MILAZZO

Milazzo è una delle più belle e ridenti cittadine della Sicilia. Celebrata dagli antichi come "l'Aurea Chersoneso " per le sue bellezze, la  ricchezza della vegetazione e la produttività della sue terre, fu circondata anche da graziose leggende - ad esempio fu considerata sede dei meravigliosi armenti del dio Sole.

E' bagnata dal mare sia ad oriente ( golfo di Milazzo ), sia ad occidente ( golfo di Patti ). Ha una elegantissima e assai frequentata passeggiata a mare: il lungomare Garibaldi; ed ha strade larghe  in gran parte rettilinee.

Il clima è straordinariamente mite in ogni stagione. I fattori che influenzano questo sono molteplici. Dal mare che smussa gli sbalzi termici ai venti.

NOTIZIE PREISTORICHE

L'uomo comparve a Milazzo nel Quinto millennio a.C. per la precisione intorno al 4.500 a.C.; è un uomo già evoluto rispetto  ai tempi, che conosce  l'arte della navigazione, perché giunge a Milazzo, via mare, con natanti. E' un uomo che con natanti si reca nelle isole Eolie: ivi acquista ossidiana, la  riporta a Milazzo ove la lavora per la confezione degli utensili necessari.   La sua prima abitazione fu all'estremità del Promontorio e col tempo abitò pure nella zona del Castello e in qualche zona della parte pianeggiante. In seguito fu costretto a sgomberare in seguito a  violente convulsioni climatiche, che provocarono catastrofici nubifragi con smottamenti e trascinamenti di terreno. Questa  civiltà  durò sino a circa 2000 a.C., cioè sino all'età del Bronzo. La civiltà che segue, costituiva una popolazione pacifica ,dedita prevalentemente all'agricoltura. Tuttavia continuava nell'esercizio della navigazione ed aveva relazioni con altre popolazioni con le quali  a mezzo di baratto scambiava prodotti e materiali. Intorno al 1300 a.C. si verificò un grande avvenimento nella Sicilia Orientale: la migrazione in grande massa di un popolo che invase le zone costiere di tale parte della Sicilia, aggredendo con certezza le inermi popolazioni capannicole. Sono i Siculi, popolo di civiltà villanoviana. Mentre la precedente popolazione seppelliva i morti nelle necropoli, i Siculi eseguivano riti diversi. Essi bruciavano i propri morti, raccogliendo in vasi i resti incinerati e seppellendo sotto terra tali urne cinerarie. E' il primo caso di aggressione che si verifica nella Sicilia Orientale. I gruppi capannicoli che si salvano alla invasione, si disperdono per i monti vicini o accolti in città non lontane. I Siculi di Milazzo mostrarono una floridezza ed una ricchezza non indifferente. I loro commerci e la loro navigazione si spinsero fino in Grecia, da dove importarono anche splenditi vasi, rinvenuti tutt'oggi da scavi nelle necropoli. Milazzo rimase Sicula fino al VII secolo a.C., quando le popolazioni greche di Messina, partendo dalla stessa, invasero successivamente Rometta e Monforte S. Giorgio, per poi occupare e distruggere Milazzo. Da questo disastro Milazzo non si risollevò più e resto per secoli, una località abitata, dipendente dalla egemonia di Messina. Nessuna notizia si ha sull'ordinamento interno e sulla vita Milazzese  di questo periodo sino all'arrivo degli Arabi.

