La ripresa satellitare della superficie terrestre

 

Un sistema satellitare è in grado di rilevare variazioni millimetriche. Grazie alle rilevazioni satellitari è possibile seguire l'evoluzione di frane e dissesti I satelliti dedicati alla ripresa della superficie terrestre possono essere suddivisi in due tipologie fondamentali: i satelliti ottici e i satelliti radar.

I primi misurano la riflettività della superficie terrestre nelle regioni della luce visibile e della radiazione infrarossa dello spettro elettromagnetico, e pertanto risultano efficaci solo durante le ore diurne e in assenza di copertura nuvolosa. I satelliti ottici viaggiano su orbite polari ed eliosincrone, ad altezze attorno a 700-800 km., con periodi di ripetizione (tempo dopo il quale il satellite ripassa sulla medesima area nelle stesse condizioni: può variare da alcuni giorni alle due-tre settimane); naturalmente le immagini realmente disponibili su di una particolare area sono molto meno frequenti, a causa della copertura nuvolosa del cielo.

I satelliti radar invece sono dotati di un sensore radar attivo, che colpisce la superficie terrestre con un fascio di microonde e ne misura l’eco di ritorno: questi satelliti sono in grado di misurare caratteristiche diverse della superficie (fondamentalmente la scabrosità, l’altezza e la presenza di acqua o umidità) e sono indipendenti dall’illuminazione e dalla copertura nuvolosa. I radar sono montati sui satelliti Ers dell'agenzia spaziale europea dal 1992.

 

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