Prefazione

La lotta del popolo Croato per la liberta', la sovranita' e per il proprio stato indipendente, ha la sua legittimita' storica, democratica e internazionale. Questa lotta e' diventata particolarmente attuale dopo il crollo del comunismo, che non significava il crollo di un sistema totalitario ideologico e politico, ma anche quello delle colonie politiche e statali, dove i partiti e l'esercito erano i principali strumenti per la realizzazione del dominio etnico della "nazione superiore". Alle prime libere elezioni parlamentari che, dopo mezzo secolo di potere totalitario e repressivo comunista, hanno avuto luogo in primavera del 1990, il popolo Croato ha espresso il proprio desiderio politico di vivere in uno stato democratico indipendente.

I partiti politici che nei loro programmi richiedevano lo Stato croato sovrano del tipo repubblicano, alle elezioni hanno conquistato il 95% di posti nel parlamento. I partiti che tendevano a differenti strutture statali hanno ottenuto appena il 5% di voti. Nel dicembre del 1990, il nuovo Parlamento (Sabor) ha adottato la nuova Costituzione della Repubblica di Croazia. Al referendum i cittadini hanno nuovamente espresso la loro decisione politica sulla sovranita' ed indipendenza del proprio stato proclamato il 19 maggio 1991. Il governo croato, eletto democraticamente, era obbligato seguire l'espressa volonta' del suo popolo.

Ma le ostilita' terroristiche da parte della minoranza serba militante (il 12,2%) in Croazia, verificatesi subito dopo le elezioni democratiche nel 1990, (ispirate alla politica della "Grande Serbia" ed energicamente fiancheggiate dall'Esercito federale jugoslavo (lo JNA), hanno raggiunto una estesa dimensione di guerra totale contro la Croazia - e tutto cio' dopo il referendum del 1991. Con la scusa di proteggere i diritti "della minoranza serba minacciata in Croazia", la Serbia vuole realizzare i suoi progetti remoti di formare la "Grande Serbia". Allo stesso tempo essa vuole assicurarsi le nuove risorse naturali e produttive per poter uscire piu' facilmente dalla grave crisi economica e sociale in cui e' sprofondata.

Con lo slogan "Tutti i Serbi in uno stato", con l'appoggio dell'Esercito federale, dei volontari e riservisti serbi nonche' terroristi e ribelli della minoranza serba in Croazia, la Serbia era riuscita ad occupare una grande parte del territorio croato. Queste conquiste e la posizione dell'Esercito federale delineano chiaramente le gia' programmate frontiere aspirate dalla "Grande Serbia". Nell'ambito di codesto piano, ai Serbi in Croazia e' stato assegnato il ruolo del gruppo ribelle irredente che dovrebbe degradare la propria patria natia, la Croazia. Le potenze degli aggressori stanno sistematicamente distruggendo e devastando i villaggi croati e sterminando la popolazione che ci vive.

Demoliscono monumenti culturali, chiese ed altre vestigia della civilta' croata. Stanno cacciando con terrore il resto egli abitanti in esilio cercando in questo modo, non per la prima volta, di preparare il terreno per popolarvi e stabilirvi i serbi cercando di cambiare le strutture demografiche degli abitanti. E' evidente che si sta verificando il genocidio del popolo croato. Nella guerra che la Serbia ha iniziato contro la Croazia, migliaia di civili e soldati croati sono stati uccisi difendendo la propria patria; piu' di 200 chiese e monumenti culturali sono stati demoliti: sono stati aggrediti e danneggiati alcuni monumenti che appartengono al patrimonio culturale mondiale: Dubrovnik (Ragusa), Sebenico, Zara. Tanti villaggi sono stati rasi al suolo, mentre molte citta' ed abitanti sono stati devastati e saccheggiati.

Quasi 400.000 persone hanno dovuto abbandonare le loro case. La guerra con le minacce di una successiva devastazione totale e rappresaglie contro i civili, sta continuando.