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Catanese di
nascita, palermitano d'adozione; fece la spola fra Catania e
Palermo sia come giocatore che come allenatore. Carmelo Di Bella nasce a
Catania il 23 gennaio 1921. Uno tra i più grandi allenatori del calcio
siciliano. Un personaggio che appartiene alla categoria degli allenatori
di temperamento, si rivela subito intelligente, brillante, capace di
gestire situazioni difficili, delicate, con abnegazione e spirito di
sacrificio. Le persone che lo conobbero lo amarono per quello che era, un uomo semplice, di poche
parole e sicuro dei propri mezzi. I tifosi catanesi, soprattutto i meno
giovani hanno ancora oggi vivi i ricordi di un uomo che seppe dare
soddisfazioni uniche.
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Carmelo Di
Bella, da calciatore è cresciuto nelle giovanili del Catania esordendo
appena diciottenne in prima squadra nel 1938/39 in C. L'anno dopo, il
suo esordio in Serie B datato 4 febbraio 1940 (Catania-Siena 1-1). Una
stagione non proprio fortunata per il Catania che retrocedeva di nuovo
in Serie C dove Di Bella disputò, da titolare, un buon campionato prima
di passare alla Juventina Palermo. Appena promossa in B, la squadra non
riesce a concludere il campionato per lo sbarco in Sicilia degli
americani. Durante il periodo bellico, Di Bella continua a giocare per
il Palermo, che ha ripreso la sua denominazione originale. I rosanero
vincono il Campionato Siciliano per poi partecipare al girone misto
Serie A/B nel 1945-46. L'anno dopo ancora in B Di Bella si conferma come
uno dei giocatori più forti della cadetteria. Infine, nel 1947-48 arriva
la tanto attesa promozione in Serie A, dove Di Bella assapora il gusto
di giocare 9 partite con la maglia rosanero. Concluse la
sua carriera nei campi minori siciliani militando nel Gela, nel Marsala
e nella Termitana ricoprendo il doppio ruolo di
giocatore-allenatore.
Finita la
carriera di calciatore, Di Bella comincia ad avere le sue prime
esperienze da allenatore in alcuni campi minori della siciliani:
Barcellona Pozzo di Gotto, Marsala, Agrigento e Termini Imerese sono le
brevi tappe di quella che sarà una carriera coi fiocchi. Nel 1957/58 il
presidente del Catania Agatino Pesce lo ingaggia come allenatore delle
giovanili per la società etnea. Nella stagione 1958/59 la squadra
catanese rischia la retrocessione, così la società decide di sostituire
il tecnico slavo
Blagoje Marjanovic, proprio con il
giovane Carmelo Di Bella. Sembra un rischio troppo grande. La società
gli affianca Felice Placido Borel come direttore tecnico, un nome
illustre del calcio italiano dell'epoca. Di Bella accettò il nuovo incarico con entusiasmo. Allenare
a Catania significava molto per un catanese anche se il ruolo non era
quello di primo attore. Ma a volte la fortuna è dietro l'angolo. Essere l'allenatore del Catania e, quindi
profeta in patria, può essere considerato un evento che non si ripete
parecchie volte nella vita. Sebbene come allenatore di serie nazionale sia pressochè
esordiente, il torneo di Serie B per lui non ha misteri. Vi ha giocato
per dodici anni, ne ha seguito l'evoluzione, potrebbe farne una storia
documentata e fedele.
Da tecnico, non aveva esperienza che di squadre e campi minori, come
avevo citato nelle righe sopra. Il pubblico catanese, abituato a
personaggi di un certa caratura, non era particolarmente soddisfatto di
tale soluzione "interna" e cominciò a storcere un pò il naso.
Dopo alcune partite la squadra non migliorò affatto il suo rendimento.
Anzi lo peggiorò. Allora dopo un faccia a faccia fra giocatori e
società, di comune accordo, si decise di allontanare Borel ed affidare
tutto in prima persona a Di Bella che condusse brillantemente le ultime
dodici partite della stagione riuscendo nell'impresa di salvare il
Catania da una quasi inevitabile retrocessione. Un'impresa che non passa
inosservata. Ignazio Marcoccio, che nel frattempo era diventato il nuovo
Commissario Straordinario della società, lo conferma anche per la
stagione successiva.
