"Caterina non era una strega.
Fu picchiata, e torturata,
e annegata.
Caterina non era una strega.
Ma gli uomini che la uccisero
erano il Diavolo.
"


Così esordisce il libro "La strega di Vallebuja" raccontandoci la vicenda di una fanciulla, Caterina, sola sopravvissuta della sua casa ad una pestilenza.
Ella vive nella valle, con un gatto, un coniglio e una capra, credendo di essere sola, e ignorando gli accadimenti del villaggio oltre la foresta.
Una volta ritrovata, per la stranezza della sua storia e la sua bellezza, ella verrà accusata delle sventure del villaggio e accusata di stregoneria.
Nonostante le torture e le umiliazioni, ella non confesserà mai, rispondendo:
"Voi volete ch'io mi dica strega e non lo sono".
Nella convinzione che la sua ostinazione sia dovuta al diavolo, ella verrà infine annegata.


Quante furono le vittime della caccia alle streghe? Innumerevoli.
Non solo fanciulle come Caterina, ma donne, uomini, persino bambini.
Anche se doloroso, ciò che è successo non va dimenticato. Non deve neppure essere esageratamente nei nostri pensieri, nè scatenare in noi odio e rancori. Come ogni avvenimento passato, va ricordato per ciò che è stato, e come ammonimento di ciò a cui possono portare il fanatismo e la mancanza di rispetto.


Mentre scrivo, sento la pioggia battere sul tetto e sulla pietra della mia finestra, lo scroscio delle lacrime del cielo, che sembra piangere nel ricordare assieme a me le atrocità del tempo passato.
Ma è passato, e come la pioggia verrà asciugata dal sole, così il dolore sparirà non appena avrò relegato i ricordi nella memoria.


Ma ora, se davvero volete conoscere la storia delle Sorelle che sono vissute prima di Voi, seguitemi, vi prego, oltre quella porta massiccia, poichè alla luce delle torce, vi narrerò gli eventi del passato...