San Antonio- Los Angeles Lakers: Rivarly!!!

 

Lo sport non è una scienza esatta. Non è vero che chi è più forte vince, o chi spende di più vince, perché sono coinvolti aspetti emotivi e psicologici che vanno ben oltre ad un foglio pieno di statistiche o un conto in banca. Solo alla luce di questo si può spiegare quanto accadeva con regolarità da anni tra Denver, Oakland e Kansas City nel football NFL e che per certi versi accade ancora. Nelle ultime 12 partite Denver è 11vinte-1persa contro i Raiders, ciò significa che negli ultimi sei anni i Raiders hanno praticamente sempre perso contro Denver. Quest’anno I Raiders hanno perso solo due partite….contro chi? Naturale Denver. Ma i Broncos non sono esenti dalla maledizione e capita che quando incrocino i guantoni contro Kansas City, beh… escano sempre malconci. Non fa eccezione il match di quest’anno, vinto dai Chiefs 23-22. L’anello si chiude perfettamente perché è matematico che Oakland abbia la meglio su Kansas City.

Nel basket NBA è più difficile vedere serie come quelle tra Denver e Oakland, dominate cioè da una squadra anche se le due formazioni sono molto competitive. Intendo dire che a Los Angeles il derby lo vincono sempre i Lakers, ma perché sono nettamente più forti dei Clippers, ma tra due squadre di pari livello in genere, nel medio-lungo periodo, regna l’equilibrio. Non così tra Lakers e Spurs, dove il dominio dei texani è imbarazzante. 9 vinte a fronte di una sola sconfitta nelle ultime 10 gare contro Hollywood, e soprattutto nei playoffs di due anni fa sweep, 4-0 e marcia verso il titolo. Come si spiega questa superiorità degli Spurs nei confronti dei Lakers? Mistero. Di quelli arcani che forse solo uno stregone potrebbe spiegare…magari con l’ausilio di queste riflessioni.

Negli ultimi 10 incontri la percentuale dal campo di San Antonio è stata del 48%, e in particolare Duncan ha tirato con il 65% dal campo e dalla linea della carità ha avuto un “discreto” 55-68, cioè l’80%, il che dimostra tre cose: la prima è che la difesa dei Lakers fa ridere come andare allo Zelig, la seconda che Tim è inarrestabile e non teme il famigerato hack the Shaq, la terza che nei momenti di difficoltà Popovich ordina di dare la palla sotto e Timoteo non tradisce. E’ il più classico dei “go to guy”. Il maggior grattacapo dei vari Harris, Rambis e Jackson è capire come difendere sul 21 nero-argento. E'’evidente che ne Horry, ne JR Reid, ne AC Green, ne Horace Grant abbiano avuto o abbiano la minima possibilità di dargli fastidio. Non è un caso che nell’unica sconfitta di SA, ha marcare Duncan ci fosse, per la gran parte del tempo, Shaq. Non è un caso che in quel match il Caraibico abbia avuto 8-23 dal campo, che abbia commesso 6 falli, un paio e più forse per frustrazione. Ma in quella partita ci furono altre cause che spiegano lo stop degli Spurs. In primis il tiro da fuori degli Spurs era stato deficitario, il che ha avuto come conseguenza di non aprire la scatola di LA. Robinson fu dunque sotto tono, limitato da AC e Salley ad un misero 2 su 8. Inoltre la tattica difensiva di SA, cioè ruotare Robinson, Rose, Duncan e Purdue su Shaq, con raddoppi dei lunghi sistematici, non poté essere attuata perché Horry era in serata di grazia al tiro (4/6) e Green mise due canestri dalla media fondamentali. In uno contro uno Shaq dominò l’avversario di turno. Ma di solito le cose non vanno così. Di solito San Antonio aggredisce O’Neal ruotandogli tutti i lunghi che a ha disposizione, ma preferibilmente Robinson e Malik Rose, il tutto condito con raddoppi sistematici dell’altro lungo, Duncan, o dei piccoli, Johnson e Elliot o Elie o Anderson, da luogo ad un piatto decisamente indigesto. L’atletismo e allo stesso tempo la forza fisica di Rose sono particolarmente efficaci contro Shaq Fu, tanto più che deve affrontare a ogni azione un raddoppio. Quando lo spezza, ecco che arriva il fallo. Semplice no. O’Neal perde fluidità, sicurezza nei suoi mezzi ogni azione che passa, e questo ha ripercussioni devastanti sui Lakers. Nei momenti caldi sanno che dare palla in post, come di solito fanno, non è così efficace, anzi, non si fidano del loro centro, e questo carica di responsabilità Kobe e gli altri. In particolare Kobe contro San Antonio forza molto, come dimostrano due partite da 12 su 30 e 9 su 21, perché sente la responsabilità di portare i Lakers sulle sue spalle. Portland adotta più o meno la stessa strategia, ma Shaq ha sempre dimostrato di spazzare via ogni lungo o raddoppio dei Blazers. Questo fa si che siano i Blazers ha temere O’Neal e c’è un inferiorità psicologica dei vari Wallace, Sabonis, Grant e così via, nei confronti di Shaquille. Kobe, lo sa, Harper lo sa, e nei momenti topici delle partite servono O’Neal, perché sanno che è convinto di battere l’uomo, di spezzare la difesa e di portare a casa due, o tre, punti. Inoltre godono di maggior tranquillità e da fuori colpiscono con più efficacia e costanza. Contro gli Spurs questo non avviene perché O’Neal soffre maledettamente i lunghi del Texas, e i Lakers sono psicologicamente alla mercé degli avversari, e non c’è zen che tenga. Soluzione? Un paio. Come prima cosa diventa vitale il tiro da fuori. Se il raddoppio su Shaq viene da un piccolo, sullo scarico la guardia giallo-viola rimasta libera deve, e ripeto deve, mettere il tiro. Gli Spurs per forze di cose battezzano un giocatore di LA e il giocatore sfidato al tiro non può fallire: discreta pressione, sapendo che Shaq è ridimensionato! Secondo il ruolo dell’ala forte. Se il raddoppio viene da un secondo lungo, il tiro dalla media dell’ala forte serve a punire il raddoppio. “Horse” Grant ha quel tipo di tiro. Questo per l’attacco. Per la difesa, risulta chiaro che Duncan soffra gente atletica come Garnett, come Wallace, come Shaq. Allora, facendo bene attenzione ai falli, si potrebbe azzardare Shaq su Tim, magari non tutta la partita, ma solo quando serve, e lasciare Robinson a Horace Grant. Una volta chiusi i discorsi sotto le plance, vediamo cosa combinano le guardie texane! Tutto facile in teoria, ma la verità è che legge la fa Duncan, la fanno gli Spurs…dura lex sed lex.