:: E. Munch - L'urlo (part.), 1893 POESIA

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Federica Pirani
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KLEE
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Antologia NG

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ICONOGRAFIA > Dipinti di PAUL KLEE (e uno scritto di Achille Perilli)

:: P. Klee - Scena di battaglia
Scena di battaglia - 31 K
Dall'opera fantastica "The Seafarer"
1923 - Olio e acquerello cm. 38x51,5

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:: P. Klee - Vignetta per l'Egitto
Piccola vignetta per l'Egitto - 35 K

1918 - Acquerello cm. 17x9

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:: P. Klee - Giardino su rocce
Giardino su rocce - 43 K

1940 - Olio e tempera cm. 90x70
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:: P. Klee - Presso Taormina
Presso Taormina - 49 K

1924 - Acquerello cm. 15x23
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Paul Klee - Monaco 1911Una coscienza troppo 'continua', spesso ho temuto possa collegare troppo logicamente il nostro futuro al passato; impedire il divenire. Solo la notte e il sonno consentono le metamorfosi; senza l'oblio nella crisalide, il baco non potrebbe diventare farfalla. (Journal Bibliothèque de la Pléiade - pag. 982).
La frase è di Gide, ma Klee avrebbe potuto usarla come commento alla sua pittura. Nel grande processo, in corso di svolgimento, per rintracciare i più sottili legami che uniscono l'uomo e gli infiniti aspetti della realtà, a fianco dei filosofi, dei matematici, dei poeti, un giorno troverà il suo posto Paul Klee, il pittore che più di ogni altro seppe anticipare questo stato d'animo, e soprattutto rivelarlo attraverso le sue opere.

Non è più il rapporto che intercorre tra l'uomo e lo spazio, come nella pulita prospettiva del Rinascimento, né il primo incredulo riconoscimento del tempo dei cubisti, ma qualcosa di più profondo, al di là dell'oggetto, oltre i termini del razionale, oltre ogni confine. Sentirsi elemento del cosmo e avvertire in sé qualcosa che è ancora cosmo produce quell'incontro tra poesia e pittura che è la sintesi raggiunta da Klee. "Essere poeta, questa scoperta non dovrebbe costituire ostacolo nel dominio plastico" egli scriveva nel suo diario, deducendone che "forma e concezione del mondo debbono fondersi insieme". Quanto fosse complesso il mondo della sua ispirazione, lo possiamo dedurre da un saggio pubblicato nel 1923 col titolo "Studio della natura e suoi mezzi".
Klee vi tracciava il diagramma di un quadrato comprendente l'artista, l'oggetto, la terra e il mondo. Egli considerava il dialogo con la natura, poichè la sua unione con questa era sempre stata strettissima, una questione fondamentale:
"L'artista è uomo, è lui stesso natura, un frammento di natura nel dominio della natura". Ma la strada fisica e visuale fa parte del passato e l'artista contemporaneo ingrandisce l'oggetto incorporandone lo spirito, le azioni (anatomia), le funzioni vitali (psicologia), le leggi della sua esistenza (biologia) e finalmente l'accordo terrestre e cosmico, vale a dire i rapporti con la terra e gli astri, scelti ed espressi dall'intuizione (abbarbicamento terrestre e comunità cosmica, staticità e dinamismo, pesantezza e volo).

É dunque una sintesi della visione esteriore e della visione interiore; relazione totale tra l'io e il mondo. Cosi possono nascere delle configurazioni che "differiscono totalmente dall'immagine di un oggetto e che tuttavia nella prospettiva della totalità non lo contraddicono", per usare ancora parole di Klee. E un dichiarazione poetica che chiarisce i molteplici legami e le ambizione del pittore. La conoscenza del dato reale non procede per lui solo in maniera meccanica, ma anche intuitivamente. Scrive Grohmann: "In Klee la origine emerge nel presente. Il tempo non è più fisico, ma ontologico. L'origine si riproduce senza fine. Essa non è più solamente germe, ma anche crescita, mutazione, metamorfosi". Ecco perché l'essere più antico è il più profondo e il più vero. É la 'condizione delle virtualità' (Kant: lo schema di un'arte che unisce Inizio e Fine, Tempo e Eternità).

