, Nietzsche immagina un profeta che avverta tutti dell'avvenuta morte di Dio e le reazioni della gente comune. Con la morte di Dio, però, l' uomo comune subisce una forte caduta delle sicurezze che s'era creato, non sa più in cosa credere. Il superuomo invece vede dietro di sé la morte di Dio e davanti a sé il "mare aperto" delle possibilità al di là di ogni struttura metafisica data L'insicurezza dell'uomo porta al nichilismo, cioè: l'uomo, perso ciò in cui credere, si sente nulla e sprofonda nell'ansia e nell'insicurezza. Nietzsche invece supera il nichilismo, lo vede solo come una fase di transizione che deve essere superata con la volontà di potenza. L'uomo deve anche abituarsi ad un tempo non più lineare, ma circolare, in cui ogni momento viene vissuto in eterno. Anche di fronte all'eterno ritorno dell'uguale Nietzsche opera una distinzione tra "uomo comune" e "superuomo". Di fronte all'eterno ritorno il primo si sente annoiato ed appesantito, mentre il superuomo, in base al principio dell'accettazione totale della vita, continuerà ad essere felice ed a vivere con vitalità dionisiaca. Il superuomo, attraverso la "volontà di potenza" ricreerà un mondo a misura di se stesso ergendosi al di sopra del caos della realtà. Non si è mai capito se Nietzsche vedeva questa liberazione di se come un fenomeno di tutta l'umanità o solo di un'élite superiore, fatto sta che il superuomo è in ogni modo un essere superiore che il filosofo spesso paragona ad un semplice uomo comune.

LETTERATURA ITALIANA

Dopo il periodo dell'estetismo, il cui concetto di fondo sta nell'accettare come regola di vita solo il bello, D'Annunzio attraversa un periodo di crisi. D'Annunzio vedeva l'esteta come un essere inefficace che allontanandosi con disprezzo dalla società borghese non faceva altro che alienarsi. Con la lettura di Nietzsche, D'Annunzio trovò una soluzione alla crisi, il Superuomo, un mito non più solo di bellezza ma di energia eroica e attivistica, di vitalità dionisiaca. All'inizio questo mito fu riservato solo ai suoi romanzi, ma allo scoppio della I guerra mondiale D'Annunzio trovò l'occasione per realizzare quel mito in grado di guidare, dirigere tutti gli altri. Si arruolò volontario nell'esercito e compì imprese clamorose: la "beffa di Cuccari", un'incursione nel Carnero con una flotta di motosiluri, i MAS (memento audere semper); il Volo su Vienna. La guerra di D'Annunzio fu una guerra eccezionale combattuta non nella sporcizia dei fanghi delle trincee, ma dall'alto, in volo. Nel dopoguerra, ancora, i cittadini italiani erano amareggiati per la "vittoria mutilata"; l'Italia aveva vinto la guerra, ma al congresso di Londra, essa non ebbe i territori promessi. Fu una delusione. Nella primavera del 1919, attraverso scritti e discorsi, D'Annunzio criticava fortemente il governo italiano troppo remissivo verso gli alleati. A settembre D'Annunzio si mise a capo di una spedizione su fiume che fu data alla Jugoslavia e che con una specie di proclamazione popolare, era voluto essere unita all'Italia. Fu l'azione nota come "Marcia di Ronchi". D'Annunzio occupò Fiume e vi rimase per più di un anno. Il 14 giugno, D'Annunzio sbarcò anche a Zara e prese possesso simbolicamente della Dalmazia, senza però mai toccare le cancellerie dei paesi occidentali. Il mito del superuomo è interpretato da D'Annunzio come l'affermazione di una nuova aristocrazia che tenga schiavi gli esseri comuni e si elevi a forme superiori di vita. Il superuomo ingloba in sé l'estetismo che se prima era rifiuto sdegnoso della realtà, ora questo è uno strumento di una volontà di dominio sulla realtà. Nei romanzi del superuomo, però, i protagonisti restano sempre delusi e sconfitti poiché essi, che dovrebbero essere eroi della vita e della forza, si fanno sempre attrarre dal senso di decadenza e morte. E l'elemento nemico che li porta a questa tragica fine è di solito la "donna fatale". Ciò succede ad esempio in "Il trionfo della morte" e in "Le vergini delle rocce". Però, dopo un decennio di interruzione, D'Annunzio torna al romanzo con "Forse che si, forse che no", in cui il protagonista, Paolo Tarsis, vuole realizzare la sua volontà eroica nel volo in aereo, ma ancora una volta gli si oppone una donna sensuale. Ma quando Paolo sembra perso nelle sue incertezze, mentre cerca la morte in mare, è assalito dal desiderio di vivere e si salva con un atterraggio di fortuna. D'Annunzio si rivolgerà poi al teatro poiché attraverso di esso poteva arrivare ad una più folta schiera di persone. Anche per quanto riguarda le opere teatrali ("La gloria" o "La nave"), la tensione superomistica all'azione eroica trova un ostacolo quasi sempre incarnato dalla donna fatale. L'ultima parte in cui è ben evidente la tendenza al superomismo è quella che concerne la poesia. Con Maia, facente parte delle Laudi, D'Annunzio immagina di fare un viaggio in un passato mitico alla ricerca di un vivere sublime all'insegna della forza e della bellezza. Dopo, il mito classico vuole trasfigurare questo presente riscattandolo dal suo squallore. Così D'Annunzio inneggia alle macchine, al capitale ed alle masse operaie che racchiudono forti energie da indirizzare a fini eroici ed imperiali al servizio del superuomo. Per fare ciò D'Annunzio ha avuto un prezzo da pagare: per distinguersi è stato costretto ad un'arte gonfia e pesante che oggi appare insopportabile e illeggibile soprattutto perché è falsa.

