I LIBRI
::KLEE
Federica Pirani
Giunti
editore
:: KLEE
Susanna Partsch
Benedikt
Taschen
Mantis
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ICONOGRAFIA
> Dipinti di PAUL KLEE (e uno scritto di Achille
Perilli) |
Scena di battaglia - 31 K
Dall'opera fantastica "The
Seafarer"
1923 - Olio e acquerello cm. 38x51,5
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Piccola vignetta per l'Egitto
- 35 K
1918 - Acquerello cm. 17x9
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Giardino su rocce - 43 K
1940 - Olio e tempera cm. 90x70
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Presso Taormina - 49 K
1924 - Acquerello cm. 15x23
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Una coscienza troppo
'continua', spesso ho temuto possa
collegare troppo logicamente il nostro futuro al
passato; impedire il divenire. Solo la notte e il
sonno consentono le metamorfosi; senza l'oblio
nella crisalide, il baco non potrebbe diventare
farfalla. (Journal Bibliothèque de la
Pléiade - pag. 982).
La frase è di Gide, ma Klee avrebbe potuto
usarla come commento alla sua pittura. Nel grande
processo, in corso di svolgimento, per
rintracciare i più sottili legami che uniscono
l'uomo e gli infiniti aspetti della realtà, a
fianco dei filosofi, dei matematici, dei poeti,
un giorno troverà il suo posto Paul Klee, il
pittore che più di ogni altro seppe anticipare
questo stato d'animo, e soprattutto rivelarlo
attraverso le sue opere.
Non è più il rapporto che intercorre tra l'uomo
e lo spazio, come nella pulita prospettiva del
Rinascimento, né il primo incredulo
riconoscimento del tempo dei cubisti, ma qualcosa
di più profondo, al di là dell'oggetto, oltre i
termini del razionale, oltre ogni confine.
Sentirsi elemento del cosmo e avvertire in sé
qualcosa che è ancora cosmo produce
quell'incontro tra poesia e pittura che è la
sintesi raggiunta da Klee. "Essere
poeta, questa scoperta non dovrebbe costituire
ostacolo nel dominio plastico" egli
scriveva nel suo diario, deducendone che
"forma e concezione del mondo debbono
fondersi insieme". Quanto fosse complesso il
mondo della sua ispirazione, lo possiamo dedurre
da un saggio pubblicato nel 1923 col titolo
"Studio della natura e suoi mezzi".
Klee vi tracciava il diagramma di un quadrato
comprendente l'artista, l'oggetto, la terra e il
mondo. Egli considerava il dialogo con la natura,
poichè la sua unione con questa era sempre stata
strettissima, una questione fondamentale:
"L'artista è uomo, è lui stesso
natura, un frammento di natura nel dominio della
natura". Ma la strada fisica e
visuale fa parte del passato e l'artista
contemporaneo ingrandisce l'oggetto
incorporandone lo spirito, le azioni (anatomia),
le funzioni vitali (psicologia), le leggi della
sua esistenza (biologia) e finalmente l'accordo
terrestre e cosmico, vale a dire i rapporti con
la terra e gli astri, scelti ed espressi
dall'intuizione (abbarbicamento terrestre e
comunità cosmica, staticità e dinamismo,
pesantezza e volo).
É dunque una sintesi della visione esteriore e
della visione interiore; relazione totale tra
l'io e il mondo. Cosi possono nascere delle
configurazioni che "differiscono totalmente
dall'immagine di un oggetto e che tuttavia nella
prospettiva della totalità non lo
contraddicono", per usare ancora parole di
Klee. E un dichiarazione poetica che chiarisce i
molteplici legami e le ambizione del pittore. La
conoscenza del dato reale non procede per lui
solo in maniera meccanica, ma anche
intuitivamente. Scrive Grohmann: "In
Klee la origine emerge nel presente. Il tempo non
è più fisico, ma ontologico. L'origine si
riproduce senza fine. Essa non è più solamente
germe, ma anche crescita, mutazione, metamorfosi".
Ecco perché l'essere più antico è il più
profondo e il più vero. É la 'condizione delle
virtualità' (Kant: lo schema di un'arte che
unisce Inizio e Fine, Tempo e Eternità).