Il processo attraverso il quale Klee giunse a poter definire esattamente le sue intenzioni fu lento e laborioso, senza scatti improvvisi, con la sola costante del lavoro metodico. Klee ebbe in tutta la vita un continuo interesse per la musica. Questa fu per lui qualcosa di più di un semplice diversivo nelle ore di riposo: e non si potrà forse dare un giudizio preciso sulla sua opera se non si terrà presente quanto la musica sia stata intimamente presente al suo formarsi culturale e quanto lo abbia ispirato, seppure indirettamente. Il processo di liberazione o meglio di affermazione della personalità di Klee è intimamente collegato all'evolversi del suo gusto musicale.

Solo nel 1914 Klee scriverà, a Tunisi, "il colore mi possiede". Il viaggio a Tunisi è un altro dei punti chiave nello sviluppo dell'opera di Klee. E qui Klee ebbe come una rivelazione: "Io abbandono il lavoro. Le cose mi prendono con pienezza e dolcezza, io le sento e questo mi dona sicurezza, senza sforzo. Il colore mi possiede. Non ho bisogno di corrergli dietro. Mi possiede per sempre, io lo so. E il senso di quest'ora fortunata, io e il colore siamo un tutto unico. Io sono un pittore".
Il 25 novembre 1920 il Bauhaus, che Gropius aveva fondato a Weimar, gli indirizzò un telegramma: "Caro Klee, all'unanimità le chiediamo di accettare una cattedra di pittura al Bauhaus: Gropius, Feininger, Engelmann, Marcks, Muche, Itten, Klemm".
Iniziò cosi un periodo ricchissimo di esperienze e di lavoro. Furono anni intensi, complessi, pieni di polemiche. L'uscire dall'isolamento e dal lavoro solitario di studio per entrare in una collettività come il Bauhaus fu per Klee qualcosa di più di una nuova esperienza: soprattutto un arricchimento umano, una maggiore capacità di penetrare l'essenza delle cose e insieme l'inizio di una più rigorosa sistematizzazione della propria poetica. Il vivere a contatto di lavoro con personalità di carattere differente allargò considerevolmente il cerchio dei suoi motivi e facilitò le ricerche tecniche di nuovi procedimenti.

Il dissolversi del Bauhaus coincise quasi con il suo desiderio di limitare il lavoro esclusivamente alla pittura. Il contemporaneo riconoscimento da parte della critica e dei collezionisti del valore della sua opera gli permise di ritirarsi a Berna e contare solo sulle vendite. Sono gli ultimi anni di una vita completamente votata alla propria professione, senza nessuna dispersione e nessun pentimento. Klee ha ormai raggiunto quanto desiderava e può considerare serenamente riconoscimenti e ingiurie. Quando nel 1933 sarà duramente attaccato dai nazisti con l'appellativo di "ebreo" e "straniero" scriverà alla moglie: "Fare qualcosa contro delle ingiurie cosi grossolane mi sembra indegno di me. Anche se fosse vero che io sono ebreo e originario della Galizia questo non cambierebbe per nulla il valore della mia persona e della mia opera. Un ebreo o uno straniero non sono necessariamente inferiori ad un tedesco. Io non ho il diritto di abbandonare questo punto di vista, senza correre il rischio d'immortalizzarmi per il ridicolo. Preferisco accettare questi mali piuttosto di giocare il ruolo tragicomico del personaggio che cerca di guadagnare il favore dei potenti".

Nel 1935, con i primi sintomi del male che l'ucciderà, entrò nella sua pittura la sensazione della morte: ossessiva, continua, la sua ispirazione andava perdendo il carattere di narrazione, di suggerimento, di leggera ironia, acquistando quell'estrema lucidità che gli consenti di giungere al tragico.
Il 20 giugno 1940 alle 7,30 del mattino Klee mori in seguito ad una paralisi al cuore.
Sulla tomba, in un piccolo cimitero, fu messa una frase che è quanto di più preciso si possa dire di Klee, poche parole scritte da lui stesso ventiquattro anni prima nel suo diario: "Io sono inafferrabile. Mi trovo bene sia vicino ai morti che accanto agli esseri non ancora nati. Sono vicino al cuore della creazione più di quanto è solito. E tuttavia non quanto lo vorrei".

Achille Perilli
da "Civiltà delle Macchine", 1955


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