TICKET TO RIDE….R 

Gamble. Non mi sto riferendo a Kevin Gamble, giocatore che forse qualcuno tra voi ricorderà con la maglia dei Celtics, ma al verbo "to gamble", scommettere, puntare, giocare d'azzardo. Verbo che normalmente si associa a Las Vegas o Atlantic City, città farcite di casinò come il Big Mac di salse e schifezze varie. Parlando di basket NBA il termine è sempre stato associato alle squadre, Minnesota, Portland, Atlanta, ed ora i Lakers, che hanno messo sotto contratto Isaiah "JR" Rider, talentuosa quanto problematica guardia di 1.95 per 90-95 chili di peso. JR, nato a Oakland nel 1971, dopo aver frequentato la Encinal High School, vicino casa, è passato per il purgatorio dei junior college (Allen County Community College e Antelope Valley Junior College), per problemi accademici, prima di approdare a UNLV. I due anni con i Rebels gli valsero la quinta chiamata al draft del 1993, destinazione Minneapolis, dove al primo allenamento da pro con i Wolves, Isaiah si presentò….in ritardo. "Beh.. può capitare a tutti" pensarono i dirigenti di Minnesota, ma ben presto si resero conto che il ragazzo, oltre che essere regolarmente in ritardo, era una personalità borderline, come la definiscono gli psicologi, cioè al limite. Una volta spintonò una cassiera di un negozio dove si era recato per firmare autografi, mentre qualche giorno dopo fu espulso durante un match di regular season, ma si rifiutò di abbandonare il campo, fino a che sua madre non lo convinse. Come giocatore però nulla da dire: attacante superbo ma difensore discontinuo, Rider divenne ben presto il leader dei Wolves. Nei tre anni di permanenza a Minnesota vinse la gara delle schiacciate, fu incluso nel primo quintetto dei Rookie del 1993/94, stabilì il suo career high e record di franchigia con 42 punti nel 1995, finendo l'esperienza a Minneapolis con 18.8 punti, 2.9 assists e 3.7 rimbalzi. Nell'estate del 1996 fu praticamente regalato ai Portland Blazers, poiché a Minneapolis era diventato un giocatore ingestibile fuori dal campo e troppo discontinuo in campo. Ma nell'Oregon la musica non è cambiata. Rider durante la sua permanenza ai Blazer è stato sospeso per un totale di 12 partite, dovute a flagrant foul, detenzione di marijuana, risse. Ha sempre accusato Portland di essere una città razzista, con frasi molto colorite (" probabilmente a 40 miglia da qui c'è ancora gente che impicca la gente di colore agli alberi"), e il suo rapporto con i tifosi non è mai stato idilliaco, forse anche perché una volta a sputato alla folla del Rose Garden. Eppure in campo il suo immenso talento e le sue doti di agonista hanno sempre fatto la differenza, anche se giocava a corrente alterna, soprattutto nella sua metà campo. A Portland JR ha conosciuto i playoffs, dove nel 1998 nella serie contro i Lakers fu incontenibile, come l'anno scorso, finale di Conference a parte. Ma dopo tre anni di alti e bassi sia in campo che fuori, i Blazers se ne sono liberati, spedendo Rider ad Atlanta. Nuova casa problemi di sempre. Ma gli Hawks non hanno aspettato 3 anni e dopo 60 partite lo hanno tagliato, perché era chiaro che JR era un elemento di disturbo per tutti, compagni, allenatori e dirigenti. Il profilo del giocatore è allora abbastanza chiaro, persona incostante, lametosa, caratteriale, che mal sopporta le regole e che in sostanza fa ciò che vuole, superbo e con grande fiducia nei propri mezzi e che proprio per questo non si accontenta di un ruolo da gregario, ma tende ad imporre la propria personalità, nel bene e nel male…un tipo da Oakland Raiders insomma. Tutto ciò si riflette in maniera nitida in campo, dove difende e attacca quando a voglia, ma quando a voglia sono dolori, forza all'inverosimile, ma sa anche trascinare i compagni quando è necessario. JR sembrava che con il basket ad alto livello avesse chiuso, invece Phil Jackson, e non Jerry West, particolare questo non da poco, lo ha voluto allo Staples Center, e non certo per la Convention dei Democratici. Che ruolo potrà ricoprire JR ai Lakers? Prima di tutto i problemi da risolvere riguardano più la sfera psicologica/comportamentale. I Lakers hanno trovato solo nella ultima stagione un equilibrio come squadra, che si fonda sulla leadership di Shaq e Kobe, in campo e sul carisma di coach Jackson. Rider dovrà riconoscere il ruolo preminente di "The Combo" e accettare di essere la terza opzione. Questo non si addice tanto al suo stile di gioco, ma inevitabilmente non potrà avere a disposizione tutti i palloni che vuole o fare di testa sua in campo. Se capisce questo il più è fatto. Jackson ha già avuto a che fare con gente strana, ma Rider è differente da Rodman. Dennis si accontentava di prendere rimbalzi e difendere, non pretendeva la palla , ne contestava (più di tanto) le scelte del coach o della dirigenza. Si limitava a fare la sua vita, adempiendo in pieno al detto "Live and let live". Rider invece se non è contento inizia a lamentarsi, a minare il clima dello spogliatoio ed allora per LA sarebbero dolori. Tecnicamente JR ai Lakers fa molto comodo. Può portare palla, giocare come shooting guard, con Kobe play, e all'occorrenza anche da ala piccola, con Fisher point e Kobe shooting. Ottimo vicino a canestro, dove poche guardie lo contengono fisicamente, se marcato da ali piccoli può partire da lontano e batterle in velocità, oppure srfuttare un buon tiro dalla media o lunga distanza. In difesa si dovrà applicare molto, perché "chi non difende non gioca" con Phil, ma sarà molto importante per negare il post basso al Mark Jackson di turno, senza contare che grazie al suo fisico può al limite marcare un ala piccola. Inoltre, avendo messo sotto contratto il "Rebel", LA può utilizzare Rice per portare a casa un'ala forte da affiancare a Shaq, completando un puzzle molto interessante. Insomma se le cose funzionano Jackson ha trovato la terza opzione offensiva che tanto cercava, altrimenti rischia di rompere un giocattolo che poi non funzionava così male. E la posta in gioco è alta e di gran valore…proprio come al Casinò!!