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Sant'Agapito

Centro agricolo sulle propaggini nord occidentali del Matese, a sud d’Isernia, sorge su un modesto rilievo alla sinistra del torrente Lorda, un affluente del Volturno che attraversa il paese da sud a nord ovest, continuando poi a semicerchio intorno al capoluogo di provincia.

L'agro comunale è caratterizzato da una zona altocollinare dall'orografia irregolare ricca di vegetazione, e da una zona pianeggiante quasi interamente coltivata a nord.

Il panorama presenta una gradevole varietà: alle spalle dell'abitato, tra le pendici boscose di elci e conifere del Matese, si apre la profonda gola del torrente; di fronte si estende a cono la pianura che gradualmente si allarga a lambire l'agro d’Isernia, ad est, e di Macchia, ad ovest.

Il centro abitato sorge su un colle che ha conservato le caratteristiche urbanistiche originarie, in quanto il vistoso processo di espansione residenziale ha interessato soltanto la zona a valle del borgo antico, dove numerose villette monofamiliari ed altre piccole abitazioni hanno invaso le località che circondano lo scalo ferroviario.

  Lo stemma raffigura Sant'Agapito con in mano una palma su sfondo oro.

Storia e sviluppo urbano

Il comune deve il suo nome ad una chiesa dedicata a Sant'Agapito, martire cristiano del III secolo, attorno alla quale si è formato il primo nucleo abitato.

Nel periodo normanno il paese fece parte della contea di Molise; successivamente, durante il XII secolo fu assegnato in feudo ad una famiglia che da esso prese il nome e alla quale appartenne fino alla metà del XV secolo. Dei successivi feudatari si ricordano i Gaetani, i Provenzale e i Caracciolo Pisquinzi, principi di Pettoranello e ultimi proprietari feudali. Nel 1807 il comune fu aggregato al distretto di Isernia, governo di Monteroduni, e quattro anni dopo gli fu accorpato il comune di Castelpizzuto che ne divenne frazione. Negli anni successivi le vicende storiche di Sant'Agapito furono legate a quelle di Isernia e dei comuni vicini, tutti variamente coinvolti, in epoca borbonica, dal fenomeno del brigantaggio.

Il centro di Sant'Agapito è di origine medievale e conserva intatto l'impianto planimetrico originario anche se notevoli sono  state le trasformazioni volumetriche: la tipologia complessiva è interessante pur non presentando emergenze di pregio, fatta eccezione per una croce bizantina in pietra su colonna con capitello corinzio.

Dalla piazza centrale, piazza Marconi, si accede al borgo vecchio pavimentato a cubetti riquadrati in pietra bianca e caratterizzato da una scenografia movimentata che richiama tipologie urbane tipicamente alto-medievali. 

 

 

Un primo arco immette in un piccolo slargo; a sinistra l'ingresso al cortile del castello e di fronte  quella che era probabilmente la cappella del castello, oggi adibita a bar.

Un secondo arco segna l'accesso al borgo abitato, dove la via principale con il suo andamento serpeggiante crea ad ogni svolta nuove prospettive e si inoltra nel fitto agglomerato fino alla pregiata croce bizantina, quasi sul limitare del nucleo antico: percorrendola, incontriamo la chiesa madre, edificio dal forte impatto visivo per la sua mole notevole che compare all'improvviso nel cuore dell'abitato.

A sud-est si conserva una parte della cinta muraria con speroni e porte. Da piazza Marconi, recentemente ristrutturata, il monumento ai caduti si sporge a terrazza sulla profonda e rigogliosa vallata.

Il succedersi di antichi archi e, in estate, i balconi e le finestre riccamente fioriti rendono l'abitato caratteristico e suggestivo.

Contesto socio-economico

L'agricoltura, particolarmente favorita dalle caratteristiche dell'agro santagapitese, è ormai praticata quasi esclusivamente per autoconsumo: mais, patate, fagioli, ortaggi, olivo e uva da vino, mele, pere e pesche garantiscono agli abitanti un vario e genuino raccolto.

Il settore produttivo e commerciale è di tipo artigianale: cinque le aziende agricole a carattere familiare con pochi capi ovini bovini e suini, due allevamenti di conigli, tre imprese edili, un fabbro-idraulico, uno studio fotografico, una parrucchiera ed un vapoforno, due macellerie, due alimentari e un sali e tabacchi.

Una menzione a parte meritano l'artigianato artistico legato alla lavorazione del tombolo, la presenza del moderno stabilimento della Grafica Isernina, di un Centro di Formazione Professionale e di una casa famiglia per disabili ed anziani.

Da segnalare, infine, un discreto mercato immobiliare stagionale dovuto al considerevole rientro estivo ed alla crescente domanda proveniente dalla vicina Campania.

La maggior parte della popolazione lavora nella zona industriale di Pozzilli, nei pressi della vicina Venafro oppure è impiegata nella pubblica amministrazione nel capoluogo di provincia.

Il castello, successivamente trasformatosi in palazzo ducale, è attualmente utilizzato come abitazione privata; solo il cortile conserva tracce medioevali, quali la pavimentazione in basolato e lo stemma lavorato sul portale principale. 

Nel cuore del borgo antico, nella sua parte più suggestiva, inglobata nel tessuto urbano, la chiesa madre colpisce per le dimensioni e per il campanile ed il corpo laterale interamente in pietra. Adiacente alla facciata posteriore, un piccolo cortile nasconde una fontana in pietra probabilmente del XVII secolo.

Il nucleo più antico dei centri molisani presenta un'impronta tipicamente medievale.

La pianta ha solitamente forma irregolare e l'edilizia è caratterizzata da una concentrazione molto compatta di abitazioni, percorsa da vicoli stretti e contorti, e cordonate ripide a causa della limitatezza dello spazio utilizzabile. 

Le abitazioni sono in pietra calcarea con i tetti ricoperti da lastre ugualmente in pietra. 

Le strade più importanti sono fiancheggiate, su entrambi i lati, da portici sotto i quali si aprono le botteghe degli artigiani. 

Sul retro, la bottega comunica con i locali di abitazione della famiglia artigiana. 

Vita domestica e lavoro sono intimamente uniti, l'una e l'altro si svolgono in gran parte all'aperto. 

La città medioevale è divisa in rioni ciascuno dei quali costituisce una comunità in qualche modo autonoma e autosufficiente. 

Ogni rione ha la propria sorgente d'acqua, un pozzo o una fontana, la propria chiesa, la propria piazza. 

Tutti i paesi presentano anche una zona che risale al secolo scorso, caratterizzata da case a due piani, allineate lungo la strada principale, un modello che ricorda comunque le case degli artigiani medievali, generalmente due piani con la bottega a piano terra.

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