Compagni di Viaggio - Agosto 20001 |
Il
pulman che ci avrebbe portato da Cuzco a Paucartambo era stranamente in
orario e caricate le nostre cose eravamo pronti per il lungo viaggio verso
la provincia che accoglie una delle mense del Gruppo Agape. Era quasi
notte e il percorso di 110 Km che ci aspettava si snodava su una strada
sterrata e molto stretta, tra buio assoluto e burroni di mille metri. Il
pullman stracarico di persone, cose, animali a fatica saliva fino ai 4200
m per scendere poi tra le gole, tanto che sembrava di essere sulle
montagne russe, mentre pregavamo in silenzio perché l’autista fosse
sobrio e ben sveglio. All’interno
il freddo cominciava a farsi sentire mentre tra la calca delle persone
stipate all’inverosimile c’era chi parlava, chi dormiva e chi come noi
guardava dal finestrino il nulla nella notte, con il sottofondo continuo
di una musica apparentemente sgraziata che fuoriusciva dagli altoparlanti. In
piedi, nel corridoio, vicino al mio posto a sedere c’era una ragazzina,
avrà avuto 12 13 anni e stava barcollando dal sonno e dalla stanchezza
mentre si appoggiava al suo sacco di verdure. Mi
accorsi che piano piano stava cercando un punto dove appoggiarsi e poco
dopo la trovai seduta sul posabraccio del mio sedile. La
guardavo mentre in dormiveglia veniva sballottata dalle buche della strada
e dalle curve che la facevano dondolare a destra e a sinistra. Mi sono
chiesto chi fosse e da dove venisse quella ragazza poco più che bambina. Forse
tornava a casa dopo aver tentato di vendere quel poco che aveva nella città,
stanca di un viaggio di 6 ore. Lo sguardo allora è andato oltre, sulle
persone che viaggiavano con me, e il pensiero sulle condizioni di questo
popolo che da sempre vive nella povertà, senza futuro. Presi coraggio e
dissi alla ragazza di sedersi accanto a me. Lei mi guardò un po’
sorpresa forse perché uno straniero le aveva rivolto la parola e senza
rispondere accettò. Eravamo
in 3 su dei sedili che appena ne potevano contenere 2 e stavamo molto
stretti mentre il pulman continuava la sua strada. Poco
dopo lei si addormentò di nuovo appoggiandosi sulla mia spalla ed io
provai una sensazione bellissima. Poche volte in 10 anni di esperienze
peruviane mi sono sentito così vicino a questa gente. Anzi è meglio dire
che è la gente che si è avvicinata a me. Si perché per me in quel
momento lei era tutto il suo popolo con il carico di miseria e dignità
che si portava dietro. Quel posto non era più il mio posto ma il nostro e
non più il mio viaggio ma il nostro viaggio, verso Paucartambo verso
casa. Dopo un
po’ giungemmo a destinazione, era l’uno di notte, tutti allora si
affrettavano a prendere le proprie cose mentre la piazzetta poco
illuminata del paese era piena di gente, perché l’arrivo del pulman è
l’evento più atteso della giornata a Paucartambo. C’erano tanti
bambini malgrado l’ora e le ragazze che lavorano alla mensa erano ad
aspettarci. Anche
lei ancora assonnata si alzò mi sorrise e preso il suo sacco di verdure
si disperse fra la gente. Mi
domandai dove abitasse, se la sua casa fosse in paese o se avesse dovuto
camminare magari 2 ore per arrivare in una comunità di campesinos, nella
notte. Questo
viaggio in Perù si è rivelato un esperienza importante per la mia vita,
ha rafforzato il desiderio di impegnarsi per queste persone, mi ha
condotto alla scoperta di un mondo diverso e di me stesso, mi ha rivelato
il volto di Cristo nei poveri, Cristo che mi fa vedere le cose la dove
sembra che non ci siano. La speranza. Ho visto la povertà, la malattia,
la denutrizione, l’ingiustizia ma anche la trasparenza la dignità e
l’accoglienza. Ho visto un popolo fiero della propria storia, della
tradizione, un forte senso di appartenenza alla terra come fonte di vita.
Ho visto quello che non avrei potuto vedere se non con occhi diversi perché
come è scritto a grandi lettere sul muro della mensa di Paucartambo
“Ogni giorno la speranza sorge prima del sole”. Francesco
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