PERIODO ARABO

Durante il periodo arabo,nelle acque del golfo di Milazzo ebbero luogo due cruente battaglie tra Bizantini e Arabi. La prima si chiuse con la vittoria dei Bizantini, la seconda fu fortemente favorevole agli Arabi. Si ritiene  che questi ultimi si siano stabiliti saldamente a  Milazzo intorno al 902. In questo periodo essi valorizzarono altamente Milazzo. Furono essi ad edificare totalmente dal suo impianto e dalle sue fondazioni il grandioso e odierno Maschio col suo Grande Torrione e con le otto Torri perimetrali.  Poiché sino al 976 gli Arabi proibirono ogni costruzione di fortificazione nei paesi occupati, ne consegue che la costruzione del Castello di Milazzo  potette avvenire solo tra il 976 ed il 1030, dato che nel 1060 giunsero i Normanni.Con ogni probabilità potettero dipendere dal Castello di Milazzo altri Castelli della Zona come il Castello di Rometta, quello di S. Lucia del Mela, la Torre di Castroreale detta di Federico, forse anche il Castello di Montalbano ed altri ignoti fortilizi, tutte opere fortificatorie costruite dagli Arabi. Il Castello di Milazzo venne costruito in tre tempi. Esso è di grande importanza sotto tanti punti di vista, specialmente  da quello della difesa.

POST ARABO

Durante il periodo normanno, per brevissimo tempo Milazzo fu feudale, poi divenne Città demaniale (forma amministrativa che conservò sino alla abolizione della feudalità nel 1815. Col periodo normanno, cominciarono le modifiche al Castello arabo. Successivamente  nel periodo svevo altre modifiche vennero apportate alle strutture del Castello.

Queste grandiose opere fortificatorie ebbero il collaudo durante l'assedio spagnolo del 1718, perché nessun assediante riuscì a superare la prima linea di difesa. Durante tale assedio i bombardamenti spagnoli rovinarono molti edifici e molti altri ne distrussero.  Verso la metà del XVIII secolo furono eseguite quasi tutte  le riparazioni e le ricostruzioni delle opere distrutte, cosicché Milazzo potrebbe essere definita una Città settecentesca. Nel secolo XIX Milazzo fu teatro principale dei combattimenti che si svolgono tra le truppe comandate da Garibaldi e i Borboni comandati dal generale Bosco. L'esito fu favorevole ai Garibaldini e la battaglia di  Milazzo per i Borboni determinò la perdita della Sicilia.

Durante la I Guerra mondiale, i Milazzesi scrissero pagine di onore e di gloria. Primo tra gli eroi, il Comandante Luigi Rizzo, due volte Medaglia d'Oro ( a cui sono dedicati ora diversi monumenti), e poi una folta schiera di cittadini i cui nomi sono registrati in un Albo d'Oro.

Nell'ultima Guerra, Milazzo fu martoriata da bombardamenti aerei e navali. Essa fu tra le città siciliane con percentuale maggiore di edifici distrutti.

OGGI

Simile ad un ponte gettato tra le coste siciliane e l'antistante arcipelago eoliano, il Promontorio di Milazzo separa quelli che sono i due versanti di ponente e levante. Alle sue spalle la fertile pianura alluvionale si estende dal mare ai contrafforti della catena peloritana.  La particolare condizioni climatiche e la particolare fertilità del terreno, fanno dell'area Milazzese una zona privileggiata nelle coltivazioni dei pregiati  vitigni, quindi alla produzione di vini di ottima qualità, molto apprezzati sul mercato. Dopo duemila anni, ancora oggi, il paesaggio è disegnato da lunghi filari di vigneto, da larghi fazzoletti di terra coltivati con la sapienza e l'amore di un tempo. La peculiarità della frammentazione delle coltivazioni, le differenti esposizioni dei vigneti, le molte varietà di uve ed una selezione accurata consentono una produzione vinicola di ottima qualità. Qualità che proviene anche dal perfetto intreccio tra antiche tradizioni e tecniche arcaiche di lavorazione, ereditate dalle passate generazioni. con modernissime metodologie agronomiche e di trasformazione. L'arte della vinificazione e dunque uno degli elementi caratterizzanti del luogo.

Incredibilmente affascinanti sono gli alberi di limoni. Questi alberi, presenti in quantità molto modeste, producono annualmente grandi quantità di questi agrumi. Diciamo che come prodotto, non ha rivali in tutta l'Italia. Peccato che l'abbondanza, porti  ad uno spreco enorme del prodotto. Caratteristica è diventata a Milazzo la granita al limone, consumata a tutte le ore del giorno.