Il processo attraverso il quale Klee giunse a
poter definire esattamente le sue intenzioni fu
lento e laborioso, senza scatti improvvisi, con
la sola costante del lavoro metodico. Klee ebbe
in tutta la vita un continuo interesse per la
musica. Questa fu per lui qualcosa di più di un
semplice diversivo nelle ore di riposo: e non si
potrà forse dare un giudizio preciso sulla sua
opera se non si terrà presente quanto la musica
sia stata intimamente presente al suo formarsi
culturale e quanto lo abbia ispirato, seppure
indirettamente. Il processo di liberazione o
meglio di affermazione della personalità di Klee
è intimamente collegato all'evolversi del suo
gusto musicale.
Solo nel 1914 Klee scriverà, a Tunisi, "il
colore mi possiede". Il viaggio a Tunisi è
un altro dei punti chiave nello sviluppo
dell'opera di Klee. E qui Klee ebbe come una
rivelazione: "Io abbandono il
lavoro. Le cose mi prendono con pienezza e
dolcezza, io le sento e questo mi dona sicurezza,
senza sforzo. Il colore mi possiede. Non ho
bisogno di corrergli dietro. Mi possiede per
sempre, io lo so. E il senso di quest'ora
fortunata, io e il colore siamo un tutto unico.
Io sono un pittore".
Il 25 novembre 1920 il Bauhaus, che Gropius aveva
fondato a Weimar, gli indirizzò un telegramma:
"Caro Klee, all'unanimità le chiediamo di
accettare una cattedra di pittura al Bauhaus:
Gropius, Feininger, Engelmann, Marcks, Muche,
Itten, Klemm".
Iniziò cosi un periodo ricchissimo di esperienze
e di lavoro. Furono anni intensi, complessi,
pieni di polemiche. L'uscire dall'isolamento e
dal lavoro solitario di studio per entrare in una
collettività come il Bauhaus fu per Klee
qualcosa di più di una nuova esperienza:
soprattutto un arricchimento umano, una maggiore
capacità di penetrare l'essenza delle cose e
insieme l'inizio di una più rigorosa
sistematizzazione della propria poetica. Il
vivere a contatto di lavoro con personalità di
carattere differente allargò considerevolmente
il cerchio dei suoi motivi e facilitò le
ricerche tecniche di nuovi procedimenti.
Il dissolversi del Bauhaus coincise quasi con il
suo desiderio di limitare il lavoro
esclusivamente alla pittura. Il contemporaneo
riconoscimento da parte della critica e dei
collezionisti del valore della sua opera gli
permise di ritirarsi a Berna e contare solo sulle
vendite. Sono gli ultimi anni di una vita
completamente votata alla propria professione,
senza nessuna dispersione e nessun pentimento.
Klee ha ormai raggiunto quanto desiderava e può
considerare serenamente riconoscimenti e
ingiurie. Quando nel 1933 sarà duramente
attaccato dai nazisti con l'appellativo di
"ebreo" e "straniero"
scriverà alla moglie: "Fare
qualcosa contro delle ingiurie cosi grossolane mi
sembra indegno di me. Anche se fosse vero che io
sono ebreo e originario della Galizia questo non
cambierebbe per nulla il valore della mia persona
e della mia opera. Un ebreo o uno straniero non
sono necessariamente inferiori ad un tedesco. Io
non ho il diritto di abbandonare questo punto di
vista, senza correre il rischio d'immortalizzarmi
per il ridicolo. Preferisco accettare questi mali
piuttosto di giocare il ruolo tragicomico del
personaggio che cerca di guadagnare il favore dei
potenti".
Nel 1935, con i primi sintomi del male che
l'ucciderà, entrò nella sua pittura la
sensazione della morte: ossessiva, continua, la
sua ispirazione andava perdendo il carattere di
narrazione, di suggerimento, di leggera ironia,
acquistando quell'estrema lucidità che gli
consenti di giungere al tragico.
Il 20 giugno 1940 alle 7,30 del mattino Klee mori
in seguito ad una paralisi al cuore.
Sulla tomba, in un piccolo cimitero, fu messa una
frase che è quanto di più preciso si possa dire
di Klee, poche parole scritte da lui stesso
ventiquattro anni prima nel suo diario: "Io
sono inafferrabile. Mi trovo bene sia vicino ai
morti che accanto agli esseri non ancora nati.
Sono vicino al cuore della creazione più di
quanto è solito. E tuttavia non quanto lo vorrei".
Achille Perilli
da "Civiltà delle Macchine", 1955
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