DAL SUPERUOMO AL CONCETTO DI INDIVIDUALITA' DOMINANTE

Pura energia dominatrice fu quella di Hitler e Mussolini.

STORIA

In Italia gli effetti della guerra furono particolarmente gravi. La stabilità sociale e politica era minacciata soprattutto dalla disoccupazione. Nel 1919 venne fondato il partito Fascista da Benito Mussolini che puntò sul nazionalismo. Il nazionalismo aveva sfruttato la delusione prodotta nell'opinione pubblica dall'andamento delle trattative italiane alla conferenza di Versailles. Ciò era valso ad alimentare nell'opinione pubblica la convinzione che l'Italia aveva "vinto la guerra e perso la pace". Nasceva così il mito della "vittoria mutilata", usato dalla propaganda nazionalistica. Era un grave sintomo della crisi dello stato liberale che il presidente del consiglio Nitti non seppe mai risolvere. Giolitti allora con il "discorso di Dronero" ripropose la sua candidatura. Il tentativo di questi di arginare la crisi inasprendo la tassazione sul capitale e sui profitti ebbe l'effetto immediato di eliminare i consensi moderati al governo. Molti si avvicinarono così alla parte più aggressiva del movimento fascista. I fascisti di Mussolini erano l'espressione politica di quelle frange della classe dirigente che volevano normalizzare la situazione italiana in modo autoritario, con la sconfitta violenta del movimento operaio. Così fin dal 1919, il movimento fascista organizzò squadre militari d'azione (le camicie nere). Dopo Golitti, con il governo Bonomi del 1921, si assisté al pieno dispiegarsi delle forze squadriste spesso aiutate dalle coperture di prefetti e autorità militari. Con il debole governo Facta, Mussolini tentò un ulteriore passo avanti. Nel congresso nazionale fascista tenuto a Napoli nel '22, si formò un quadrumvirato deciso ad organizzare un vero colpo di forza contro il governo, la cosiddetta "Marcia su Roma". Il re Vittorio Emanuele il 22 ottobre diede ordine a Mussolini di organizzare il nuovo governo. I provvedimenti fiscali di Giolitti furono subito dichiarati decaduti e consentirono a imprenditori e proprietari di ottenere una sostanziale riduzione dei salari. All'insegna dello sfruttamento sociale si avviò così, a partire dal 1924, la ripresa economica. Mussolini sostituì poi il parlamento e le altre istituzioni dello stato con nuovi organismi rispondenti alle necessità della nascente dittatura. Nacquero così il Gran Consiglio del Fascismo, investito di numerose funzioni prima attribuite al parlamento, e la Milizia Volontaria, per la sicurezza nazionale. Nel paese intanto si applicavano sempre maggiori restrizioni alla libertà di stampa e di riunione. Le elezioni del 1924 assicurarono la vittoria al "listone", in cui confluirono fascisti e conservatori. Giacomo Matteotti, deputato socialista, denunciò in Parlamento le irregolarità verificatesi durante le elezioni e fu così rapito a Roma e ucciso. Il delitto suscitò un'ondata di indignazione in tutto il paese. Ancora una volta però Vittorio Emanuele rinnovò la sua fiducia a Mussolini e la secessione dell'Aventino (l'abbandono della camera dell'opposizione parlamentare), rimase un gesto simbolico. Dopo il 1925, ormai sicuro dell'appoggio della corte, dell'alta finanza e degli agrari, Mussolini diede una svolta radicale alla sua politica. Prese quindi corpo il "Regime Fascista", da un lato riducendo nel paese la possibilità d'azione dell'opposizione politica e sociale. Il parlamento fu ridotto ad un semplice organo di controllo, tutti i poteri erano nelle mani del duce. Fu inoltre abolita la libertà di stampa, il diritto di sciopero e sciolti i sindacati operai. I movimenti e i partiti politici furono dichiarati illegali e fu creato un tribunale speciale allo scopo di sopprimere le attività di opposizione al regime. Mentre molti scappavano, soprattutto in Francia, in Italia proseguì clandestinamente la lotta al regime intorno al partito Comunista. Il regime stimolò due grandi iniziative: "la battaglia del grano", cioè la crescita della produzione agricola mediante l'introduzione di macchinari; e la "bonifica integrale", cioè l'aumento della superficie coltivabile strappandola alla palude e all'incolto. Queste iniziative contribuirono a ridurre la disoccupazione. Mussolini rilanciò una nuova fase della politica economica: per diminuire l'inflazione era necessario controllare i prezzi, difendere i piccoli risparmiatori e tutelare i settori più forti. Queste iniziative rafforzarono il consenso interno. Le iniziative e le manovre politiche però non bastavano a controllare e organizzare una società in profonda trasformazione. Un tentativo venne dal filosofo idealista Giovanni Gentile che definì il fascismo un nuovo stile di vita fondato sullo spirito di sacrificio. Il modello proposto indicava nel duce l'uomo forte, abile in ogni tipo di attività, capace di scelte sicure: un esempio da imitare. Mussolini accentrava tutti i poteri ed aveva mano libera nella scelta dei ministri. Al Partito nazionale Fascista aderiva la quasi totalità degli italiani (la tessera era chiamata "tessera del pane" in quanto l'esserne privi comportava difficoltà di ogni genere. Il regime si sforzava di intervenire in ogni fase e momento della vita degli italiani, a cominciare dai fanciulli di quattro anni, inquadrati in formazioni paramilitari (i "figli della lupa", i "balilla", gli "avanguardisti", i "giovani fascisti") allo scopo di inculcare negli animi il senso della disciplina. L'ingerenza del regime arrivava anche nell'organizzazione del tempo libero e nella politica sociale, con la creazione dell'opera nazionale maternità e infanzia", del sistema pensionistico e assistenziale, con i premi di natalità. Tuttavia all'interno del regime erano ricorrenti scontri tra i membri del partito preoccupati della sfera di potere personale. Il compito del duce era anche di tenere a freno questi contrasti. Era frequente la scritta lapidaria "Il duce ha sempre ragione".

