Le “dimensioni” nel rapporto di coppia tra un uomo e una donna, sono sempre state importanti.

Nel futuro lo saranno di più.

 

                                                                                              

L'ultima speranza.

Robert lo aveva detto tante volte a Martine, che l'esperimento era prematuro, che ancora i protocolli non garantivano l'assoluta sicurezza e lei, a parole, si era sempre detta d'accordo, ma, sottosotto, si vedeva che fremeva dal desiderio di saltare il guado.
Del resto era questa peculiarità del carattere, era questo suo particolare modo di affrontare la vita, mordendola a grossi bocconi, senza badare troppo alle conseguenze e ai tanti cuori spezzati, che la rendeva così desiderabile. Avrebbe dovuto prevederlo sin dall'inizio che sarebbe finita così, perché in lei, oltre alla normale e corretta perseveranza dello scienziato, coabitavano contemporaneamente la materna disponibilità e, di segno diametralmente opposto, l'intransigente irremovibilità. L'aveva sposata per questo magico ed esplosivo mix di contraddizioni, tra razionalità e sensualità esasperata, che la faceva apparire ai suoi occhi, così misteriosa e affascinante, più simile alla fiera selvatica che alla possibile preda. Irraggiungibile, era, come una dea scesa in terra e delle dee, conservava tutte le fattezze. Il suo corpo era un inno alla bellezza e sicuramente avrebbe ispirato i più grandi scultori del passato, chissà per quali inspiegabili motivi, alla fine, lo aveva scelto tra tanti. Stempiato e con la pancetta non era certo un adone, ma,  a dire il vero, lui, questo problema non se lo poneva affatto. Si accontentava di vivere di luce riflessa, stringendola a se ogni attimo, nelle pause che la rigida esistenza da ricercatore gli concedeva. Carezzando e baciando le tornite, stupende gambe, della moglie, che racchiudevano il segreto delle stagioni e dell'eterna rinascita, si sentiva sicuramente un uomo migliore, finalmente degno del paradiso, che un tempo aveva creduto immeritato. Eccolo lì, invece, improvvisamente catapultato nel più profondo degli inferni, a tentare disperatamente di bloccare il "campo RA" che lentamente stava inglobando tutte apparecchiature del laboratorio.
Martine stessa si trovava al centro della bolla in lenta espansione, la lunghissima chioma bruna, che un tempo scendeva ondeggiando a coprire le rotonde voluttuosità del suo corpo da modella, ora sembrava, invece, solo un intricato, piattissimo e spento ammasso di gorgonie.Robert, al server centrale, consultando affannosamente l'elenco e digitando freneticamente uno dopo l'altro i codici d'accesso, stava tentando inutilmente di invertire il processo.L'ultima speranza era che il tempo, non fosse equivalente nei due universi, così il processo appena iniziato in uno non fosse ancora iniziato nell'altro, consentendo di tornare allo stadio antecedente.Il tempo era il vero nemico, se non fosse riuscito nel suo scopo entro una decina di minuti, il campo sarebbe, in ogni caso, divenuto instabile, trovando, da solo, tra i possibili miliardi d'universi,
l'equivalente temporale. Per prima cosa, sarebbe stato, lentamente, inglobato lui stesso, poi, in pochissimi attimi, accelerando il processo in modo esponenziale, sarebbe stato il turno della terra ed infine dell'universo. Sarebbero stati catapultati tutti in una "realtà altra" dove le leggi fisiche, quasi certamente, non avrebbero rispettato quelle conosciute dell'universo di partenza. Doveva rassegnarsi all'inevitabile, ormai non c'era più nulla da fare, doveva convincersi di aver fallito nei suoi disperati tentativi.
Quando ormai perduta ogni speranza in preda a stranissime vertigini, i suoi occhi cominciavano a vedere colori inesistenti, inaspettatamente, sullo schermo del computer, apparve una finestra con l'avviso d'interruzione del processo.
- Finalmente - esclamò Robert piangendo e ridendo allo stesso tempo - ...salvi, siamo salvi! - così dicendo si precipitò ad abbracciare la bellissima moglie che ormai fuori della bolla lo guardava con una stranissima espressione.Per un attimo la stessa espressione passò anche sul suo volto, ma Robert la scacciò subito ridendo.
- Martine, mia dolce Martine per un momento ho temuto che qualcosa fosse andato storto nel programma di ripristino, invece eccoti qua sana e salva tra le mie braccia.
- Caro, avevi ragione, a volte l'amore per la scienza mi fa sottovalutare troppo i pericoli, tremo ancora nel pensare che se non fossi intervenuto, ora sarei un orribile mostro...
- Sciocca, ti amo... - disse Robert stringendo, tra le dita serrate della mano, i flessuosi fianchi di Martine e al contempo sospingendola malizioso, verso il retro del laboratorio, alla volta del lettino d'emergenza - ti amerò sempre ... anche se braccia, anche se gambe, anche se tutto il tuo meraviglioso, voluttuosissimo corpo, dovessero all'improvviso mutare,  e tu diventare irragionevolmente diversa, il mio amore non cesserebbe e non cesserà mai. - un lunghissimo, ardente bacio scese a suggellare il tutto, i loro corpi pian piano scesero fluttuando, posandosi dolcemente sul sospirato, candido, piattissimo giaciglio.

Fine

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