Milwaukee Bucks

 

Viaggio a Milwaukee, per presentare i Bucks, che con un ottimo allenatore, nuovi arrivi, e sfruttando il vuoto che c’è a Est potrebbero fare più strada del previsto, in quella che sembra essere una stagione che sorride ai “Cerbiatti”.

Il nome lascia pochi dubbi sulle origini della città: Milly-wua-kee, accampamento indiano prima ancora che centro industriale del Wisconsin. Di Indiano a dire il vero è rimasto ben poco, e la città è nota soprattutto per la birra che produce. La Miller, per l’esattezza, chiara, leggera, come del resto tutte le birre made in USA, che si fa bere bene, va giù liscia liscia, e sei ubriaco prima che te ne accorgi. I Bucks sono così, come la Miller. Squadra leggera perché, almeno fino all’anno scorso non aveva una front line di peso, squadra leggera perché difende poco, ma che prima che te rendi conto ti ha scavato la fossa grazie al talento offensivo, ai tiratori, alla velocità del contropiede, e ti trovi a –20. Questi sono i Bucks, magari incostanti, sicuramente pessimi fino ad essere irritanti nella loro metà campo, ma con un potenziale offensivo che forse non ha eguali nella lega. E come potrebbe essere altrimenti. In quintetto parte come Point Guard Sam Cassell, che ai tempi del college, Florida State, veniva chiamato l’Oriente Express, per la velocità a cui giocava. E in attacco è strepitoso, sia a creare per i compagni, che a concludere in prima persona. Affianco a lui ecco Ray Allen, fresco Dream Teamer, tiratore dolce come la melassa, penetratore temibile. La stagione passata è stato molto positivo, per essere addirittura incontenibile nel primo turno dei play-offs, e quest’anno è attesa la sua consacrazione. Poi c’è il Big Dog, Robinson, altro attaccante superbo, che uscito dal college sembrava dovesse riscrivere ogni record NBA e che ha parzialmente deluso. Intendiamoci, uomo da 20 a partita, però in estate si è pensato di metterlo sul mercato per fare spazio a Tim Thomas, fenomeno di 23 anni, che probabilmente occuperà lo spot di ala grande, ma che è una ala piccola per natura. Tim ha faticato non poco ha ritagliarsi uno spazio nella lega, dopo essere uscito prematuramente da Villanova, ma sembra finalmente esserci riuscito. Buon rimbalzista, discreto tiratore, più che apprezzabile passatore, si è lamentato in passato per il minutaggio, e per il ruolo subordinato al trio di cui sopra. Per questo ha minacciato di andarsene, ma Milwaukee è riuscita a trattenerlo con promesse che ora dovrà mantenere: un maggior coinvolgimento in attacco e un ruolo più da leader. Il quintetto è completato da Ervin Johnson, solido centro, che chiede poco la palla in attacco, ma che lavoro sodo, e sporco, a rimbalzo e in difesa. Lo starting five in sostanza è quello dello scorso anno, eppure Milwaukee è destinata a fare strada e tanta nei play-offs, magari anche fino alla finale di conference. Il perché è legato essenzialmente a due motivi. Il primo è che a Est c’è un “vuoto di potere”: Indiana ha iniziato il periodo di ricostruzione, rimane sempre forte ma forse un gradino sotto l’anno scorso, Miami sarà senza Zoo, Orlando è buona ma non super come ci si attendeva e NY è un’incognita, anche perché il suo mercato non è ancora chiuso. Il secondo motivo è legato alla panchina dei Bucks. Innanzitutto Karl ha insisto molto sulla difesa in questi anni, ed è anche ora che i suoi giocatori mettano in pratica i suoi dettami. Poi in estate sono arrivati due-tre elementi chiave proprio dal punto di vista difensivo. Tra questi sicuramente Lindsay Hunter, mediocre come starter a Detroit, ma ottimo cambio per Cassell, e soprattutto sopraffino difensore. Il suo compito principale sarà proprio in difesa, e Kerl lo chiamerà proprio quando il ritmo difensivo dovrà essere alzato. Jason Caffey è un altro giocatore nuovo e può portare ai Bucks l’esperienza e la mentalità  vincente scuola Bulls, oltre che ad intensità a rimbalzo, sia offensivo che difensivo. Può così essere schierato a fianco di Johnson dandogli una grossa mano in mezzo all’area, come power forward. Il terzo elemento nuovo è il rookie Przybilla. Attaccante inguardabile, il ruolo del giovane centro sarà quasi esclusivamente difensivo, dove metterà a pieno frutto le sue doti di stoppatore/intimidatore, necessarie per la difesa colabrodo di Milwaukee. Ecco allora che una sapiente rotazione degli uomini da parte di Karl, cosa che avverrà vista la bravura e l’esperienza del coach, i Bucks potrebbero trovare il giusto mix attacco-difesa che li porterebbe dritti dritti ai play-offs e da li in poi tanto di guadagnato. Per ora nel Wisconsin si sogna…davanti ad una buona birra.