L'ascesa del nazismo al potere fu dovuta a cause simili a quelle che permisero al fascismo di entrare al governo. Essa fu favorita dalle conseguenze della grande crisi degli anni trenta che aveva investito anche la Germania causando un enorme aumento della disoccupazione e rovinando la piccola borghesia. Si era venuta a creare una massa di malcontenti che il nazismo poté via via conquistare al suo programma. Nel 1933 i nazisti ottennero il 43,9% dei voti, ciò permise Hitler di mettere in atto i suoi piani per instaurare una dittatura. La dottrina hitleriana esaltava il nazionalismo e la superiorità genetica ed intellettuale di una presunta razza ariana. Hitler proclamava quindi la necessita di assicurare al popolo tedesco lo "spazio vitale". Una delle minacce più gravi alla purezza della razza ariana era l'infezione ebraica. La grande industria aveva bisogno di denaro e le banche erano in gran parte in mano agli ebrei; inoltre molti proprietari terrieri avevano creditori ebrei: l'eliminazione degli ebrei avrebbe dunque risolto i problemi di entrambe le categorie. Il 30 giugno del 1934, in quella che fu chiamata la "notte dei lunghi coltelli", Hitler fece massacrare i capi dell'ala sinistra del partito, per assicurarsi l'appoggio della casta militare. Successivamente aggiunse alla carica di cancelliere quella di capo dello stato e di capo supremo delle forze armate. Nel 1934 tutti i partiti politici erano sciolti. Tutti gli avversari del regime subirono violenze di ogni tipo, spesso concluse con assassini e con deportazioni nei campi di concentramento (lager). Le SS (reparti di difesa), comandate da Himmler, e la Gestapo (polizia politica) seminavano il terrore con le loro azioni di inaudita ferocia. Molti cercarono scampo all'estero: Albert Einstein, Thomas Mann e Bertolt Brecht. Uno degli intenti primari del nazismo fu quello di assoggettare gli individui ai suoi principi mediante un'educazione totalmente controllata. Le scuole, le letture, gli svaghi dei giovani erano finalizzati alla formazione di una gioventù assolutamente devota al regime. A ciò si accompagnava un'azione di propaganda martellante, per esaltare le masse e renderle succubi delle parole d'ordine e della volontà del Führer. Gli ebrei vennero progressivamente emarginati dalla vita del paese. Con le leggi di Norimberga del 1935 furono esclusi dal diritto di voto e dagli impieghi pubblici, dall'esercizio di professioni liberali, dal commercio, dalle banche, dall'editoria; successivamente furono costretti a cucire sui propri abiti la stella gialla che permetteva di identificarli ed allontanarli da numerosi luoghi pubblici. Dal 1938 la persecuzione assunse le forme di un vero e proprio genocidio.

L'ENERGIA DOMINATRICE - FRANCESCO MUSACCHIA V B


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