FESTA IN CITTA'

La vera anima quella più autentica, della gente di Milazzo, si manifesta soprattutto nelle feste religiose. Gelosamente custodito con orgoglio è infatti l'universo festivo di Milazzo, che puntualmente non manca con rituali in grado di comunicare autentici sentimenti di fede e di devozione. La devozione popolare si riversa soprattutto sul patrono, Santo Stefano, festeggiato la prima domenica di settembre con una suggestiva processione che si riversa per le vie della città, trasformando vicoli e piazze  in un immenso teatro naturale. Analoga e  la festa per il compatrono San Francesco di Paola. Il rito si ripete ogni anno la prima domenica di maggio con una grande processione che richiama devoti da tutte le parti dell'isola. La processione dura circa sei ore, ed è il tragitto più lungo di ogni altra sfilata processionale. Partendo dalla chiesa dedicata al Santo, posta sul colle San Biagio, la vara con la sacra immagine è condotta a spalla lungo una ripida salita fino al castello. San Francesco ritenuto più uomo che santo, è narrato nelle leggende come colui che nel 1464 arrivo a Milazzo e restandovi alcuni anni, opero diversi miracoli tra cui quello dell'attraversamento dello stretto, dopo il rifiuto di un barcaiolo da una riva all'altra. Legato a San Francesco è il rito della "Berrettella", in calendario il martedì successivo alla festa. Si tratta di un rito nel rito, che si richiama alle più remote consuetudini popolari di trasferire sugli oggetti appartenuti ai santi il potere taumaturgico attribuito ai Santi stessi. La berrettella  infatti è il copricapo che San Francesco soleva indossare. La reliquia è portata in processione per la  città, e poi al porto è imbarcata su un peschereccio che la porta, seguita da un variopinto corteo in barca, in processione. Doppiata la punta Luigi Rizzo, le imbarcazioni sostano nel golfo di Milazzo dove, mentre un giovane recita la preghiera dei marinai, in mare viene gettata una corona di alloro in memoria dei caduti del mare. Sempre il mare è l'elemento simbolico di un'altra importante celebrazione in onore della Madonna del Rosario, il tredici ottobre. Un commovente pellegrinaggio è effettuato la notte del tredici giugno, verso Capo Milazzo, in onore di Sant'Antonio. Fedeli provenienti da tutta la Sicilia, si recano nell'originale chiesa scavata nella roccia, per chiedere la protezione del Santo. Queste sono tra le più importanti feste popolari, insieme a quelle con valori universali come la Pasqua, il Natale, festeggiate a Milazzo. Diciamo che l'annata si presenta molto festosa, e senza dubbio, affascinante.

PENSIERI PERSONALI

Milazzo, che dire! E' una bella zona, che offre, oltre ad un buon clima in gran parte dell'anno, delle zone costiere, situate a ponente, invidiabili alle più famose d'Italia, centri storici unici, affascinanti fondali, e tanto tanto sole. Certo che in un posto così chi non sarebbe felice di viverci. Eppure anche questo posto come tanti altri ha dei lati negativi che lo rendono pessimo. Diciamo che uno dei fattori che influenza fortemente, è la presenza di un complesso industriale di dimensioni non indifferenti. Ne fanno parte una raffineria, una centrale elettrica, e diverse industrie che contribuiscono a rendere l'aria, il mare, e tutto quello che è a contatto con loro, infetto. Certo, è vero che questo porta lavoro, fondamentale in un posto dove non c'é, ma perché costruire un centro industriale quando si sarebbe potuto costruire una zona balneare con alberghi e locali vari, diventando tra le più prestigiose d'Italia. Ormai il male è fatto, e per migliorare occorre molta ma dico molta buona volontà da parte di tutti, cominciando dalle amministrazioni locali, cercando di fargli capire di non fare sempre i loro interessi, ma anche quelli per cui sono eletti.