Human highlight film

 

Riviviamo la carriera di uno dei più spettacolari giocatori di sempre: Dominique Wilkins, il cui soppranome non fa certo mistero delle caratteristiche dell’uomo da Parigi

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Prima che Vince Carter riscrivesse le regole del basket, quello che si gioca ben al di sopra del ferro, (intendiamoci). Prima che Kobe meravigliò il mondo nell'All Star Game di Cleveland. Prima che Jordan prese possesso del suo elemento naturale, cioè l'aria. Prima di tutto questo la parola spettacolo nel mondo dell'NBA era indissolubilmente associata ad un nome: Dominique Wilkins. Il mito di Wilkins nasce a Baltimora, al play ground di Patterson Park, dove Nick era solito passare i suoi pomeriggi, e dove nel 1973 schiacciò per la prima volta. Era nato 13 anni prima  a Parigi, in quanto il padre, militare dell'aviazione, girava molto per lavoro. L'high school lo vide protagonista a Washington, N.C., Pam-Packs high school, dove Wilkins&Co. vinsero 56 partite di fila, che fanno due titoli statali consecutivi. Dopo esser stato corteggiato, probabilmente più di Bo Derek, da tutti i college della nazione, Dominique scelse Georgia. Giocò tre anni senza grossi successi a livello di squadra, ma i suoi anni al college, a 21 di media, gli valsero la terza chiamata nel draft del 1982 destinazione: Salt Lake City. Nick non era proprio entusiasta, mettiamola così, e allora fu spedito ad Atlanta, dove, ai tempi del college, gli avevano già affibiato il suo soprannome "The Human Highlight Film"

Il motivo? Semplice ogni sera che giocava era ospite fisso su Sport Center, telegiornale sportivo di ESPN, per le sue azioni spettacolari, i numeri incredibili e le schiacciate, sua indiscutibile specialità. Nella carriera di Dominique spiccano i due successi allo Slam Dunk Contest, indimenticabile quello dell'All Star Game del 1984 dove sconfisse prima Doctor J e poi Jordan, replicato dal titolo del 1986. Nick però non era solo un “dunker”, ma era un giocatore completo. Il suo tiro era come zucchero filato, morbido e dolce, e sovente accarezzava la retina per due o tre comodi punti. Lo zucchero filato, quello del Lunapark, dove ci si portano i bimbi a divertirsi…si perché vedere giocare Nick era divertimento puro e semplice. Difensore tremendo, Wilkins amava rubare palla e finire il tutto con una bimane, meglio se rovesciata. Non eccelso rimbalzista, anche in questa categoria Nique ha migliorato nel corso degli anni, arrivando ad avere 9.0 rimbalzi di media nella stagione 90-91, che sono il suo massimo di carriera. Per un uomo della sua stazza, 6-8 per 230 libbre, non passava affatto male la palla, e per tutta la sua permanenza in NBA ha avuto quasi 4 assits a match.  Sin dal suo ingresso nella lega fu un miglioramento continuo, che lo portò al titolo di miglior realizzatore nel 1986, con il trentello a incontro. Contestualmente alle prestazioni di Wilkins, salivano le prestazioni e i risultati degli Hawks, che nella seconda metà degli anni ottanta si stanziarono attorno alle 50 vittorie a stagione, fissando a 57 il record di vittorie di franchigia, guarda caso nel 1986. Eppure gli Hawks non hanno masi fatto strada nei play-off, e le eliminazioni al primo turno erano ormai triste abitudine. L’unico vero sussulto nei play-off si è avuto nel 1988. Dopo aver superato al primo turno i Bucks, Atlanta è di scena a Boston per una serie di 7 partite. L'apice della sua carriera Nick lo raggiunse proprio la sera di gara 7. I suoi Hawks, e mai aggettivo possessivo fu più azzeccato, erano di scena al Garden contro Bird e compagni. La serie era stata estremamente equilibrata, e anche quella partita lo fu. "Sapevo che dovevo giocare sui due lati del campo, attaccare bene e limitare Bird". E fino all'inizio del terzo quarto fu ineccepibile. Bird aveva 14 punti, lui 31. Ma li incominciò il più staordinario quarto della storia del basket. Nick e Larry si sfidarono, segnando a turno. Larry infilò 11 punti di fila, ma grazie a Wilkins gli Hawks rimasero a stretto contatto ,tanto che a 5:57 dal termine il punteggio era 99-99. Ho sempre pensato che lo il basket fosse uno sport di squadra, ma quella sera fu un uno contro uno in piena regola. Bird segno 20 punti in quel quarto, finendo a quota 34. Nick ne fece 47 con 19 su 23 al tiro. Eppure il capolavoro di Wilkins fu incompleto, perché Boston vinse partita e serie. Il resto della carriera di Nick fu un pellegrinaggio tra Clips, Celtics e San Antonio, oltre che un po’ di Europa, con qualche sussulto, ma nulla più. Forse proprio quella partita è l'emblema della carriera di Wilkins, un grande violino, che purtroppo non ha mai vinto nulla se non a livello personale. Ma non importa perché Jacques Dominique Wilkins non sarà certo ricordato come colui che non ha mai indossato l'anello, ma come The Human Highlight Film. Semplice no, come una bimane in contropiede….meglio se all’indietro.