Nel 1959/60 avviene il miracolo: il Catania allenato da Carmelo Di Bella
ottiene la promozione in A. Don Carmelo ormai ha conquistato la fiducia
di tutto l'ambiente e viene confermato a pieni voti dalla società anche
nella massima serie.
Carmelo Di Bella si affermerà come uno dei migliori allenatori della
Serie A. Inizia per il tecnico una lunga serie di successi nella massima
serie che sbalordisce l'Italia intera: sei memorabili stagioni dal
1960/61 al 1965/66 prendendosi il gusto di qualche bella soddisfazione,
addiruttura, con alcuni squadroni che si chiamano Inter, Juventus e
Milan. Di Bella si piazza 8° nel 60/61, 11° nel 61/62, 14° nel 62/63 a
pari punti con Sampdoria, Modena e Mantova, 8° nel 63/64 a pari punti
con Genoa, Lazio e Atalanta, 8° nel 64/65. Nella stagione 1965/66 le
cose non andavano come un pò tutti speravano e, don Carmelo, alla fine
del girone di andata chiese le dimissioni. In un primo momento la
dirigenza cercò in tutti i modi di convincerlo a restare, ma Di Bella
aveva già preso la sua decisione e non tornò indietro. Al suo posto
subentrò Gigi Valsecchi, eterno secondo dello stesso Di Bella.
Nel 1966/67 Di Bella allena il Catanzaro in B e ottiene un meritato 3°
posto a pari punti (42) proprio col Catania. Nel 1967/68 vince il
campionato di B col Palermo conquistando ben 52 punti.
Nel 1968/69 lo troviamo confermato sulla panchina rosanero in Serie A:
11° posto con 25 punti. Nel 1969/70 confermato dai dirigenti rosanero
arriva al penultimo posto, conquistando appena 20 punti a pari merito
col Brescia e non riesce ad evitare la retrocessione in B. Nel 1970/71
siede ancora sulla panchina del Palermo ma viene sostituito nel corso
del Campionato da Benigno De Grandi. Da ricordare che il periodo vissuto
sulla panchina del Palermo, non passo inosservato, gli valse la
conquista del "Seminatore d'oro", un trofeo che solo i grandi tecnici
possono vantare di avere.
Di Bella ritorna ad allenare il Catania in B nella stagione 1971/72,
(sostituisce dopo tre giornate il duo Calvanese-Valsecchi) e vi rimane
due anni, ottenendo un meritato 8° posto nel 71/72 e un lodevole 5°
posto nel 72/73. Viene confermato dalla società anche l'anno successivo
(1973/74), ma è una stagione balorda, iniziata male e conclusa ancora
peggio con la retrocessione in C: neanche il tempo di cominciare la
stagione e Di Bella non convinto delle potenzialità della squadra,
presenta le dimissioni accettate dalla dirigenza (il Catania quell'anno
riparte da Guido Mazzetti).
Nel 1974/75 sostituisce dopo sedici giornate Tito Corsi sulla panchina
della Reggiana (Serie B) e riesce ad ottenere un'insperata salvezza. Nel
1975/76 confermato alla guida della Reggiana viene sostituito dopo
ventisette giornate da Bruno Giorgi. Per la cronaca quella Reggiana
retrocesse in C.
L'ultima parentesi alla guida del Catania risale alla stagione 1976/77,
sempre in Serie B, dove si alterna con poca fortuna sulla panchina
rossazzurra con il solito Gigi Valsecchi. Quell'anno, purtroppo, le cose
non vanno molto bene e Di Bella assapora ancora una volta il
"gusto" di un'altra retrocessione in C. L'ultima apparizione
in panchina risale alla stagione 1980-81: subentrato alla 28° giornata,
conduce il Palermo alla salvezza in Serie B. Questa è nel bene e nel male la
storia di un uomo che ha fatto della sua semplicità la sua arma
migliore. Un uomo del sud , siciliano, catanese (lo dice pure il
cognome) trapiantato a Palermo. Insomma la storia del Catania nei suoi
anni migliori è legata al nome di Carmelo Di Bella.
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