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Bombolo: appunti a margine di un genio
L'identità artistica di un attore-personaggio chiave dell'intera produzione italiana da questo libro esaminata Giovannona coscialunga a Cannes . Il linguaggio universale della maschera sinteticamente passata alla storia del cinema col nome di "Bombolo", ha consentito al personaggio di comparire in numerosi film anche riconducibili a sotto-generi diversi. Bombolo affianca Tomas Milian in storie che ruotano attorna al personaggio "Monnezza"-Giraldi, donnaiolo bello e "maudit" sempre con qualche problema con la giustizia ma in fondo dal cuore d'oro; ma compare anche in una serie indefinita di trame ingenuamente scollacciate insieme ad Enzo Cannavale (La settimana bianca, Una vacanza del cactus), col quale costituisce una coppia-simbolo del nostro cinema, maldestramente identificata tout-court come marchio "doc" del brutto ("...non siamo mica in un film di Bombolo e Cannavale! ...ci mancano solo Bombolo e Cannavale..." ). Ritroviamo Bombolo anche al fianco del compagno di Bagaglino Pippo Franco, ad esempio in L'imbranato, Il casinista, Ciao marziano, e Sfrattato cerca casa equo canone ed addirittura in compagnia di Nino D'angelo in Un jeans e una maglietta e La discoteca. Questa riconrente mutabilità di contesto filmico, in fondo non fa che ribadire quello che il fruitore sa già dall'inizio: Bombolo non ha bisogno di di connotarsi per le vicende che causa o che gli si muovono intorno: Bombolo è Bombolo sempre e comunque, è Bombolo e basta a cominciare dal nome. L'unicità della sua figura può quindi essere estrapolata non solo dai diversi film nei quali recita, ma addirittura dall'intero cinema, per restare solo smorfia, maschera da commedia antica. La tecnica comica di Bombolo è di quanto di più elementare (e, per questo, quanto di più insuperabile) vi possa essere: e cioè innanzitutto il mostrarsi. La sua faccia grassoccia e assurda, con due occhi azzurri, bocca perennemente piegata in una smorfia goffa, da vero teatro classico, costituisco di per sé una sicura fonte di comicità. E' più l'improbabilità a rendere Bombolo esilarante, che non la sua tipicità; egli non ha caratteristiche particolarmente italiane, che invece trionfano in altri vati della commedia quali Banfi, Buzzanca, Vitali, ecc. Bombolo è sempre quello che non dovrebbe entrarci niente, quello coinvolto suo malgrado, e la singolarità del suo aspetto non fa che evidenziare questo fatto. E del resto i ruoli da lui interrpretati ne fanno sempre un amabile tonto un po' (un po'...) grossolano, che perde il senso di quello che sta facendo per smarrirsi in situazioni che prevedibilmente sfociano in gag. Ridicolizzato puntualmente dal personaggio nei confronti dei quali lui un ruolo ancillare (ma che in realtà spesso finisce con l'essere la sua spalla ), Bombolo si produce inevitabilmente nel lamento (questo si italianissimo) del "ma chi me l'ha fatto fare" o "in che situazione mi sono cacciato", trionfalmente punteggiato dal suo intercalare-sputacchio che senza dubbio costituisce un suo personallissimo marchio distintivo. Pur nella sua apparentemente minore figura di "scemo" Bombolo è una potente incarnazione delle piccole patologie nazionali: vittimismo, cilatroneria, sessuomania, ma anche  un liberatorio quanto becero turpiloquio: i vaffanculo e i "me cojoni" di Bombolo sono tra i più intensi e trascinati dell'intero genere. Nella sua brutale evidenza, il personaggio costituisce dunque una sorta di grado zero dell'arte comica, un ritorno alle origini, una scorreggia in faccia all'accademia. E' inevitabile allora che per il pubblico affezionato al genere costituisca un mito, e il fatto che un giorno ormai lontano il destino ce lo abbia portato via, non fa che accrescerlo. Anche i brutti hanno diritto alla legenda, ed a noi piace immaginare Bombolo su di una nuvoletta unta e malinconica, ma inevitabilmente accanto a James Dean.